napapijri |
10-03-2009 12:28 |
Quote:
Originariamente inviata da JohnReds2
L'ho un pò sparata, vi dirò la verità, non è che ci ho ragionato molto, m'ispirava e l'ho detta...però un fondo di verità c'è.
Perchè nel nostro paese c'è una lunga tradizione di massa rozza, estroversa e burina che contrasta sempre contro un'elite chiusa, cervellotica e distaccata...due anime profondamente diverse tra loro.
I nostri film sono cupi e malinconici, anche le commedie non perdono mai un sottofondo di tristezza.
Così come molti dei più grandi autori di libri e poesie, uno dei più grandi era il leopardi guardate un pò.
O come la musica, da noi la tradizione è di fare "lagne", vedi musica napoletana.
L'unica allegra che facciamo è la musica da discoteca, ma lì si entra nella categorie burina.
La cosa buffa è che il binomio aumenta con lo scendere a sud: più il popolo è terr...ehm meridionale , più l'elite è malinconica e triste.
Invece un poeta estroversone come Byron era della stirpe dei pallosissimi inglesi!
ps: Oddio potrei aver sparato una marea di cavolate, ma ogni tanto mi diverto a fare generalizzazioni azzardate! :) :P
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Quoto sul fatto che hai detto anche un po' di cavolate.
E' vero che il nostro è uno strano Paese nel quale c'è una discrasia netta tra l'intellettualoide a tutti i costi, in genere borioso, snob, impegnato e noiosissimo e il burino medio fancazzista, indifferente, qualunquista, superficialmente definito simpatico ( sarà? )Si vede nei film che o sono impegnati, mortalmente pallosi ed a volte inutili e vuoti come quelli di certi registi emergenti o sono grevi e volgari come quelli dei Vanzina; nella musica idem, nella poesia a volte pure. Ma definire la musica napoletana d'autore ( intendo le musiche ed i testi scritti tra la fine del 1800 ed i primi decenni del '900 ) una lagna mi sembra veramente un'ignominia ( a meno che tu non ti riferissi a Gigi D'Alessio, ma quella è un'altra storia ). La musica da discoteca non la considero neanche musica, dunque passo, quanto ai poeti, nella maggior parte dei casi penso che sia il dolore nelle sue diverse forme e l'inquitudine che a tratti diventa sofferenza a creare le condizioni migliori per produrre capolavori. Questo però vale per tutti a prescindere dalla nazionalità e dalla latitudine di nascita. Chi è sereno, felice, si accontenta, non si pone domande, non si consuma, non soffre, difficile che possa esprimere grandi emozioni in versi. Sul fatto che a sud ci sia una vena di malinconia, è vero, ma lascerei perdere il concetto di elite. E' parte del DNA di un siciliano medio, di un calabrese medio, di un pugliese medio,di un campano medio, forse un po' meno vale per i napoletani che costituiscono una categoria a parte, unica ed irripetibile con pregi grandiosi e difetti insostenibili, come i romani del resto. Ma come non prendere atto del fatto che molti italiani nordici abbiano le stesse caratteristiche,penso ai liguri ai piemontesi, ai friulani che non sono certo da meno. Tanti ne ho conosciuti con un animo profondamente malinconico se non irrimediabilmente triste, idem per molti autori letterari e musicali di quelle parti, alcuni dei quali tra i miei preferiti: Pavese, Svevo, De Andrè ecc.
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