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Re: Le persone sono davvero felici?
come è stato già ribadito, è una questione di rapporto tra fattori positivi e negativi...nessuno vive mai soltanto gioie o soltanto dolori, si vive bene quando i primi superano i secondi e male viceversa!
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Re: Le persone sono davvero felici?
Anche se le situazioni sono le più diverse, alla fine credo che un pò tutti cercano di godersela a modo loro, che poi ragionando al contrario è assurdo fare il contrario, cioè cercare di non godersela, eppure ci stanno quelli al contrario:pensando:
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Re: Le persone sono davvero felici?
Le persone non problematiche in genere riempiono le loro giornate con piccole attività che possono tenerli di buon umore e/o rendere felici e hanno poco tempo per pensare ad altro come facciamo noi su questo forum, che ci facciamo un sacco di seghe mentali su tutto. Poi tutti hanno i loro problemi e preoccupazioni ma in generale hanno un approccio alla vita più positivo.
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Re: Le persone sono davvero felici?
Sono indizi, ma come dici tu stesso, nessuna garanzia a riguardo. La tendenza umana a "volere di più" a fronte di questi indicatori di benessere, mi porta a pensare che sia molta di meno la gente che riconosce e apprezza costantemente di trovarsi in una situazione positiva , che quella che dice "ok, però io volevo fare l'astronauta, uffa".
Così , da osservazione mia. Ma ripeto, non so cosa ha in animo il prossimo, e cerco di non proiettare la mia idea di felicità sugli altri. Che poi é sempre presunta, l'infelice crede che se avrà la tal cosa, allora sì che sarà felice. Ma non ce l'ha, non può sapere se realmente gli darebbe felicità. Duratura, poi. |
Re: Le persone sono davvero felici?
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La piramide dei bisogni di Maslow è uno schema interpretativo figlio del suo tempo, il neopositivismo. Secondo me la felicità, intesa come stato mentale (quindi non la sicurezza, che è cosa diversa), è data dalla possibilità di vedere le cose in una dinamica accrescitiva. Una persona che abbia già tutto e sappia di non poter accrescere il suo status psicosociale, potrebbe essere più infelice di una persona che ha molto poco ma sente di poter migliorare le sue condizioni. |
Re: Le persone sono davvero felici?
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Le poesie le lascio ai sensibiloni |
Non penso, non l'ho mai provata, nemmeno in minima parte. La mia vita è un continuo di delusioni, false speranze, rincorrere gente che non mi caghera' mai e poi mai, fatica, etc...
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Re: Le persone sono davvero felici?
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Re: Le persone sono davvero felici?
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Re: Le persone sono davvero felici?
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Ed effettivamente di felicità me ne danno parecchia |
Re: Le persone sono davvero felici?
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Re: Le persone sono davvero felici?
Sono sceme
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Re: Le persone sono davvero felici?
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Re: Le persone sono davvero felici?
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Per la verità le cose possono anche peggiorare. Lo status psicosociale può andare anche a farsi benedire con una malattia, una truffa, una bella strage dei propri familiari e cose del genere. Che poi se è infelice quello che ha tutto, quello che non ce l'ha e non pensa di poter migliorare mica sta meglio? Non mi convince molto, poi se un miliardario non sa come doversi sbattere per far più soldi li potrebbe anche dare a me, cosí torna nella posizione in cui può solo migliorare e io passo automaticamente in quella molto molto infelice in cui il mio patrimonio non può diventare tanto più grande. Ste teorie per me fanno acqua da tutte le parti se si osserva come si comportano effettivamente le persone. Se a uno che ha tutto piace stare nella posizione inferiore in cui può migliorare (gente fortunata questa), non ci vuole un cazzo, basta che peggiori la sua situazione in svariati sensi. Bisogna fare solo come Sisifo, portato il masso in cima basta ributtarlo giú e si torna a zero se si crede davvero che sia un divertimento e renda felici la prospettiva del poter migliorare in sé. Uno cosí coglione però da crederci davvero a queste cose che tutti ripetono sempre non l'ho mai trovato. Parole e comportamento a me pare che non coincidono mai. Che poi uno con un certo status sociale possa star male lo posso capire ma sono altri i motivi, essere infelici perché si ha tutto non mi convince molto, questi che hanno tutto perché non ce le danno a noi altri morti di fame certe cose se credono davvero che siamo più felici o che la felicità e il benessere sono indipendenti da questa roba qua? Ci sono quelli accoppiati che dicono a chi sta solo "beato te che sei solo e libero", ma tornateci pure voi soli se pensate davvero che si stia meglio! È ad ottenerle e realizzarle certe cose che è difficile a distruggerle e darle via basta poco. A me infastidiscono molto queste teorie ipocrite. |
Re: Le persone sono davvero felici?
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Ai tempi si era più poveri, gli strascichi della guerra ancora si facevano sentire ma c'erano prospettive di accrescimento che oggi non ci sono. |
Re: Le persone sono davvero felici?
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Re: Le persone sono davvero felici?
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Quelli della crescita personale dicono di cambiare gli schemi di comportamento: non rincorrere più ma fatti rincorrere, se provi fatica arriva ad un livello energetico più alto, etc.. ma chi ce la fa.. magari ce la fai per un po' ma se sei fatto in un certo modo ritorno sempre alla condizione iniziale. |
Re: Le persone sono davvero felici?
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Esistevano nelle classi agiate perché queste avevano sistemi culturali per rilevarle. La depressione come malattia è un'invenzione moderna della psichiatria ma persone molto tristi o tristi abbastanza cronicamente penso ci siano sempre state. Poi bisogna tenere presente che se la mortalità è alta non puoi mica vedere persone star male di certe cose se son già crepate prima o durante il parto o in altri contesti. Se uno come me fosse stato in guerra le probabilità di essere ancora vivo oggi per poter scrivere in un forum sarebbero state scarsissime. Se mi accoppavano subito avrebbero mai potuto conteggiarmi come caso problematico? La mortalità oggi è alta come negli 50? Credo proprio di no. Si era venuti anche fuori da una guerra che aveva accoppato un mucchio di persone.Una delle ecatombi più rovinose della storia. In passato erano attivi meccanismi di selezione abbastanza drastici. Poi insomma se un tizio avesse un dolore cronico come potrebbe mai essere depresso se ha un problema più grave? Ma non è che poi questo tizio è più fortunato del depresso, questa a me sembra davvero una cazzata. Se il depresso è convinto che cosí curerebbe la depressione e starebbe nell'insieme meglio può provare a procurarselo da solo un dolore cronico in maniera tale che la sua coscienza sia completamente occupata da questo. In caso di malattie gravi che procurano dolore fisico un mucchio di sintomi depressivi sono sicuro che sparirebbero, ma non direi che una persona che sta cosí sta meglio di quella depressa che manifesta tutti i sintomi e non ha dolori cronici. Dottore mi fa male un po' la schiena, il dottore per curare l'ammalato prende una spranga e gli frattura una gamba cosí il leggero mal di schiena non lo sente proprio più :mrgreen:. Chi andrebbe mai da un medico per curare quel tipo di mal di schiena se la maggior parte delle persone fossero affette da patologie che generano sofferenze più intense? Diventerebbe un male invisibile e non conteggiato anche se magari è presente lo stesso. Per me questi sono tutti modi di ragionare scorretti per inquadrare questi problemi e disagi. Un ultimo fattore di cui non si tiene mai conto è quello del confronto. Ad esempio si potrebbe mostrare che un tizio specifico oggi rispetto ad uno specifico degli anni 50 gode dello stesso stato di salute, ma se confrontiamo questi livello di salute con quello delle persone che vivono oggi, lo stesso stato di salute rispetto a quello medio odierno potrebbe essere peggiore, mentre rispetto a quello medio degni anni 50 migliore. I due che vivono in due contesti diversi, pur godendo dello stesso grado di salute fisica, ne giovano in termini in felicità indotta in misure molto diverse perché uno vince in termini di confronto, l'altro perde. Uno concluderebbe che un migliore stato di salute non rende più felici, ma è comunque falso, magari non è vero che rende più felici in una scala assoluta (perché un tizio che gode dello stesso stato di salute di un altro che vive in un altro periodo storico e contesto potrebbe non giovarne nello stesso grado in termini di benessere indotto psicologico e di felicità), ma in una di confronto locale e contestuale sí. Se si inquadrasse tutto anche in un'ottica competitiva e di confronto si capirebbe davvero qualcosa. Non è soltanto l'avere un tot di salute, ecc. ecc. a rendere con maggiori probabilità felici, bisogna vedere nel contesto locale questa roba qua dove ti posiziona in termini di rango, nessun livello raggiunto mette al sicuro definitivamente in termini di confronto. Certi fattori hanno pesato sempre in termini di benessere ma comunque non gli si può appiccicare un peso assoluto, solo relativo al contesto sociale. Puoi essere ricchissimo come il tizio piú ricco esistente oggi e star messo male come il peggiore dei miserabili in termini di felicità indotta se vivi in un contesto dove sei quello che possiede meno di tutti. Vale un po' per tutto questa cosa. http://apps.who.int/iris/bitstream/h...A19?sequence=5 "Modelli di disuguaglianza nella distribuzione sociale emergono già prima della vita adulta. Una revisione sistematica della letteratura ha mostrato che la prevalenza di umore depresso o ansia è 2,5 volte più frequente tra giovani dai 10 ai 15 anni con basso livello socioeconomico che tra giovani con elevato status socioeconomico" Ovviamente chi ha uno status socioeconomico basso in un paese occidentale lo avrà alto se confrontato con un tizio che vive nel terzo mondo. Molto dipende anche dalla società circostante che si aspetta da noi per darci poi quello di cui abbiamo bisogno, per questo ci sono dei determinanti sociali secondo me, se oggi ci si aspetta che una donna lavori, una che non lavora starà dieci volte peggio di una donna che viveva in altri periodi storici e si trova nella stessa ed identica condizione di disoccupazione. Per questo risulta problematico fare questi confronti. Generalmente si può dire che i fattori economici e di salute fisica incidono quasi sempre (in termini di confronto, come ho chiarito sopra), mi pare un po' che ci si voglia arrampicare sugli specchi quando si vuole negare in termini statistici la cosa. Sono circolarmente collegate queste cose, se uno per ottenere certe cose in un ambiente sociale necessita di averne altre, l'averle o meno queste altre inciderà a cascata su quello che può ottenere e quanto facilmente lo può ottenere. Ovviamente il reddito da solo non basta, perché i soldi uno può averli e non sapere come investirli in modo efficace, ma chi non ha proprio risorse da investire sta messo peggio, come la si mette la si mette. Se tutta la società e gli agenti immersi in questa cambiassero di sana pianta radicalmente e non tenessero più conto di queste cose qua per distribuirne altre, ovviamente queste mancanze inciderebbero molto meno sulla salute mentale e la percezione di felicità individuale. Se io posso avere relazioni, figli e compagnia bella senza dovere avere un reddito mio, casa di proprietà, stato di salute buono (= medio nella società di riferimento) e tutto il resto, ma che mi fregherebbe di averle 'ste cose?! Ma non viviamo in una società del genere e nemmeno s'è mai vista una società che non dà peso a questa roba nel distribuire le risorse base e fondamentali. Per me alla fine è soprattutto la disuguaglianza nel poter soddisfare certi bisogni che genera l'infelicità di diverse persone e la maggior felicità di altre rispetto alla media. Se vivessimo in un mondo dove sono tutti felici in egual modo, sarebbe la prova tangibile che viviamo in un mondo equo. Come risolvere la cosa non lo so, ma se resta in piedi una qualsiasi forma di disuguaglianza e discriminazione di questo tipo (anche quelle discriminazioni che vengono etichettate da questa o quella classe come giuste), che sia naturale o che sia creata artificialmente, le cose non cambieranno e il malanno lo si trascinerà in continuazione. Un sistema proporzionale relativo alle competenze che distribuisce le risorse e la tanto amata meritocrazia non risoverebbero questo problema. Se c'è una forma di discrimine significativa per gli individui che li gerarchizza, il guaio è già stato fatto. |
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