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E fidati che queste cose, pur essendo conosciute da molti, in pochi casi vengono applicate, e ora non fermarti al "sapere come cambiare". Ora applicalo, questi post possono essere oro colato oppure minuti persi, tutto dipende se hai voglia di cominciare a cambiare o se vuoi rimanere un critico d'auto che non sa guidare ;) |
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Molte cose le avevo intuite già da solo, come questa ad esempio, ma non riuscivo a "concretizzarla" nè ad acquisire certezza non avendo nessun riscontro per confermare le mie intuizioni...effettivamente parlarne con qualcuno aiuta più che altro ad acquisire sicurezza Però per mia fortuna io ho già incamminato la strada della guarigione da tempo, non sono alla fine del tunnel ma comunque ne intravedo l'uscita...anche se questa delucidazione mi aiuterà a motivarmi ancor di più! Purtroppo in questo forum è così vasta la gamma dei problemi che avviare una discussione seria a volte risulta complicato per mancanza di interlocutori...wakeup sei una risorsa ogni tanto ripassa please! 8) |
Io invece penso che noi non sempre sappiamo come siamo, e quindi, se qualcuno ci da un etichetta, ci sta facendo quasi un favore perchè se siamo davvero così possiamo sempre dare la colpa a lui...perchè è stato lui a "convincerci".
Grazie tante poi che non sempre siamo così...vorrei vedere a mettere a confronto le varie cose a cui la vita ci può sottoporre con un interrogazione a liceo o a un saluto a una persona insignificante (il famoso vicino). A ragionare così per me il rischio è di trattare tutti come il vicino, o ogni cosa come l'interrogazione al liceo. Ad avere una fiducia presuntuosa in se stessi che potrebbe essere solo la rinuncia a capire davvero le cose ci circondano, e a sperare comunque di "fare centro" in qualche modo. Il nostro miglior noi stessi alle interrogazioni ci può aiutare, ma all'università o al lavoro ci toccherà crearci un altro "migliore" che non potremo semplicemente tirar fuori da noi stessi. Non è detto che non possa funzionare, in ogni caso. Credo che però talvolta bisognerebbe cercare di essere onesti con noi stessi. Reagire alle bastonate degli altri perchè...diavolo, bisogna reagire :evil:! Ma non per convincersi di essere, in quel momento, qualcun altro oltre a uno che reagisce alle bastonate. |
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Questo meccanismo non deve valere sempre, ma solo in questi casi come "leva" che serva a forzare una situazione e uscire da un infelice circolo vizioso...poi, raggiunto un nuovo "equilibrio", se uno si sente abbastanza soddisfatto, può anche smetterla di forzarsi, anche perchè è un modo di fare faticoso e improponibile da mantenere per tutta la vita... |
Mi hai tolto le parole di bocca, quoto ogni parola harvest! Illuminante come al solito! :D
Cmq è vero, le generalizzazioni sono il male, l'ho provato sulla mia pelle per molto tempo, e non sto parlando semplicemente di etichette come quella del "secchione" o dello "sfigato" .... |
Secondo me ci etichettiamo anche un po' da soli. D'altronde siamo noi a fornire a chi ci conosce la famosa "prima impressione" che, bene o male che sia, condiziona il giudizio che gli altri hanno di noi.
Il fatto è che la timidezza (a differenza dell'introversione, che è un modo di essere, una caratteristica della personalità) è un INVOLUCRO che siamo noi stessi a metterci addosso per ripararci da quello che temiamo: critiche, disapprovazione e incomprensione che potrebbero derivare dalla mostra del nostro vero "io", un "io" che noi sentiamo come inadeguato (l'insicurezza, madre della timidezza). Il problema è che spesso partiamo con buoni propositi, desiderosi di mostrarci simpatici, attivi, spiritosi, intraprendenti ecc.. per poi chiuderci a riccio davanti agli altri. Perchè? Perchè ci manca la base: la sicurezza. E' su questa che bisogna lavorare. Una volta aumentata la sicurezza anche solo di un pelino si innesca un circolo virtuoso inarrestabile: si è sempre meno impacciati in pubblico, il successo sociale aumenta, aumenta l'autostima che a sua volta incrementa ulteriormente la nostra sicurezza. Lavorare sulla sicurezza significa anzitutto esporsi: esporsi a brutte figure, fallimenti e rifiuti. Insomma, "fare il callo", scoprire che si può fare uan figura di merda ma che non per questo il mondo finirà. Anche il teatro è un ottimo rimedio. Ti abitua ad avere addosso gli occhi degli altri. Io ho provato e ho avuto risultati molto buoni. Stesso discorso per la timidezza "settoriale". L'unico modo per farsela passare è quello di cimentarsi in quelle attività che ci creano disagio, consci che si può e si DEVE sbagliare, per imparare. Riguardo alle etichette, poi, non c'è moltissimo da fare. D'altronde siamo anche un po' quello che gli altri dicono che siamo... Pirandello docet. Bisogna vedere fino a che punto, però... |
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questo mi conquista L'artista non sono io sono il suo fumista Son santo, mi illumino ho tanto di stimmate Segna e depenna Ben-Hur sono Don Giovanni rivesto quello che vuoi son l'attaccapanni Poi penso che t'amo no anzi che strazio Che ozio nella tournée di mai più tornare nell'intronata routine del cantar leggero l'amore sul serio E scrivi Che non esisto quaggiù che sono l'inganno Sinceramente non tuo (sinceramente non tuo) Qui Don Giovanni ma tu dimmi chi ti paga |
SI MA IL PUNTO è CHE GLI ITALIANI SONO AMANTI DELLA CHIACCHIERA
è NEL BENE O NEL MALE TI ETICHETTANO CMQ... NON A CASO LA DIFFAMAZIONE è UN REATO... :wink: |
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