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Re: Volontariato..forzato
non vorrei che fosse come dice pokorny, un farti scontrare con la realtà di gente che sta messa peggio di te per tapparti la bocca, o comunque farti sentire meno disagiato. il problema è che io se vedo la sofferenza altrui non sto meglio, mi sento peggio perché tutto quel dolore insensato mi toglie il respiro.
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Re: Volontariato..forzato
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magari dopo un bel po' di tempo rivaluterà quell'esperienza, specie se dovesse conoscere almeno una persona fuori dal contesto del volontariato. uno potrebbe dire ok, ho sofferto come un cane. però almeno ho conosciuto tizio. |
Re: Volontariato..forzato
Sono abbastanza perplessa :nonso:
A mio avviso il desiderio di fare volontariato dovrebbe avere alla base un reale interesse verso una causa. Adoperarsi per obbligo (o per stringere delle amicizie) secondo me è il modo migliore per vivere male la situazione. E più la vivi male e più aumenti le possibilità di mollare tutto lasciando la gente (spesso) nei casini. |
Re: Volontariato..forzato
beh ma è un'idea della psico, penso che abbia degli studi alle spalle per proporre queste cose a gufetto.
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Re: Volontariato..forzato
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Re: Volontariato..forzato
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Si, ci sono dinamiche sociali anche nelle associazioni, ma non ho mai vissuto situazioni di prevaricazioni o sciacallaggio. Anzi... Non dico che non esistano, eh. Però dipende molto dal caso specifico. Io ho incontrato tantissime persone che fanno davvero del bene e senza secondi fini. Quote:
Talvolta non ci si rende conto di avere un determinato interesse, finché qualcuno non ti invita a pensarci. Vedo difficile una vocazione in stile religiosa. La scelta del volontariato può essere anche un progetto ragionato, per misurarsi con altre realtà, con l'idea di dare un contributo e magari anche di migliorare se stessi. |
Infatti, si parla sempre di volontariato dal punto di vista degli altri. Ma fino a prova contraria che paga la parcella è gufetto quindi si spera che gioverà a lui, o che comunque smuova le cose in un modo o nell’altro.
Se poi fa anche del bene tanto meglio, ma se dovesse piantare lì mica c’è da condannare qualcuno. È tutto un qualcosa in più. |
Re: Volontariato..forzato
Se senti davvero che non ti piace non devi farlo, trova altre occasioni di socialità che ti interessano di più. A me piace fare volontario e ogni tanto lo faccio volentieri. Lo faccio con i gatti, qualche volta scambio qualche chiacchiera con una signora, visto che c'è solo lei, e va bene così.
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Re: Volontariato..forzato
Si possono avere tante opinioni sulla questione, e ci sono tanti commenti che mi sembrano condivisibili.
Quello che però mi lascia amareggiato è che si ripete molto spesso questo tipo di schema: un utente apre un topic manifestando una certa sofferenza di fronte a un impegno sociale, a una proposta ricevuta, in questo caso a una terapia proposta da un professionista, e di lì a poco valanghe di commenti che rafforzano il "non farlo, non fa per te, che gli viene in mente". Quando poi si ha occasione di commentare negativamente il lavoro dei terapeuti, sembra che sia una cosa che va per la maggiore. Sono tutte osservazioni condivisibili, però sarebbe bello dare anche un qualche consiglio positivo invece che rafforzare opinioni di evitamento che evidentemente sono già ben radicate senza bisogno del nostro spalleggiamento (spero che possiate passarmi il termine), tanto che sono state individuate da un terapeuta come un lato problematico (disturbo evitante). Il fatto che noi siamo quelli da aiutare.... sì ok, ma attenzione, per una persona che ha problemi di fobia sociale aiutare gli altri è parte della soluzione. E' una chiave terapeutica convincente. L'empatia verso gli altri è un passaggio importantissimo per contrastare la fobia sociale. |
Re: Volontariato..forzato
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Inoltre l'OP lo disse qualche giorno fa che non si è mai spostato dal territorio. A naso penso che sia più facile tentare di organizzare un weekend sempre in zona ma dovendo interagire con prenotazioni, ristoranti, etc. piuttosto che calarsi in una realtà che non solo può essere complessa ma che comunque è una specie di collante artificiale delle dinamiche tra esseri umani. In ogni caso facendo volontariato si ha a che fare con una quantità di gente molto maggiore di quella che si incontra in un weekend che per stessa ammissione dell'OP gli crea già problemi. Non ho saputo evitare di dire come fosse andata a me e perché non è stata una buona esperienza. Avendoci dormito sopra, ci ho riflettuto. Può essere che il volontariato sia effettivamente una strada efficace e sia per questo che gli psicologi e i terapeuti instradano in quella direzione. Più interessante l'ipotesi avanzata da qualche parte nel topic che sia stato un espediente terapeutico per cui l'OP potrebbe tornare incavolato come una jena dalla terapeuta e lei proprio quello volesse, ovvero sbloccare la capacità di esternare emozioni e dissensi. Quindi potrebbe essere una specie di tentativo di sblocco e il volontariato solo un espediente. Lo sapremo se ci racconterà il séguito della storia :) Però per natura sono scettico. Quante volte ho sentito gli amici di adolescenza scegliere la specializzazione in medicina o il corso di laurea esclusivamente per tornaconto economico. Uno psicologo (che ha un raggio di azione limitato dalla normativa) o persino un terapeuta che ha un raggio di azione maggiore, non rischia niente. Non si deve alzare la mattina per andare in ospedale, fare manovre mediche o chirurgiche, avere sempre l'incubo della denuncia per presunta malasanità. Persino uno psichiatra è quasi completamente immune dai problemi dei colleghi; anche se lavora in ospedale e sbaglia la terapia c'è una tale aleatorietà e incertezza in questo settore della medicina che può quasi sempre sottrarsi a eventuali cause legali. E' forte la tentazione di pensare che queste figure professionali anche se animate da buone intenzioni non prendano sul serio al 100% quello che fanno o addirittura abbiano scelto il corso di studi per il rapporto favorevole studio/sbattimenti. In tutti i casi non hanno il fiato sul collo di niente e nessuno. Per questo credo che se proprio si vuole percorrere questa strada serva molta cautela. E' solo un fatto mio, non pretendo ovviamente che sia vero in assoluto. |
Re: Volontariato..forzato
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Pensare, come mi sembra facciano certi terapeuti, che basti buttare il fobico nella situazione sociale e questi miracolosamente e spontaneamente svilupperà da sé tutte quelle abilità che gli permetteranno di interagire normalmente, be'... non so se sia molto sensato. È la differenza che passa tra un'esposizione lenta, graduale e controllata alle situazioni che generano fobia e venirci invece buttati dentro di botto. Nel secondo caso si rischiano pure di produrre danni e di aumentare la fobia, e questo lo dico anche dopo aver letto molte storie in questo forum. Per questo a me non convincono i terapeuti che, appena constata la diagnosi di fobia sociale o altre problematiche legate all'interazione con gli altri, dicono semplicemente "vai a fare volontariato", come se quest'ultima attività "guarisse" magicamente la persona. E lo dico perché è lo stesso sistema usato dai miei genitori quand'ero piccolo, e vedevano che avevo palesi difficoltà nell'interagire con gli altri: mi prendevano, mi buttavano nella situazione sociale e lì dovevo cavarmela da solo. Questo non ha mai sortito alcun risultato, se non di procurarmi tanto malessere e farmi odiare le situazioni sociali. |
Ho fatto volontariato al csm
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Re: Volontariato..forzato
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Il problema è che non se ne esce: l'esposizione deve essere graduale, ma ogni esposizione deve pure essere tale, deve creare un seppur minimo trauma per poter allargare la cosiddetta comfort zone. Non deve essere terapia shock e non deve essere immobilismo, e nelle infinite sfumature intermedie tra questi due opposti, trovare le pratiche più adatte (anche per sé stessi, senza terapeuti) non è facile, e in astratto è spesso il caso di dire "hanno ragione entrambi". |
Re: Volontariato..forzato
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Li ci vogliono persone pratiche, risolute, socievoli ed empatiche.. per quanto mi riguarda, ma parlo per me, penso che sarei più di impaccio che altro. Come hai suggerito giustamente tu bisognerebbe prima esporsi un po' facendo delle gite fuori porta, poi gradualmente farle di più di un giorno, poi incontrare altri utenti o qualsivoglia persona, però graduale, e poi il volontariato deve essere la rifinitura finale, come la convergenza alla macchina, la fai alla fine dei lavori di cambio gomme, braccetti ,ammortizzatori, etc. non ha senso farla prima, fai solo una gran confusione. Poi però c'è anche da dire che personalmente nelle situazioni critiche o di emergenza riesco spesso a darmi una "svegliata" termine brutto ,ma che rende l'idea, e ad affrontare le situazioni quasi come un uomo normale. Forse è questo che vuole la terapeuta, un percorso "shock".. può essere anche questo, io non me ne intendo di queste tecniche, ma potrebbe essere che irrazionalmente funziona. |
Io ho iniziato circa 1 anno e mezzo fa ad andare in Misericordia e mi sono trovata abbastanza bene diciamo.
È sicuramente un esposizione notevole per chi soffre di ansia sociale ma quando poi ti ambienti, fai amicizia diventa molto carino. Io ci andai per conoscere gente e infatti ho conosciuto delle brave persone giovani e meno giovani e persino un ragazzo con cui sono uscita per un po'. Dopo qualche mese che andavo è venuto anche un altro ragazzo della mia età collega di un altro volontario che è un timido/fobico sociale a dei livelli parecchio alti, cioè si nota proprio e credo che a lui piano piano stia facendo bene ad esempio esporsi un pochino, parlare con qualcuno di diverso, essere preso in considerazione. Quindi sì, consigliato ma ricordati è pure sempre volontariato quindi se hai voglia ok ma se non hai voglia nessuno ti constringe |
Re: Volontariato..forzato
Forse l'appuntamento è saltato, ancora non sono stato contattato, di solito il coach mi contattava nel primo pomeriggio...forse per una settimana sono salvo
Comunque tuto procede per il peggio, a lavoro sono stato minacciato ed ho capito che dopo 10 anni ancora non conto niente e sono rimpiazzabile... Mi chiedo a cosa possa servirmi il volontariato perdipiù forzato..uscire da lavoro e andare a far che, quando vorrei solo starmene tappato in casa...temo che nel mio caso non è solo ansia sociale... |
Re: Volontariato..forzato
Quando andavo a scuola decisero di mandare tutti a fare volontariato per alcune settimane. Si trovano brave persone sicuramente, anche se non sempre, il problema principale però è che sono quasi esclusivamente persone molto socievoli, che amano stare sempre in compagnia degli altri, sicuramente è un ambiente in cui la percentuale di socialoni convinti è più alta della media. Se arriva qualcuno che invece è timido, chiuso, "problematico", sembra strano. Io, per quanto mi potessi impegnare, sembravo strana e fuori luogo. Mi ricordo pure che un giorno chiamò qualcuno che si proponeva per un ruolo per lo più "solitario", in cui avrebbe avuto pochi contatti con gli altri volontari e la questione fu oggetto di discussione per tutto il giorno, non riuscivano proprio a capire come fosse possibile preferire questo tipo di attività, che loro solitamente non svolgevano volentieri proprio per quel motivo. Questa è la mia esperienza e personalmente ho dubbi quando vengono dati questi consigli, poi può essere che qualcun altro invece ne abbia tratto giovamento, io direi che non fa per me.
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Beh ma una psicologa laureata è iscritta all’ordine lo saprà che gufetto, con la sua diagnosi da dep, vivrà come un inferno quelle ore di volontariato. Come hanno già scritto è una terapia d’urto, magari potrà portare benefici e gli effetti negativi per me sono temporanei, la stanchezza, l’ansia, passeranno un giorno e qualcosa ti rimarrà di quello che hai fatto.
A volte sembrano sadici questi terapeuti però se fanno così è perché pensano che peggio di così non si possa andare e che il male sia restarsene a casa a rimurginare sul lavoro o su altro |
Re: Volontariato..forzato
anche dedicarti a qualcosa che non vuoi fare sviluppa resilienza
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Re: Volontariato..forzato
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