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uhmmm... io comincio a sospettare.. anzi, è da un po che ho questa sensazione... che vi siano troppe stante vuote nel mio cervello, e che tutto questo esteso dominio alla fine mi crei solo nausea, spazientendomi, irritandomi... ma soprattutto facendomi sentire solo.
ecco, forse dovrei cominciare a riempire un po di stanze spoglie.. e a permettere a qualcuno di entrarci (senza calcolare che non ha grandissimo senso star a lucidare i pavimenti, spolverare e sistemare tutto.. se poi nessun mai nessuno - oltre a noi - ci entra!) |
Ma si parte da una prospettiva sbagliata.
Se si parla di:"cos'è meglio per la propria vita,viverla e agire pur con i problemi che uno ha,oppure fermarsi completamente e aspettare che le cose si risolvano?",io sono assolutamente per l'opzione A,non solo perchè lo dicono il buon senso e fatti concreti della vita,ma anche perchè è solo facendo le cose che possiamo capire fino in fondo l'approccio che abbiamo e che dovremmo avere verso esse,ciò che vogliamo veramente,ciò che è meglio fare ecc.Quello che vorrei far capire è che la mia non è un'impostazione concettuale,una decisione presa lucidamente,è proprio che non posso fare altro,che mi piaccia o meno. Davvero non so come spiegare meglio questo concetto...è come dire ad un agorafobico:"scusa ma mica puoi stare sempre tappato in casa,intanto esci e concretizza,poi ti dedichi anche a risolvere il tuo problema";ma se il problema dell'agorafobico è proprio quello di uscire di casa,allora è inutile parlare del suo disturbo come se fosse una cosuccia da nulla,è quello lì,il problema principale che poi causa tutti gli altri! Per me il discorso è lo stesso,se non risolvo almeno in parte i problemi che non mi fanno muovere,non mi muovo,e questo è un fatto palese e ovvio.Vorrei che fosse diverso,vorrei poter riuscire ad agire nonostante tutto come fanno molti,ma per me evidentemente le cose non stanno così. |
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Però capisco anche la risposta di chioccioccolata (quella incazzosa). Non sono due cose in contraddizione! Il fatto è che spesso ci sono delle resistenze tremende ad incominciare ad attuare il circolo virtuoso che dice cali. Voglio dire: il problema non è sempre che uno si dà come obbiettivo primario una cosa scontata-per-i-normali (come andare al pub senza ansia), a volte è proprio che uno ha degli obbiettivi non-scontati-nemmeno-per-i-normali ma ha delle resistenze pazzesche nell'impegnarsi a perseguirli (le cause possono essere svariate: non necessariamente "la pigrizia" come piace dire a calimero). |
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Le cose che dici hanno senso (anche se trovare il ragazzo ed ottenere successi lavorativi & Co. per me sono due cose molto diverse),però il punto è che finchè IO non mi renderò conto di non essere una cacchina,finchè continuerò a pensare di non poter fare le cose che fanno i normaloni,non cambierà mai nulla.Ed è per questo che la terapia e l'autoanalisi per me non sono un lusso superfluo,ma un bisogno. Comunque è già da parecchi mesi che un piccolo risultato"concreto",come dici te,l' ho ottenuto,ma non è spuntato fuori dal nulla,l' ho ottenuto grazie al lavoro su me stessa...anche questo topic è fatto per ottenere un risultato concreto,e appunto per ottenerlo devo interrompere il circolo vizioso che di solito mi porta a non avere nulla (preferisco non dire cos'è perchè se lo rendo tangibile agli occhi degli altri poi temo che le mie paranoie si amplifichino). |
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credo che la cosa che più ti spaventi sia questa: "avere la prova che alla fin fine non sarò buona a nulla" che poi ti capisco anche, io ora mi son fermato perchè ho paura di non replicare il risultato e di perdere in autostima però forse dovresti pensare alla vita come una guerra che ha tante battaglie tu ora ti stai fermando e mentre rifletti i nemici stanno posizionando tutti i cannoni, e più aspetti e più ti sarà difficile vincere anche solo una battaglia, perchè dopo sarà tutto unito, mentre se ti muovi in tempo puoi iniziare a farti breccia vittoria dopo vittoria... certo la sconfitta spaventa, ma non combattere è una sconfitta ancor più grande |
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I meccanismi esistono, eccome! E la parte preliminare (nonchè fondamentale) di un percorso di "guarigione" deve necessariamente comprendere la loro individuazione. Tuttavia, ripeto, questo non basta. E' solo il primo e forse più facile passo. Anche se, ripeto, è quello preliminare senza il quale non si può procedere. |
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