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Re: Aiutare un figlio
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Quindi basta che scorri la lista dei post, premi quel tasto + in quelli che vuoi quotare per " metterli in coda" e quando andrai a rispondere ti ritrovi l'ammasso di quote pronti nel riquadro dove scrivi. :) Per spezzettare una singola risposta in più quote invece devi creare tu manualmente tanti piccoli blocchi. Ma non credo sia questo che ti serviva sapere ( nel caso provo a spiegarti). Spero sia comprensibile come spiegazione |
Re: Aiutare un figlio
Inanzitutto @cat, un suggerimento sull'uso del forum: è buon uso non rispondere con due o più post in successione in una discussione ma accorpare in un unico post tutte le risposte, quantomeno finché un altro utente non risponde dopo il tuo post.
Questo per rendere più agevole la lettura e per rispetto del regolamento. Detto ciò... Premetto che non sono sociofobico, né ho mai avuto un disagio a livello patologico ma ho vissuto nel (lontano) passato situazioni vagamente assimilabili a quanto descrivi. Da come ti stai ponendo e descrivendo qui, mi trasmetti l'immagine di un genitore anche fin troppo presente e che si presenta come un modello di successo ed ottimismo nonché troppo razionale ed analitico. Non è proprio una critica ma un'osservazione. Paradossalmente vedo queste attenzioni e tentativo di counseling come soffocanti nonché il tuo modello come molto oneroso da replicare. Senza che implichi trascurarlo o sottovalutare il tutto, dai tempo al tempo e non pianificargli la "terapia" ma lascia che sia lui a decidere gli step da seguire. Semmai stabilisci dei termini oltre i quali intervenire, interessati con discrezione ai suoi progressi e, sopratutto, fatti guidare da uno specialista. Secondo me è fondamentale capire da dove nasce la delusione d'amore, cosa l'ha deluso, perché ha paura d'incontrare lei e quest'esperienza dove mina la sua visione del futuro. Mi sono trovato in una situazione VAGAMENTE simile poco dopo i 20 anni. Ero stato lasciato e lo stallo nasceva dalla visione di un futuro senza sesso e senza relazioni sentimentali. Il sesso e le relazioni all'epoca, come oggi seppur diversamente, erano i pilastri della mia esistenza, da qui la forte correlazione col resto. Nel mio caso la convinzione che mi fosse precluso ciò nasceva dalla convinzione che l'esteriorità e la rispondenza a modelli modaioli, scontava tutto, unitamente ad un senso d'inferiorità. Ho vissuto alla giornata e senza motivazione qualche anno accademico per questo motivo. Nella mia logica distorta concludevo che esistendo un uomo più bello di me io sarei stato sempre scartato e che, in virtù di questo assioma, se una era interessata a me ci avrebbe provato lei. Sono uscito dalla situazione, durata qualche anno, grazie appunto ad un percorso interiore di consapevolezza del (gran) valore che avevo e sullo scardinamento di tali distorsioni. Mi è stata d'aiuto anche qualche donna che ho conosciuto e che, concedendosi sessualmente ed instaurando una relazione con me, ha rafforzato la componente ottimista. Quote:
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Segui i consigli degli specialisti ma anche di persone NON sociofobiche che con occhio esterno, non coinvolto o, magari, che hanno rielaborato certe dinamiche. Focalizzarsi solo sulle testimonianze di chi c'è dentro rischia di maturare idee negazioniste oppure di non individuare percorsi risolutivi. Quote:
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Bada che lo dico senza alcun intento offensivo o denigrante. E' altrettanto giusto, su un piano formale, non cercare di evitare certe definizioni o prendere consapevolezza su certi temi delicati. Se uno si ammala di raffreddore non c'è il minimo problema nel definirlo malato o con una patologia. Quando si parla invece di fobia sociale, c'è sempre questo rifiuto di definire, ripeto formalmente, la persona come paziente psichiatrico o persona con uno stato patologico da DSM. Questo per dire cosa? Per dire che, fatto salvo che solo uno psichiatra o psicologo può stabilire se tuo figlio è affetto da disturbo d'ansia sociale o meno, non bisogno nemmeno rifiutare quest'ipotesi o tranquillizzarsi cercando per forza di ricondurre le dinamiche a forme atipiche di normalità. Se fosse in una condizione patologica, è giusto, nella speranza che condivida, che intraprenda un percorso di psicoterapia o di terapia farmacologica se ce ne fosse il bisogno e che venga educato al concetto che non c'è nulla di vergognoso in tutto ciò. Quote:
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Apprezzabili le proposte ma detto in modo simpatico ma non offensivo, la tua mi sembra una proattività tipica di una persona che NON soffre di FS. Lascia che sia LUI ad indicarti dei percorsi. Alla fine io e te siamo quasi coetanei (hai 5 anni in più di me se non erro). |
Re: "Guarire" si può. Leggete, per favore.
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Sottolineo che c'entrava più neppure la ragazza, dentro di me avevo risolto la faccenda da più di un anno, dopo un'ultima volta circa due anni e mezzo fa in cui l'avevo vista per strada e mi era venuto un attacco di panico non ho avuto più problemi nell'incontrarla, anzi vedendola mi pareva come se non la conoscessi neppure, una completa estranea. Questo non vuol dire che la depressione non continuasse, anzi, è peggiorata dopo questa "accettazione". I miei sapevano che continuando così forse non sarei arrivato ai trent'anni. Mi hanno fatto cambiare città e ho ricominciato gli studi (questo non volevo propriamente farlo, ma va bè), scegliendo una città per cui avevo in qualche modo identificato il mio cambiamento. Cosa che è effettivamente successa, autosuggestione o meno adesso non sarò completamente apposto (esco molto poco ma mi sta bene, sono per natura introverso e evitante e non mi pesa, poi ogni tanto mi faccio prendere dal malessere ma niente di grosso) ma il brutto sembra essere passato. Questo è ovviamente stato il mio modo, supportato in toto dai genitori, poi a ognuno il suo. |
Re: Aiutare un figlio
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Ps: non che i raduni non siano utili ma qualcosa di più organizzato ecco (ma forse pretendo troppo) |
Re: Aiutare un figlio
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Re: Aiutare un figlio
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Lui aveva già un problema: il suo senso di colpa nei confronti di suo fratello con disabilità motoria. E immediatamente dopo la fine della sua relazione con quella ragazza, un nostro giovane e amato zio è morto cadendo con l'ultraleggero. Era disperato e continuava a dire che nulla aveva un senso. Quote:
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Re: Aiutare un figlio
Cara cat, io credo di aver capito ciò che potrebbe passare nella testa di tuo figlio e secondo me non c'è da essere così allarmati. Che sia una situazione seria non ci sono dubbi, probabilmente ci vorrà anche un anno di tempo,ma il modo in cui lo state già aiutando secondo me porterà i suoi frutti, fosse anche tra molto tempo, ma comunque funzionerà. Io ho vissuto un po' come lui i primi anni del liceo: andando a studiare fuori paese non avevo più amicizie di scuola, non sono mai stato uno "che si fa sentire" e quindi mi isolai. Fu proprio mia madre a iniziare a risolvere la situazione attraverso un'altra madre di un mio ex compagno di scuola che stava più o meno nella stessa mia condizione di isolamento. Da allora ho il mio gruppettino di amici. Secondo me tuo figlio dopo l'enorme delusione provata a causa di una ragazza, che definire insensibile e doppiogiochista è dire poco, forse ha paura di venire additato da tutti come "il fesso che si è fatto fregare". Cioè io non ho mai avuto esperienze con le ragazze, ma sicuramente al suo posto e alla sua età avrei paura di rivedere chi conosca quella travagliata storia d'amore. E poi l'effetto domino: "Se lo sanno gli amici lo sanno le amiche, se lo sanno le amiche lo diranno a altre ragazze e da lì in poi rimarrò "marchiato" quando ci proverò con le altre, quindi meglio non farsi più vedere in giro e quando tutti si saranno dimenticati di me si ricomincia da capo." E invece no, si finisce male e ricominciare diviene difficile. Non voglio sembrare indelicato, ma secondo me il primo passo che deve fare è iniziare a odiare e mandare al diavolo quella ragazza e cercare di non pensarla più. Ed è tosta, molto, soprattutto in simili frangenti visto che potrebbe ora avere dei pregiudizi negativi e assoluti contro l'intero genere femminile. E se posso ancora permettermi, non stare là a proporgli tutte quelle cose da fare. Se non vuole, non vuole. Se non ti parla perchè non vuole farti preoccupare digli sempre con dolcezza che è tutto apposto, che capisci cosa passa e che infondo è sempre lui, non è mica cambiato. Il mio consiglio è di spronarlo attraverso gli amici. Finchè sei tu a invitarlo non accetterà mai perchè lui sa che di te può fidarsi e che lo vedrai sempre come il figlio adorato. Ma degli amici no: io credo che lui abbia paura del giudizio esterno dopo quell'esperienza e di conseguenza ora credo che abbia una sorta di disturbo paranoide di personalità misto a bassissima autostima. Insistete con le visite psichiatriche ma chiedi aiuto agli amici. Sempre e continuamente. Senza avere paura di dirlo in giro e mettendo anche loro nelle condizioni di non essere bruschi nei suoi confronti. Bisogna andare a gradi e assolutamente non avere fretta, altrimenti potrebbe chiudersi ancora di più. Questi sono i miei poveri consigli. Spero funzioni qualcosa perchè dall'idea che mi sono fatto tu e tuo figlio siete bravissime persone. Tu in particolare mi ricordi mia sorella: tutto il contrario di me in quanto a carattere, cerca sempre di spronarmi ma non ce la fa, e i maggiori cambiamenti favorevoli in campo di fobia sociale li sto ottenendo da solo o grazie all'intervento di amici. Ti chiedo scusa per il papiro che ho scritto |
Re: Aiutare un figlio
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Gli amici ogni tanto vengono a trovarlo e cercano di coinvolgerlo. Lui per ora non risponde Quote:
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Re: Aiutare un figlio
Io mi sono ritirato a 15 anni dalla scuola proprio per la fobia sociale, ma ci sono ritornato a 18 anni ed attualmente, a 20 anni ci vado ancora. In quei 3 anni non uscivo quasi mai, ora esco un po' di più grazie al fatto che c'è la scuola di mezzo. Ovviamente ho ancora molte paure e non so se ce la farò, ma porto la mia testimonianza per dirti che tuo figlio potrebbe sicuramente uscirne. Io non ne sono uscito del tutto, eppure con la mia sola forza di volontà e senza aiuto di farmaci, psichiatri, psicologi ecc, sono riuscito addirittura a tornare a frequentare, cosa che per me prima era impensabile. Lasciando da parte alcune complicazioni della mia situazione, come genitori non troppo comprensivi ed altro ancora, credo che il supporto (inteso soprattutto come tentare di instaurare un dialogo, di capire i problemi, di non pressare) dei genitori accompagnato ad una psicoterapia possa portare a dei miglioramenti. Ma come hanno già detto alcuni, devi cercare di non essere frettolosa, né pressante, cosa che in molti genitori fanno. Io ci ho messo ben 3 anni per riuscire a tornare a fare qualcosa. Ora non dico che tutti ci debbano mettere anni, ma tieni almeno in considerazione questa possibilità e armati di tanta pazienza. Vi auguro il meglio :)
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Re: Aiutare un figlio
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Le vostre testimonianze mi stanno finalmente riportando nel concreto delle vite vissute, con tutte le loro possibili variabili e, pur senza darmi certezze, mi danno speranza e forza. Grazie, siete meravigliosi. In bocca al lupo anche a te, per tutto. |
Re: Aiutare un figlio
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Re: Aiutare un figlio
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Re: Aiutare un figlio
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Se gli amici già cercano di coinvolgerlo alleatevi tra voi. Perchè pensare che lo state tradendo? Lo fate a fin di bene. Ribadisco che questo potrebbe funzionare ma non per tutte le persone valgono le stesse ricette. |
Re: Aiutare un figlio
Non voglio dare consigli sbagliati, ma la depressione è a fasi... se hai qualche cosa in mente da proporgli per sbloccarlo, cogli la fase giusta.
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Re: Aiutare un figlio
Ti faccio una domanda che ti potrebbe sembrare un po' strana ma forse potrebbe aiutarti a capire alcuni lati di tuo figlio che non capisci. Prima che tu figlio si chiudesse in te stesso, tu cosa avresti pensato leggendo gli interventi degli utenti di questo forum?
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Re: Aiutare un figlio
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Avrei pensato che la nostra cultura e la nostra società, con le sue veloci superficialità e il culto dell'apparenza, stanno rovinando e soprattutto schiacciando i nostri giovani migliori. Avrei pensato "che spreco! le menti migliori, quelle più dotate di intelligenza e introspezione stanno chiuse in casa, mentre lì fuori è pieno di deficienti totali, pressappochisti, vanagloriosi, boriosi, incapaci, che pensano di fare tutto loro e non fanno che fare cazzate… ecco perché le cose vanno male nel mondo! cosa fate! Uscite fuori! Venite allo scoperto!". Avrei anche pensato "cavoli, io ho un figlio che non cammina, che sta su una sedia a rotelle e non parla, che lotta ogni giorno, da quando è nato, per raggiungere quello che per tutti è scontato, e non ci riesce, scrive bellissime poesie e desidera solo stare fuori e godere del mondo ogni giorno… se questi ragazzi facessero un'esperienza di volontariato con lui, ne uscirebbero trasformati.." |
Re: Aiutare un figlio
Ciao Cat non sono intervenuta in questo topic xke' ho visto che avevi ricevuto gia' molti buoni consigli da utenti con problematiche simili a quelle di tuo figlio o cmq vicini x eta'.
Ho letto il tuo ultimo post e siccome parli di volonta' volevo solo dire che purtroppo non basta, se x esempio tu non riuscissi piu' a svolgere il tuo lavoro xke' l' ansia dovuta al giudizio degli altri o alla paura di sbagliare ti bloccasse, e iniziassi a sbagliare sempre di piu' come ti sentiresti? Ti assicuro che la depressione sarebbe dietro l ' angolo e pure la fs Purtroppo chi non prova certe cose non riesce a capirle, non x mancanza di empatia o di intelligenza ..lo vedo anche in chi mi vuole bene,, anzi neanch' io lo capivo anni fa. sentivo parlare di persone depresse e mi chiedevo il xke', provavo ad immedesimarmi.ma niente.. solo provarlo sulla mia pelle mi ha fatto capire..ahime' Per tuo figlio io sono abb. sicura che stara' meglio e te lo auguro p.s.anch' io leggendoti ho pensato subito che avrei voluto mi adottassi..ma sono troppo grande..' |
Re: Aiutare un figlio
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ed è anche difficile pensare, immagino, per un figlio, di lasciare il nido (ovvero laurearsi, sposarsi, andarsene da casa) lasciando una madre da sola a reggere la situazione..e questo può portare ad un blocco, al di là della situazione contingente di essere abbandonato dalla fidanzata.. ma ovviamente tutti sti meccanismi non si affrontano su un social ..hai bisogno di parlarne meglio e approfondire con gente competente in privato.. poi magari ciò che dico non ci azzecca niente, ma è quello che mi viene in mente |
Re: Aiutare un figlio
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Re: Aiutare un figlio
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Ma è logico che ora non voglia. Lui non vuole fare niente, vedere nessuno, provare nessun sentimento... Perchè ha paura del finale negativo. Se ci pensi è anche quello che stai facendo tu: non vuoi farlo perchè lo tradiresti. Renditi conto che il non fare cose relativamente normali perchè si ha paura del rifiuto o dell'apparire in un certo modo rimanendo quindi fermi per poi dilaniarsi nei pensieri negativi e nella desolazione è il dramma esistenziale di alcuni di noi qui, me compreso. Io non credo che lo staresti tradendo, ma fai come ritieni sia più giusto secondo te. |
Re: Aiutare un figlio
Dopo quasi 6 mesi di antidepressivo, sto notando chiaramente che il mio problema non è solo l'umore terribilmente a terra, ma anche i pensieri e le ansie. Ora che sono leggermente più motivata, rischio di tornare giù proprio a causa di quei problemi che mi paralizzano.
Ho un pessimo rapporto con i miei, mi sono isolata anche durante i pasti (quando li faccio) e meno ci parlo, meglio sto. Mi trascuro e sentire qualcuno che mi insulta o si arrabbia per questa mia condizione, mi fa star peggio. Non mi sento compresa, mi sento rifiutata e sminuita. Sto male psicologicamente e mi sono sentita dire dai miei che faccio la bella vita, mah. Non vedo spazio e rispetto per un dolore come quello psicologico da parte loro, mi dicono pure che mi comporto come una bambina capricciosa. Non è la prima volta che cado e mi rialzo, ma di sicuro non devo ringraziare i miei. Invece, tu mi sembri realmente disposta a comprendere tuo figlio. Magari il mio caso può esserti di una qualche utilità... :nonso: Quote:
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Re: Aiutare un figlio
Io non coinvolgerei i suoi amici, che si vedano quando vogliono, se la mamma si intromette lui potrebbe pensare che lo facciano per obbligo... Se ci sono questi amici e ogni tanto si vedono (non ho capito ogni quanto) è già molto.
Certe cose magari fatte in buona fede possono arrivare come una violenza... Parlando del mio caso personale, quando mia madre torna a casa ed è di buon umore ed è dolce con me mi si toglie un peso dal cuore, anche se poi non faccio un cazzo comunque ma questo è un altro discorso : D però è vero, anche mia madre sa essere molto entusiasta in stile caretta caretta, magari per cose più banali però, cose tipo: adesso oggi puliamo e mettiamo in ordine tutta la tua stanza! : D oppure: dai che domenica andiamo a fare un giro in bici! Poi magari c'è la fase sclero in cui lei è esausta e non ne può più di me e di mio padre, e si sfoga dicendo che sto in casa a non fare un cazzo, che lei ci serve e ci riverisce etc., allora poi io esplodo dicendo che loro mi hanno rovinato la vita etc. ... Insomma la cosa peggiore è il senso di colpa e a volte l'impossibilità di avanzare pretese perché già è tanto che non ti buttano fuori di casa (questo non me lo hanno detto ma è quello che penso io e che condiziona ogni mia azione), in generale ho notato che a contatto con i miei (specialmente con mio padre) mi rimbambisco, divento isterica, capricciosa, nevrotica, insopportabile etc. etc., perché si vive nella contraddizione di voler essere indipendenti, autonomi, e nel dramma di non riuscire o di non potere diventarlo nei fatti... Io non desidero la morte, quindi c'è una parte della questione che non comprendo e che non vivo, però non voglio lavorare, non riesco a reggere i rapporti con gli altri, non voglio mostrarmi etc. etc., se penso a quello che desidero è chiudermi in casa a guardare film serie tv e cartoni animati, il passo successivo sarebbe riuscire a studiare cose e disegnare da autodidatt., ma già sarebbe oro rispetto a quello che faccio di solito. Al di là della scarsità di opportunità che offre oggi il panorama, non mi sento molto in sintonia con i valori che muovono il mondo, con l'imperativo della fatica, del sudore sulla fronte, del farsi il culo perché nessuno ti regala niente, della forza di volontà, del volere è potere, dell'avidità, della competizione, dell'arrivismo etc., e al di là di quello che non mi va giù, nemmeno saprei sopravvivere in un ambiente lavorativo. |
Re: Aiutare un figlio
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Ora, la crisi del gemello "forte", se dapprima ha innescato i consueti meccanismi di incredulità, rabbia e dolore, forse ora potrebbe indurci tutti a darci più tempo per rifiatare e magari migliorare la nostra situazione complessiva, spingendoci a soluzioni migliori. Alla fine sarà stata una risorsa in più. Quote:
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Forse posso esserti utile anche io. Un genitore che vede il figlio adorato o la figlia adorata distrutto da un dolore così forte, paralizzato dall'ansia, recluso senza colpe, come prima cosa si sente impazzire! Ma come! è lì, bella, forte, intelligente, ha tutto il mondo da scoprire e si isola dalla realtà? E dunque cerca di scuotere. Anche mio marito, all'inizio, gli diceva cose terribili! Tu non hai voglia di fare un ca**o, vai a lavorare, troppo comodo così, etc etc. Il problema è che non serve, perché non dipende dalla volontà. Perché è come un meccanismo che si è rotto e si deve riparare. Vedendo che mio marito si stava dirigendo verso la strada sbagliata e vedendo l'acuirsi del dolore di mio figlio, ho chiesto un incontro con lo psichiatra, per capire cosa potevamo fare noi, come dovevamo comportarci noi. Lo specialista non ci ha dato molte indicazioni; ci ha detto comunque di dargli tempo e di non pressarlo, ma la vera lampadina è scattata quando ha parlato di fobia sociale. Non mi servivano tanto quei consigli sul comportamento migliore, quanto quella diagnosi, quel dare un nome a una cosa sconosciuta. Ho cominciato a cercare informazioni sull'argomento e sono approdata qui, dove ho letto come vi sentite voi, da una prospettiva interna e non esterna come è anche quella dello specialista. Qui ho capito cosa intendesse dire lo psichiatra e perché. Prima non l'avevo capito! Qui ho visto cosa stava vivendo mio figlio e ho anche considerato eroico il suo tacere temendo di farci preoccupare ancora di più. Ma tacere non va bene! Io sono sicura che i tuoi, se fanno così con te, non abbiano ancora capito cosa ti sta succedendo. Se non riesci a parlarne con loro, falli leggere. Lascia una pagina stampata sulla fobia sociale, informali! Magari potrebbero cominciare a mettersi in discussione. Ci vorrebbe un gruppo di auto aiuto per i genitori, ci vorrebbe un forum a parte o un sotto forum. Quote:
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Anche io non mi sento in sintonia con i valori che muovono il mondo, soprattutto con quelli da te elencati. Ma stare reclusi, senza prospettive per il futuro, rappresenta una resa incondizionata proprio a quei valori, equivale ad alzare bandiera bianca, è come darla vinta agli arrivisti superficiali qualunquisti che popolano il mondo e si riproducono pure. Io ho capito che, nella mia vita, potevo far trionfare i miei valori. Ho scelto di avere accanto persone come me, le ho trovate e sto bene. E faccio trionfare i miei valori persino nel mio lavoro, quando posso e per quanto io possa. Aiutare una donna violentata ad avere giustizia, aiutare un perseguitato politico togolese o un omosessuale pachistano con la schiena piena di cicatrici per le frustate ad ottenere lo status di rifugiato, aiutare una lavoratrice mobbizzata ad avere il giusto risarcimento… Il resto del mondo continui pure a cazzeggiare con il lusso, il gossip, la corruzione, l'arrivismo; nel mio mondo si sta bene e si vive nella collaborazione, nel rispetto, nell'empatia, nell'amore per gli altri, nella fede in Qualcosa di più grande. Ti abbraccio. Forza, forza, un giorno ce la farai e sarai felice. |
Re: Aiutare un figlio
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Re: Aiutare un figlio
Tanti auguri per tutto a tuo figlio e congratulazioni a te.
Vedrai che riuscirà a superare questo momento :) |
Re: Aiutare un figlio
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Trovo che sia molto importante che ci sia serenità in casa, comprensione e accoglimento dei problemi e delle fragilità dei componenti della famiglia. Io non le ho avute e non credo di avere molte speranze in tal proposito. La prima volta che mi ero isolata abbandonando tutto e tutti con un taglio netto, avevo quasi vent'anni: mi son rivista molto in tuo figlio e solamente ora posso dire, col senno di poi, che a quei tempi era l'ansia ad avermi dato il colpo di grazia. Dopo un lustro ci sono ricaduta, stavolta però mi son tenuta stretta un paio di persone importanti che sanno e che vedo una volta ogni tanto quando le energie me lo permettono, perché mi fanno stare bene. Insomma, qualcosa è cambiato ed ho imparato la lezione; tutto sommato questo per me è un percorso formativo importante, anche se impregnato di ombre e sofferenza. Forse anche tuo figlio dovrà capire da solo e col tempo tutte queste cose, potrebbe essere pure confuso o non riuscire ad accettare questa sua sofferenza interiore, non ne rimarrei stupita, se fosse così, proprio perché l'ho provato. Da fuori quindi potrebbe essere ancora più difficile aiutare una persona in una condizione simile ed è comprensibile che tu ti senta spaventata ed impotente... Comunque a pelle mi piace molto leggerti. :timidezza: |
Re: Aiutare un figlio
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Re: Aiutare un figlio
[quote=Alex88;1525611 molti si crogiolano su sta cosa, incolpando i genitori..
[/QUOTE] e se non si incolpano i genitori, chi si deve incolpare!?! il fatto è che i genitori non sono onnipotenti, ma ci vuole tanto tempo per capirlo… Quote:
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baci :) Quote:
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