Re: Come mai l'evoluzione non ha eliminato i disturbi mentali?
La domanda è interessante e complessa e di certo non si presta a un'unica soluzione.
Innanzitutto, chiariamo due concetti: 1) come già specificato da precedenti utenti, l'obiettivo dell'evoluzione non è raggiungere l'optimum ingegneristico. L'evoluzione va avanti per aggiustamenti successivi e alla fine può portare all' "aggiustamento migliore". È come rifare l'impianto idraulico di casa partendo da una casa vecchia. L'evoluzione non raggiunge il massimo dell'ottimizzazione perchè non costruisce mai nulla di nuovo, ma costruisce sul passato. Esempio concreto: homo sapiens soffre il mal di schiena perchè non ha una spina dorsale perfettamente eretta (optimum ingegneristico), giacché l'evoluzione ha riciclato la spina dorsale a “s” dei primati per nuove esigenze. 2) Il processo evoluzionistico ha come conseguenza una miriade di "effetti collaterali" sui quali l'evoluzione ha solo una “impronta indiretta”. Caso semplicissimo: esiste una ragione naturale o sessuale del motivo per cui le ossa sono bianco-grige? No! é un effetto collaterale del fatto che l’evoluzione ha prodotto delle ossa costituite da sostanze che massimizzano la resistenza meccanica. Da questo punto di vista, possiamo ipotizzare che ci siano tanti aspetti della nostra psicologia che NON sono inquadrabili solo dal punto di vista evoluzionistico, ma che possono essere inquadrati come effetti collaterali dell’evoluzione. Esempio: la musica non massimizza le capacità riproduttive di un individuo, ma potrebbe essere vista come effetto collaterale della prosodia, ovvero l’espressione delle emozioni del parlato.
Ora, armati di questi due concetti cosa si può dire sulle patologie psichiatriche? Credo che nessuno disponga della risposta al quesito posto inizialmente, ma possiamo azzardare delle indicazioni (del resto non possiamo fare altrimenti). Innanzitutto, molte malattie psicopatologiche possono derivare da un mismatch tra le condizioni ambientali in cui la nostra specie si è evoluta e le condizioni in cui operiamo in questo momento. Homo sapiens si è evoluto 100.000 anni fa e non abbiamo evidenza che dal punto di vista biologico siamo diversi dai nostri progenitori di 100.000 anni fa. Ma il nostro ambiente è notevolmente, enormemente cambiato. La nostra mente si è evoluta in un ambiente che richiedeva particolari prestazioni che oggi non sono più utili. Meglio: la nostra società si è evoluta molto più velocemente rispetto all’evoluzione biologica. Esempio: qual è la risposta dell’organismo allo stress? L’evoluzione ha fatto si che l’organismo di fronte a uno stimolo stressante risponda con una serie di modificazioni che lo preparino a meglio attaccare o a meglio fuggire. Aumento della gittata cardiaca; aumento del volume respiratorio; produzione nell’asse ipofisi surrene di cortisolo il quale stimola l’emissione di zuccheri nel sangue potenziando l’attività muscolare; emissione di adrenalina e così via. Tutto mira a potenziare il sistema MOTORIO: muoviti, corri, attacca, lotta, fuggi. Ma qual è nella nostra società la risposta più adeguata a un evento stressante? L’immobilità, il rimanere fermo. Altri esempi possono essere l’obesità o la depressione che alcune persone sperimentano nel periodo invernale.
Ma la questione è ancora più profonda di questa. Qui il concetto di “effetto collaterale” ci può tornare utile. Nella nostra specie, l’evoluzione ha cercato di massimizzare la plasticità, ovvero la possibilità di apprendimento. Il nostro sistema nervoso nasce immaturo e ha una fase di sviluppo altamente plastica. Se a un nascituro si toglie un intero emisfero cerebrale, in età adulta non manifesterà alcun disturbo perché l’emisfero rimanente vicaria tutte le funzioni che mancano. Siamo dotati di una palsticità meravigliosa, incredibile che ci rende la specie più intelligente, ovvero quella che ha maggiori possibilità di apprendimento e il cui comportamento è più plastico. Ma avere tutta questa capacità di apprendimento porta a due conseguenze: 1) apprendere 2) (permettetemi una semplificazione estrema) ...apprendere male. Se l’evoluzione ha predisposto un sistema così aperto, così sensibile all’apprendimento questo può significare anche che l’apprendimento può prendere delle misure non fruttuose. Potremmo dire, non senza un filo di provocazione, che la psicoterapia esiste come effetto collaterale della grande capacità di apprendimento. Non esiste uno psicologo dei pesci perché i pesci nascono con un livello di plasticità molto, molto basso. Non hanno bisogno di cure parentali, sanno già come nutrirsi, come riconoscere un partner, come riprodursi senza che nessuno lo insegni. La conseguenza però è che non possono fare molte altre cose se non quelle iscritte nel loro “programma” abbastanza rigido. I pesci del resto non possono fare altro che fare i pesci (forse anche alcuni umani ma questa è un’altra storia..). Un cane è già diverso: può esistere uno psicologo di un cane. Insomma, per concludere, più è alto il livello di complessità che noi introduciamo in un sistema biologico e più è probabile che questa complessità si ritorca verso lo stesso soggetto come qualcosa di nevrotico, psicotico. Ma, hei, preferisco questo all’essere un pesce.
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