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Re: Le spirali negative
In che modo la consapevolezze di me dovrebbe farmi stare meglio se è proprio questa cosa il fattore principale di sofferenza? Il fuggire da me stesso tramite strumenti di alterazione delle coscienza sono l'unico modo, altrimenti è un pozzo nero senza fondo. Una visiona distorta e surreale della realtà per me è un sollievo, non affrontare la realtà stessa, meditare per me vuol dire finire alla merce' dei pensieri intrusivi. Concentrarmi per essere presente a me stesso è il miglior modo per ottenere la consapevolezze della necessità del suicidio.
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
Generalmente chi pratica meditazione e Buddhismo non ha disturbi psichiatrici come la gran parte delle persone che scrivono qui. Non sono contrario a queste pratiche, ma sono inutili e forse dannose in presenza di un malessere psichico pesante e radicato- Può essere utile per rilassarsi e combattere lo stress ma sempre in un contesto di mentalità funzionale e non disturbata. Altrimenti possiamo abolire farmaci e psichiatri e riconvertirli in santoni Buddhisti.
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Mi rendo conto che finché si rimane sul ragionamento possa essere una cosa difficile,nel senso di aver difficoltà a vedere quali e dove siano i vantaggi. Io sono ateo e scettico in generale,ma questa è una cosa comprovabile. Certo va fatta bene,e non è facile inizialmente. Ma dopo un po',dopo che continui a lasciare scorrere i pensieri,e li ignori,il loro flusso diminuisce,fin quasi a sparire del tutto. E lì,in quel momento in cui non ci sei più tu,nel senso di Ego,di nome,di problemi, famiglia, nazionalità.. ecco a quel punto si raggiunge proprio ciò che voi auspicate. Il dolore non esiste più, è tutto sostituito da una profonda calma. E la cosa comunque lascia strascichi positivi anche dopo la sessione. È un modo per fare coping, chiaramente,non è che ti risolva i problemi o ti cambi la situazione in cui vivi (ma neanche farmaci e droghe d'altra parte). Tuttavia può predisporti ad un atteggiamento molto diverso verso le cose,le può relativizzare e renderti più ben disposto, schiarirti la mente.
Tutto ciò è scientificamente provato, anche con test strumentali. Sì può affiancare ai farmaci non è che li debba per forza sostituire,anzi. Io inviterei ad avvicinarsi all'argomento con mente aperta, leggere qualcosa in proposito. E nel caso qualcuno intendesse provare, decisamente consiglio di ascoltare musica rilassante,o onde binaurali su YT,la cosa risulterà decisamente più facile. Quindi in sostanza: via facile, totale inconsapevolezza (sonno,droghe, farmaci etc) via difficile: totale consapevolezza,che poi si tradurrà comunque in "essere altrove",o per meglio dire, "non esserci" (meditazione,yoga). Si può integrare i due approcci,io personalmente non ho sempre la costanza,e non sono nemmeno un invasato di queste cose, solamente cercavo di chiarificare la questione, quanto possibile. Ma ne va fatta esperienza |
Re: Le spirali negative
l ironia , la satira, nn aiuta ma è divertente nel mentre
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Re: Le spirali negative
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Se in questo stato sparisce la tua identità e il mondo circostante... Di cosa sei consapevole? Che non esistono? E come fai a saperlo con certezza? Sei entrato solo in uno stato mentale in cui ti sembra che non esistano queste cose, che non esistano davvero comunque non lo sai e quindi si parla di "consapevolezza" a sproposito secondo me. Anche se sei ubriaco o ti droghi ti dimentichi dell'ego, del mondo e così via, sinceramente la differenza sostanziale mi sfugge, non capisco perché l'ubriaco non sia consapevole e il tizio che resta fermo per ore fino a provocare certe reazioni psicofisiologiche sia consapevole. Sono stati alterati della coscienza entrambi, uno indotto da certe droghe, l'altro indotto da una sorta di deprivazione sensoriale, dall'immobilità forzata e certe tecniche particolari. Per quale motivo dovremmo credere che questi stati della coscienza alterati vanno bene per conoscere qualcosa? A me sembra che sia più vero che stati intermedi della coscienza portino ad essere consapevoli, a conoscere qualcosa rettamente, non questi estremi. Uno va in questi stati alterati e gli sembra che quel che conosceva sia un'allucinazione, ma si può anche ribaltare la cosa e supporre che l'allucinazione mentale consiste nel credere che non si esiste in certi modi e che questa sorta di stato allucinato in cui spariscono barriere ed attributi è stato indotto dalla meditazione. Può essere illusorio quel che si prova e si arriva a credere in questi stati, e quindi non è così chiaro che debba essere vero che si diviene consapevoli, la cosa risulta estremamente discutibile per me. Il fatto che queste persone si siano accaparrate l'uso del termine "consapevolezza" che significa essere coscienti e a conoscenza di qualcosa, per sostenere che questi stati alterati della coscienza rappresentino la vera conoscenza di sé e del mondo per me resta discutibile. Io sono scettico ed esercito il dubbio, anche se ci entrassi in questi stati non li prenderei comunque per oro colato. Continuo a pensare che fanno star meglio proprio perché vanno comunque nella direzione opposta alla consapevolezza. L'esistenza spesso è brutta, è violenta, è detestabile, ci sono malattie, lutti, mancanze, e ci si difende così cercando di negare l'indipendenza dalla nostra volontà di tutte queste cose, un mondo che va per conto suo e disordinato fa paura, uno controllabile un po' meno, ma alla fine si controlla in locale solo quel che si percepisce, ma quel che si percepisce non è il mondo, e non si può arrivare mai ad essere sicuri che si riduce a quello che pensiamo. Che si possa percepire qualcosa così com'è con la mente soltanto deve essere per forza un errore (anche se si resta a livello fenomenico non si conoscono un mucchio di cose, guardo questa pagina ma non sono a conoscenza di quanti caratteri visibili sono stampati), le cose così come sono dovrebbero essere molto più vaste, complicate e complesse delle nostre elaborazioni che ne afferrano sempre e solo una parte (di tutte queste connessioni). Insomma la consapevolezza in tale senso rappresenta un qualcosa di irraggiungibile che sovrasta ogni singola mente, nessuno potrà risvegliarsi o essere illuminato grazie al mettersi sotto a una cascata, ci saranno verità ignote che rimarranno nel pozzo senza fondo (per noi) di quel che c'è da conoscere e non c'è alcuna Via maestra perché non c'è un singolo metodo per conoscere cosa siamo e cosa c'è attorno a noi. Essere completamente consapevoli equivale ad essere onniscienti, ma questo può farlo in teoria dio non un essere umano, l'essere umano che crede e sostiene di poterlo fare mente, sta già falsificando le cose per me, si sta raccontando una storia rassicurante... Poi possiamo conoscere qualcosa con verità o trovarci nell'errore, la meditazione non vedo come possa aiutare a distinguere le due cose nettamente, magari ci prende di più il pessimista quando formula che tutto prima o poi andrà nello sfacelo che chi pensa che l'ordine durerà per sempre o che tutto è ordinabile ad uso e consumo umani. Che queste cose aiutino a star meglio qualcuno, non lo nego, che poi rappresentino un sistema per conoscersi e conoscere meglio qualcosa lo dubito fortemente, perché per me può esserci un forte conflitto tra la conoscenza di certe forme di realtà e il benessere psicologico. |
Re: Le spirali negative
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Re: Le spirali negative
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Devo quindi cercare di mantenere le distanze dal pensiero spiacevole, ma so che alla base c'è un problema di autostima che non mi permette di andare avanti per la mia strada anche di fronte a un giudizio negativo sul mio conto; quindi in teoria sono convinta che se riuscissi a fortificare la mia autostima, anche le ruminazioni mentali diminuirebbero, perché darei meno importanza ai giudizi negativi o a quelle maldicenze o pressioni psicologiche che mi fanno stare male. Quote:
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La consapevolezza mi ha fatto capire proprio questo, a volte la mente genera pensieri negativi in modo automatico. Nel mio caso quando ho un impulso riesco in alcuni casi a osservare quei pensieri cone se fossi al cicena lì vedo scorrere senza reagire su di essi, così facendo si placano.... Quando invece agisco abbufandomi do il via ad altri pensieri ed emozioni negativi che durano anche 2 giorni interi. Due giorni della mia vita sprecati a mangiare.... Tutto qui non credo che possa sostituire i farmaci, pensavo solo che poteva essere utile |
Re: Le spirali negative
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Restando nel generico, diciamo che prendo degli stabilizzatori dell'umore. |
Re: Le spirali negative
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Quando divento cosciente della situazione in cui mi trovo realmente (con le sue possibilità e soprattutto limiti) inizio a rattristarmi perché così io non vorrei essere e vivere. Che poi la tristezza, i desideri e la rappresentazione del mondo siano nella mia mente lo sapevo già da un bel pezzo, non è che c'era bisogno della meditazione per capirlo. So farli passare i pensieri negativi, ma poi tornano visto che la mia esistenza così com'è non mi piace e la detesto... Anche il metterci una pezza e curarla adeguatamente poi è ancora un altro problema che mi deprime. Anche se io non posso farci nulla o non sono motivato e non ho le energie per cambiare certe cose, queste cose lo stesso le detesto così come sono, la meditazione non capisco come può farmele accettare, visto che io così come sono non sono interessato ad accettarle. Tanto tutta la mia vita si svolge nella mia mente, che devo fare aspettare che passi senza reagire? E quando ho fatto questo si è aggiustato qualcosa? Come dovrebbe curarmi 'sta cosa? La mia vita continuerebbe ad essere quel che era, io l'ho lasciata solo scorrere, ma questa non è una cosa che a me interessa conseguire, non me ne frega nulla, dovrei sforzarmi per ottenere poi un qualcosa di cui non me ne frega nulla. Che senso ha? Ma a me interessa davvero lasciarla scorrere? Visto che questo è un film che non mi piace nemmeno guardare? Se sei al cinema e scorrono le immagini di un film che senso ha aspettare che passino se poi dopo c'è un altro film che non piace, e un altro e un altro, conviene uscire dal cinema, non continuare a guardare qualcosa che alla fine disturba o cercare di abituarsi a lasciar scorrere le immagini come se niente fosse o farselo piacere per forza. Se diventi consapevole che il film gradevole per te non arriverà più, pur sapendo che tu non corrispondi al film proiettato, vivi comunque male in quella situazione e la mancanza ad essere non la colmi davvero. Io non voglio abituarmi a guardare un film che non mi piace guardare, ne voglio guardare uno che mi piaccia, non mi interessa questo tipo di soluzione, è un niente per me, non sono educabile in tal senso, c'è un'opposizione a monte che non penso proprio sia scardinabile con la pratica, la pratica acuirà solo i conflitti che già ci sono. Io ho un mucchio di domande senza risposta e problemi senza buone soluzioni e la meditazione risposte e soluzioni per me non ne ha, prende domande e problemi e dice che non c'è bisogno né di risposte, né di buone soluzioni, dice di non reagire che tutto passa, ma a questo punto preferisco l'inutilità e l'arrendevolezza dell'arte o il rumore del mare, preferisco altre discipline "inutili" in tal senso, sono più vicine a me. |
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