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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Ma che è 'sta storia che i singoli individui possono essere inclusivi? In cosa dovrebbero includere? Inclusivi sono i gruppi. Il catechismo di Don Calogero ha fatto danni incredibili.
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
"Essere inclusivo" mi dà l'idea di qualcosa fatto per pietà o per fare una buona azione, nel senso che una persona (o un gruppo) decide di "includere" il poveretto solo e timido e lui poi fa di tutto per dimostare di essere degno della grazia ricevuta. È un tipo di rapporto che non cerco né per me né, da parte mia, per qualcun altro. O ti interesso davvero per quello che sono oppure te ne puoi andare a cercare di guadagnarti l'approvazione sociale e il posto in paradiso da qualche altra parte.
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
la massa ha sempre ragione, se esclude il fobico è perché il gruppo ragiona tramite un cervello super-sofisticato che mira a preservare la compattezza sociale. non è detto che poi con l'esclusione si faccia esclusivamente il male del fobico, magari attraverso la solitudine imparerà ad affinare alcune qualità.
deve sempre esserci qualcuno di escluso, che attraverso gli occhi di chi è di fuori eserciti una funzione di critica e di opposizione. in questo caso i singoli individui isolati si oppongono alla società delle famiglie, delle associazioni, delle istituzione. ma l'una e l'altra fazione sono due facce della stessa medaglia. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Io non la vedo una massa coesa di normali che va avanti compatta, vedo gente singola che non sopporta gli altri e si chiama sempre fuori dagli schemi altrui per un motivo o l'altro, che si sente unica e speciale e diversa e cerca modi svariati di stare al mondo con gli altri , magari facendosi le foto all'aperitivo, ma il disagio è tanto, la poca sopportazione degli altrui punto di vista e modi di essere è palese, non vedo i fobici verso "tutti gli altri", c'è chi fa una vita più standardizzata(uscite famiglia amici) chi meno, ma non vedo barricate e un gruppo di vincenti che si vogliono tutti bene e tirano avanti coesi, la gente ha disagio e sopporta poco gli altri. Questo mi arriva, sarà che mi arrivano molti sfoghi di gente che per voi è "normie", e vedo come si comportano, non lo vedo per niente uniti e soddisfatti.
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
A me una cugina mi ha detto che dovrebbero fabbricarmi le persone apposta per me,cioè per la mia situazione di disagio sociale.
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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però riconosco il solitario vero quando lo vedo, singoli che vivono allo stato selvatico quasi avulsi dal mondo. ma anche leggendo biografie di filosofi, scrittori, ecc. c'erano individui che hanno provato in tutti i modi a integrarsi ma sono rimasti come degli alieni. io penso allo scrittore pessoa, ad altri individui solitari che mai riuscirono a combinare nemmeno un fidanzamento, che facevano lavori alienanti e nel frattempo portavano avanti progetti artistici sconosciuti a quasi tutti. un leopardi come lo si dovrebbe considerare se non come un singolo? a un fobico non si vuole riconoscere questo status perché si presuppone che non abbia capacità particolari, ma se uno si riconosce in certi tratti distintivi di personaggi solitari allora è uno di loro. non farà mai davvero parte della società del suo tempo, è una sensazione difficile da descrivere ma che uno sente a livello di aura per citare un'utentessa che ne ha parlato oggi |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Boh sarà, dipende dalla percezione personale.
Io non vedo un noi ( fobici) e un loro (gli altri), dove i primi sono monadi e i secondi insieme. I fobici sono a loro volta un grande gruppo(virtuale del forum) con tanti sottogruppi e intersezioni( tutto il sottobosco), e ci sono anche le coppie. Come "gli altri", insomma. Forse a qualcuno giova sentirsi parte di un insieme (dei fobici) , per quanto mi riguarda ci sono io,di qua, e e ci sono gli altri di là. Appartengo a gruppi e sottogruppi ( virtuali, di lavoro, amicali, famigliari, fobici, non fobici) ma di base io non provo appartenenza e comunanza, vedo solo differenze che mi dividono e punti in comune, beh, ne ho con tutti qualcuno ma questo non mi toglie nessun senso di solitudine, troppe le differenze. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Il concetto di inclusione può esistere da giovani nel mondo adulto ognuno si gestisce da sé,molti htuppi son già formati quando ci sono,poi ognuno sceglie come è quando docializzare..chi passa molto tempo solo a volte può commettere l'errore di condividere troppo col primo che capita..bisogna capire a chi dare fiducia senza altro..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Lo possiamo dire che di gruppi veri ce ne sono pochissimi, e che quasi tutti fanno finta del contrario, creandone di immaginari sulla base di requisiti fantasiosi? Il fobico se ne accorge che il club dell'inter, i veneti doc, la religione cattolica e il fan club di Star Wars non sono veri gruppi, ed è questo che lamenta, ma non lo dice per insicurezza o mancanza di scopo. Allora dice "i gruppi esistono ma non sono inclusivi". Non riesco a capire perché devi essere così spietata. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Non ho capito dove vai a parare, e dove sta la spietatezza, secondo me è giusto mettersi anche nei panni altrui, e chiedersi se ,visto che ci si sente esclusi, si è per primi escludenti. Non tanto per sentirsi in difetto, ma per non vedere sempre il mondo esterno come il male, per non imputare cattiveria e malevole intenzioni a prescindere a chi non si prende la briga di sostenere, abbracciare e considerare nei modi adeguati i fobici, perché semplicemente non si può, né si deve abbracciare tutti, nessuno lo fa, neanche noi. E un punto di vista che vede esclusione solo dei fobici versus tuttiglialtri non è obiettivo.
É legittimo sentirsi soli ma anche sapere che c'è qualcun altro che si sta sentendo solo e noi non stiamo facendo niente per lui/ lei. Senza giudizio. É legittimo ed è un punto di vista che permette di vedere e vedersi uscendo dallo schema carnefici/ vittima. É chiaro? |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Abbiamo già uno pseudo-gruppo costruito a tavolino in modo burocratico e sostenuto da un'epica (la costituzione, i padri fondatori, la democrazia, ecc.).
Sentiamo tutti il bisogno di organizzarci a partire dalle singole fottute persone, ma organizzati lo siamo già sulla base di caratteristiche formali (la cittadinanza, i diritti e i doveri burocratici) e dunque non possiamo farlo. La comunità non c'è, le persone si arrampicano sulle pareti per non sentirlo. Il fobico se ne accorge, vorrebbe incontrare altre persone che se ne accorgono e non fanno finta di nulla, ma non le trova. Trova la lega lombarda, gli amici del calcetto, quelli che la pensano così, quelli che la pensano cosà, gli "individualisti", ecc.. Ma in che cosa cazzo bisognerebbe includere? |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Oh basta io mi sono spiegata, lascio a muttley argomentare oltre. La pensiamo uguale solo che lui esclude automobilisti e chi guarda i film doppiati
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Se non ci sono veri gruppi e io non mi sento visto e rispettato come persona, che senso ha che tu mi risponda "e tu la tua parte la fai"? Ma che dovrei fare? La rivoluzione? Fondare io un gruppo da solo? Mettermi a fare il santone? |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Solo ad aprire la mente e guardare in prospettiva più ampia. Poi certo, credo e crederò sempre che ciascuno sia chiamato a fare il meglio di ciò che è nelle sue possibilità. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Infatti ho sempre riconosciuto che gli ultimi anni non prima ho fatto poco per spingermi verso il prossimo,perché stanco nauseato e con problemi di vario genere..magari un giorno se ne riparla..parlo nel reale,e dalla pandemia in poi..perché esistono 2 versioni una pre e post pandemia,come un lentini pre e post incidente..e come tanti che dalla pandemia fanno altre vite..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Non è certo la diversità o similarità che rende piacevole e positiva una relazione per me. Certo è che io ho pochissime possibilità di scelta, questo accade, quindi sono più escluso di altri, non mi venite a raccontare che ho le stesse possibilità di qualsiasi altra persona, è falso. Se l'80% delle persone mi rifiuta (e già per me significa essere ottimisti fare questa stima qua), che io sia inclusivo o meno nei confronti del 20% non cacella il dato di fatto per cui la gran parte della gente mi rifiuta. Che poi mi rifiutino per gli stessi motivi per cui io non riesco a star bene col 20% che viene rifiutato dai più è probabile. Chi vorrebbe stare con una persona brutta, deforme, povera, senza risorse? Quasi nessuno, nemmeno io. E' come dire "sei un nano di merda e con i nani di merda devi stare, forza diventa super inclusivo che si accomoda tutto, così dividiamo il mondo in classi dove ognuno sta placidamente al posto suo, non si lamenta, e tutto si aggiusta". Secondo te una parsona affetta da una qualche menomazione fisica vendendosi accettata solo ed esclusivamente da altre persone con menomazioni (e nemmeno sempre) la farà sentire accettata dal mondo circostante come qualsiasi altra? Chi parla così non capisce una mazza come al solito. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Insomma sbagliano gli altri quindi dobbiamo sbagliare anche noi.
Si ritorna sempre lì. Il mondo è ingiusto e chi me lo fa fare di cambiarlo? |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Chiamato da chi è stupenda,non ci si rende conto di cosa voglia dire linvisibilita,dalla pandemia ricordo quante volte chiamano gente che non sono I familiari,inclusione esclusione,e una società divisa in categorie ma non vedo più neanche questi gruppi,ognuno è un entità s se,la gente e diventata più cordiale quando ho migliorato di fisico stop,il nodo è stato quello,il carattere è migliorato ma quello è,ci sono pure patologie,semplicemente,se migliori l'estetica come accade in ogni società guadagni punti,stop..non ci sono altre teorie..come è successo a tutti quelli che hanno migliorato di fisico in televisione nel reale dovunque..
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Se ci sono persone povere ed emarginate dalle classi che hanno potere la soluzione non può consistere nel far relazionare i poveri con i poveri, ma trovare un sistema che dia lo stesso potere di scelta a tutti senza doversi autoviolentare e roba simile. Con povertà mi riferisco a qualsiasi cosa, anche povertà di spirito, povertà genetica e così via. Può essere che sia la natura stessa ad essere tarata a monte, e va bene, ma in ogni caso il problema resta, altrimenti i cristiani non avrebbero creato il motto "gli ultimi saranno i primi". Qua invece il motto diventa "che gli ultimi si arrangino con gli ultimi e chi è più ultimo di loro". Non credo che questa cosa produrrà granché, chi sta bene davvero continuerà a relazionarsi con altri e gli emarginati con altri emarginati, i malati con i malati e così via, così si creano le classi, economiche e di altro tipo. A me dopo un po' ha iniziato a dar fastidio il fatto che gli operatori del CIM o come si chiama, considerassero le persone finite là come subumane comunicando implicitamente "Che si associno tra loro, noi cosa c'entriamo con questi? Nulla". E' come se si volesse creare un solido welfare dicendo solo a chi è un po' meno povero dei miserabili totali di aiutare questi altri e non chiedere nulla, che dia l'esempio che così il mondo cambia (che poi magari già è così, c'è più solidarietà tra persone inguaiate), ma le risorse grosse e da ridistribuire non si trovano di certo là sotto. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Insomma, in media gli operatori del CIM ragionano sicuramente in termini di "noi e loro", ma lo fanno anche gli utenti. Tu in particolare, ad esempio, hai alcune idee molto forti, di fatto arbitrarie, ma non te ne accorgi, e questo accecamento ti rende più difficilmente accessibile relazionalmente. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Dal vivo in un gruppo di persone non parlo, parlo solo quando ci sono due massimo tre persone. Non sono mai il primo a iniziare una conversazione ma non mi sono mai ritirato da esse. Il mio atteggiamento è molto chiuso e scoraggia gli altri dal parlarmi soprattutto se si tratta di cose non pertinenti allo specifico luogo in cui mi trovo. Come dico sempre a tutti io non parlo, rispondo. Perché io possa aprirmi con qualcuno questo qualcuno deve entrare nel mio cerchio e nel mio cerchio si entra solo dopo una lunga conoscenza ed intimità, ci deve essere uno scambio continuo altrimenti mi è naturale rimanere distaccato e riservato. Basta poco per allontanarmi, se perdo la fiducia in qualcuno, se penso di non essere importante per qualcuno quanto questo qualcuno è per me io mi allontano. Piccola precisazione faccio questo o faccio quello in realtà accade e basta non lo scelgo direttamente. Sono così perché evidentemente non posso essere diversamente in altri modi soffrirei anche di più, l'ho detto tante volte che la solitudine assoluta è meglio del perdere rapporti. Non hai i piaceri dei rapporti ma non hai nemmeno l'altalenanza tra i dispiaceri e i piaceri, forse le persone normali sono molto più elastiche di me, forse le persone normali non sopportano la solitudine. C'è chi ha bisogno di tante persone io ne ho bisogno di una o due. C'è chi racconta vita morte e miracoli c'è chi si tiene tutto dentro. Quindi per rispondere al quesito io non mi metto da parte ma si capisce perché ci finisco.
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Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Se delle persone ti comunicano "stai alla larga che non sei un nostro pari' mi sembra evidente che il muro alzato è solo di reazione. Noi e loro può avere un senso funzionale, ma io ho osservato che in questi ambiti non aveva solo questo senso qua, assumeva un significato gerarchico e di valore. La "malattia mentale" viene spesso usata in questo senso e non ho io le allucinazioni nel pensare cose del genere, quante volte i Crepet di turno con le mani tra i folti capelli usano in TV o altrove delle etichette relative ad un disagio per generare discredito sociale? Questa cosa è diffusa, io avrò idee forti, ma credo di aver ragione. Se l'aiuto che mi si vuol dare consiste nel ghettizzarmi insieme ad altri io non lo riconosco proprio come aiuto, se mi si vuol tendere una mano, lo accetto, se invece si vuole usare questa cosa per dire "noi siamo ok, tu no", allora le cose cambiano, ed in male. Preferirei che malati e cosiddetti normali interagiscano di piú alla pari e con la stessa quota di rispetto e paternalismo, questo sarebbe un intervento che abbatte il noi e il loro. Se una persona ritenuta mostruosa alza un muro io non credo che lo faccia indipendentemente dall'atteggiamento diffuso nei suoi confronti. Perché una persona dovrebbe iniziare a percepirsi come negativamente anormale in relazione a certe caratteristiche? Non può essere vero che parte tutto dalla persona secondo me. Per me il problema di fondo consiste nel fatto che non abbiamo tutti le stesse possibilità, a partire da questo si creano delle gerarchie di valore ed emergono persone più rifiutate e meno amate di altre... La situazione è questa, quel che non è chiaro è come si intende curarla. Una cura che neghi il problema non è una cura. Delle persone meno amabili e inutili, che non riescono a cambiare e acquisire le caratteristiche che le renderebbero amabili o di valore, cosa se ne vuol fare quando queste pongono il problema? Le risposte date in genere sono due: si dice a queste che se non riescono a diventare abbastanza amabili e inserite la colpa è la loro e quindi il fatto che sono così è una cosa che hanno creato loro (loro creano il problema loro dovrebbero farlo sparire), oppure si dice a queste di accettare il loro destino placidamente. Per me entrambe le risposte risultano fallimentari in molti casi anche perché a me danno l'impressione che non afferrano nemmeno il problema posto queste risposte, il muro contro muro perciò è inevitabile, ma non credo che lo abbiano alzato per primi gli esclusi. Queste risposte a me sembra evidente che siano inefficaci, infatti i movimenti di persone che gravitano attorno a queste forme di malcontento diventano ancora più rigidi quando la comunità dei benpensanti risponde così, con questo "noi e loro". Anche questo forum ha avuto questo atteggiamento qua. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Se l'utente comunica "io non mi rispetto come individuo e non rispetto nemmeno voi" (sul piano emotivo e non solo delle fredde decisioni), che alla cosa si attribuisca un significato di valore non mi sembra campato per aria. Tu critichi certe idee astratte della malattia, e ok, ma finisci proprio per negare l'esistenza di qualsiasi problema relativo al tuo modo di affrontare la vita. Avrai buoni motivi, ma mi sembra che ti porti fuori strada. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Chi, a causa dei noti problemi, ha carenze sotto vari aspetti (relazionali, amicizie, rapporti in generale), tende a stare sulle sue ed evitare perché esporsi e farsi coinvolgere troppo potrebbe comportare il rischio di mettere a nudo tutte queste carenze e difficoltà, con conseguente forte disagio, senso di inferiorità e di inadeguatezza nei confronti degli altri.
Ecco perché molti che soffrono di fobia, evitamento eccetera hanno enormi difficoltà e finiscono per essere dei disadattati sociali |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Anche chi ha problemi di salute, aggiungo. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Io dico alla psicoterapeuta "guarda che questa cosa non la so fare, in quella situazione mi pisciano in testa, non sono abbastanza motivato a farla tanto bene perché è faticosa" e questa la traduce in un "tu non ti ami, non ti rispetti, non ti curi di te, per questo gli altri non ti rispettano", ma che cavolo stai a di?!! A me fanno innervosire queste cose, ad altri forse no, ma queste traduzioni di un problema in un altro problema che per me non è un problema, mi infastidisce. Ma cosa c'entra l'amarsi e il rispettarsi? Io dovrei riuscire a fare delle cose proprio per ottenerne certe altre, manco si poneva il problema se non ero inserito in un contesto e volevo ottenere cose dal contesto che non riesco ad ottenere volentieri. Si traduce un conflitto col contesto in un conflitto che la persona intratterrebbe con se stessa, e questa cosa è una paraculata. Se uno fosse stato già rispettato dal contesto e aveva questo anti rispetto a monte si poteva fare questo discorso, ma qua parliamo di persone che vengono trattate effettivamente male. Secondo loro se io poi trovo una situazione meno faticosa rifiuterei comunque a prescindere perché non mi amo? :nonso: Mettetemi alla prova e dimostrerò che sono tutte fregnacce. Preferisco spesso solo la condivisione di un problema, che mi ascoltino e basta se soluzioni non ne hanno, quando si insiste a voler tradurre i problemi come vogliono loro in altri problemi non va affatto bene. Non riconosco questa cosa come un aiuto. Mi aiuta un tizio che mi dà un passaggio quando faccio l'autostop, non uno che si ferma e mi dice di andare a lavorare e comprare l'auto perché non mi amo abbastanza e poi riparte. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
Ho un alunno a scuola che è convinto che tutti ce l'abbiano con lui eppure ha un'autostima altissima, profferisce discorsi e contenuti che non ti aspetti a quell'età, dice cose come "non sono un quitter" e altre amenità che avrà letto in giro. Però mi chiedo perché, a fronte di questa convinzione, ovvero il fatto di essere odiato da tutti i suoi compagni di classe, si atteggi e tenti di costruirsi un'autorappresentazione fondata sul valore personale, spesso anche esagerando di sicuro, ma non si lascia certo abbacchiare.
Perché c'é chi di fronte al vituperio generale rinforza la propria immagine e ci costruisce sopra un motivo di vanto e c'é chi invece se ne lascia travolgere? E' questo il punto, non quello che accade all'esterno, ma come si filtra ed elabora questo esterno (che poi, del resto, si filtrerà sempre tutto in funzione di un'idea preconcetta, non siamo computer che registrano i dati reali in maniera e con parametri oggettivi). |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
un giorno ascoltavo un intervento di mauro scardovelli su youtube a proposito della paranoia e la definiva come una profezia che si autoavvera.
lo stesso si può dire della fobia sociale, è vero che un atteggiamento prudente ti autoesclude, ma è anche vero che incita gli altri a farti fuori, perché si sentono legittimati. è stata un'intuizione illuminante, scoprire il perché i paranoici spesso hanno ragione, sono perseguitati per davvero ma ci mettono anche del loro. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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io riesco a reggere l'urto di una folla ostile ma perché non dimentico mai da dove vengo, provenire da una famiglia modesta mi ha rafforzato paradossalmente. |
Re: Secondo voi: sono gli altri che ci mettono da parte..
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Se volesse uscire con qualcuno e lo odiano e disprezzano davvero tutti, con chi esce? :interrogativo: Non devi avere alcun bisogno e non ti servirà niente di quello che hai attorno, è ovvio questo. Poi se uno dice che è odiato e disprezzato e ha miriadi di persone e donne che farebbero a cazzotti per stare con lui, racconta fregnacce. Si dà le arie come quei tizi che dicono di andare controcorrente ma non ci vanno davvero, perché se ci andassero come certe altre persone controcorrente, rimarrebbero spiaccicati in breve tempo. I veri anticonformisti fanno una brutta fine. Gli altri, i falsi anticonformisti, lo sono a parole ma non nei fatti, dicono tutti di non seguire il gregge ma si comportano tutti allo stesso modo, i tatuaggi, la barba ecc. ecc. Seguono il gregge e dicono poi a parole di distinguersi. Di chi si distingueva davvero magari nessuno se ne accorge perché in genere non lo dice e fa una brutta fine. |
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