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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Sono stata sbagliata,
mi avevano accecata. Era diverso quando si scriveva con la penna, quando attraverso un manichino ci si inventa, quando la tua carne è plastilina... e non c'era modo per avermi vicina. Ora sono scoperta, sono quella giusta e sempre aperta. Mi sento volare, dimenticare, e subito ancora, ecco, sprofondare. Non sarà mai giusto essere me non è colpa del tempo, non è colpa di te è che non c'è posto dove io possa stare e non c'è nessuno che mi possa amare. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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"Inseris nominatim hanc huius officii tui excusationem, quod ille tibi adolescentulo primus studiorum dux et prima fax fuerit. Iuste quidem, grate memoriter et, ut proprie dicam, pie; si enim genitoribus corporum nostrorum omnia, si fortunarum auctoribus multa debemus, quid non ingeniorum parentibus ac formatoribus debeamus? Quanto enim melius de nobis meriti sint qui animum nostrum excoluere quam qui corpus, quisquis utrique iustum precium ponit, intelliget, et alterum immortale munus, alterum caducum et mortale fatebitur. Age ergo, non patiente sed favente me, illam ingenii tui facem, que tibi in hoc calle, quo magnis passibus ad clarissimum finem pergis, ardorem prebuit ac lucem, celebra et cole, ventosisque diu vulgi plausibus agitatam atque ut sic dixerim fatigatam, tandem veris teque seque dignis laudibus ad celum fer. In quibus omnia placuerunt, nam et ille dignus hoc preconio, et tu, ut ais, huic officio obnoxius; ideoque carmen illud tuum laudatorium amplector et laudatum illic vatem ipse quoque collaudo". Trad "Dici anche chiaramente, a giustificazione dalle tue lodi, che quand’eri giovinetto egli fu prima guida e primo lume ai tuoi studi; sentimento giusto, grato, memore e, per parlar più propriamente, pieno di pietà; che se tutto dobbiamo ai genitori, molto ai benefattori, di che non siamo debitori a chi guidò e formò le nostre menti? Quanto siano da noi più benemeriti quelli che ebbero cura della nostra mente di quelli che curarono il nostro corpo, comprenderà chi sa giustamente apprezzare l’una e l’altro, e dovrà convenire che quella è dono immortale, questo è mortale e caduco. Tu dunque, non col mio permesso ma con la mia approvazione, esalta e venera, quella face del tuo ingegno, che ti procurò ardore e luce in questa via, nella quale tu procedi a gran passi verso la gloria; face che a lungo agitata e vorrei dire stancata dai ventosi applausi del volgo, tu porterai al cielo con lodi finalmente vere e degne di te e di lui. Di tali lodi io mi compiacqui, poiché egli è degno di un tal banditore e tu, come dici, di questo gli sei debitore; e lodo perciò il tuo carme laudatorio e con lui il tuo vate". :occhiali: Con "qualcuno che ne capisce" intendi quel Boccaccio che ha sostenuto affermazioni simili anche riguardo ai seguenti poeti? PUBLIO VIRGILIO MARONE: "...e Maro, sommo poeta, quella di Niso e di Eurialo cantando sopra l’altre pone, e tali sono che recitano quella di Damone e di Fizia avere tutte l’altre passate..." (Boccaccio, Filocolo, libro quinto capitolo 75) PUBLIO OVIDIO NASONE: "E loro in brieve termine insegnate conoscer le lettere, fece loro leggere il santo libro d’Ovidio, nel quale il sommo poeta mostra come i santi fuochi di Venere si deano ne’ freddi cuori con sollecitudine accendere..." (Boccaccio, Filocolo, libro primo capitolo 45) :occhiali: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Opere latine: Africa (poema eroico incompleto trattante la seconda guerra punica), Bucolicum carmen (dodici ecloghe), Epistolae metricae (66 lettere in esametri, Carmina varia (materiale disperso in vari luoghi), De viris illustribus (raccolta di biografie di uomini illustri in prosa latina), Rerum memorandum libri (raccolta di esempi storici e aneddoti a scopo d'educazione morale in prosa latina), Secretum (dialogo immaginario con Sant' Agostino), De vita solitaria, De otio religioso, De remediis utriusque fortunae (e molti altri); Opere in volgare: Canzoniere, i Trionfi (poema allegorico). Ora vado con il "relata refero"(ma niente parte latina, sarebbe troppo lungo) "Ma, dimmi, come è mai possibile ch’io invidi uno che dedicò tutta la sua vita a quegli studi ai quali io dedicai appena il primo fiore della giovinezza, sì che quella che per lui fu, non so se unica, ma certo arte suprema, fu da me considerata uno scherzo, un sollazzo, un’esercitazione dell’ingegno? Come può esservi qui luogo all’invidia o al sospetto? Quanto a quel che tu dici, ch’egli poteva, se voleva, volgersi ad altro stile, io credo, in fede mia - poiché grande è la stima ch’io fo del suo ingegno - ch’egli avrebbe potuto fare tutto quello che avesse voluto; ma è chiaro che al primo si dedicò". "Questo solo ho risposto a chi con più insistenza me ne domandava, che egli fu un po’ disuguale, perché è più eccellente negli scritti in volgare che non in quelli in poesia e in prosa latina; e questo neppur tu negherai, né vi sarà alcun critico di buon senso che non veda che ciò gli torna a lode e gloria. Poiché, chi mai, non dirò ora che l’eloquenza è ormai morta e sepolta, ma anche quando più era in fiore, fu sommo in ogni sua parte? Leggi le Declamazioni di Seneca: una tale eccellenza non si concede né a Cicerone, né a Virgilio, né a Sallustio, né a Platone. Chi può aspirare a una lode che è negata a ingegni così grandi?:occhiali: "Mentiscono dunque quelli che affermano ch’io cerchi di diminuir la sua gloria, mentre forse io solo, meglio di molti di questi insulsi ed esagerati lodatori, so che sia quel non so che di incognito che accarezza loro le orecchie ma, poiché la via dell’ingegno è chiusa, non discende nel loro animo. Sono essi di coloro che Cicerone bolla nella sua Retorica: « Quando », egli dice, « leggono buone orazioni o buone poesie, approvano gli oratori e i poeti, ma non intendono per quale impulso li approvino, perché non possono sapere dove sia né che sia né come sia quello che li diletta ». E se questo avviene per Demostene e Cicerone e Omero e Virgilio tra uomini colti e nelle scuole, come non avverrà per questo nostro tra persone volgari nelle taverne e nelle piazze? Per quel che mi riguarda, io l’ammiro e l’amo, non lo disprezzo; e credo di potere sicuramente affermare che se egli fosse vissuto fino a questo tempo, pochi avrebbe avuto più amici di me, se quanto mi piace per l’opera del suo ingegno così mi fosse piaciuto anche per i costumi; e al contrario, che a nessuno sarebbe stato più in odio che a questi sciocchi lodatori, che non sanno mai né perché lodano né perché biasimano, e facendogli la più grave ingiuria che si possa fare ai poeti, sciupano e guastano, recitandoli, i suoi versi; del che io, se non fossi così occupato, farei clamorosa vendetta. Ma non posso fare altro di lamentarmi e disgustarmi che il bel volto della sua poesia venga imbrattato e sputacchiato dalle loro bocche; e qui colgo l’occasione per dire che fu questa non ultima cagione ch’io abbandonassi la poesia volgare a cui da giovane m’ero dedicato; poiché temei che anche ai miei scritti non accadesse quel che vedevo accadere a quelli degli altri e specialmente di quello di cui parlo, non potendo sperare che la lingua o l’animo di questi cotali si mostrassero più inclini o più miti verso le mie cose di quel che s’eran dimostrati verso quelle di coloro, cui il prestigio dell’antichità e il favor generale avevano resi celebri nei teatri e nelle piazze. E i fatti dimostrano che i miei timori non furono vani, poiché quelle stesse poche poesie volgari, che giovanilmente mi vennero scritte in quel tempo, sono continuamente malmenate dal volgo, sì che ne provo sdegno, e odio quel che un giorno amai; e ogni volta che, contro voglia e irato con me stesso, mi aggiro per le strade, dappertutto trovo schiere d’ignoranti, trovo il mio Dameta". (Petrarca, Familiares XI-15) :occhiali: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
FRANCESCO PETRARCA MAESTRO DELLA LIRICA ITALIANA E MAGGIOR POETA DEL TRECENTO
RERUM VOLGARUM FRAGMENTA (CANZONIERE) VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono Di quei sospiri ond’io nudriva il core In sul mio primo giovenile errore Quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui grande tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno. BENEDETTO SIA ‘L GIORNO, E ‘ MESE, ET L’ANNO http://g1b2i3.files.wordpress.com/20...o-si-laura.jpg Benedetto sia ‘l giorno, e ‘l mese, et l’anno, et la stagione, e ‘l tempo, et l’ora, e ‘l punto, e ‘l bel paese, e ‘l loco ov’io fui giunto da due begli occhi che legato m’anno; et benedetto il primo dolce affanno, ch’i ebbi ad esser con Amor congiunto, et l’arco, et le saette ond’io fui punto, et le piaghe che ‘fin al cor mi vanno. Benedette le voci tante ch’io chiamando il nome de la mia donna o sparte, e i sospiri, et le lagrime, e’l desio; et benedette sian tutte le carte ov’io fama l’acquisto, e’l pensier mio, ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’a parte. VAGO AUGELLETTO CHE CANTANDO VAI Vago augelletto che cantando vai, over piangendo, il tuo tempo passato, vedendoti la notte e ‘l verno a lato e ‘l dì dopo le spalle e i mesi gai, se, come i tuoi gravosi affanni sai, così sapessi il mio simile stato, verresti in grembo a questo sconsolato a partir seco i dolorosi guai. I’ non so se le parti sarian pari, chè quella cui tu piangi è forse in vita, di ch’a me Morte e ‘l ciel son tanto avari, ma la stagione e l’ora men gradita, col membrar de’ dolci anni e de li amari, a parlar teco con pietà m’invita. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo e non scappa di casa. Ci sono d’estate pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese sotto il sole che sta per calare, e quest’uomo, che giunge per un viale d’inutili piante, si ferma. Val la pena esser solo, per essere sempre più solo? Solamente girarle, le piazze e le strade sono vuote. Bisogna fermare una donna e parlarle e deciderla a vivere insieme. Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte c’è lo sbronzo notturno che attacca discorsi e racconta i progetti di tutta la vita. Non è certo attendendo nella piazza deserta che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade si sofferma ogni tanto. Se fossero in due, anche andando per strada, la casa sarebbe dove c’è quella donna e varrebbe la pena. Nella notte la piazza ritorna deserta e quest’uomo, che passa, non vede le case tra le inutili luci, non leva più gli occhi: sente solo il selciato, che han fatto altri uomini dalle mani indurite, come sono le sue. Non è giusto restare sulla piazza deserta. Ci sarà certamente quella donna per strada che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa. Cesare Pavese,Lavorare stanca,1936 |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Quanto ho cercato 'sto topic...
Ora ci posterò ogni giorno... (E tutti in coro: "NO!" :mrgreen:) ALTRI VERSI VENTO E BANDIERE La folata che alzò l'amaro aroma del mare alle spirali delle valli, e t'investì, ti scompigliò la chioma, groviglio breve contro il cielo pallido; la raffica che t'incollò la veste e ti modulò rapida a sua imagine, com'è tornata, te lontana, a queste pietre che sporge il monte alla voragine; e come spenta la furia briaca ritrova ora il giardino il sommesso alito che ti cullò, riversa sull'amaca, tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali. Ahimè, non mai due volte configura il tempo in egual modo i grani! E scampo n'è: ché, se accada, insieme alla natura la nostra fiaba brucerà in un lampo. Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo un gruppo di abitati che distesi allo sguardo sul fianco d'un declivo si parano di gale e di palvesi. Il mondo esiste... Uno stupore arresta il cuore che ai vaganti incubi cede, messaggeri del vespero: e non crede che gli uomini affamati hanno una festa. Fuscello teso dal muro... Fuscello teso dal muro sì come l'indice d'una meridiana che scande la carriera del sole e la mia, breve; in una additi i crepuscoli e alleghi sul tonaco che imbeve la luce d'accesi riflessi - e t'attedia la ruota che in ombra sul piano dispieghi, t'è noja infinita la volta che stacca da te una smarrita sembianza come di fumo e grava con l'infittita sua cupola mai dissolta. Ma tu non adombri stamane più il tuo sostegno ed un velo che nella notte hai strappato a un'orda invisibile pende dalla tua cima e risplende ai primi raggi. Laggiù, dove la piana si scopre del mare, un trealberi carico di ciurma e di preda reclina il bordo a uno spiro, e via scivola. Chi è in alto e s'affaccia s'avvede che brilla la tolda e il timone nell'acqua non scava una traccia. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Che ne direste di aggiungere qualche riga a piacere, spiegando perchè vi piace la poesia citata o se ha un significato per voi?
Ho parlato a una capra Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata alla pioggia, belava. Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perchè il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. Umberto Saba - La capra L'universalità del dolore raccontata dal lessico piano di Saba... |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Si, si: sono d'accordo! :applauso: Io sono ossessionato da quelle cinque sillabe (contando secondo metrica): Il mondo esiste... Il mondo esiste... Sono anni che le ripeto nella mia mente come un mantra: l'idea che esso seguiti a vivere a discapito della nostra volontà, del nostro stato umano, continua a sembrarmi un cosa bellissima; spaventosa e tristissima, ma infinitamente bella. Riguardo i versi da te citati, io non riesco a spiegarmi come Saba sia riuscito a scrivere alcuni tra i versi più belli e alcuni tra i versi più brutti della nostra lingua: era incredibilmente inconstante! :mannaggia: Se riesco a risollevare 'sto topic, voglio un regalo da Labocania! :mrgreen: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Ancora su Montale...
FLUSSI I fanciulli con gli archetti spaventano gli scriccioli nei buchi. Cola il pigro sereno nel riale che l'accidia sorrade, pausa che gli astri donano ai malvivi camminatori delle bianche strade. Alte, tremano guglie di sambuchi e sovrastano al poggio cui domina una statua dell'Estate fatta camusa da lapidazioni; e su lei cresce un roggio di rampicanti ed un ronzio di fuchi. Ma la dea mutilata non s'affaccia e ogni cosa si tende alla flottiglia di carta che discende lenta il vallo. Brilla in aria una freccia, si configge s'un palo, oscilla tremula. La vita è questo scialo di triti fatti, vano più che crudele. Tornano le tribù dei fanciulli con le fionde se è scorsa una stagione od un minuto, e i morti aspetti scoprono immutati se pur tutto è diruto e più dalla sua rama non dipende il frutto conosciuto. - Ritornano i fanciulli...; così un giorno il giro che governa la nostra vita ci addurrà il passato lontano, franto e vivido, stampato sopra immobili tende da un'ignota lanterna.- E ancora si distende un dòmo celestino ed appannato sul fitto bulicame del fossato: e soltanto la statua sa che il tempo precipita e s'infrasca vie più nell'accesa edera. E tutto scorre nella gran discesa e fiotta il fosso impetuoso tal che s'increspano i suoi specchi: fanno naufragio i piccoli sciabecchi nei gorghi dell'acquiccia insaponata. Addio! - fischiano pietre tra le fronde, la rapace fortuna è già lontana, cala un'ora, i suoi volti riconfonde,- e la vita è crudele più che vana. Quello che mi ha fatto amare questa poesia è la contrapposizione netta tra le due parti: nella prima vengono presentati triti fatti a prova della vanità della vita umana e non. Poi c'è un ritorno, altr'acqua per dirla con Montale: c'è l'epifania: se la vita fosse solo vana, chi si darebbe peso? Chi soffrirebbe per questo escluso chi la ama, schiavo della volontà? La vita è crudele più che vana. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Sì, scrivere due parole sulla poesia che condivide sarebbe un'ottima cosa da fare :bene: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
T.S. Eliot,Gli uomini vuoti
Gli occhi non sono qui qui non vi sono occhi in questa valle di stelle morenti in questa valle vuota questa mascella spezzata dei nostri regni perduti in quest'ultimo dei luoghi d'incontro noi brancoliamo insieme evitiamo di parlare ammassati su questa riva del tumido fiume privati della vista, a meno che gli occhi non ricompaiano come la stella perpetua rosa di molte foglie del regno di tramonto della morte la speranza soltanto degli uomini vuoti. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mezza poesia moderna (anglosassone soprattutto) nasce da questi versi, compreso l'Eliot citato da bersek.
To His Coy Mistress Had we but world enough, and time, This coyness, Lady, were no crime We would sit down and think which way To walk and pass our long love's day. Thou by the Indian Ganges' side Shouldst rubies find: I by the tide Of Humber would complain. I would Love you ten years before the Flood, And you should, if you please, refuse Till the conversion of the Jews. My vegetable love should grow Vaster than empires, and more slow; An hundred years should go to praise Thine eyes and on thy forehead gaze; Two hundred to adore each breast, But thirty thousand to the rest; An age at least to every part, And the last age should show your heart. For, Lady, you deserve this state, Nor would I love at lower rate. But at my back I always hear Time's wingèd chariot hurrying near; And yonder all before us lie Deserts of vast eternity. Thy beauty shall no more be found, Nor, in thy marble vault, shall sound My echoing song: then worms shall try That long preserved virginity, And your quaint honour turn to dust, And into ashes all my lust: The grave's a fine and private place, But none, I think, do there embrace. Now therefore, while the youthful hue Sits on thy skin like morning dew, And while thy willing soul transpires At every pore with instant fires, Now let us sport us while we may, And now, like amorous birds of prey, Rather at once our time devour Than languish in his slow-chapt power. Let us roll all our strength and all Our sweetness up into one ball, And tear our pleasures with rough strife Thorough the iron gates of life: Thus, though we cannot make our sun Stand still, yet we will make him run. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Una poesia per tutti gli sconfitti, gli esiliati, i rifiutati. Una poesia per tutti quelli che sentono di non avere un posto in questo mondo. (Il richiamo all'Andromaca virgiliana è degno del genio strabiliante di quest'uomo che si sentiva farraginoso).
Le Cygne A Victor Hugo I Andromaque, je pense à vous! Ce petit fleuve, Pauvre et triste miroir où jadis resplendit L'immense majesté de vos douleurs de veuve, Ce Simoïs menteur qui par vos pleurs grandit, A fécondé soudain ma mémoire fertile, Comme je traversais le nouveau Carrousel. Le vieux Paris n'est plus (la forme d'une ville Change plus vite, hélas ! que le coeur d'un mortel); Je ne vois qu'en esprit tout ce camp de baraques, Ces tas de chapiteaux ébauchés et de fûts, Les herbes, les gros blocs verdis par l'eau des flaques, Et, brillant aux carreaux, le bric-à-brac confus. Là s'étalait jadis une ménagerie; Là je vis, un matin, à l'heure où sous les cieux Froids et clairs le Travail s'éveille, où la voirie Pousse un sombre ouragan dans l'air silencieux, Un cygne qui s'était évadé de sa cage, Et, de ses pieds palmés frottant le pavé sec, Sur le sol raboteux traînait son blanc plumage. Près d'un ruisseau sans eau la bête ouvrant le bec Baignait nerveusement ses ailes dans la poudre, Et disait, le coeur plein de son beau lac natal: "Eau, quand donc pleuvras-tu? quand tonneras-tu, foudre?" Je vois ce malheureux, mythe étrange et fatal, Vers le ciel quelquefois, comme l'homme d'Ovide, Vers le ciel ironique et cruellement bleu, Sur son cou convulsif tendant sa tête avide Comme s'il adressait des reproches à Dieu! II Paris change! mais rien dans ma mélancolie N'a bougé! palais neufs, échafaudages, blocs, Vieux faubourgs, tout pour moi devient allégorie Et mes chers souvenirs sont plus lourds que des rocs. Aussi devant ce Louvre une image m'opprime: Je pense à mon grand cygne, avec ses gestes fous, Comme les exilés, ridicule et sublime Et rongé d'un désir sans trêve! et puis à vous, Andromaque, des bras d'un grand époux tombée, Vil bétail, sous la main du superbe Pyrrhus, Auprès d'un tombeau vide en extase courbée Veuve d'Hector, hélas! et femme d'Hélénus! Je pense à la négresse, amaigrie et phtisique Piétinant dans la boue, et cherchant, l'oeil hagard, Les cocotiers absents de la superbe Afrique Derrière la muraille immense du brouillard; A quiconque a perdu ce qui ne se retrouve Jamais, jamais! à ceux qui s'abreuvent de pleurs Et tètent la Douleur comme une bonne louve! Aux maigres orphelins séchant comme des fleurs! Ainsi dans la forêt où mon esprit s'exile Un vieux Souvenir sonne à plein souffle du cor! Je pense aux matelots oubliés dans une île, Aux captifs, aux vaincus!... à bien d'autres encor! Questa l'unica traduzione che son riuscito a trovare in rete: Il cigno A Victor Hugo I Andromaca, a voi penso! quell’esiguo torrente, misero specchio dove rifulse un dì l’incanto del vostro altero volto di vedova dolente, il vostro simoenta gonfio del vostro pianto, d’un tratto, attraversando Piazza del Carosello, m’ha richiamato a mente un ricordo lontano. il volto di Parigi oggi non è più quello d’un tempo; muta in fretta, al par del cuore umano. Rivedo le baracche pigiate sul piazzale, i ciuffi d’erba, i cippi sbozzati, ed inverdito dall’acqua qualche grosso blocco monumentale; dietro i vetri, anticaglie di un mondo ormai finito. C’era un serraglio, un tempo, laggiù; ed un mattino, che il cielo fresco e chiaro si tingeva di rosa e il lavoro destavasi e già qualche spazzino alzava un grigio nembo nell’aria silenziosa, là, giusto, io vidi un cigno che, uscito dal pattume della gabbia e sfregando coi pie’ palmati il secco selciato, strascicava al suol le bianche piume. Presso un rivo senz’acqua, l’uccello, aprendo il becco, intridea nella polvere l’ala, nervosamente, e diceva, sognando il suo lago lontano: Pioggia, quando precipiti? quando scrosci torrente? io lo vedo, quel misero, mito fatale e strano, che verso il ciel talvolta, come l’uom di Prometeo, verso il ciel che splende sereno e derisore, protende il collo e il becco, bruciato dalla sete, come se rivolgesse rimproveri al Signore! II Parigi muta! e invece la mia malinconia non varia! Case nuove. impalcature, ordigni, vecchi borghi: in me tutto diventa allegoria, e i miei ricordi pesan molto più dei macingni. Dinanzi questo Louvre un pensiero m’opprime: penso al mio grande cigno ed al suo gesto insano; come gli esuli, anch’esso, ridicolo e sublime, roso da un desiderio eternamente vano! Andromaca, a voi penso, caduta dalle braccia d’un grande sposo, in mano a Pirro senza freno, sopra una tomba vuota china la mesta faccia: ahimè, vedova di Ettore ed or moglie di Eleno! Penso alla negra tisica, smagrita e sconsolata, che scalpiccia nel fango, e in cuore si consuma a ricercar le palme dell’Africa infuocata dietro la fredda e spessa muraglia della bruna; a quanti hanno perduto ciò che non si ritrova mai più, mai più! a coloro che si nutron di pianto e poppano l’Angoscia fedele che li cova! all’orfano, colpito come un fiore, di schianto! Così, nella foresta dov’esula il mio cuore, squilla il corno d’un vecchio Ricordo, squilla ognora! Penso ai naufraghi soli e obliati nel dolore, ai prigionieri, ai vinti!… e ad altri, ad altri ancora! |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Vorrei conoscere il tedesco per non leggere traduzioni così scadenti.
Morfina Ambo son vaghe giovenili forme Di grande somiglianza: è l'un più pallido Assai de l'altro, e più severo; quasi Stavo per dir, molto più nobil sembra; Dell'altro, che soavemente stretto Me tenne fra le braccia. Oh come dolce suo riso e gentil, come beato Era il suo sguardo! Allor per fermo avvenne Ch'alia mia fronte s'accostò la florida Di papaver ghirlanda ond' era cinto; Ed il nuovo profumo ogni dolore Dall'alma mia scacciò. Ma breve dura Questo sollievo. Solamente allora Potrò guarire appien quando la face Cali il fratel, quegli si grave e pallido. È buono il sonno, e più la morte: meglio Veramente saria non esser nati. Per chi invece possiede una tale gioia... Morphine Groß ist die Ähnlichkeit der beiden schönen Jünglingsgestalten, ob der eine gleich Viel blässer als der andre, auch viel strenger, Fast möcht ich sagen viel vornehmer aussieht Als jener andre, welcher mich vertraulich In seine Arme schloß - Wie lieblich sanft War dann sein Lächeln und sein Blick wie selig! Dann mocht es wohl geschehn, daß seines Hauptes Mohnblumenkranz auch meine Stirn berührte Und seltsam duftend allen Schmerz verscheuchte Aus meiner Seel - Doch solche Linderung, Sie dauert kurze Zeit; genesen gänzlich Kann ich nur dann, wenn seine Fackel senkt Der andre Bruder, der so ernst und bleich. - Gut ist der Schlaf, der Tod ist besser - freilich Das beste wäre, nie geboren sein. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Maxwell Anderson in Italia non sanno manco chi è (e oramai neanche nel mondo anglosassone), quindi niente traduzioni. Ma l'inglese usato è davvero semplice, quotidiano quasi. Un poeta dimenticato troppo in fretta.
September Song When I was a young man courting the girls I played me a waiting game If a maid refused me with tossing curls I'd let the old Earth take a couple of whirls While I plied her with tears in place of pearls And as time came around she came my way As time came around, she came. But it's a long, long while from May to Decemeber And the days grow short when you reach September And the autumn weather turns the leaves to flame And I haven't got time for the waiting game And the wine dwindles down to a precious brew September, November - and these few vintage years I'd share with you. These vintage years I'd share with you. But it's a long, long while from May to December And the days grow short when you reach September And I have lost one tooth and I walk a little lame And I haven't got time for the waiting game And the days turn to gold as they grow few September, November, And these few golden days I'd spend with you These golden days I'd spend with you. When you meet with the young men early in Spring They court you in song and rhyme They woo you with words and clover ring But if you could examine the goods they bring They have little to offer but the songs they sing And a plentiful waste of time of day A plentiful waste of time But it's a long, long while from May to December Will a clover ring last till you reach September And I'm not quite equipped for the waiting game But I have a little money and I have a little fame And the days dwindle down to a precious few September, November, And these few precious days I'd spend with you These precious days I'd spend with you. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Emily Dickinson - Non Avessi Visto il Sole
Had I not seen the sun I could have borne the shade But light a newer wilderness My wilderness has made Non avessi visto il sole Avrei sopportato l'oscurità Ma la luce un rinnovato deserto Del mio deserto ha fatto |
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