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Re: Il disagio sociale
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Comunque mi fa piacere che grazie anche (soprattutto?) all'aiuto di un genitore tu stia rialzando la testa. Può essere una risposta a chi dice che i genitori non fanno altro che deprimere, mettere i bastoni frà le ruote, inibire, colpevolizzare e giudicare...e se fossimo noi che vedessimo sempre il male nelle parole dei nostri genitori, mentre spesso il loro intento è un altro? Ogni famiglia fà storia a sè, ma sforziamoci anche ogni tanto di vedere aldilà dell'intento che appare quando mamma e papà ci dicono qualcosa. |
Re: Il disagio sociale
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A mio parere i genitori sono una risorsa di informazioni importantissima, perché non si deve mai sottovalutare 50, 60 anni di esperienza umana :) In generale tutti possono essere delle risorse importanti, secondo me, basta saper vedere le cose positive in giro, come dici tu :) |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Quando si è con un piede fuori dal baratro si percepiscono un pò meno i disagi che ci affliggevano (e meno male, per buona pace dell'umore:mrgreen:) per cui l'empatia con chi stà male e ha un problema similare al nostro viene meno. E' facile sbagliare tono e apparire più forte più "capace" e magari sminuire chi ci è dentro (non'è il tuo caso) è la cosa più facile che può succedere quando si prova a spiegare come ce la si è fatta...lo sò perchè è successo anche a me. |
Re: Il disagio sociale
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Non intendevo assolutamente sminuirti, il botta e risposta era fine a sé stesso. Infatti ero indeciso se aggiungere una breve spiegazione, ma ovviamente ho fatto la scelta sbagliata, a quanto pare -_- |
Re: Il disagio sociale
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Permettimi la semplificazione ma è come se volessi essere pagato per non svolgere nessun lavoro... Poi se proprio proprio vuoi avre rapporti sessuali il modo di averli senza corteggiamento, competizione ecc, lo si trova. Chat, siti d'incontri. Quote:
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Re: Il disagio sociale
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No, il forum non deve essere solo per lamentarsi, anzi. |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Per ottenere rapporti sessuali non mercenari con siti di incontri e senza corteggiamento non ho le competenze sociali né l'avvenenza che ci vorrebbe per riuscirci. Quote:
Da cosa deduci che siamo noi ad auspicarci che non si verifichi una situazione del genere? Certo che se ci sono forme di cooperazione vantaggiose per tutti è meglio, ma se gli altri tentano di fregarti? :nonso: Non è uno scenario che necessariamente non si verificherà (quello in cui l'altro tenta di fregarti), e nel prendere una qualsiasi decisione bisogna tenerne conto. Il dilemma del prigioniero pone una serie di problemi veramente complicati da risolvere... La cooperazione conviene se cooperano tutti, ma se non c'è questa cooperazione non conviene più al singolo cooperare. Ecco riporto questo giochino qua... Probabilmente lo conosci già... https://it.wikipedia.org/wiki/Dilemma_del_prigioniero Dal punto di vista razionale non si può escludere lo scenario in cui l'altro non coopera... E come si risolve questa cosa? Secondo me non è detto che dare fiducia sia una strategia necessariamente vincente o che aumenterà il guadagno (perché poi dipenderà dalla scelta dell'altro la riuscita o meno del piano). Se un amico ti chiede 5000 euro (e tu li possiedi) e ti promette che te li restituirà sicuramente e te ne darà 500 in più entro un mese, tu che fai, gli dai fiducia o no? In base a quel che hai scritto prima dovremmo darglieli tranquillamente i 5000 euro, casomai avessimo questa somma da parte? Credendo che tutto andrà bene... O no? Perché poi praticamente bisogna prendere delle decisioni in situazioni del genere. Dipende da tutto il contesto la riuscita di un piano del genere e dalla stima probabilistica che facciamo in relazione alla possibilità di esser fregati. Sinceramente nel contesto in cui vivo io dare fiducia in automatico per me è risultato abbastanza svantaggioso, io ora dò fiducia in modo molto limitato là dove ci sono una serie di garanzie, perché ho preso delle misure di sicurezza. Una volta detti un passaggio ad una persona che aveva detto che si trovava in difficoltà (pensando che se mi trovavo io in una situazione così sarebbe stato bello che un altro si fosse preoccupato per me) però poi questa persona mi rapinò minacciandomi con un coltello. Dopo questa esperienza non dò più passaggi tanto facilmente a degli sconosciuti che dicono di trovarsi in difficoltà per svariati motivi. In tal senso non coopero più se non ci sono delle garanzie (che verifico preventivamente). Così io mi difendo, ma trovo che sia anche giusto farlo. Mi si chiede a me di cambiare? E il contesto in cui vivo, non dovrebbe cambiare anche questo affinché riesca questo piano? Se dopo che ho aperto gli occhi da un bel po' mi accorgo che vivo in un mondo in cui c'è una sperequazione enorme, in cui ci sono forme di competizione a diversi livelli per accaparrarsi qualcosa e così via, secondo te ha senso dare tutta questa fiducia all'altro? Io osservo, ed in base a quel che osservo vedo che le sarde si mangiano le alici. E da alice tutta questa fiducia di non esser magiata da una sarda non la dò più. |
Re: Il disagio sociale
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(Scusami se ti rispondo a pezzi, temo di non ricordarmi tutto quello che hai scritto altrimenti) Quote:
Il sistema di cooperazione funziona bene se conosci a sufficienza tutti i componenti del tuo gruppo sociale; se affidi qualsiasi cosa nelle mani di chiunque, allora naturalmente rischierai di essere fregato. Però devi considerare che la maggior parte delle persone agiscono in buona fede, e non viceversa, quindi sarebbe un peccato non credere a dei meccanismi positivi che comunque si verificano ogni giorno, nel quotidiano. Quote:
Ti faccio l'esempio della società del mio paese. Luogo: biblioteca. In biblioteca ci sono dei miei amici che lavorano, direi piuttosto bene. Se gli fai una domanda rispondono, se gli chiedi un favore lo attuano, se chiedi un prestito interbibliotecario si impegneranno affinché l'altra biblioteca collabori. Non tutto però è rose e fiori. Il comune paga poco queste persone per il lavoro che svolgono, i convegni culturali non vengono incoraggiati, e tanto altro. Supponiamo di adottare la strategia della sfiducia: il comune lo taglio fuori, non ci interagisco più per nessun motivo. Niente più eventi culturali, anzi, niente più biblioteca, visto che la sua esistenza dipende dal comune. Evidentemente non è la strada migliore. Si potrebbe invece provare a negoziare con il comune, partendo dalla buona fede (magari il comune non si rende conto che la paga è troppo bassa considerando la mole di lavoro e il livello di specializzazione di chi lavora lì ) e gli si fa presente il problema. Anche supponendo che anche stavolta il comune possa non collaborare, se abbiamo successo abbiamo evitato di mandare a monte il progetto biblioteca e il servizio per i cittadini continua. Ora, uno si può tranquillamente domandare cosa ciò abbia a che fare con la fobia sociale. Beh, quando si è prede della fobia sociale non ci si fida quasi mai e gli altri vengono spesso visti come qualcuno da evitare. Mi sbaglio? Correggimi se sbaglio. Quando ho delle crisi, vedo tutto abbastanza nero, ogni difetto mi sembra enorme, ogni atto di ingiustizia mi sembra imperdonabile. Invece, io dico che questo modo di vedere il mondo può provocare degli enormi danni a se stessi non solo per l'isolamento, ma anche per la mancanza di fiducia nel fatto che gli altri ci possono volere assai bene. Pensa a questo: io ho fiducia che 20 persone, che realmente mi possono voler bene, mi vogliono bene. Una di loro magari non mi dà quanto speravo, ma le altre 19 sì, e quindi si crea un circolo virtuoso fantastico. Io capisco perfettamente che molte persone non ispirino questa grande fiducia, infatti fino a poco tempo fa non gliela davo, però per estensione spesso non si dà fiducia a tantissime persone che invece la meritano e questa è una grossa privazione che facciamo a noi stessi. Dobbiamo dare agli altri la possibilità di pensare agli altri, tra cui a noi stessi. |
Re: Il disagio sociale
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Comunque tranquillo, non mi sono offeso, ma chiarire è meglio che lasciare le cose fare :) |
Re: Il disagio sociale
Io vorrei capire come si passa dalla presa di consapevolezza e razionalizzazione del problema, all'agire per risolverlo.Come, concretamente, si cambiano i processi e gli schemi mentali.
Io sono fermamente convinta a livello razionale di molti concetti (quelli giusti,buoni, che portano a "star bene"),ma continuo a rosicare, soffrire, evitare, fare le stesse cose di sempre, comportarmi con me stessa e con la gente nello stesso modo, quello che ha rovinato la mia socialità e mi fa star male. Non voglio dire che è così e basta e non si può far nulla; ma vorrei capire cos'è che devo fare a parte convincermi.Qual è il passaggio che mi manca? |
Re: Il disagio sociale
Ciao claire :)
Ti espongo la mia esperienza nella speranza di poterti aiutare. Allora, partiamo da una mia esperienza negativa: mi innamorai di una ragazza che però non condivideva affatto il mio sistema valoriale profondo, almeno nei suoi comportamenti. Mi innamorai di lei in quanto di grande profondità intellettuale. Tuttavia lei di nascosto mi prendeva in giro, apertamente mi scherniva. Mi diceva addirittura che non aveva intenzione di stringere rapporti con nessuno, se non lo reputava estremamente interessante. La storia finì male, naturalmente, e cessai di interagire con questa ragazza. Però capii una cosa. Partendo dal presupposto che in amore vogliamo una persona che sia almeno compatibile col nostro modo di pensare, ho capito che tutto ciò che diceva non era compatibile col mio modo di pensare profondo. La freddezza, il distacco, lo scherno, l'isolamento intellettuale, erano cose che non mi si confacevano. E di riflesso pensai: se io mi isolassi, non sarei forse tutto ciò che non sono? Ho quindi iniziato a cercare ragazze che si comportassero diversamente. Ne ho incontrata una, ci ho interagito molto e a lungo e tramite di lei (anche se è finita male) ho capito quale è il mio ideale di persona. E' un ideale opposto rispetto alla prima ragazza. Dopo aver capito appieno questo ideale, mi sono impegnato per realizzarlo e ho subito riscontrato dei miglioramenti. Quindi il mio consiglio può essere quello di osservare le altre persone, capire cosa desideriamo realmente, nelle nostre viscere, tramite il feeling che proviamo, l'ammirazione pura, benefica. E poi cercare di imitare queste persone di esempio e vedere i risultati... |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Adesso apro un topic che spiega in maniera completa tutta la mia esperienza, così se avrai voglia potrai leggerlo... va bene? :) |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Se è così, la contraddizione si risolve nel seguente modo: il rifiuto del proprio ego. Che importa se io sono imperfetto e qualcuno può insegnarmi qualcosa? L'importante sarebbe tendenzialmente sentirci più a nostro agio. Se ciò deriva dall'apprendimento da altre persone questo non dovrebbe costituire un problema, a patto che abbiamo smantellato a sufficienza la chiusura nel nostro ego. |
Re: Il disagio sociale
per me fate male a sottovalutare l'importanza di una relazione sentimentale nel disagio sociale , a volte faccio fatica a seguirvi : mi domando ma cos'è che volete veramente ? avere 100 amici tipo quelli del gelato Sammontana sulla spiaggia ? O quelli della barca equilibrium aia in mezzo al mare che si divertono un sacco ?
a meno di non avere gravi problemi di FS tipo aver paura ad uscire di casa , prendere il treno e così via , per molti interagire con gli altri significa semplicemente avere una ragazza e qualche amico fidato , non certo diventare socialoni |
Re: Il disagio sociale
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Che io viva in solitudine o da socialona non importa, mi importa smettere di soffrire dentro alla mia vita. |
Re: Il disagio sociale
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Probabilmente perché l'ho fatto nel modo sbagliato,seguendo il tuo ragionamento. Allora il problema sarebbe lo smantellamento del mio ego...e qui mi perdo ancora. |
Re: Il disagio sociale
@ Claire, non è facile rispondere alla tua domanda, anche perché, come diciamo sempre, ognuno è diverso sia nei problemi sia nelle cause. Io non ho risolto un bel nulla finora, però qualche piccolo e risibile miglioramento l'ho avuto. E appunto, riflettendoci un pò su, per capire quali sono stati i motivi, non ho saputo darmi una vera risposta.
E' qualcosa che nasce dal razionale (io sono molto razionale nell'approccio alle cose, quindi per me ragionare su una cosa vuol già dire tanto), però prosegue nel lato emotivo (perché sono anche molto emotivo :mrgreen:), e questo "sostrato" emotivo deve crearsi di pari passo con quello razionale. E' illusorio credere che ragionando diversamente su qualcosa si possa smettere di soffrire per essa. Non basta "pensare" bisogna anche "sentire", il problema è che se per ragionare basta leggere un libro, per sentire non c'è una ricetta :( Io ho trovato vantaggi in un approccio che può vagamente ricordare, in alcuni aspetti, la PNL, ma non tanto perché sia una cosa valida in sè, piuttosto perché funziona bene su di me. E allora torniamo daccapo, sulle differenze individuali. Insomma, dieci righe per dire niente, se non che capisco bene cosa vuoi dire... |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Se affermi questo vuol dire che anche tu pensi che si faccia una preselezione usando dei criteri, ma se è così non è mai vero né che non si dà fiducia a nessun tipo di persona, né che non la si dà a nessuno, in qualsiasi posizione si trovi. Io ti ho fatto l'esempio del prestito in cui si investe e rischia qualcosa concretamente... Tu cosa faresti in concreto? I soldi glieli dai o no? Tieni presente che non darglieli significa proprio non dare questa fiducia a questa persona in certi sensi. Delle volte, quando mi chiedono questi prestiti, io in verità mi comporto diversamente, i soldi magari li do, se non li ritengo troppi, in certe circostanze, ma penso che siano già soldi persi, li do senza aspettarmi poi che mi vengano restituiti... Però in un certo senso la fiducia non gliela do comunque. Io avendo prestato diverse volte delle cose, che poi non sono tornate indietro, ora come ora non presto più così facilmente qualcosa (soprattutto se è qualcosa a cui tengo) a qualcuno. Sinceramente non vedo perché, dal punto di vista razionale, dovrei dare tanta fiducia o più fiducia a tante persone indifferentemente, visto che i fatti precedenti mi hanno fatto arrivare a valutare la situazione diversamente. Si dà più fiducia se si riesce a verificare che il metodo per darla o toglierla è sbagliato... Se tu sostieni che è sbagliato il metodo devi poi riuscire a dimostrare e mostrare, nei casi specifici di sfiducia, che è sbagliato. Ad esempio una banca dei soldi in mano non te li dà se non si può parare il sedere e perciò fa diverse verifiche e richiede garanzie... Ma secondo me non sbaglia la banca a non dar fiducia a chi chiede dei soldi e poi magari, in relazione a tutto il resto, sembra proprio che non possa restituirli così facilmente con certi interessi. Se vuoi prova tu a mettere su una banca che dà fiducia a tutti aspettando poi in seguito e a posteriori se le cose vanno bene. Una banca del genere fallirebbe velocemente secondo me, visto che praticamente tutti a parole si dicono meritevoli di fiducia nei confronti delle capacità di restituire questi soldi e mantenere la parola data, ma le parole non contano nulla per me. Io osservo e vedo, e in base a quel che vedo tutte queste persone meritevoli di tutta questa fiducia non ci sono proprio. Quote:
Secondo te perché le nazioni hanno ancora delle armi e degli eserciti? Sono tutti così irrazionali nel non fidarsi tanto dei propri vicini? :nonso: Alla luce dei fatti per me non si può dare tutta questa fiducia. Io che ho subito attacchi e perdite, ora come ora questa fiducia non la do più tanto facilmente, a meno che non mi mostrino chiaramente che la possibilità di subire queste perdite sia davvero molto ma molto limitata. In base a quel che vedo in giro il discorso relativo alla fiducia non regge per me, le persone danno fiducia a tutti (ad esempio certi anziani) non vedo che poi stiano così bene (vengono truffati e imbrogliati piuttosto spesso)... Il problema perciò secondo me non è questo qua. Io non sono deficitario in questo, anzi, ne ho data in passato troppa e troppo facilmente agli altri e per questo poi ho subito molto, e non mi ritrovo affatto in quel che hai scritto. Sono andato nella direzione opposta per stare un po' meglio, perciò non riesco a condividere le cose che sostieni... Rispetto a questo ovviamente. Quote:
Per ottenere rapporti sessuali non mercenari con siti di incontri e senza corteggiamento non ho le competenze sociali né l'avvenenza che ci vorrebbe per riuscirci. P. S. scusami per l'errore Fluviale |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Invece mi pare del tutto legittimo e naturale aspirare ad avere delle relazioni in una maniera personale e congeniale, non seguendo per forza "regole" che non si capisce bene da chi o cosa (e soprattutto a quale titolo) siano imposte. Quote:
(a meno di non essere strafighi, s'intende) Quote:
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Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Non sarebbero esistiti medici e nessuno avrebbe mai migliorato certe cure se al dolore bisognava rassegnarsi a resistere piuttosto che trovare sistemi per aggirarlo o curare le malattie e le disfunzioni alla base che lo provocano. Se hai mal di schiena o altro che fai? Tu resisti? Questo è il motivo fondamentale e più importante per liberarti da questo dolore? Io non la penso così... Cerco di capire come fare per alleviare questo dolore. Secondo queste cape gloriose qua una persona soffre perché non si è convita a resistere al dolore. Io preferisco l'anestesia e le più svariate cure rispetto alla resistenza al dolore, poi vedi tu, non condivido questi punti di vista morali qua. Niente è più lontano da me rispetto alla filosofia esistenziale degli stoici. Tu vivi pure resistendo al dolore, fai bene a fare questo se è quello in cui credi... Ma direi che sia buona cosa non rompere le palle agli altri rispetto a queste questioni, perché non è mica detto che si condivida questo punto di vista qua. Quel che credi il tuo bene conseguilo (e se consiste nel resistere al dolore niente di più facile e a portata di mano, fallo e vivi così e non lamentarti più di nulla in questo forum, perché non ce n'è motivo), ma non aspettarti che questa cosa sia condivisa da tutta l'umanità. Se vuoi farti operare senza anestesia o altro, fallo pure, nessuno te lo vieta, però poi se a noi non sta bene, e preferiremmo avere a disposizione qualcos'altro, continuerà a non starci bene. Se tu sei felice così va bene, ma non aspettarti che nelle stesse condizioni altri debbano esserlo per forza felici. Che poi tutti questi stoici a parole fossero almeno coerenti con quel che sostengono, vengono sempre a piangere qua loro stessi e lamentarsi. |
Re: Il disagio sociale
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Un momento... frena... Non ho mica aperto io il topic di aiuto. Io ho dato la mia risposta. In che modo avrei "rotto le palle agli altri" semplicemente rispondendo al topic? |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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debolezza:sofferenza=forza:benessere, non sta in piedi neanche con le stampelle. Io non ho smesso di stare male corazzandomi...anzi più uno si corazza, si fa forza, più diventa fragile. Casomai la rigidità porta alla sofferenza, mentre la flessibilità al benessere (tendenzialmente). |
Re: Il disagio sociale
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(altrimenti non capisco sulla base di cosa scatti il mi piaci-ti piaccio in così poco tempo: se non è la foto, sarà il profilo, dunque bisogna "presentare bene il CV", come direbbe liuk ^^) E poi, per essere chiari, su 'sto tinder come funziona? Sono gli uomini ad approcciare le donne, di solito? Già solo questo (andare a rompere le palle dal nulla a una di cui non sai nulla) può essere un impatto devastante per un fobico. Infatti per me i siti d'incontri sono, quale più quale meno, un mercato delle vacche, almeno stando alle esperienze che ne vedo riportate. Quote:
A meno che non si dimostri di avere una strategia o una visione del mondo più funzionale allo stare bene della persona a cui viene rivolto il consiglio. Perché a dire quello che ha funzionato per noi siamo tutti bravi, il problema è capire cosa può funzionare per un altro. |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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E ribadisco la mia tristezza e profonda amarezza nel constatare altre persone che supportano l'idea che per trovarsi bene con gli altri bisogna curare il CV. Soprattutto se questo CV non consta di qualità morali o interessi culturali/hobby, ma di "sono andato qui, lì e là, ho fatto N foto/video in contesti cool, conosco Tizio, Caio e Sempronio, ho una certa posizione in società, ho un certo reddito"... Quote:
Ma OK, ammettiamo che la risposta sia sempre sì. Quello che contesto è il venire a dire "la tua visione del mondo è disfunzionale e ti fa stare male, questa qua invece è meglio, vedi? io ci sto benissimo". Che faccia stare meglio te NON è argomento sufficiente per stabilire una volta per tutte la superiorità o la maggiore correttezza della tua visione del mondo, il pensarlo denota presunzione ed egocentrismo (se va bene a me, buona camicia a tutti). Non so se sono stato chiaro. |
Re: Il disagio sociale
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Re: Il disagio sociale
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Che questi modi (a volte solo immaginati, perché in concreto magari non li si è riusciti ancora a realizzare) sono identici per tutti io ormai lo dubito fortemente. Se io immagino di ricevere amore nel momento in cui ho a che fare con una donna comprensiva, che mi accetta e che mi attrae e non mi chiede di fare certe cose, voglio essere magari amato in certi modi che probabilmente nessuna persona (più simile a me) è mai riuscita a sperimentare. Che altri si dicano soddisfatti (e magari lo sono davvero) di certe forme o tipi di relazione che chiamano di "amore" non implica che lo sarei anche io. Io quando dico di desiderare certe forme di amore mi è ben chiaro che non mi riferisco a certe relazioni che altri tengono in piedi con l'altro sesso e che chiamano "relazioni di amore", è un concetto personale questo, tanto è vero che non invidio direttamente certi tipi di relazione, perché io se stessi all'interno di queste relazioni starei male e maledirei il partner. Se qualcuno cercasse di piazzarmi all'interno di questo tipo di relazioni qua di "amore", lo so bene questo, me la darei a gambe levate e non le considererei relazioni di amore o rapporti in cui io ricevo amore da qualcuno. Vorrei intrattenere certi tipi di relazioni con certi tipi di donne, ma sinceramente modelli già esistenti da copiare ed imitare non ne vedo. Ormai credo di cercare qualcosa che ancora non c'è (e non so nemmeno se sia possibile che ci sia). Quote:
Penso che ognuno di noi ha un concetto diverso di cosa sia una vita piacevole perciò l'idea di poter rintracciare oggettivamente e in generale cosa è funzionale e cosa no cade subito, perché poi bisognerebbe chiedersi: ma è funzionale rispetto all'ottenere e far cosa? Per qualcuno vivere bene potrebbe consistere nell'avere un buon lavoro interessante e svolgere svariate attività, per qualcun altro avere uno stipendio senza fare nulla... E così via... Per me le persone sono semplicemente diverse. Bisognerebbe prima indagare individualmente in cosa consiste questo bene, e poi in base a questo cercare di indirizzare la persona con sistemi più efficaci verso questa situazione qua (se davvero si è motivati ad aiutare), sempre se è possibile, perché spesso non è detto che si possano migliorare in certi sensi certe situazioni. |
Re: Il disagio sociale
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A te stesso da fastidio essere lamentoso e non ti va di non resistere al dolore? Bene, questo è un problema tuo, non nostro. Tu vai in questa direzione qua se ti fa felice, direi che hai risolto tutto, sai anche cosa fare... Non pensi? :nonso: Ma magari noi altri (non so chi è d'accordo con me qualcuno ci sarà pure) cerchiamo sistemi per alleviarlo il dolore, e quindi non condividiamo affatto i tuoi obiettivi. La tua soluzione va bene per il tuo problema, non spacciarla come una soluzione anche per i nostri, bisogna poi vedere bene quali sono questi problemi per poter affermare che la tua è la ricetta giusta in generale. |
Re: Il disagio sociale
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Fluviale intanto ti ringrazio per aver aperto una discussione molto interessante. Sono sicuro che non era tua intenzione come dire "Io ci sono riuscito e voi ancora no". Anzi apprezzo quello che hai scritto. Purtroppo scrivere è diverso dal conversare e spesso si cade in qualche incomprensione. Ho solo un disappunto nei tuoi confronti..perché dici approfittarne finché potete? Quindi vuol dire che non sei uscito del tutto? E come se un tossicodipendente dopo tempo ritrova i suoi amici e gli dice"Ragazzi sto bene, sono uscito dalla droga. Non faccio più uso da mesi!!" E poi dopo due giorni si rifà ancora...
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Re: Il disagio sociale
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