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Re: poesia
LA TORRE D’AVORIO
Dalla torre d’avorio, tra i loro sguardi sprezzanti la mia misera anima è defenestrata, Con indicibile disgusto gettata via Ed ora giace sulla terra senza Dio Livida, consunta e squarciata. Rifulgeva un tempo al centro del mio mondo ciò che adesso è desiderio vano e non v’è altra scelta se non trascinarmi verso la meta immanente. “Striscia, striscia come una lurida serpe”, sembrano dirmi i loro occhi superbi che stillano veleno e fiele quanto più la pupilla s’ingrossa! Lanciano strali di derisione imbevuti e straziano quel che rimane di chi a sé medesimo troppo promise e poco seppe mantenere. Ah quant’è ormai lontana la torre d’avorio, ora che alla nuova via, mia unica possibilità, mi accingo ansioso e dolente lasciando le spoglie del mio lucente passato dov’è legge incontrastata che riposino. La mia anima discinta e barcollante è condotta dall’insopprimibile accidia verso un luogo di accoglienti pericoli disseminato, l’allettante anticamera della Perdizione dalla quale, una volta entrati, mai più era concesso uscirne. |
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Re: poesia
questo cielo che scorre
questi passi che strisciano. ventesimo piano di un condominio spaziale, boccheggiando le stelle, echi di parole fermate per assenza di gravità. e i nostri discorsi ci rimbalzano addosso sospesi tra le nostre labbra alla ricerca di un senso |
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Cosa sono queste cose cadute a terra e mai raccolte?
cosa sono queste madonne tirate giù e poi risorte? questi rami che fioriscono solo per prendere la pioggia, cosa sono questi clacson che suonano a rivolta? Cosa sono questi ceri accesi sulle tavolate, l'amore è una fiammella con le ore sempre contate; cosa sono queste parole rimaste in gola e mai gridate cosa sono queste strade, senza gente, senza estate? Cosa sono questi ragazzi tenuti sotto campane di vetro, cosa sono questi occhi che non vogliono più il vero? Cosa sono queste rose ripulite di ogni spina e buttate poi nel mare come pesci senza vita? Cosa sono questi stronzi che gonfiano i polmoni, tanti giri di parole ma poi ai fatti dei coglioni; Cosa sono questi tasti dove scucio la mia noia; come mai siamo così, senza vita, senza gioia? Cosa sono queste scritte che non lasciano mai niente? Come mai queste frasi, questo astio decadente? Cosa sono queste guerre senza bombe né movente? Cosa sono queste finestre, queste luci quasi mai spente? Cosa sono questi sogni senza palle per realizzarsi? Cosa sono questi giorni troppo uguali per contarsi? Cosa sono queste unghie che non vogliono mai graffiare? Cosa sono queste mani troppo morbide per dare? Come mai non c'è un vecchio che mi dice di guardare, che mi dice che la mia terra sarà proprio uguale al mare? Ché il fumo nero laggiù è una realtà e non un rischio, ché la terra non ha più ritmo e che l'amore non è un vizio? Perché mai non dovrei dire che non è stato poi dannoso avere errori addosso e un passato di cane rabbioso. Perché mai dovrei scordarmi delle albe e dei miei tarli, del fruscio di vecchi incubi che oggi vengono ad annusarmi, di serpi che si scansarono per non avvelenarmi, delle sere che a passi lenti percorremmo come fantasmi? Perché mai vergognarmi di un peccato senza orgoglio? Sì vabè non resta niente, ma chi può uccidere il ricordo? Per me quando uno muore è come quando ti addormenti: le idee volano in alto e non ti accorgi che tu ci resti. E tu mi vieni a dire che il cammino è già tracciato, che esistono strade sicure per il giusto e lo sbagliato. Ma allora come mai questa rabbia senza pianto, come mai questo torpore che ti rende così stanco? come mai già ti sputo e non ti mastico come mai questi occhi così vuoti e senza fascino? Non ci sono strade sicure, ma io voglio continuare Nel cammino accidentato, luoghi ancora da visitare; e cosa ci resta nel bene e nel male? Soltanto uscire, soltanto respirare.. car. |
Re: poesia
Mi sei davanti nel treno
sorriso sincero con lo spirito proteso dentro il mio Me medesimo ansioso e solido mi porgi con le tue mani radiografie del tuo pube guardo i chiodi nelle tue ossa andiamo, diretti al parco divertimenti teatrali torture e finto plasma il mio cuore batte veloce. l'ansia è l'autocontrollo. mi deviano verso il protocollo del puntuale addio di uno sbaglio. puntuale addio dello sbaglio. condannato a vivere per un obiettivo senza forma condannato a dover tenermi sempre affianco la mia ombra disperdo la mia energia in un cimitero di ossa incarnare gli spiriti e farli urlare. mangiare il tuo inconscio e vederlo urlare nella notte. ho visto chi è alle mie spalle e dovrebbe terrorizzarmi. ma la sua tremenda notte mi dà una gioia senza sapore comprendere l'artificio.donarmi in pasto all'autostrada . nella giusta notte del sacrificio. |
Re: poesia
Quote:
La Poesia del "? " mi è piaciuta.Belle anche le rime. |
Re: poesia
C'è aria di settembre
in un risveglio giallino: tra le more acerbe, si sente già il declino di raggi troppo stanchi per guardare un po' più avanti lungo i bordi del mattino. Appare fiacco, il caldo alito, sul chiaro campo vicino, eppure sadico, infido: foglie hanno il discreto inchino di un traviato che muore diacono, ma risuona inerte l'atavico grido di Caino. Su per questo mirtale, cui si scorge la rovina di provincia parassita, sento già del natale la frenesia infreddolita. Per queste strade uguali, e questi vicoli effimeri affiorano spontanei dei palazzi i lividi; e da pianti inesprimibili, sulla pelle, i brividi. |
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Ho costruito una gabbia
con granelli di sabbia. Non provo mai rabbia, rimpianto forse, ed invidia tanta. Un bambino costruiva un castello col secchiello e le formine e suo padre faceva un fortino Ci eravamo chiusi dentro un pomeriggio vicino alla base militare dove sperimentano nuove traiettorie e le clessidre esplodono Guardo ancora la gente passare appoggiata ai parapetti perchè dagli zoppi ho imparato a zoppicare. |
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Le cose
Tutte queste canzonette, la lista della spesa scritta sul post-it, l’estratto conto con le bollette pagate, le matite consumate, i colori incrostati le fotografie estratte dal cestino dei viaggi che crediamo di avere fatto. Restano le cose questi grumi di attrazione, l’energia delle stelle che scava dentro i sogni, i tanto vituperati oggetti, l’irriducibile errore dello spirito, senza fine nostro insaziabile amore. |
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