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Claire vi fa sapere che è viva e lotta per il matriarcato

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E per il Can, no?

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Quando mi faccio la doccia e fa freddo dopo non ho più voglia di uscire

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Alla fine sabato (che era ieri, ma mi sembra già lontano) sono stato dalla mia amica che vedo una o due volte all'anno causa distanza geografica e impegni lavorativi di entrambi.
È stata una bella giornata, abbiamo parlato un po' di tutto, abbiamo pizzato al ristorante gestito dai cinesi (pizza non male per essere fatta da dei cinesi), la pizza me l'ha pagata lei, mi ha mostrato il suo appartamento (comprato e ristrutturato nell'autunno appena passato), mi ha dato un pezzo della sua torta di mele da portare a casa, mi ha mostrato i suoi scaffali pieni di libri (attualmente leggo io più di lei, ma in quanto a conoscenza di autori ed editori lei mi batte di gran lunga), in stazione prima di prendere il treno ci siamo infilati nella Feltrinelli a commentare le ultime uscite editoriali (lei sa fare commenti molto caustici in merito).

Quando vedo persone con cui mi trovo bene, amiche o amici, è come se il Mondo riacquisisse un po' di quei colori di cui è quasi totalmente privo nelle giornate che trascorro in casa, fatte solo di lavoro, letture e spesa alla Coop.
Ho constato di non aver avuto alcune difficoltà a interloquire e interagire con la mia amica, anche se di fatto dal vivo ci vediamo pochissimo: il dialogo è fluito senza incepparsi mai, si procedeva per botta e risposta, ho sempre trovato qualcosa da dire, ho fatto le mie battute, mi sono sentito sciolto e spigliato.
E allora ho concluso che se attualmente con molte persone ho ancora difficoltà a farlo forse non è perché in tutti questi anni di semi-isolamento mi sono disabituato a interagire, ma semplicemente perché con poche persone riesco a far incastrare gli ingranaggi della mia e della loro conversazione mentre con la stragrande maggioranza della gente è come se invece dovessi parlare in una qualche lingua straniera che sto appena cominciando ad apprendere, e allora balbetto, non trovo i tempi giusti per inserirmi nel discorso, mi sembra di non avere le cose giuste da dire, e alla fine per il disagio tendo a troncare la conversazione.
Questo l'ho visto facendo il confronto tra questo sabato e le interazioni che cerco di avere con la gente del gruppo di lettura. Da una parte non ho problemi, dall'altra è una fatica penosa.
Ma se mi guardo indietro lungo tutta la mia vita, è sempre stato così.
Non so da cosa dipenda questa differenza, non so perché ci sono persone con cui faccio tutta questa fatica a capire anche solo come si parla e altre con cui non ho problemi.
Non credo nemmeno sia una cosa da risolvere o superare. La soluzione, in teoria, sarebbe trovare quelle persone con cui riesco a dialogare. Peccato che siano pochissime e che, nel corso degli anni, abbia sempre fatto fatica a tenermele vicine. Ma quest'ultima cosa per altri motivi, per altri problemi che esulano dalla capacità o meno di conversare.

Comunque sabato sono stato bene.

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A me sembra che in me, nella mia vita, questa differenza dipenda dal grado di sicurezza con cui io credo che otterrò l'approvazione altrui. Con gli amici, con chi mi trovo particolarmente bene, la paura irrazionale delle conseguenze di non ottenere la loro approvazione non c'è.

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La mia incapacità di utilizzare il plettro per chitarra dalla parte della punta mi manda in paranoia. Non capisco se ho dei problemi di coordinazione (cosa che in effetti in alcune situazioni ho), se ormai mi carico di pensieri invasivi nella testa o se la mia virilità di maschio fallico/dardo cis sia in discussione...

...o forse è solamente un problema di polso

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Nel mio caso non credo non sia un problema emotivo, ma cognitivo.
È proprio come se, con la maggioranza delle persone, non capissi come funziona la comunicazione, quali siano le regole non dette, quali tempi si debbano seguire, quali sono le cose "giuste" da dire e quando. L'imbarazzo e il disagio ci sono ma vengono dopo, non sono cause.
Penso di poterlo dire con una certa sicurezza perché ho visto che questa cosa non cambia col tempo e col procedere della conoscenza con le diverse persone: è così fin dai primi momenti in cui comincio a interagire e non è che poi ci siano dei miglioramenti.

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Interessante, in me invece mi è sempre sembrato essere il contrario.

In fondo le regole della comunicazione sono sempre quelle, in un sistema culturale. Magari sono solo quegli altri che non sono in sintonia con te.

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Chissà come dev'esser facile la vita quando non si capisce un cazzo...

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Oggi domenica totalmente letargica, ho paccato anche le prove tanto abbiamo suonato anche ieri. È una di quelle giornate in cui non mi schiodo da casa e dal divano manco con le cannonate.

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Esiste anche la neurodivergenza.

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quindi ipoteticamente potrebbero esistere tante norme quanti individui

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Se se.. lo so che vi ritrovate ogni 29 febbraio a farvi 6 spritz sacrificando 6 gatti (che poi userete come cena) in 6 chiese venete sconsacrate..

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che centra quella è un usanza adottata da tutti i veneti blasfemi , fa parte del folklore e della tradizione da mantenere :sisi:

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certo certo ._.

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Facile...dipende, sicuramente più semplice e senza troppe seghe mentali.

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Io non capisco un cazzo e sono un handicappato mentale, però la vita è comunque difficile.

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Vedendo e ascoltando i problemi altrui, ritengo che una vita del genere per me sarebbe come farsi promuovere in terza media...
C'è gente che reputa un problema "grave" non poter andare a vedere la partita, giusto per fare un esempio...
Nah, non sei ai livelli che intendo io. Una persona che si rende conto di sé stessa è già un grosso passo avanti, ma ci sono quelli che non hanno idea neppure di essere totalmente idioti...

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Si può benissimo essere handicappati e rendersi conto. Magari non handicappati gravissimi, ma mediamente handicappati.


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Ma porca miseria è già lunedì