Originariamente inviata da monaxia94
(Messaggio 605878)
Mi sento una merda. Ho le lacrime agli occhi e un nodo in gola. Faccio quasi fatica a respirare. Sono appena rientrato a casa e mi sono pentito di essere uscito dal mio guscio, seppur per pochissimi insignificanti minuti.
Ero uscito per andare in centro; dovevo comprare una camicia per rinfoltire il mio scarnissimo guardaroba e prima di decidermi finalmente a farlo avevo impiegato ben due settimane, una per convincermi che mi serviva una camicia, un'altra per vincere l'ansia e la paura di affrontare il mondo esterno. C'ero pure riuscito e pochissimi minuti fa, sulla strada verso casa, ero felicissimo del mio acquisto, tanto da dimenticarmi completamente del resto. Ma la mazzata tremenda era già in agguato e mi attendeva in un vicolo a pochi metri da casa mia. Stavo camminando tranquillo, con passo deciso, quando a un certo punto qualcosa attira la mia attenzione sul marciapiede opposto... mi giro all'improvviso e quello che vedo mi fa mancare il fiato all'istante: a pochi metri da me c'è Marco*, il mio amico d'infanzia, ed è in "buona" (oserei dire "bona") compagnia. Lui è un bellissimo ragazzo: alto, capelli castani e ricci, fisico asciuto e scolpito da duri allenamenti di non so quale sport. La ragazza invece è una visione che scatena in me una serie di fantasie malate: tutta tette e culetto, capelli lunghi e sciolti che le cadono lungo la schiena, pantaloncini cortissimi che sembrano mutandine e lasciano scoperte due cosce da far paura. Stanno limonando. Resto fermo a fissare quella coppia di diciasettenni belli e felici che si sbaciucchiano avidamente. Sembra quasi che si stiano mangiando la faccia a vicenda. Poi Marco si accorge della mia presenza, mi guarda, sembra imbarazzato, poi, come se niente fosse, fa un gran sorriso e mi saluta "Ciao, Simo!". Io resto di sasso. Potrei rispondere al saluto, fingere almeno di essere felice di rivedere quell'ex amico, l'unico che abbia mai avuto in vita mia, ma non ci riesco: è troppa l'invidia, troppo il rancore e troppi ricordi, più dolorosi che lieti, che riaffiorano nella mia mente. Ignoro il saluto e proseguo nel mio cammino verso casa. Lo lascio di sasso io stavolta. Mi sento un po' orgoglioso di me. Dopotutto se lo merita, dopo tutte le volte che, quando eravamo amici, io ero sempre definito e conosciuto da tutti come "l'amico strano e bruttino di Marcolino". Ma poi comincio a sentirmi in colpa, comincio a sentire forte in me il rimorso per quel mio gesto infantile che non solo mi ha fatto perdere ufficialmente un'amicizia che si, era già praticamente morta, ma che forse era ancora recuperabile, ma che mi ha fatto anche fare un'ennesima figura barbina di fronte a un ragazzo di cui ho sempre cercato di ottenere la stima. E invece niente... da oggi sarò per sempre solo un brutto ricordo, il "ricordo dell'amico bruttino di Marcolino", quell'amico che amava giocare con lui, ma che non si sentiva all'altezza di quel ragazzo troppo più bello, troppo più simpatico e troppo più normale per lui.
Scusate ancora per il romanzo che ho scritto... ma voi capite più di chiunque altro quanto è forte il bisogno di sfogarsi dopo questi episodi che fanno male e ogni volta uccidono qualche parte di noi.
|