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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
io è da un bel pò che esercito un pensare volto a danneggiare il prossimo, a come riprendermi rivincite su chi mi ha usato in maniera subdola e meschina, a pianificare vendette studiate in modo certosino, a pianificare come fregare il prossimo, il mio pensiero và costantemente verso tutto ciò che può ledere gli altri e favorire la mia persona, e l'effetto e piacevolissimo..........
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
va bene, però nella tua definizione di felicità si trova già la tua tesi... è un po' come chiedersi se y è condizione necessaria di x e poi dare una definizione di y del tipo " y = quella cosa che è condizione necessaria di x"..
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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La logica alla base delle mie considerazioni prevede solo due possibilità: X è felice se e solo se non pensa. X è infelice se e solo se pensa. La mancanza di pensiero origina la felicità; la presenza di un pensiero origina l'infelicità. L'origine di tutto è il pensiero o la sua assenza, in quest'ultimo caso la vita dell'individuo individuo si svolge nel mondo delle percezioni sensoriali. |
Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
Quindi in una vita di sole percezioni sensoriali, ci sarebbe la felicità ma non il suo contrario.
Questo è da stabilire. Se per felicità intendiamo delle sensazioni di piacere, allora il suo contrario è possibilie anche in una vita di sole percezioni. Infatti un malessere fisico si esprimerebbe in forma di percezioni spiacevoli. |
Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
Quando penso all'argomento del non-pensiero non posso non pensare alla visione buddhista dell'assenza di pensieri che in genere, a differenza dell'ignoranza brutale e romantica (che raramente porta a qualcosa di buono, la storia ci è testimone), rappresenta un trascendimento del pensiero.
Una capacità preziosa quanto difficile da raggiungere. La differenza di forma mentis è più sottile di un capello ma la fatica e la costanza necessarie al raggiungimento di simili vette sono enormi, ed è qui che sta il paradosso: una volta trascesa la nostra personalità negativa, degli attaccamenti e delle ossessioni, probabilmente sorrideremo di quanto in realtà sia stato facile. Certo si parla di un obiettivo ben più ambizioso del trovare un partner che provi affetto nei nostri confronti o dell'uscire allo scoperto per gridare la nostra identità a un mondo in fondo stereotipato. A pochi è concesso raggiungere simili vette.. ma quei pochi probabilmente rappresentano il meglio che la nostra specie possa realizzare senza artifici. |
Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
sarebbe molto terapeutico ma è IMPOSSIBILE!!!!!!!!!
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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A che pro discuterne, allora? |
Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
Per me la questione non è tanto l'assenza di pensiero, quanto il COME E COSA PENSIAMO, cioè la QUALITA' dei nostri pensieri.
Sicuramente pensiamo troppo e male (ognuno con infinite sfumature diverse dettate dalla situazione individuale, ma comunque riconducibili a certi archetipi), frutto anche di una società (quella industriale) dominata dalla frenesia degl'impegni, dall'ansia, dalla ricerca continua del profitto a scapito degli altri, dalla derisione del diverso, dal consumismo, dall'omologazione di massa... E' importante fermarsi a riflettere su noi stessi e sul senso della vita (in solitudine, ma in compagnia sarebbe ancora più apprezzabile), senza continuare a vivere come degli automi senza coscienza... In questo senso dobbiamo imparare a "controllare la nostra mente", accorgendoci e limitando le inutili seghe mentali che ammazzano la nostra autostima e i nostri sogni... Ricollegandomi al mio 3d sul VIVERE NEL PRESENTE, dobbiamo assumere una maggiore consapevolezza di noi stessi, sentirci vivi e pronti all'azione nel presente, sapendo dosare e unire PENSIERO e AZIONE CONCRETI E IMMEDIATI FINALIZZATI A UNO SCOPO... Ma questo non sarà possibile fino a quando non saremo in grado di pensare e agire spinti dai nostri valori esistenziali e da almeno uno scopo fondamentale da seguire per dare un senso alla nostra vita... |
Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
Un mare di cazzate, inframmezzate da qualche verità. Però mi piace il modo in cui le hai argomentate. Il tuo errore è di dividere la vita degli estroversi, superficiali e non pensanti, da quella degli introversi, profondi e molto pensanti, che tentano di sviscerare il senso risposto delle cose, etc...in pratica si fanno mille seghe mentali. Ora, su quest'ultima parte sono d'accordo, come anche sono d'accordo sul fatto che probabilmente, nella solitudine in cui si sono auto-etero-indotti, non hanno scelta. Tuttavia, non credo proprio che la gente estroversa sia una massa di borghesi inetti al pensiero, per il solo fatto che sono capaci di rapportarsi col prossimo: possibile che non ti vengano in mente persone di spicco intellettuale che abbiano o abbiano avuto una vita di relazione normale? Semplicemente hanno coltivato l'una sfera, quella riflessiva, introspettiva diciamo, e quella di relazione al contempo, mentre noi timidi/fobici siamo diventati ipertrofici nella prima attività, totalmente ipotonici nella seconda. Per questione di adattamento all'ambiente, esatto! la nostra psiche ha associato per i più svariati motivi il mondo esterno al pericolo, esattamente come la gazzella fa col leone o il bimbo col fuoco, con l'ovvia conseguenza di condurci verso quello interno. Questo, se inizialmente era un percorso che poteva essere percorso a ritroso con facilità, in anni di comportamenti evitanti ripetuti, è diventato uno schema fisso cerebrale, un modello ancora più profondo della nostra parte razionale (per questo motivo i fobici si rendono perfettamente conto della loro condizione e sanno razionalmente come uscirne, ma non riescono a metterlo in pratica) e che attiene con il nostro cervello limbico, quel substrato di emozioni e pulsioni istintive che ci accomuna a quasi ogni essere vivente su questo pianeta. Dunque, in sintesi: uscirne è possibile, non con la semplice volontà o la ragione tuttavia, bensì ripercorrendo al contrario quel cammino emozionale che ci ha condotto a questo punto, cammino che sarà più o meno lungo secondo la persona, e secondo l'entità degli stimoli che riceverà nel frattempo. Come forti sono state le emozioni negative, altrettanto forti dovranno essere quelle positive, per permettere un bilancio emotivo in pareggio, e tornare alla agognata normalità.
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
credo che tu abbia colto nel segno al nocciolo del problema chiamato f.s. bravo!:)
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Re: Il segreto della felicità : l'ASSENZA DI PENSIERO.
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Primo L’uomo è solo un prodotto delle circostanze. Convinzione condivisa con tanti pensatori che mi hanno preceduto eppure poco condivisibile oggi. Questo non c'entra un cachcio coi problemi di fobia, timidezza ed introversione. Secondo Noi siamo timidi, fobici, introversi perché l’ambiente in cui siamo nati e cresciuti ci ha obbligato ad essere così, non c'erano altre possibilità Se questo fosse vero tutti sarebbero fobici e invece siamo fobici perchè interpretiamo in modo errato i segnali che arrivano dall'ambiente, perchè siamo particolarmente sensibili, o suscettibili a causa di insicurezze e di bassa autostima. L'ambiente non c'entra nulla, o c'entra ben poco. Al massimo l'mbiente può aggravare i sintomi, ma non ne è la causa. Infatti molti qui conducono vita quasi da eremita, chiudendosni in casa, quidi evitando di avere contatti con "l'abiente" e non risolvono affatto i loro problemi, anzi li aggravano. Terzo La fobia sociale è il prodotto di una serie di esperienze che ci hanno portato istintivamente a concludere che la vita sociale è il male, un luogo pieno di insidie e pericoli. Paranoie? Niente affatto! Si tratta di una reazione perfettamente razionale fondamentale per la nostra sopravvivenza non meno di quella che tiene lontano i bambini dal fuoco dopo averlo “provato”. anche questo è tutto sbaglaito. La fobia deriva dall'ansia e l'ansia è una paura immotivata ed irrazionale ad un pericolo inesistente! Appunto se uno vede del fuoco dietro una porta, sitintivamente si attiva la paura, uan reazione istintiva che serve a tendere i muscoli per preparare il corpo all'azione, alla fuga. I muscoli si tendono pronti a scattare, lo stomaco si chiude e il nostro organismo devia il sangue dagli organi interni, facendone affluire di più agli organi esterni di movimento, alle gambe, alle braccia (ecco eprchè si diventa rossi), il respiro si velocizza per aumentare il livello di ossigine nel sangue, il battito caridaco accellera. Tutte queste reazioni fisiologiche permettono all'umo di sopravvire in presenza di un pericolo reale. Il problema del fobico è che ha queste reazioni anche quando non esiste un pericolo reale, ma si immagino un pericolo inesistente, un pericolo legato agli altri, alla paura degli altri, cioè ad una paura immotivata e questa paura prende il nome di ansia. Quando ti dicono :" ma perchè non parli non ti mangio mica!" è la sacronsantea verità. Abbaimo una paura immotivata, gli altir non ci mangiano, non sono il fuoco che ci può bruciare, se stiamo in mezzo algi amici, ai colleghi, ai compagni, non c'è nessus pericolo per la nostra salute, non ci mangiano mica. Labo..un consiglio...se continui a ragionare così andrai sempre più fuori strada, non farai che aggravare la tua condizione, perchè queste convinzioni che hai sono profondamente errate e infatti provengono dalla chat frequentata da fobici. Non so.... dici che sei una grande lettore di libri, però credo che tu non abbia mai letto in vita tua un libro sulla fobia sociale, sarebbe ora che magari te ne leggessi qualcuno. e per rispondere alla tua ultima domanda se il pensiero è il male... Il pensar male è il male! non il pensiero in se. E il segreto della felicità non il non pensare, ma è il pensare e condividere il rporpio pensiero con gli altri, ecco perchè il fobico soffre, perchè non riesce a condividere le emozioni, i pensieri con gli altri. PErchè non si apre agli altri, non vede gli altri come un'opportunità di crescita, di condivisione, non vede gli altri come un universo affascinante da scoprire, ma il fobico è triste perchè vede gli altri come un pericolo da evitare, come una minaccia da cui scappare. |
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