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Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
Sì, in un periodo in cui disponevo dei medicinali adatti, ma in scarsa quantità.
Sono sicuro che ingerire delle pillole non richiede alcuna perizia, con la relativa sicurezza che ti renderanno totalmente incosciente viene meno anche la paura delle conseguenze. Io credo che i motivi principali per cui sono vivo e vegeto è che non sono effettivamente capace di procurarmi cose del genere, io ad esempio anche se dovessi procurarmi un'arma, che so una pistola o roba simile, non saprei come muovermi, a chi chiedere. In ogni caso non sarei capace di usare un'arma per suicidarmi, a meno che non mi vada a mettere in qualche situazione disperata dove mi sparano addosso. Comunque non so come mi comporterei se ce l'avessi in casa disponibile. Un suicidio con un'arma da fuoco puntata contro i centri nervosi è la mia seconda scelta, ma dovrei raggiungere anche una certa dimestichezza con le armi, non so se riuscirei. L'unica cosa che credo di saper fare è ingerire delle pillole, ma dovrei essere abbastanza sicuro che facciano quel che devono fare per convincermi a farlo, me le dovrebbe dare un medico o una persona molto fidata e dovrei quindi sapere che quello è il medicinale adatto. A trovare sostanze letali in casa che ti fanno morire tra i tormenti non ci vuole niente, elaborare invece un sistema medico simile all'eutanasia richiede una certa perizia che io non ho, se dire "menomale non ho" o "purtroppo non ho" non saprei giudichino gli altri. |
Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
1 allegato(i)
Tutti quelli che hanno scelto di suicidarsi da lì, non sono sopravvissuti, e il loro corpo non è mai stato ritrovato
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Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
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Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
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Io non mi trovo in queste condizioni per ora, sono ancora troppo cosciente e certe soglie probabilmente non le ho superate. L'assenza della voglia di vivere non è una condizione sufficiente per arrivare a suicidarsi con qualsiasi sistema, deve subentrare anche una forma di sofferenza più acuta, e se uno già non si ammazza con certi mezzi per paura di certe sofferenze, da solo non credo che potrà andarci incontro a questa sofferenza che lo motiverebbe, dovrebbe arrivare in modo indipendente e fuori controllo. C'è una forza che spinge verso la morte (per evitare certi mali insiti nella vita) mentre ce n'è un'altra che spinge ad evitare certi mali insiti nell'agonia (per evitare i mali acuti che precedono la morte). Per non morire non c'è bisogno di aver voglia di vivere o pensare che la vita sia meravigliosa, basta al minimo che queste due forze si equilibrino o magari sia più forte la paura dei mali dell'agonia (del metodo specifico per suicidarsi disponibile), che si valuta come più acuti e brutti di quelli insiti nella vita. Per lo stesso motivo spesso ci si tiene un male permanente ma meno acuto e non lo si cura una volta per tutte perché per farlo bisogna andare incontro a mali acuti che si vogliono evitare. Uno poi deduce erroneamente che un tizio che fa questa cosa vuole star male, ma mi sa che non è proprio così, sta evitando un male che valuta peggiore sopportando un altro male. Un male acuto ha la forza persuasiva di far sopportare mali prolungati ma più tenui. E' chiaro che se i due mali arrivano ad equivalersi e il secondo diventa un po' più forte del primo non ci sarà più motivo di evitare l'altro per togliere entrambi. I vari metodi di anestesia e gli antidolorifici hanno permesso di curare più persone proprio per questo, perché sottoporsi ad un intervento doloroso non è da tutti e bisogna davvero superare delle soglie di sopportazione per farlo. Da un dentista io non ci avrei mai messo piede o magari avrei preferito farmi estirpare un dente piuttosto che provare a curarlo se non fossero esistiti questi sistemi qua di contenimento del dolore. Quello che viene chiamato istinto per la vita non esiste secondo me, è una cosa che è scomponibile in motivazioni più elementari come queste, un organismo è un sistema che sopravvive ma è spinto da motivazioni interne in modo accidentale e contingente verso la vita perché non puntano direttamente verso l'obiettivo "vivere". Ad un organismo di vivere potrebbe non fregargli nulla, punta psicologicamente a tutt'altro (va verso il piacere e cerca di evitare in tutti i modi il dolore), per questo il suicidio non è una cosa inspiegabile ed incomprensibile secondo me, la si può comprendere alla luce di queste forze. Due organismi abbastanza coscienti da comprendere certe cose potrebbero sopravvivere entrambi ma uno dei due vivere in uno stato morboso di male e l'altro felice e contento. Entrambi non tenteranno di suicidarsi con certi sistemi ma il primo magari non lo farà per paura di certi mali e non perché perderà necessariamente grandi beni presenti nella vita, il secondo invece sarà motivato anche da questi motivi positivi a non farlo. Si può evitare di far qualcosa per paura di perdere qualcosa di positivo o anche per paura di andare incontro ad altre sventure più gravi di quelle che si patiscono. Le due cose non sono equivalenti. Molto dipende anche dal sistema di credenze. |
Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
Se annusare cianuro di potassio e rischiare la morte alla guida della propria auto si possono definire un inconscio desiderio di autodistruzione, direi che la risposta sarebbe si. :pensando:
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Avete mai tentato l'atto estremo?
Sì avevo provato ad appendermi con il laccio dell’ accappatoio ma il gancio si è rotto
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Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
Due volte, più altre volte in cui l'ho pianificato. Mi spaventa abbastanza l'idea di poter rimanere disabile o di finire di nuovo ricoverata in psichiatria contro la mia volontà.
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Ci ho provato con un sovradossaggio di xanax e antidepressivi, me la sono cavata con una lavanda gastrica, non il massimo dell'esperienza ma poteva andarmi molto peggio...
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Re: Avete mai tentato l'atto estremo?
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