Stella89 |
07-03-2017 00:54 |
Re: Il Vostro Pensiero in Questo Momento...
Ok, ora basta. O mi suicido o trovo un posto, un monastero, persone o monaci che mi aiutino. Oggi sono tornata sul posto di lavoro e come al solito gelo, entro nella stanza con le altre operatrici, saluto ad alta voce e non mi saluta nessuno. Poi dopo di me entra un'altra collega che saluta col tono più basso e le rispondono tutti subito e festosamente. Fino alle 19.00 lavoravano sulla campagna commissionatagli, ridendo e scherzando ogni tre minuti tra di loro, dicendo dove sarebbero andate sabato prossimo insieme, quando io avevo chiesto a loro proprio ieri se facevano mai qualcosa insieme, e una di loro mi aveva risposto molto sul vago"non lo so, scusa ho una chiamata da fare..". Inizio a lavorare cercando di tirare fuori tutta la grinta possibile, anche se avvertivo un senso di desolazione agghiacciante. Non capivo il senso di quello che stavo facendo, ripetere due cose in croce per 4 euro all'ora, mentre intorno tutti gli altri lavoravano a campagne complesse e facevano comunella tra di loro ignorandomi totalmente. Dopo le prime chiamate però mi accorgo che qualcosa non va, mi rispondevano solo segreterie, o mi si visualizzavano schede clienti vuote senza anagrafica. Lo segnalo alla team leader che risponde molto svogliatamente alla mia richiesta di raggiungermi per vedere il problema di persona. Mi dice che in realtà la campagna è finita :o e che le schede rimaste sono "i rimasugli" ... allora le chiedo perplessa come sia possibile che sia durata meno di una settimana una campagna e poi le chiedo cosa fare, perchè stare fino alle 20:00 a sentire segreterie era per me molto logorante e umiliante. Lei sembra risentita e mi dice che devo rimanere fino a fine turno, così come domani che è l'ultimo giorno di lavoro. Ho tirato avanti con il freddo sempre più fitto nel cuore fino a fine turno. Alle 19.00 se ne erano andati tutti ed ero rimasta solo io chiusa in una stanza vuota. Poi ho chiuso l'ufficio, uscendo in piena tormenta di vento freddo e pioggia battente. Ho aspettato il bus al buio all'unica fermata che c'era nelle vicinanze. Non c'era nessuno, se non un uomo evidentemente ubriaco che aveva una parte del pantalone alzata e una bottiglia di birra in mano. Andava a rovistare nel cassonetto dell'immondizia vicino al cartello della fermata. Mi è salito il terrore, ho cercato di non guardarlo. Poi se n'è andato e sono rimasta sola sulla strada, con tutti i negozi chiusi. Vedevo le varie palazzine intorno, gli interni caldi..potevo scorgere le persone che stavano insieme davanti alla tv, o a tavola. Continuavo a sentire la realtà che mi rigettava e mi sputava in faccia, questa era la sensazione forte e dolorosa che provavo. Dopo 30 minuti arriva il bus che mi porta ad una fermata prossima alla stazione. Per arrivare in stazione salgo una collinetta resa fangosa dalla pioggia e sotto la pioggia arrivo alla fermata dell'altro bus per casa. Attendo altri 20 minuti, poi il bus parte e dentro mi ritrovo a viaggiare per 40 minuti con due zingari, uno che sembrava matto/barbone e che puzzava forte, tanto forte che mi veniva da vomitare, e da piangere. Arrivo alla fermata di destinazione e mi faccio un altro pezzo nel buio per andare a comprarmi un pezzo di pizza visto che non avevo neanche la cena pronta per stasera. Sarà stato per il tizio al banco che non me l'ha riscaldata bene, o sarà stato il vento di tramontana, ma arrivata a casa la pizza era fredda. Avevo ancora cappotto e cappello, l'ho mangiata così sul lavandino. Poi ho preso il barattolo di miele e con cucchiaiate compulsive ne ho finito quasi metà. Ma che devo fare. Se uno appare strano, sofferente, o diverso che deve fare per campare, se la famiglia l'ha pure abbandonato. Se la società ti rifiuta, se la famiglia non ti è vicina, come si fa a vivere? Ditemelo. La volontà non mi manca, ma mi è preclusa ogni possibilità di vivere. Sono stanca di vivere così, vivo sempre così da quando mi picchiavano a scuola a 7 anni e non mi facevano mai giocare, nonostante io ne avessi tanta voglia. Poi l'incontro con la psicoterapeuta sbagliata, altri 10 anni di inferno e di umiliazioni e sofferenze, fino alla denuncia (certo non da parte dei miei che sapevano pure cosa succedeva in terapia!). L'abbandono dell'università, i lavori trovati sui giornaletti da quattro soldi (per volontà della psicologa che mi diceva che avrei dovuto imparare ad essere più umile, facendo anche la badante o di peggio.."" ) pur di non leggere o studiare. Dovevo fare qualcosa di manuale e faticoso, umile, perchè mi facevo troppe "seghe" mentali e me la tiravo tantissimo, quando in realtà dovevo rendermi conto che stavo male. 10 anni a dirmi che stavo male, fino a ritrattare tutto dicendo che non avevo niente se non un disturbo d'ansia. Ho subito gravi umiliazioni, ne subisco da una vita e non ho mai avuto la capacità di rispondere a dovere o di difendermi. Non ho mai avuto alleati e le persone della mia famiglia a priori non hanno mai considerato le mie denunce, e le mie sofferenze. Le hanno sempre sminuite e piuttosto mi dicevano di pensare che forse se mi trattava così la gente, avevo io qualcosa che non andava. Calpestata in continuazione, botte fisiche, botte morali, botte psicologiche, silenzi, pregiudizi, cattiverie e rarissimi momenti di attenzione e interesse nei miei confronti. Adesso sono diventata tanto insicura e sofferente da essere incurabile e praticamente da buttare via. Ogni giorno mi alzo e mi preparo alla dose quotidiana di mancati saluti, risatine, comunelle, indifferenza, ricordi brutti, e sentimenti di disperazione, per poi tornare nella mia baracca fredda a leccarmi le ferite con gli occhi sgranati nel vuoto per lo shock dovuto al tanto e inspiegabile odio ricevuto.Esattamente 8 mesi fa ho avuto l'ultimo contatto fisico soddisfacente, un abbraccio da una conoscente della città dove abitano i miei. Per il resto io non vengo sfiorata da nessuno mai. Eppure non sono proprio sgradevole, ho un viso bello, un bel corpo, mi curo, ascolto le persone, sono disponibile, simpatica, a volte riflessiva, sono solo molto insicura, patologicamente direi...
Perchè devo vivere così? Poi mi chiamano le mie sorelle e mi dicono che sono lamentosa, che non hanno piacere a sentirmi perchè sono pesante. Io non ce la faccio a continuare così. Ci sarà un punto d'accoglienza che non sia solo per malati o immigrati. Forse devo contattare un prete, un padre spirituale, ma come potrebbe aiutarmi nel concreto? L'unica via che vedo è o farla finita, o andare in una comunità di recupero insieme a tossici/alcolizzati/malati, un posto dove essere ascoltata e accettata.
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