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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Ognuno ha il sacrosanto diritto di prendere e rifiutare chi gli pare (a me non è mai successo visto che non sono mai stato cercato). Dico solo che, SECONDO LA MIA ESPERIENZA (decennale ma che non elevo a verità assoluta neanche per un istante) ed escludendo il sottoscritto, a molti ragazzi di mia conoscenza (che io definirei beta conoscendo il loro carattere buono ed introverso e giudicando obiettivamente il loro aspetto fisico) non è mai capitato di essere cercati e quindi a loro non è mai capitato di rifiutare nessuna... Ad altri di mia conoscenza (la persona di cui ho parlato sopra a titolo di esempio) invece è capitato eccome.... |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
Domanda stupida:ma chi qua dentro si definisce 'beta',e non ha mai avuto una storia,ci ha mai provato seriamente con una donna?:interrogativo:
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Ho la collezione di due di picche nascosta nell'armadio...:D E' da un paio d'anni (dopo che l'ultima di cui mi sono innamorato mi ha rifiutato per il mio peggior nemico di allora persona notoriamente poco raccomandabile) che mi sono calmato molto... Ho molta paura di innamorarmi e di soffrire ancora... |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
io sono beta di carattere ma ho un fisico intermedio,questo mi ha portato a rifiutare qualcuna perhc enon mi piaceva e perche la timidezza non mi ha peermesso mi ah fatto evdadere comunque e collegato......le donn ebeta ci sono e li che si puo puntare e li che uno deve cercare di arrivare....le donne alfa non ci si puo arrivare basta capirlo...e farsene una ragione...
il problema e che un evitante non si rende conto quanto la timidezza quanto il piacere in se... l amente in ambito sentimentale ragiona per congetture,supposizioni,visot che non ce esperienza in mezzo... e li che di entra in un processo vorticoso.... |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Comunque c'è stato un periodo in cui ho provato ad approcciare ed ancora adesso (che sono più tranquillo) faccio abbastanza vita sociale... |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
La timidezza è una condizione strana dell’anima, una categoria, una dimensione che si apre la solitudine. È anche una sofferenza inseparabile, come se si avessero due epidermidi, e la seconda pelle interiore s’irritasse e contraesse di fronte alla vita. Fra le compagini umane, questa qualità o questo difetto fa parte di un insieme che costituisce nel tempo l’immortalità dell’essere.
Io (Sara) posso a buon titolo definirmi una persona timida, introversa, con grande difficoltà nello scalfire (rompere è impossibile) il ghiaccio che mi circonda nel momento della “socialità”. Detesto, in modo quasi fisico, ritrovarmi al centro dell’attenzione: immaginate una situazione tipo, per esempio una tavolata fra amici. Tutti chiaccherano col vicino, me compresa, e se disgraziatamente i commensali concentrano la loro attenzione su quello che io sto dicendo, addio. Arrossisco, l’imbarazzo mi assale e la paura di essere “inadeguata”, mi ottenebra il cervello. Certo, non è sempre così: tutto dipende dal grado di confidenza che ho con i miei interlocutori. Infatti, non sono una timida “patologica” e non sono introversa: ho solo necessità di molto, molto tempo per lasciarmi andare con naturalezza. Ho sempre paura di dire una cosa fuori posto, di spingermi troppo oltre, di risultare imbarazzante, inappropriata, ignorante e tutto ciò impedisce non poco la naturalezza nella vita sociale. E’ facilmente intuibile che io sia una persona completamente insicura, con un livello di autostima decisamente basso. Ci sono state volte in cui ho odiato profondamente la mancanza di controllo della voce che si spezza durante le discussioni, in cui mi sudavano le mani, in cui i dolori alla pancia erano lancinanti solo perchè sapevo che la sera sarei uscita con gente che non conoscevo. Ho attraversato fasi in cui la paura mi impediva anche di rivolgermi, per esempio, ai commessi nei negozi o nei supermercati. Se, disgraziatamente, capitava che non capissero quello che dicevo, per via del rumore o della confusione, in me scattava il buio e mi convincevo di essere fuori luogo in ogni situazione, anche nella più semplice, tanto da essere capace di sostenere un dialogo con estranei solo ed esclusivamente al telefono. Fortunatamente, con un pò di auto-terapia, ne sono “uscita”: mi sono auto-imposta (con non poca fatica) di trovare la forza di parlare con la testa alta, sostenendo lo sguardo dell’interlocutore, convincendo in prima persona me stessa della fondatezza delle cose che dico, in modo da non pormi difronte agli altri come una debole. Non è semplice, e non mi piace, però è l’unica maniera per avere una vita sociale più scorrevole. Nella mia parentesi da studentessa fuori sede sono stata tacciata di introversione, probabilmente perchè non esprimo, a primo impatto, l’esuberanza tipica di chi si definisce “estroverso”. Relativamente a introversione ed estroversione, si esprimono “giudizi di valore”, pregiudizi gravemente penalizzanti nei confronti di quella caratteristica psichica che è l’introversione. Nel linguaggio quotidiano, la parola “introverso” evoca significati quali: chiuso, taciturno, insicuro, poco socievole, passivo; “estroverso” viceversa significati opposti, quali: aperto, comunicativo, spigliato, attivo, intraprendente. Per quanto si riconosca che molti introversi hanno una sensibilità e un’intelligenza fuori del comune, il loro modo di porsi, equivocato spesso come scostante e altezzoso, provoca reazioni di antipatia, mentre gli estroversi, eccezion fatta per quelli insopportabilmente narcisisti e invadenti, sono giudicati generalmente simpatici. Le persone introverse sono appartate e silenziose, mentre la società, e non di rado le stesse famiglie, richiedono e impongono la relazione sociale continua e il valore assoluto della comunicatività. Sono sensibili e riflessive, mentre il mondo scolare e quello sociale in genere “sponsorizzano” personalità competitive, orientate al successo, e dunque adattate ai valori di distinzione e di insensibilità propri della casta “dominante”. Sono fantasiosi (“distratti”), quindi disadattati rispetto ad un mondo che esige pragmatismo e risultati rapidi ed efficaci. Il mondo, dunque, è degli estroversi, che fanno il buono e cattivo tempo, imponendo per di più il loro modo di essere come parametro della normalità. Gli introversi, che spesso hanno delle ricche potenzialità emozionali e intellettive, vivono in un cono d’ombra, defilati, frustrati. Fatalmente contagiati dal codice culturale prevalente, essi stessi finiscono per ritenersi inadeguati, meno capaci degli altri, gravati da tratti di carattere che, quando non patologici, giudicano comunque inadeguati. Alcuni, come non bastassero le sollecitazioni esterne ad essere “normali”, tendono ad adottare, per mimetizzarsi, dei moduli comportamentali estroversi. Nella misura in cui ci riescono, realizzano tutt’al più un “falso sé”, una caricatura del loro vero essere. La supremazia sociale dell’estroverso, con la conseguente auto-emarginazione dell’introverso riflette, dunque, di una precisa gerarchia di valori. Si tratta tuttavia di una gerarchia di valori banale, appiattita sugli schemi sociali attualmente più in voga, che risentono dell’andamento di una società orientata ai valori di mercato. La “brillantezza”, ossia la capacità di sapersi vendere; la “volontà comunicativa”, cioè la deferenza verso l’atto di scambio; la “solidarietà”, intesa come costrizione all’attivismo sociale; il “pragmatismo” e l’”utilitarismo”, adeguati a realizzare l’uso insensibile dell’altro essere umano e dunque il perseguimento del mito conformistico del successo, sono i valori dominanti, più facilmente assimilabili da individui poco riflessivi piuttosto che da individui inclini alla sensibilità, al distacco intellettuale e all’intelligenza critica. L’introverso è, si, un individuo riflessivo, ma è spesso anche un individuo creativo. La mia introversione si può quindi estrovertere come sensibilità, riflessività e creatività, senza perciò snaturare me stessa forzandomi a propormi in un modo in cui non mi ritrovo, ma solo lasciando esprimere le mie naturali propensioni. Tutto ciò però, volenti o nolenti, deve avvenire nel contesto della socialità, della relazione costante con gli altri, quindi è necessario e vitale acquisire la sicurezza necessaria per potenziare l’abilità del relazionarsi con gli estranei. Fin da piccoli veniamo “addestrati” a diffidare degli estranei, il che è certamente utile dal punto di vista della sicurezza personale, ma negativo per quelle persone che, come me, portano questa diffidenza con loro anche nell’età adulta. Si finisce per sentirsi intrappolati in una scatola che si apre solo per coloro che già conosciamo. Se abbiamo tanti amici, ciò non è un problema, ma diventa un grande ostacolo quando ci si trova, per esempio, da soli in una città nuova (come è capitato a me) e la paura di aprirsi limita non poco la vita sociale. Fortunatamente, con un pò di lavoro su noi stessi, possiamo uscirne piano piano. Si inizia con tre passi: 1) Bisogna valutare e riconoscere i benefici dell’avere relazioni sociali più disinvolte 2) Bisogna acquisire la capacità per superare la paura che sopraggiunge al momento della socializzazione 3) Bisogna prendere coraggio e buttarsi, provarci gradualmente fino a sentirsi naturali. 1) Per renderci conto di quanto sia positivo avere rapporti più sciolti con il resto del mondo bisogna cambiare mentalità. Per inclinazione naturale e per educazione, siamo un pò portati a diffidare degli altri, temendo che possano avere dei lati oscuri che potrebbero danneggiarci. Molte persone però sono gentili con noi, ci mettono nelle condizioni di non temere e quindi tocca a noi sforzarci per abbassare un pò le difese. Ogni individuo può essere una risorsa e conoscerlo potrebbe arricchirci; inoltre possiamo imparare da lui/lei come porci nei confronti degli estranei. In più, riflettiamo un attimo su un preciso tipo di relazioni sociali, quelle sentimentali. Tutti sogniamo di incontrare l’anima gemella, ma quando ci troviamo difronte a qualcuno da cui siamo attratti la timidezza prende il sopravvento e annienta le capacità di socializzare. (Io questo problema non l’ho avuto, dato che l’anima gemella l’ho trovata in un modo adatto a me: siamo stati amici per un pò di tempo e ciò mi ha permesso di farmi conoscere senza paure e,quando è arrivato l’amore, non avevo timore.) Come si fa quindi se non ci si decide a cambiare mentalità? 2) Adesso che abbiamo realizzato che le relazioni sociali sono preziose e importantissime, dobbiamo buttarci dietro le spalle quella sensazione di rifiuto che proviamo nei confronti della socializzazione. La chiave è non prendere le cose sul personale. Se temiamo di ricevere feedback negativi dalle persone cui cerchiamo di relazionarci, dobbiamo capire che almeno il 95% delle volte in cui una persona reagisce negativamente al nostro comportamento la cosa non è dovuta al nostro modo di essere o di fare. Magari sta passando una brutta giornata, è immerso nei suoi pensieri, oppure è come noi: diffidente e guardingo. Invece di creare castelli in aria nelle nostre menti, attribuendo la colpa alla nostra insicurezza, cosa che non fa altro che aumentarla, dobbiamo immaginare le ragioni per cui una reazione negativa non può dipendere da noi. Nel 5% dei casi in cui la reazione negativa è causata da noi, dobbiamo sfruttare la cosa come un insegnamento. Il problema non siamo noi come persone, è solo il nostro modo di fare, quindi dobbiamo analizzarlo e migliorarlo. |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
Io invece ho sempre o quasi approcciato attraverso internet.Magari conoscevo una ragazza,riuscivo ad uscirci,ovviamente tutto in amcizia,e poi capivo se c era possibilità di avere una storia o no...la mia ex invece mi ha abbordato lei :timidezza:
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Le dinamiche che ho descritto capitano in real-life... In una discussione che non posso uppare (sarebbe necroposting) ho fatto addirittura un elogio alla vita virtuale...:) |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
io quando sono uscito con una ragazz ala scorsa estate non sapevo come arrivare al dunque con una donna normale...cioe se non hai esperienza non sapevoc he fare,forse perche non mi piaceva abbastanza...devo riprendere ad uscire con qualek donna per forza...
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Ah, e volevo anche finalmente liberarmi di quella cosa che sentivo come una grandissima vergogna (manco avessi commesso qualche orrendo reato ), la verginità. |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Btw, per me ovviamente dividere gli uomini in alfa e beta ha ben poco senso. Quote:
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
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Anche se in effetti certe considerazioni dovrebbero oramai essere fuori discussione :sisi: |
Re: provarci con le ragazze? io mi stò rassegnando!
Io che sono una ragazza ti posso dire che questa cosa c'è anche per noi... Noi siamo sempre in mezzo a questa paura dell'"amica figa"... È brutto e forse volgare da dire, peró è così... Quando vai in giro con qualcuno e ti rendi conto che attiri sguardi, prima cominci a chiederti perché e poi capisci che non sei tu -.- ... O almeno a me è sempre successo negli anni passati.
È terribilmente frustrante... Abbassa molto l'autostima :( |
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