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Re: Il paradosso dei malati di mente
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. Più che altro, la domanda è un'altra....la ragazza che pesa 35 kg e si lascia morire di fame, nel tuo mondo ''anti psicologo'' cosa gli si dovrebbe dire? Che il suo pensiero è giusto e che deve ''centrarsi e individuarsi'' e tutto si risolve? |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Corretto = aderente alla realtà, verificabile. Funzionale = utile per una vita soddisfacente, non solo a breve termine ma anche nel medio-lungo termine. Buona/cattiva idea relativamente a come trascorrere del tempo libero è un qualcosa di relativo, quindi non esiste un criterio oggettivo per dire quale idea sia buona e quale cattiva. Perciò, non si può determinare se questo pensiero sia o meno corretto. Se invece si ragiona su una buona/cattiva idea relativamente al montare un mobile IKEA, allora è possibile determinare quale idea sia buona e quale cattiva. La correttezza delle idee è verificabile consultando il manuale delle istruzioni. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Funzionale e disfunzionale non sono indicatori di scorretto o corretto. Uno stesso pensiero può essere disfunzionale per una persona e funzionale per un altra. Prendiamo due studentesse universitarie, chiamiamole Ludovica e Anna, entrambe che studiano la stessa cosa, entrambe della stessa età e con un livello simile di intelligenza e talento per il loro campo di studi. Entrambe vorrebbero prendere esclusivamente 30, e vorrebbero dare il massimo, non solo all'università, ma facendo anche altre cose. Anna è sempre stata una persona molto energica, poco ansiosa, e che non si abbatte facilmente. Ci riesce, con sforzo, ma ci riesce, e riesce pure a coltivare la sua vita sociale e sentimentale. Se ogni tanto non prende un trenta, o si ripresenta, o riesce ad accettare -anche se non ne è felice- un voto più basso. Ludovica invece è una persona ansiosa, con molta meno energia, e con un metodo di studio più lento. La sua ansia inizia a peggiorare sempre di più, e molto spesso la paura di prendere un voto inferiore alle sue aspettative è talmente paralizzante che non si presenta a dare gli esami, pur avendoli preparati. Si sovraccarica oltre i suoi limiti, e non esce quasi più a divertirsi come un tempo con i suoi amici. Dopo un anno di università è fuoricorso di 5 materie, è infelice, esaurita, con l'ansia sempre in crescita. Se ludovica vuole vivere più serena, considerare il pensiero ''devo prendere solo il massimo'' disfunzionale e imparare ad accettare voti più bassi è funzionale, almeno se a ludovica importa di sentirsi serena e di non rimanere ulteriormente indietro. Anna invece non ha un pensiero disfunzionale, perchè non le sta creando un problema nella sua vita. ''voglio prendere il massimo'' di base non è un pensiero sbagliato. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
secondo me nn esistono i malati mentali , esistono delle situazioni diverse che impattano in un certo modo o in un altro nella psiche di diversi individui , poi usando le scorciatoie del cervello uno potrebbe classificarli come malati di mente . (senza contare ovviamente chi nn e' in grado di intendere e di volere)
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Lo è, per rispondere anche a Gattaccia, non il pensiero "devo prendere un voto alto" ma "contando tutto, impegnarmi a prendere un voto alto mi fa bene". |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
io mi ritengo malato di mente
e penso che i malati d i mente non debbano prolificare ci vorrebbe una legge statale,che chi ha il bencheminimo problema documentato ,gli deve essere tolta la facoltà di sposarsi e prolificare,se viene traasgredito cio,punizioni esemplari |
Re: Il paradosso dei malati di mente
Devi conoscere bene, ma molto bene, la storia delle persone per poter giudicare.
Esempio (che non riguarda necessariamente me, forse in parte ma vabbè): come fai a dire a una persona che ha vissuto 20 30 anni in un determinato modo, che deve cambiare? Non sa neanche come si fa. Sembra tutto facile cazzo... |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
Come quando dicono che ci vuole a fare nuove amicizie lo credono loro che sia facile se sei estroverso forse si ma per uno come me per i cazzi suoi e con gli sbalzi di umore proprio per niente. Sto quasi rinunciando ad andare in vacanza con gente che già conosco perché ho paura di rovinargli la vacanza dato che sto fuori fase ultimamente. Come faccio in questo stato ad andare in cerca di nuove amicizie non è il caso
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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E' anche una rule of thumb empirica che un modo cattivo di pensare in un ambito sia indicativo di qualcosa di più generale e profondo. Non è solo un pregiudizio. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
folle non lo sono ancora diventato, anche se avverto che la linea è sottile...vivo forse in modo troppo razionale
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Re: Il paradosso dei malati di mente
A volte fanno discorsi giusti i matti alle fermate dei bus altre volte sono solo deliri, e tutto relativo anche le definizioni stesse di malati mentali lo sono caro Angus ... Considera che di solito se sei diverso dalla massa e dalla società ti becchi una bella etichetta di strambo o malato di mente .. sei caduto nella trappola logica del giusto o sbagliato, e una realtà relativa quella in cui siamo dipende da che punto la osservi
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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Re: Il paradosso dei malati di mente
Quale sarebbe il paradosso? Spiegatemi meglio in parole più povere.
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Re: Il paradosso dei malati di mente
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C'è uno scontro tra un certo tipo di identità e un certo contesto, bisogna trovare una soluzione che vada abbastanza bene per la persona, e secondo me non è affatto chiaro da cosa dipende e se anche c'è una soluzione. Non dico che non si possa provare a proporre visioni alternative per adattarsi, ma deve essere una proposta e non una pretesa. Mettere in discussione non si capisce bene che significa, si è sempre in discussione, con gli altri si comunica, quindi uno può anche cambiare idea, sempre, ma non è che poi se non la cambia si può accusare che non l'ha voluta cambiare o che non vuole guarire e cose simili. Io credo che queste cose non siano proprio malattie, qua il problema consiste nel fare trovare un modo di vivere in questi contesti (o magari provare proprio a costruirne altri) che vada bene a queste persone disadattate, non aggiustare delle idee scorrette. È un problema non solo mentale ma anche sociale, quindi non è ben definita la soluzione come capita con le malattie vere e proprie "hai il raffreddore, bisogna ripristinare lo stato di salute prima che ti ammalassi". Qua non si capisce chi ha il raffreddore e anche che stato bisognerebbe ripristinare per fare inserire quella persona e nemmeno se esiste questo stato. Si può capire solo che quel tipo si discosta da una certa norma, che il problema consista nel normalizzare non ê affatto chiaro. Per me si è frainteso a livello categorico questo tipo di problemi, ripeto non è che sia sbagliato in assoluto cambiare idee, è scorretto ritenere che il problema per ogni forma di disadattamento elevato possa tradursi in questa formula qua. Quelli che vengono definiti malati mentali sono persone molto emarginate per me e non stanno bene, come si risolve l'emarginazione? :nonso: Uno può provare a suggerire certi punti di vista e valori alternativi, va anche bene per me, ma bisogna lasciare che le proposte restino proposte, se la persona le rigetta non è corretto rinfacciarle che non vuole stare bene e cose simili perché non è ben definito quale sia lo stato di salute da ripristinare. Si associa la mente a queste problematiche perchè a differenza del dolore fisico che è localizzabile fisicamente in qualche parte del corpo questo tipo di disagio non è localizzabile in qualche punto preciso e rimane nella mente, detto questo non è affatto chiaro che si abbia a che fare con una malattia analoga a queste altre cose. Che un certo disagio sia localizzato nella mente di qualcuno non ci dà alcuna informazione riguardo a cosa debba essere modificato per farlo sparire, la cosa resta appesa e un po' vaga. Magari la persona riesce ad individuare degli stati in cui sparirebbe, bisogna però vedere se può accedervi e se dipende da lei la costruzione di questi stati, può darsi anche che una persona non può "guarire". Per me qua il problema consiste nel trovare un modo di vivere che vada bene a chi viene etichettato come malato di mente, se si riesce a trovare questa quadratura del cerchio questa forma di disadattamento dovrebbe ridursi o sparire, che si possa fare questa cosa o che sia anche individuabile a livello teorico questo modo, restano problemi appesi. Col sistema della catalogazione delle malattie mentali pare già risolto a monte tutto "qua questa emozione non funziona bisogna correggerla", secondo me è un'impostazione sbagliata, non che non si possano catalogare le persone in base a certe caratteristiche ma non supporre poi che la catalogazione individua anche la disfunzione persone che hanno fobie fuori norma -> soluzione del disagio togliere la paura Per me è proprio scorretto impostare le cose in generale così. Se si vivesse in una società guerrafondaia e uno avesse paura di andare in guerra si direbbe poi che il problema di disadattamento di questa persona consiste nell'aver una paura elevata e paralizzante, ma secondo me non è affatto chiaro che sia questo il problema per quella persona. Un tizio in Russia si è suicidato per non andare al fronte. Questi modi di fare sono fuori norma, di sicuro una persona ha idee diverse se si comporta così, ma farlo star bene consiste nel cambiare queste idee? Per me non è affatto chiaro e scontato questo. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
I meccanismi di difesa psicologica si innescano per impedire il collasso delle funzioni psichiche a protezione dell'ego. Non si può semplicemente sbattere in faccia la realtà al malato di mente perché non è in grado di sopportare la realtà ci sta già scappando, la realtà gli crea sofferenza e disagio mentre le sue visioni distorte sono rassicuranti.
Vanno prima di tutto riconosciuti i meccanismi di difesa e poi si elabora un piano per combatterli per guarire o di mitigarne gli effetti negativi il tutto non per essere "normale" ma per migliorare la qualità della vita, se questo non è possibile l'ammalato è meglio che resti ammalato o rischia di diventare qualcosa di ancora peggio. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Tra l'ateo e il credente chi è che si sta difendendo dalla realtà? Perché anche Freud ad un certo punto ha iniziato a sostenere che quelli che pensavano sostenesse fregnacce stavano usando dei meccanismi di difesa per non accettarle. Per me anche questa impostazione qua è discutibile. Anche questa definizione del disagio altrui potrebbe essere fallace. Secondo me queste cose dovrebbero tornare là dove sono nate, in ambito filosofico esistenziale, dove vengono proposte varie visioni della vita, dove ci sono gli stoici, gli edonisti, i pessimisti, i religiosi, i cinici, gli atei e cosí via e non è mai davvero chiaro chi abbia ragione o abbia la ragione. Per me resta tutto un po' appeso, non è la guarigione da un qualche morbo che si cerca quando si afferma di voler vivere bene. Altri possono vendere visioni della vita e cose simili però per me spacciarle per medicine è una cosa abbastanza assurda. |
Re: Il paradosso dei malati di mente
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Anche nel caso in cui questa realtà fittizia sia peggiore di come stanno effettivamente le cose. Ad esempio chi ha problemi di depressione e pensa di esser odiato da tutti (quando non è vero) trova comunque conforto nel crederlo. (L'esempio è la mia esperienza personale) |
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