napapijri |
22-01-2009 18:55 |
Quote:
Originariamente inviata da Swathi
Scusa...tu non fai valutazioni?E allora come ne hai parlato del tuo "povero" cugino?Dici che sicuramente era depresso(dopotutto è col suo salto nel vuoto che l'ha veramente manifestato a voi tutti parenti!)MA che aveva una ragazza(tu sai come era il suo rapporto con lei?)amici(si sentiva compreso?)e addirittura l'amore dei genitori e "tutta la vita davanti!!!"Ma cavoli,eppure credo tu sia giovane...ma viaggi ancora con queste "frasi fatte" e pensandolo veramente che se aveva(per te!)veramente tutto quello,si sarebbe lanciato lo stesso nel vuoto?Perchè l'ha fatto allora?Scusa ma quando sento io queste frasi mi arrabbio moltissimo perchè dimostrano quanta ignoranza ci sia ancora in materia e nel caso di una persona che non per forza deve essere laureata per prendersi "la briga" di leggere qualche testo almeno(o ascoltare con più attenzione invece i pareri riportati in questo topic!)ed approfondire un pò di più l'argomento almeno per capire che quando si è depressi come dici oltretutto tu, TUTTO è relativo,addirittura "INUTILE" a volte(può valere per settimane,mesi ma anche anni)o che senti che ti può solo "DISTRUGGERE" e preferisci...a volte...il vuoto a TUTTO quello che ti circonda perchè magari ti soffoca e non ti fà affatto vivere e la cerchi altrove...una vita "davanti" come nel caso di tuo cugino.Altri no...muoiono giorno per giorno(ci sono tanti modi) o si ammalano o "sopravvivono" che è ben diverso dal "vivere" veramente...Troppo facile nascondere sempre la testa come gli struzzi...Chi ha poi veramente paura?
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Forse non riesco a spiegarmi. E' logico che era depresso, era malato di depressione, era in cura ( forse sbagliata ), era in un angolo. Aveva tutta la vita davanti: è un dato oggettivo, anagrafico, intendo solo riferirmi alla giovanissima età, non ad una frase da pubblicità progresso. Era circondato da affetto, anche questa non è una frase fatta perchè serve ad indicare la posizione di chi non era solo al mondo; ha un senso descrittivo;mette in evidenza che aveva rapporti con consanguinei strettissimi: madre, padre, fratelli nonchè con l'altro sesso, ecc.ecc. ( non orfano, esule...ecc. )anche questo è un dato di fatto. Le sfilacciature in quei rapporti sono difficili da indagare e non spetta a me farlo, ma la conclusione è proprio quella che sostieni tu, solo che forse non riusciamo a comprenderci. La depressione fa vedere tutto in modo distorto, fa calare in un baratro, nulla ha più senso. Tilt completo. Non si vede futuro quando invece oggettivamente c'è. Non si vivono i rapporti traendone appagamento, pur se essi esistono e nonostante possano essere carenti e contraddittori come la maggior parte dei rapporti umani. Non c'è attenzione o sollecitazione da parte di coloro che ti vogliono bene in grado di penetrare il tuo dolore. Gli eventuali, anche macroscopici, sbagli che i genitori possono commettere, non escludono, nel 90% dei casi un profondo amore da parte loro. Non si deve tener conto di questo dato? Non si muore per un amore finito, non si muore perchè un amico ti ha tradito e deluso, perchè la società è marcia, perchè tanti che si incontra lungo il cammino sono gratuitamente ed inutilmente crudeli, non si muore perchè non riesci a fare il lavoro che vorresti o perchè non hai un lavoro, non si muore perchè i tuoi genitori non ti capiscono. Si decide di morire perchè l'ingranaggio si è inceppato. Il perchè ciò avvenga è difficile da dire, penso anche per gli esperti. E' probabile che tutte le cose di cui sopra, in uno con una predisposizione naturale ( chiamalo se vuoi DNA - temperamento o non so che altro ) possano creare una mistura esplosiva e pericolosissima. Se le benedette sinapsi non si inceppano, la reazione è diversa e la vita ritrova la sua strada. L'amore del prossimo, aiuta, sostiene, conforta, ma a volte non salva. O ritieni che tutti coloro che si trovano in questa condizione di disperazione assoluta che non lascia scampo non siano amati? Nel mio piccolo posso solo ricordare, ad esempio, che pur avendo a fianco un uomo che mi amava, amici che mi stavano vicino, una madre che mi adorava e con la quale ho un ottimo rapporto non vedevo altro che morte, ero lacrime e dolore; non esitavo a farmi del male. Non ero amata? Si lo ero, ma non serviva. Io volevo quel dolore, accarezzavo l'idea della morte come fosse un'amica ed una liberatrice. Io mi odiavo in realtà e da quest'odio non c'è amore altrui che ci possa salvare.
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