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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Gli psicologi ti fanno una diagnosi e da quella diagnosi generalmente fanno una terapia standard. Ognuno di loro pensa che la terapia vada bene per tutti...
Io vado da un comportamentale da 5 mesi, dalla diagnosi è uscito il disturbo evitante e siamo già alla forzatura di mandarmi a fare volontariato alla pubblica assistenza, come se fare volontariato o farmi amici cancellasse tutti i miei problemi e pensieri. Peccato che non sono andato lì per farmi degli amici... Che poi forzarmi a fare volontariato è una cosa irritante, se in passato avessi ritenuto che fare volontariato mi avesse fatto bene ci sarei andato prima...ora non so come fare per smarcarmi.. Anche io so che non sto tanto bene, sento la mia vita come una prigione, e se andando a chiedere aiuto il massimo è sentirsi costretto a fare volontariato o altre cose che non voglio fare...ma non è che non voglio farle perché sono strnzo ma perché sono andato lì per cercare cose che mi interessino, per capire cose di me, non per fare la marionetta facendo quel che vuole lei convinta che mi faccia bene... |
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Esattamente così. E intanto loro guadagnano e big pharma straguadagna da matti. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Magari, ipotizzo ,lui non ha effettivamente bisogno di nessuna terapia. In ogni caso, con questa sfiducia di partenza verso le figure professionali, effettivamente potrebbe essere solo che uno spreco di tempo per lui.
Una guida spirituale?. Forse attraverso la fede, anche chi affetto da depressione maggiore può riuscire a trovare/ritrovare la felicità e la serenità mentale. Però si sa che per abbracciare una vita spirituale o di fede a volte la ragione bisogna metterla da parte. E per una persona, indubbiamente intelligente ,ma così tanto predisposta al continuo ragionamento e dubitamento sarà forse impossibile arrivare a credere. Quindi cosa rimane ,abbandonarsi alla vita e sposare una filosofia nichilista? |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Da quello che ho visto, psicologi e simili ti aiutano se hai già una mentalità sensibile a quei soliti concetti tipo "inizia ad apprezzare le piccole cose della vita, "accetta la tua situazione e sii grato per ciò che hai", "sii te stesso e gli altri inizieranno ad apprezzarti" (ahahah ma ha mai funzionato sta cosa?), se non sei il tipo invece ti dicono che sei tu che non vuoi farti aiutare, come se quella fosse l'unica soluzione possibile, quindi se anche tu sei così non so quanto possa servire spenderci soldi.
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Però il punto cruciale della questione è che, quando si sta male, o si cerca di cambiare qualcosa (ed essenzialmente ciò che si può cambiare è il proprio comportamento, oppure qualcos'altro attraverso il proprio comportamento: le preghiere non funzionano, purtroppo), oppure cercare di accettare la situazione in qualche maniera. Può uno psicologo aiutarti in questo? Forse. Magari può suggerirti prospettive e punti di vista che non avevi valutato. Può darsi che invece non possa, che non ci riesca. Che non esistano. Però puoi scoprirlo solo tentando. Può uno psichiatra aiutarti in questo? Forse. Magari cambiando la chimica del cervello può darti risorse per attuare quei cambiamenti necessari a far cambiare le cose che non vanno nella tua vita. Può darsi che invece non possa, può darsi che la chimica del tuo cervello non abbia nulla che non vada, oppure sì ma comunque non si trova il modo di cambiarla in senso migliorativo. Chi altro può aiutarti? Forse persone che vivono problemi analoghi ai tuoi. A me ad esempio ha aiutato tanto scoprire che una persona molto vicina aveva intenzioni suicide. Mi sono dovuto domandare perché le mie intenzioni suicide fossero da considerarsi ragionevoli e le sue invece no. Nello specifico credo che a te aiuterebbe imparare a comunicare meglio, perché ho la sensazione che molto spesso ti lasci letteralmente travolgere dai tuoi pensieri e lasci che essi travolgano il flusso di comunicazione, travolgendo poi chi ti deve leggere (forse anche chi ti deve ascoltare?). Ad esempio, in questo thread non ho capito ancora nel concreto cosa vorresti che cambiasse, cosa ti fa soffrire. L'insoddisfazione relazionale? Qual è il desiderio che esprimeresti a un ipotetico genio della lampada, se ne avessi l'opportunità? Sempre ammesso che tu sappia di cosa hai bisogno, ché non è da darsi affatto per scontato. Chiaramente la sarcazzoterapia (non necessariamente con me e muttley a milano, ma ci sono altri utenti e magari qualcuno in campania) continuo a promuovertela perché più di tutto secondo me riuscire a relazionarsi con delle persone "dal vivo" e non attraverso un forum è qualcosa di insostituibile per avere almeno la probabilità di stare meglio. Probabilmente questo post risulterà inadeguato e incompleto come il precedente, però è il meglio che mi riesce di produrre, quindi chiedo in anticipo scusa per ovvietà e facilonerie varie. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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E la soluzione quindi qual è? Io non lo so, per il momento non ne vedo nessuna. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
XL, ma perché escludi a priori di avere problemi di cui non sei consapevole? Il passaggio da problema soggettivo a problema oggettivo (diagnosi psichiatrica) è problematico, e se il tuo è un rifiuto di essere etichettato come tarato o disturbato ti dò ragione.
Resta che i problemi soggettivi esistono e hanno una loro dignità. Da quello che scrivi qui, io ribadisco che non si tratta solo delle questioni materiali di cui ti lamenti ma che c'è ben altro. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Il negare a spada tratta di avere un malessere propriamente psicologico è una cosa diffusissima, legata a una vita vissuta in un contesto fortemente negazionista della sofferenza.
La compliance formale (quella dei più, che si affidano ciecamente all'autorità degli esperti senza crederci davvero) ovviamente è una pezza scema che non risolve nulla, ma nasconde la questione. Io ho negato a tutto spiano per buona parte della mia vita. Ultimamente, ho rischiato (e ancora non ho certezze) una diagnosi medica piuttosto grave, di quelle che cambiano totalmente la vita, in peggio. In questa circostanza, ho trovato la spinta per rifiutare l'interazione con le persone con cui ho normalmente a che fare, in quanto non ho percepito un briciolo di reale capacità di riconoscere la mia vulnerabilità. In precedenza mi prestavo al gioco, anzi ai vari giochi del: facciamo finta di essere una famiglia; mi preoccupo per te perché altrimenti mi sento in colpa; inganniamo il tempo insieme per distrarci. Adesso, con il peso del presente e del (possibile) futuro, mi sono detto "no vabbé, basta così, relazioni insignificanti adesso non le reggo proprio". Ovviamente le relazioni erano insoddisfacenti anche prima, ma non prendevo sul serio la cosa e mi "adattavo". Di colpo, mi è calata l'ansia che prima era a duemila, mi è tornata voglia di vivere, e mi è salita la consapevolezza di avere dei problemi "psicologici" da affrontare (che non sono più: ho un disturbo, sono matto, sono fobico, sono depresso, ecc. ma riguardano il mio modo di vivere). I problemi "concreti" di prima (economici, relazionali) da un lato li sento più "veri", dall'altro parecchio meno drammatici, essendo calata l'ansia, che dipendeva da altro ma proiettavo su di essi. Tu escludi di vivere trattandoti male e di essere talmente immerso in una gabbia da non rendertene conto? |
Anche se chiedi aiuto nessuno ti ascolterà, sarà la solita frase del cazzo ma la nostra guerra solo noi possiamo vincerla.
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Io in verità non è che non mi voglio trattare bene è che una parte di me trova faticoso fare certe cose e quindi trattarmi bene in tal senso equivale a non faticare tanto, un'altra parte reclama le cure e quindi succede che trattarmi bene in uno dei due sensi equivale a trattar male l'altra parte di me. E' come se dovessi trattar bene un'altra persona ma per farlo devo investire una marea di energie comunque e questa cosa mi crea dei disagi e la cura stessa in un senso equivale in parte a trattarmi male, per curare il corpo devo trattarmi male in qualche senso. Quindi qua non è che è proprio netta questa cosa che dicono, almeno nel mio caso non è così. Sono io stesso che in parte sono insoddisfatto quando curo certe cose che mi riguardano perché mi costano degli sforzi immani e i risultati sono modesti, a non curarmi la cosa manco va per il verso giusto, e allora spesso non so davvero cosa fare, dicono di trovare un compromesso, ma io un buon compromesso non l'ho trovato. Delle volte penso che probabilmente dovrei delegare la cosa ad altri, solo che anche qua poi si pongono altri problemi, per delegare ed avere un servizio ben fatto bisogna spendere un mucchio di soldi e non navigo nell'oro. Altre volte sono proprio incapace io di trovare cure adeguate, e anche qua per delegare dovrei delegare a gente competente, e sempre bisogna seguirli e avere queste capacità qua e spendere un mucchio di soldi. Poi ti dicono "chiedi aiuto che ti aiutano così non devi farle tu certe cose", ma a me non pare sia vero, chiedi aiuto e in genere cercano di riscaricarti tutto addosso. Ho chiesto aiuto alla psicoterapeuta affinché parlasse con una collega di una certa questione e ha rigirato comunque il problema a me, mi ha dato il numero di telefono, nemmeno quello personale e di stanza tra l'altro e il problema è passato pari pari a me. Oppure quando ho avuto dei parenti malati un mucchio di persone dicevano che c'era questo e quell'altro a disposizione, però concretamente nessuno ha alzato un dito e ho fatto quel che sono riuscito a fare, piuttosto male. Io non è che voglio trattare male me e altri, cerco di trattarmi bene, ma spesso quel che riesco a fare, senza diventare una sorta di aguzzino di me stesso, questo è e i risultati che riesco a mettere insieme questi sono. Si tratta bene chi riesce a delegare e scaricare i lavori pesanti su altri e arraffa quel che si può arraffare, però anche per far questo bisogna avere una serie di capacità, anche manipolatorie, che io non ho. Anche per fare i parassiti bisogna esserci tagliati. La formula "tu tratti male te stesso" è una cosa iper semplificata in relazione a quel che devo gestire concretamente e non coglie affatto bene tutti gli aspetti dei miei problemi. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Per "trattarti bene" non intendo "andare alla spa" e similari, ma una cosa più sottile, che non saprei come mettere a parole.
Per tornare all'esempio che ho fatto io: hai qualcuno a cui dispiacerebbe *davvero* per la tua infelicità? Davvero, cioè non perché interpreta un ruolo, perché ha paura di mostrare altrimenti o per buona educazione. Riusciresti a cercarlo esplicitamente (che sia l'amico o la ragazza), senza vergogna, fobie, tentativi di manipolare e mille pippe mentali? Se lo incontrassi, riusciresti a stare in sua compagnia? Se la risposta è no, allora (imo) è perché "non ti tratti bene", cioè resti in relazioni mortificanti che ti inducono a gestire la tua vita in un modo mortificante. Con questo non voglio dire che dopo è una passeggiata o i problemi oggettivi scompaiono. Però almeno cambi atteggiamento, diventi più aggressivo (senza recitare), prendi il buono che c'è, e spesso c'è, fai progetti sensati. Ti godi di più la vita. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Potrebbero formarsi nuovi indirizzi più simili alla psicoterapia che vorrei io. Potrebbero esistere già tra 3 o 4 anni, magari anche grazie a un terapeuta che ha ascoltato le mie idee e ne ha fatto tesoro, chissà. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Come posso trovare una persona che mi piace frequentare e voglio bene e che mi vuole bene? Se in base a quel che so fare ste benedette persone che mi vogliono bene, non mortificanti e che mi piace frequentare non le trovo, non tradurrei questa cosa nell'espressione "non ti tratti bene". Per trovare altri che ti vogliono bene devi in una certa misura anche "sedurli" e se io l'esca per sedurli non riesco a costruirla o procurarmela in modo agevole mi pare che abbia a che fare con questo problema qua e non col trattarmi male. Mi tratto come riesco a trattarmi proprio perché non voglio trattarmi troppo male. Intorno a me ho conosciuto solo persone che volevano trattarmi bene (a parole), ma mi hanno trattato male e ora mi pare che questa retorica voglia continuare all'infinito a perseguitarmi raccontarmi la stessa cosa nei secoli dei secoli. Ho capito che un certo stile di vita attrarrebbe di più gli altri, non sono scemo, però io questo stile di vita non riesco a tenerlo e certe volte non so nemmeno se voglio tenerlo. D'altra parte certi altri mi piacerebbe frequentarli ed essere apprezzato, ma non tradurrei questa sorta di conflitto che per ora non sono riuscito a risolvere così. Certo mi piacerebbe, come non mi piacerebbe che ci fossero certe persone per me che mi piacciono e mi vogliono bene, ma non le ho trovate queste persone, non è che frequento persone mortificanti, io proprio per evitarlo non frequento quasi nessuno, mi costringo talvolta a frequentare persone che non mi piacciono tanto perché queste sono ben disposte, ma nemmeno funziona, certo è che devo frequentare qua e là per forza delle persone ma non è che me le vado a cercare io mortificanti o che fanno cose che mi scoccio io di fare, se ci sono gli stronzi o persone fatte soprattutto in certi modi in giro è perché io non mi voglio trattare bene? :nonso: Io in certe situazioni sociali non mi so difendere bene, è un'altra cosa che vedo e osservo, ma se non ho la battuta pronta e non riesco ad esser fatto così è perché non mi voglio trattare bene? Sarebbe preferibile non ricevere attacchi, ma se esci e vai in giro li ricevi quasi sempre se c'è qualcosa che stona con un certo stile di vita che è ritenuto generalmente accettabile. Continuo a pensare che questa espressione nel mio caso sia scorretta, non è illuminante né mi fa capire meglio cosa fare, Se incontrassi una persona che mi tratta bene, mi piace e non rompe le balle, ma perché mai non dovrei riuscire a stare in sua compagnia? :nonso: Mi pare sia più difficile stare insieme a persone che non ti piacciono abbastanza, ti mortificano e rompono le balle e ti trattano in buona parte male, per avere in cambio altro, valutando che di meglio in giro non lo troverai se vuoi socializzare con qualcuno e avere relazioni, che con persone che ti trattano benissimo (che sono un ago nel pagliaio quando sei fatto in certi modi). Io una relazione con l'altro sesso ho avuto, dopo i trent'anni in età avanzata, e non era idilliaco il rapporto, e alla fine mi ha mollato l'altra persona perché non riteneva fossi idoneo a farla abbastanza felice, non l'ho mollata mica io. Se stai con persone che ti trattano male o non ti piacciono abbastanza ti dicono di lasciar perdere e trovane altre perché "meriti di più" e devi rispettarti, se poi non le trovi queste altre persone e te ne lamenti di questa cosa ti dicono al contrario che hai standard tali che nelle tue condizioni non puoi trovarle e quindi "non meriti un cazzo", insomma in ogni caso mi pare che la cosa una soluzione non mi pare ce l'abbia. Lo ripeto, ho capito che un altro stile di vita attirerebbe di più ma per riuscire a condurlo dovrei riuscire a trattarmi abbastanza male, dovrei fare l'esatto contrario. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Sai anche io mi sento "male" di default, è come se la vita mi spaventasse in se per se, non vedo un senso nelle cose, certe volte ho una visione troppo logica di tutto, come se non riuscissi a connettermi col mondo.
Ho sempre quel senso dell'inerzia, mi sento imbambolato con un angoscia addosso, ma anche quando sono tranquillo, come se non fossi mai soddisfatto, evidentemente anni di insoddisfazioni mi hanno reso così, ma non si può guarire da ciò, una volta che vedi il mondo in una certa maniera, come ritorni ad un punto precedente di illusione? Ecco io lo reputerei una disillusione da tutto, aver capito che la vita non ha un senso e per trovarne uno devi solo avere fortuna di esser stato educato bene ed essersi integrato nella società, sennò si rimane in balia del non senso di tutto, senza esperienze con i tuoi simili (base della società) dove si vuole andare? E anche se uno fa esperienze, il male esistenziale rimane, è una visione del mondo disillusa, che purtroppo non permette di godere la vita mondana, sono discorsi visti come strani dal popolino. Lo so, ma se ci pensi chi sta bene, si mette il filtro polarizzato sul positivo davanti agli occhi, che è per lo più un filtro per illudersi che la vita abbia un senso. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Prendiamo in esame solo le malattie fisiche. Una persona che non ha alcuna malattia non deve usare filtri per nascondere il fatto che non è malata, mentre una persona malata, per poter vivere come quella sana come un pesce, dovrebbe usare un filtro positivo. Se delle cose sono davvero positive non hai bisogno di un filtro per trasformarle in positive. E' la persona realmente malata che ha bisogno di un filtro positivo per poter vivere come quella sana (almeno a livello mentale immaginario), non la persona sana. Poi va be' ci sono anche quelle sane che usano un filtro negativo, però io vedo che spesso viene confusa questa condizione qua con quella della persona malata che non usa filtri. Un sano che usa un filtro negativo andrebbe distinto da un malato che non usa filtri. Per curare il primo bisognerebbe togliere il filtro negativo e basta, il secondo o lo si cerca di curare curando la malattia (soluzione ideale) o si cerca di applicargli un filtro positivo in maniera tale che viva da malato in modo abbastanza simile (almeno mentalmente, perché realmente non può vivere davvero in modo analogo al sano che è sano davvero) alla persona sana. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
In pratica stai dicendo che ci sono situazioni di depressione endogena(filtri negativi a prescindere dalle condizioni) e problemi oggettivi che non si possono vivere bene senza il filtro. Quindi, mi pare di aver capito che tu ti ritieni del gruppo dei problematici oggettivi, ossia con problemi che esistono davvero e che senza filtro non possono star bene. Sei disposto a provare a metterti sto filtro o preferisci soffrire e basta ? É una scelta. Il fatto che non accetti che non ci sia una cura al tuo male non significa che gli altri non sitano facendo abbastanza di quello che è in loro potere. Significa semplicemente che non esiste soluzione per tutto, così come per le malattie incurabili. Se non, appunto, il filtro.
Sicuramente puoi lamentarti che la società non ti dà la soluzione. Vorresti che altri identificassero i tuoi bisogni che tu stesso non riesci a riconoscere, e lavorassero per risolverteli. Non è così che funziona, un malato di Sla che vuole una cura deve sapere intanto cos'ha, vagliare le soluzioni che il mondo propone in merito, e una volta capito che non ce ne sono, lavorare su quello che si può, curandosi per ridurre i sintomi e accettando la propria sorte. Può inoltre battagliare perché la ricerca progredisca e ci siano più investimenti, ma deve sapere cosa sta facendo e perché, se è un generico "sto male, non so cos'ho, non voglio saperlo, non voglio le diagnosi e le cure, non voglio accettare, società aiutami" nessuno lo aiuterà. Idem se dice "ho questa malattia e voglio solo guarire dall'oggi al domani e nient'altro mi interessa farci". Anche in questo caso non avrà nessun riscontro. Idem se uno vuole un milione di euro in tasca. A determinate richieste non c'è aiuto possibile. Leggasi miracoli. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Sì, io rispondevo a XL, scusa ma non ho quotato.
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Se tu sai di essere malato, secondo te può mai funzionare se decidi volontariamente di convincerti che sei sano? Devi trovare o sperare di trovare qualcosa che ti convinca. Tornando all'esempio delle malattie, abbiamo avuto la pandemia e c'erano una marea di negazionisti, quindi esistono queste persone, ma difficilmente se sai che queste cose esistono riesci ad andare nell'altro stato volontariamente, se si gioca a carte scoperte la cosa non funziona e non può funzionare. Dovrebbero convincerti che è vero quel che è falso (e una volta che ti hanno convinto non è più falso per te), e dipende dagli argomenti e da quanto è possibile persuaderti, non dalla tua buona volontà a crederci. Uno certe cose le può ascoltare ma non si può colpevolizzare se queste cose non riescono a convincerlo. Mi è venuta in mente questa cosa perché la psicoterapeuta mi ha fatto un esempio, mi ha parlato di un suo vecchio paziente che scoprì di essere malato di aids ma che ha negato fino alla morte l'esistenza del virus (ecco un altro negazionista) e mi ha detto che ha passato una decina di anni senza preoccuparsene minimamente, poi però ovviamente è morto. Non so poi con le relazioni sessuali e altri contatti come si può risolvere la cosa, perché può coinvolgere anche altri, non ho approfondito più di tanto la cosa perché l'esempio non è riuscito a persuadermi, mi ha fatto un po' innervosire. Ma non me ne ha parlato perché lo ha convinto lei, (credo tentasse di fare il contrario nella situazione specifica visto che queste malattie possono coinvolgere anche altri) metto in chiaro questa cosa qua a scanso di equivoci. Io non credo che riuscirebbero a convincermi casomai facessi il test e risultassi positivo, credo di no, poi non so. Può essere utile convincersi di essere sani se comunque poi uno non riesce a curarsi adeguatamente, visto che in ogni caso non ti curi tanto vale credere che stai bene così almeno non ti preoccupi inutilmente, effettivamente fila il discorso, però non è che lo si può fare in modo volontario secondo me. Ma comunque non sono nemmeno uno che ha filtri negativi in tal senso, non sono ipocondriaco, non è che anche se non avverto alcun sintomo penso di avere chissà cosa (a meno che non ho altri riscontri). |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Si riflette: quali sono gli ostacoli che ti impediscono di comprarti la casa? Poi si procede trovando soluzioni agli ostacoli e mettendole in atto. Il punto fondamentale è che una persona non può essere lasciata abbandonata a se stessa coi suoi desideri irrisolti: o la si aiuta facendole fare concreti miglioramenti; o si trova il modo di farle abbandonare tali desideri frustranti; oppure le si propone l'eutanasia o qualche altro sistema radicale per annientare i pensieri generatori di sofferenza. Detto ciò, è riduttivo limitarsi all'esempio della casa. Del tipo, mettiamo tu soffra di insonnia e che gli psicoterapeuti non siano riusciti a fare nulla di buono per questo tuo problema. Eh, non va mica bene. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Se sei malato e ti convinci che sei sano hai qualche psicosi che ti stacca dal reale. L'obiettivo non è questo, è riuscire a stare comunque meglio possibile di umore e atteggiamento, pur consapevoli di avere una malattia. Qualcuno ci riesce? Sì. Gli esempi si sprecano.Quindi è possibile. È possibile per tutti? Non lo so, non è certo, ma chi è interessato a questo obiettivo, può solo provarci coi mezzi dati, non vedo altre vie.
Se la situazione è oggettivamente di merda, bisogna solo impazzire per vederla positiva, e non si può impazzire a comando e nemmeno è sano. Il malato di Aids ha trovato questa via perché non accetta la realtà, si può allargare ai negazionisti COVID(realtà che non si accetta e si va a credere ad altre fantasiose narrazioni), e hai ragione a dire io non me la bevo, nemmeno io figurati la merda è merda non sarà mai zucchero, ma si può stare meglio, o comunque non sempre male psicologicamente, pur con problemi reali di cui si é pienamente consapevoli. Né facile né certo. Solo possibile. Come? La ricetta universale non c'è. Ma ripeto, oltre a tentare le vie esistenti, non vedo altre strade, oppure come dicevi, darsi al negazionismo, sciamanesimo, misticismo, per chi riesce a darsela a bere in quei modi là, e lo trova sensato. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Il mio esempio è relativo al caso in cui, chi vuole comprarsi la casa voglia farlo senza lavorare, senza chiedere prestiti, senza essere nato ricco, e punti i piedi perché considererà risolto il suo problema solo se la casa gli viene regalata, e fatta come vuole lui, non considerando altre alternative come risolutive del problema in oggetto. In quei casi che può fare il terapeuta, più che augurarti di vincere la Sisa e consigliarti una buona agenzia? Ti può aiutare facendoti vedere che si può essere felici anche in affitto, ti può spronare a lavorare per farti il mutuo, ti può dare ragionare sul perché non vuoi lavorare, ma se tu non li vuoi questi compromessi? Non può e non deve regalarti case, non è di sua competenza farlo. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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insomma, il caso che riporti è così poco comune che ha davvero poco senso parlarne. Quote:
- può offrire l'eutanasia, se proprio si soffre tanto e non si vuole compromessi - altro |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Io non riesco, posso ascoltare tutti i discorsi del mondo, ma di nuovo se non riescono a persuadermi cosa ci posso fare? :interrogativo: Mi viene in mente anche Galileo Galilei che a parole disse tutto quello che volevano quelli dell'inquisizione ma intimamente non era affatto persuaso che avessero ragione. Questa intima persuasione non si può costruire sempre e comunque secondo me. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Poi per convincermi che non è così difficile conoscere persone dell'altro sesso se mi aiutassero direttamente e concretamente a farlo anche sarebbe utile. Uno psicoterapeuta che dice ad un paziente di chiedere aiuto al contesto quando questo non ha gli strumenti per farlo e non può riuscirci adeguatamente, produce un buco nell'acqua, se invece possiede direttamente qualche strumento per aiutarlo diventa più utile e anche più convincente. Ecco cosa fa lo psicoterapeuta attualmente... L'intervento che ho in mente io consiste nell'aiutare concretamente Fantozzi in qualche modo a timbrare il cartellino. Non si limita a motivarlo, metter filtri e compagnia bella. Se non lo psicoterapeuta ci vuole qualcos'altro che sostiene e che probabilmente ora non c'è, almeno nel mio caso sento che qualcosa manca e non basta convincermi che non manchi nulla. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Di opportunità obiettivamente ne hai. Quote:
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Alcunepersone son andate in India e son cambiate radicalmente, altre hanno fatto il cammino di Santiago e han trovato l'amore, altri son stati in Perú, altri han fatto teatro e si sono sbloccati, altri han fatto sesso e adesso vivono meglio... Esistono tantissime terapie, metodi, e si puo solo provare, riprovare, tentare,... Se ci si sente meglio vuol dire che quella tecnica funziona. Ma si deve pur iniziare. Esiste lo psicodramma, la danzaterapia, l'arteterapia, la musicoterapia... Sono terapie poco conosciute ma a volte funzionano là dovealtre tecniche più accademiche falliscono. Se sei depresso o no non puoi dirlo tu. Ci sono dei parametri di valutazione che solo un dottore può conoscere e verificare. La depressione ha diverse cause d'origine. Tu ti definisci depresso ma perchè hai usato proprio questo termine? Depressa è una persona che non ha più voglia di vivere, che si è lasciata andare deltutto. Tu scrivi qua, vorresti sapere, quindi reagisci già... Allora forse magari ti basterà un viaggio, o una corsa su in montagna, o macinare km in bici... Puoi solo provare e vedere come va. Se tutto quello che provi non va, cioè non ti fa migliorare allora forse è qualcosa che devi verificare con un dottore. Se hai mal di stomaco vai da un dottore no? Allora puoi benissimo andare da un dottore della psiche visto che ti fa male la vita. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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E' una cosa che desidero io e mi manca a monte, nessuno fa pressioni in tal senso, penso in realtà il contrario, è l'anormalità che non mi permette di soddisfare certe cose, cerco certi contatti perché ne sento il bisogno, che poi alla fine penso che questa sia la cosa più normale visto che se non ci fosse stato questo impulso così forte e la frustrazione quando non si riesce a soddisfare certe cose, l'umanità si sarebbe estinta da un bel pezzo. Mi inibisco perché mi sento poco efficace a sedurre, questo per me è vero. Ma se togliessi l'inibizione senza alcuna persona che mi aiuti davvero a diventare più efficace (tenendo presenti tutti i miei limiti e sfruttando quel che si può sfruttare) la cosa non penso che potrà risolversi per magia. Non riesco a convincermi che il problema per me consiste solo nell'inibizione, ero più disinibito ma a furia di percepire che non riuscivo sono diventato inibito. Le donne le cercherei comunque, ma penso che un giudizio sociale negativo e una cattiva reputazione mi taglino metaforicamente le gambe, per non usare una metafora più esplicita. Non penso che sono matto nel pensare che altri (in genere) non mi valutino come una persona di gran valore, ora però questa cosa non è che posso cambiarla convincendomi che valgo, dovrei diventare una persona fatta così e colà in maniera tale che questo giudizio sia positivo, questo idealmente, in concreto siccome qua comunque faccio cilecca conviene cercare persone che mi apprezzino (e contemporaneamente mi piacciano), ma dove le trovo? Se è vero che esistono, come dicono sempre qua, ho bisogno di aiuto a trovarle, il mio modo di cercarle non funziona, è scarso, ci metto eoni per trovarne qualcuna (una sola relazione in tutta l'esistenza che, guardacaso, ho conosciuto proprio in un ambiente protetto e facilitante). Insieme all'inibizione bisogna curare anche queste altre cose qua secondo me, soprattutto nel mio caso, penso che l'inibizione dipende da questo. Credere a monte che io riuscirò a socializzare come altri in ambienti normali, secondo me è una credenza sbagliata nel mio caso specifico, perché ogni volta che mi sono esposto ho avuto enormi difficoltà. Faccio un esempio semplice: se uno fosse disgrafico può capitare che eviti di fare certe cose come scrivere e simili per non passare da idiota, ora in casi del genere il problema è la paura di passare da idiota, l'evitamento? O la disgrafia stessa, che non viene riconosciuta? Se si manda un disgrafico che si rifiuta di scrivere a scuola e basta supponendo che non impari come altri a causa dell'inibizione, secondo te poi la persona imparerà a scrivere come gli altri? E' chiaro che se tutti continuano a negare che ci sia questa difficoltà e ci vorrebbe un sostegno diverso e più concreto rispetto a quello relativo a un motivatore che convinca che uno è capace come gli altri - perché poi magari all'atto pratico la persona si accorgerà che difetta in qualcosa e non riesce affatto come tanti altri - secondo me la cosa non si risolverà mai. In ambito relazionale io mi sento simile al disgrafico in ambito linguistico, con la differenza che questo deficit (quello relazionale) è abbastanza invasivo perché coinvolge praticamente tutti gli ambiti dell'esistenza. Io non nego di avere una difficoltà, io penso che non hanno centrato il problema nel mio caso e i sistemi di aiuto che hanno messo in piedi, per ora sono inadeguati. |
Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
Non lo so, per me certi "aiuti" hanno sortito solo peggioramenti e sensi di colpa inutili, le persone che vogliono aiutare compresi terapeuti ti sopravvalutano cercando di convincerti che puoi fare tutto ma con quali risorse e quali mezzi rimane un mistero. Per qualcuno può anche funzionare, con me no perché non ho mezzi ne risorse, sono una persona scadente e senza alcun valore è questo è un dato oggettivo. Gli antidepressivi mi hanno permesso di non suicidarmi ma non hanno aggiunto un valore alla mia persone bensì hanno alleviato il dolore della consapevolezze. Che la depressione sia causa o conseguenza di ciò non fa differenza, alla consapevolezza di essere una merda ci sono arrivato da solo, gli psicologi hanno solo messo fumo negli occhi cercando di distogliermi dalla verità, ormai da anni li ho lasciati perdere e non ci torno neanche sotto tortura. Poi ripeto ad alcuni è servito a me no, non voglio screditare ne la categoria ne chi ne ha tratto giovamento.
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Re: A chi o cosa chiedere aiuto?
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Davvero la psicanalisi è utile?
Ammetto di essere sempre stato un pó curioso su che cosa potrebbe venire fuori da un ciclo di sedute... Ma ritengo che il gioco non valga la candela. Non sono mai stato in terapia, nutro forti dubbi sulla sua efficacia. Ho sempre ritenuto che il ruolo del medico dovesse essere proattivo... Ti rompi una gamba? Raddrizzare e ingessare. Hai l'influenza? Questo è il farmaco. Ti sei tagliato? Sutura e antibiotici. Ma, a meno che uno psichiatra non possa entrarci in testa e raddrizzare quello che non va o prendere certe decisioni al nostro posto in momenti cruciali, la vedo dura che possa offrire un miglioramento. Vedo che molti sul forum hanno avuto esperienze poco felici e la cosa mi rende ancora più scettico. |
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