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Re: La vergogna-------
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I miei limiti posso vederli come riconosco atti riprovevoli commessi, dei quali non vado fiero. Ma rifiuto però questo stereotipo d'infallibilità che dovremmo essere tutti. L'essere umano è da sempre ricco di disfunzioni e ostacoli, in modo manifesto. Io non mi vergogno di essere uno di loro, magari solo in modo più manifesto. |
Re: La vergogna-------
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Ricollegandomi anche a quel che dice Varykino in relazione ad Emilio Fede ecc. la sua vergogna mi sembra un tratto interno morale acquisito, lui non osserva che sia Emilio Fede che Salvini sono persone moralmente rispettate socialmente più di un morto di fame, il suo giudizio relativo alla vergogna è morale interno, io invece mi vergogno pensando di essere valutato male socialmente ma internamente a me di molte cose non frega quasi nulla, ma non lo dico tanto per dire, è davvero così. Non è che mi consola il discorso "eh ma tu sei una brava persona loro no" io vedo gli effetti, sono una brava persona che viene trattata male quindi alla fine l'interesse per me è spostato su altro, non è questo che mi preoccupa di più, occhio e croce, esclusi criminali incalliti e serial killer e roba simile si è brave persone un po' tutti. Il fatto che non lavoro non mi fa sentire in colpa internamente verso la società la mia preoccupazione principale è che sia tizio che caio che sempronio mi giudicano male. Ma in sé la cosa a me non è che mi smuove direttamente, è indiretta la cosa. Uno che non ha la vocazione ai lavori forzati o che non ha un reddito sufficiente senza lavorare viene visto generalmente male, e la cosa incide sulle relazioni sulla possibilità di avere una partner e così via, ma non è che io mi sento indegno in sé di avere certe cose, sento che l'indegnità è una cosa sociale non l'ho propio mai interiorizzata per bene questa cosa, infatti io sono un depresso anomalo che non ha sensi di colpa. Si è cercato di costruirla internamente questa cosa anche dentro di me, ma la cosa non ha mai attecchito tantissimo, la mia morale si limita a poche cose, non mi vergogno a causa di un super io severo (usando un'espressione rubata dalla psicoanalisi) o roba simile. Sono andato con delle prostitute... Me ne vergogno in sé? No, per niente, però lo tengo in buona misura nascosto in una marea di ambiti, perché sia le donne (quelle che non si prpstituiscono soprattutto) che la maggior parte delle persone mi romperebbero i coglioni in un modo incredibile e siccome non ho altri scudi protettivi come un Salvini o Emilio Fede devo difendermi così. Mi vergogno nell'essere scoperto da certe persone, e questo mi fa pensare che non ho davvero un giudice interno che mi dice che ho fatto male in sé, penso ad un giudizio esterno ed alle conseguenze anche ora, non l'ho interiorizzato davvero è rimasto sempre esterno questo giudizio negativo per me, per questo se vado in psicoterapia e cercano di far leva su qualcosa di interno che spinge da solo per farmi fare qualcosa, non attecchisce. |
Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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forse (nn lo so ) , toccherebbe mettersi in testa che non devi niente a nessuno ..... magari e'quello che fa piu male della vergogna , nn riuscire a soddisfare aspettative , e ultimo ma nn ultimo accettare il fallimento come condizione probabile della vita , nn come una cosa che ha bassa percentuale di verificarsi , perche'e'una cazzata , il fallimento e'molto piu probabile di una vittoria . poi e'ovvio che e'difficile e nn saranno certo delle parole a cambiarti la vita , forse l abitudine e l eta' potranno aiutarti |
Re: La vergogna-------
Io mi vergogno di tutto, del mio aspetto, delle mie idee, delle mie esperienze, di tutto, anche di quello di cui non dovrei vergognarmi. Mi vergogno a farmi vedere, mi vergogno a espormi, a esibirmi, a parlare di me. Credo sia collegato alla mia insicurezza. Sentendomi molto insicura mi vergono nel fare le cose e nell'espormi.
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Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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Per me questa cosa non si risolve con questa cazzata dell'accettazione, non si risolve e basta, il fallimento c'è e non ci sta nemmeno bene e continuerà a non starci bene, come un mucchio di altre cose. Accetto l'invecchiamento, accetto questo e quell'altro, ma quando mai, li subisco, questa è la verità ultima per me, non accetto un cavolo perché mica ho il potere di rifiutarle queste cose?! Si accetta qualcosa che si può rifiutare, non è che la vita ti mena e tu poi dici "ah lo accetto che mi mena", ma perché potevi rifiutare la cosa? L'esistenza ti ha menato e basta e tu con le parole vuoi far finta ancora di avere qualche potere su questa cosa? Non hai potere davvero, è un potere fittizio creato dalle parole, fosse una cosa usata per persuadere altri e farli fessi, potrebbe ancora reggere, ma dirselo da soli che si accetta quel che a uno non gli sta bene, per me è una cretinata infinita, poi si può andare avanti all'infinito con sta filosofia del cazzo dell'accettazione, e andate avanti, non vi seguo né ora nè vi seguirò mai. |
Re: La vergogna-------
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Visto in un altra prospettiva un fallimento può anche, paradossalmente, essere costruttivo. Anche più di una vittoria alle volte. Perchè si possono anche capire gli errori commessi e dove si ha sbagliato. Invece con la vittoria si può cadere nella trappola di non mettersi più in discussione. Mentre io sono della filosofia che nella vita non si finisce mai di imparare. |
Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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Il concetto di accettazione, per essere benefico, deve essere visto in un ottica di miglioramento personale, rimanendo con la consapevolezza di avere delle qualità, ma anche dei limiti. Non deve essere dipendente dal fatto di essere accettati o meno da qualcun'altro. |
Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
Io la vergogna l ho superata .. ho lavorato tanto ma l asocialità e rimasta..
Diciamo più sei brutto e con problemi fisici .. più e normale vergognarsi dentro occasioni di socialità ma questo è il mio parere .. specifico prima che mi prendono di nuovo di mira |
Re: La vergogna-------
Se mi accorgo di stare agendo in un modo limitante quando ne prendo davvero coscienza mi viene una forte vergogna.
Se la supero mi sento molto bene, e più leggera rispetto a prima di attraversarla. Ma per superarla davvero devo proprio passarci attraverso ed è una cosa molto difficile, bypassarla totalmente non ce la faccio. Sommariamente uno direbbe è vergogna, ma la cosa più vera è che è uno stato di oppressione e pesantezza, in cui il campo delle possibilità si riduce drasticamente e senti claustrofobia. |
Re: La vergogna-------
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Il fatto è che se si è in conflitto con certe cose del patto sociale (che posso giudicare anche ingiuste o non in linea con la mia personalità) vengono meno certi vantaggi, e quindi sviluppare nevrosi/problemi di adattamento. Ma non credo che l'adattamento forzato e inautentico porti chissà quale benessere... al massimo vantaggi materiali e qualche scopata in piu'. Purtroppo convivo con sta cosa da sempre e non so se la cosa è risolvibile, forse solo con un reset :D In ogni caso interno ed esterno sono in stretto collegamento, non so se fare questa distinzione rende immune alla vergogna. Poi bisognerebbe vedere caso per caso...cioè per cosa si tende ad evitare il confronto con gli altri, per la paura di far riaffiorare vergogna o semplicemente per la rottura di palle di dover spiegare le proprie ragioni e mettersi a discutere. |
Re: La vergogna-------
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Re: La vergogna-------
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certo se uno ha gia deciso che una cosa deve condizionargli la vita per sempre e nn vuole sentire ragioni , c e'ben poco da fare .... com e'che dicono "guai a toccarmi il mio malessere che oltre a quello nn ho nient altro". nn a caso chi fallisce il suicidio quando riprende lucidita's accorge che c e'cmq un rimedio , che sia accontentarsi di quello che si e'o si ha o qualsiasi altra roba legata al suo problema |
Re: La vergogna-------
"In ogni caso interno ed esterno sono in stretto collegamento, non so se fare questa distinzione rende immune alla vergogna. Poi bisognerebbe vedere caso per caso...cioè per cosa si tende ad evitare il confronto con gli altri, per la paura di far riaffiorare vergogna o semplicemente per la rottura di palle di dover spiegare le proprie ragioni e mettersi a discutere." E' fondamentale la questione interno esterno per definire un problema, se per te è problematico qualcosa di esterno non è detto che si traduca in qualche problema interno, sono due problemi proprio diversi, distinti, separati, se uno ragiona bene, poi se si ragiona a cavolo si possono confondere. Se uno si lamenta dello stipendio basso non è che automaticamente questo problema va tradotto in un "bisogna che cambi il tuo atteggiamento", sono due problemi proprio diversi se si ragiona bene.
Lamentarsi dello stipendio basso richiede una soluzione psicologica o sociale? Secondo me è il soggetto che pone il problema e se per il soggetto è esterno resta fissato che la soluzione non può essere interna. Cosa dovrebbe accadere affinché il problema si ritenga risolto? Non è detto che si ha a che fare con lo stesso problema se due tizi si lamentano di qualcosa in maniera identica. |
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