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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Considera che per accedere alla pensione sociale bisogna aspettare i 67 anni. E parliamo comunque di appena 534 euro al mese. Uno che si è fatto il mazzo per anni (magari in un lavoro faticoso e sottopagato) meriterebbe decisamente più di questo, non credi? Ti faccio un esempio concreto: conosco una persona che ha lavorato anni in una pescheria, poi per motivi di salute ha dovuto smettere. Ora vive solo con la pensione d'invalidità, perché non ha ancora l’età per la pensione sociale (che comunque, ripeto, è una miseria). Nella sfortuna ha avuto la “fortuna” di avere il marito anch’egli invalido (a causa di un ictus), e solo sommando le due pensioni riescono a cavarsela, anche grazie al supporto di familiari e amici. Ma c’è chi non ha questa rete: persone che magari hanno perso il lavoro a 50 anni, o hanno dovuto chiudere l’attività (quante imprese hanno chiuso dopo il Covid?), e oggi vanno alla Caritas per mangiare. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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È altrettanto vero che in molti paesi europei lo stato sociale è sotto pressione, a causa della denatalità e dell’invecchiamento, e che anche lì crescono le spinte politiche verso modelli meno assistenzialisti. Tuttavia, credo che in Italia il problema sia più profondo e specifico. Il nostro welfare è storicamente più sbilanciato verso chi ha lavorato e versato contributi, mentre chi è ai margini, resta spesso fuori da tutto. In altri paesi europei (penso soprattutto al Nord Europa, ma anche in parte alla Francia o all’Olanda), esistono sistemi di base più inclusivi: redditi minimi garantiti, sussidi meno umilianti, accesso più equo alla casa e alla salute. E soprattutto, esiste una cultura politica più radicata del diritto alla protezione sociale, che va oltre il merito lavorativo o contributivo. Qui da noi, invece, chi è fragile ma non “ufficialmente” invalido, o chi non ha una famiglia alle spalle, è come se fosse invisibile. Lo Stato, più che garantire un minimo comune di dignità, sembra dire: “arrangiati”. Quindi sì, ci sono problemi comuni in Europa, ma l’Italia ha una sua specifica responsabilità, fatta di scelte sbagliate, modelli disfunzionali e una certa indifferenza verso gli ultimi. E questa, più che una crisi del welfare, è una crisi di civiltà. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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Parlo di persone che si sono spaccate la schiena in lavori faticosi e sottopagati, magari senza ferie, senza malattia, senza contributi. Non tutti hanno avuto il privilegio di scegliere come lavorare. Dire che chi ha la pensione minima dovrebbe “tacere” è una generalizzazione che offende proprio chi ha già pagato il prezzo più alto. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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È vero che ci sono furbi, opportunisti ed evasori (nessuno lo nega) ma esiste anche un’altra realtà: quella di chi ha lavorato tutta la vita in nero o a intermittenza, spesso perché non ha avuto alternative concrete, non per scelta. Dire che “il lavoro nero è un falso mito” è pericoloso, perché normalizza lo sfruttamento e colpevolizza le vittime. In certe situazioni, non puoi alzarti e dire “no, io voglio il contratto”. Se lo fai, ti lasciano a casa. E se hai una famiglia o non hai nessun altro, accetti per sopravvivere. Non tutto è bianco o nero. C’è chi ha preso tutto quello che poteva, e c’è chi ha dato tutto quello che aveva… senza riuscire ad arrivare a una pensione “decente”. La tua storia è importante, ma non cancella quella di chi ha avuto meno fortuna o strumenti per farsi strada. Le generalizzazioni non aiutano nessuno, soprattutto in un Paese dove troppe disuguaglianze vengono trattate come colpe personali. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
Comunque come in tette le cose chi fa la voce grossa, chi sbraita, chi batte il pugno sul tavolo ha più possibilità di avere qualcosa, magari anche a discapito di chi avrebbe più bisogno.
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
che palle sti stati Scandinavi che si prende sempre come riferimento di civiltà, progresso, diritti e quant'altro.
Facile fare gli stati virtuosi, come la Norvegia, uno degli stati più ricchi al mondo, grazie al petrolio del mare del nord. Se non ci fosse sto petrolio, hai voglia di pescare salmoni, per garantire il walfare al popolo |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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Gli stati scandinavi, come dici, sono sicuramente un riferimento. Ma anche in Francia o in Germania, per quanto perfettibili, esistono misure strutturate che impediscono a molte persone di scivolare del tutto ai margini. In Italia, invece, spesso si va avanti a colpi di bonus estemporanei e assistenza lasciata alle reti familiari o al volontariato. Non voglio fare idealizzazioni, ma nemmeno difendere lo status quo: credo che si possa guardare agli altri paesi non per copiarli, ma per capire dove e come si potrebbe fare di meglio. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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Poi troppi invalidi che in realtà non sono invalidi veri e propri, è più che altro gente che non ha voglia di lavorare. Con milioni di pensioni di invalidità lo stato va in sofferenza, e all ostesso tempo manca la forza lavoro. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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Re: Marginalità e welfare in Italia
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Per quanto riguarda la sanità, il problema principale è la cronica mancanza di personale e risorse. Gli ospedali sono spesso sotto organico, i medici e gli infermieri sono stremati, e la medicina territoriale è stata progressivamente smantellata. Occorrerebbe investire di più in ambulatori, medici di base, prevenzione e salute mentale, che è una vera emergenza silenziosa. Anche digitalizzare meglio il sistema sanitario, con una cartella sanitaria elettronica davvero funzionale, aiuterebbe a rendere tutto più efficiente. Sull'invalidità, è chiaro che ci sono abusi, ma non bisogna usare l'esistenza di alcuni furbi per gettare discredito su milioni di persone che soffrono davvero. I controlli esistono, ma vanno resi più efficaci, intelligenti e trasparenti. Si potrebbero incrociare meglio i dati tra INPS, ASL e fisco, rafforzare le verifiche nei casi sospetti, e punire più duramente chi truffa. Ma servono anche strumenti per tutelare chi denuncia abusi interni, e commissioni meno influenzabili. Insomma, se vogliamo che lo Stato funzioni meglio, dobbiamo chiedere più rigore e più efficienza, non meno diritti. E soprattutto, ricordarci che chi sta male davvero merita rispetto e protezione, non sospetto generalizzato. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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Ci sono milioni e milioni di giovani classificati invalidi, ma magari potrebbero fare dei lavori manuali e semplici, perché la forza fisica c'è l'hanno. Invece questi si lasciano senza lavorare, gli si paga la pensione ( che è bassissima, e con la quale faranno sempre una vita di merda e di rinunce) e il lavoro che potrebbe fare questa gente viene dato all'extracomunitario.. e allora si dice che l'extracomunitario è indispensabile..e invece no, è indispensabile perché non si costringe/non si vuole dare il lavoro all'italiano. Inviato dal mio M2004J19C utilizzando Tapatalk |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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È vero che ci sono medici impreparati, così come in ogni categoria. Ma la sanità pubblica italiana, con tutti i suoi limiti, continua a salvare milioni di vite ogni anno, spesso con stipendi e condizioni di lavoro non degni. Piuttosto che dire che le lauree si regalano, forse dovremmo chiederci perché tanti bravi medici vanno a lavorare all’estero o scappano dal pubblico verso il privato. Sul tema invalidità: ci sono senz’altro abusi da combattere, e sono il primo a dire che chi può lavorare, dovrebbe avere un’occasione. Ma non si può decidere a occhio chi ha la forza fisica per fare lavori manuali. Ci sono invalidità psichiche, neurologiche, autoimmuni, croniche, che non si vedono ma che rendono il lavoro impossibile o destabilizzante. Non si risolve spingendo le persone a forza nel lavoro, ma creando percorsi personalizzati, flessibili e dignitosi. Infine, l’idea che il lavoro dato agli extracomunitari “dovrebbe andare agli italiani” funziona solo sulla carta. La verità è che molti di quei lavori vengono rifiutati, o che spesso mancano proprio percorsi di inserimento per persone fragili. E lì sì, lo Stato dovrebbe fare di più. |
Re: Marginalità e welfare in Italia
Penso che l'italia sia un paese finito, di certo non arriverà a 100 anni..neanche adesso si può considerare fatto dal dopoguerra visto che al sud maledicono garibaldi e si sentono depredati dal nord
Io per quel che serve ho fatto un fondo pensione ma mi sa che è inutile, non so se ci arriverò... Lo stato non da niente, la politica è una perenne campagna elettorale e non esiste una gestione del paese, una guida, una presenza statale..si percepisce che è tutto allo sbando, imrovvisazione, un paese della cuccagna...il welfare fra pochi anni non esisterà più, l'inps imploderà... |
Re: Marginalità e welfare in Italia
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