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Re: Cosa fareste al mio posto?
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No, non ci sarebbe la possibilità economica per vivere altrove. Hai centrato comunque il punto ed allo stesso tempo hai compreso in pieno la mia confusione. Fossi stato con una situazione famigliare diversa avrei scelto l'università ad occhi chiusi. Come dicevo in un post, il mio psico dice che se il problema è studiare potrei farlo a casa di amici o nelle biblioteche, quello che lui non capisce è che non sono un robot in grado di vivere distintamente la vita famigliare e quella lavorativa/universitaria, perché comunque la mia famiglia (in particolare mio fratello) in qualche modo mi influenza nella quotidianità. Non riesco ad uscire di casa ed essere totalmente spensierato solamente perché ho altro su cui potermi concentrare. La risposta dello psico, in sintesi, è stata che io sono solo una parte della famiglia, il figlio e non spetta a me risolvere i problemi in questione, di dover pensare al mio futuro e di dovermi realizzare (cosa che in qualche modo dovrebbe rendere i miei contenti). Ho spiegato molto velocemente spero sia chiaro comunque. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
quanti laureati sono disoccupati?
quanta gente può vantare esperienza all'estero sul cv? parti! |
Re: Cosa fareste al mio posto?
Se credi che l'ambiente a casa sia nocivo, parti senza manco guardarti indietro. Come detto da altri l'università la puoi anche recuperare più avanti ma l'esperienza all'estere potrebbe essere un treno che passa una sola volta.
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Ripeto, non la considero un'opportunità unica. |
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Lo psico mi ha posto una domanda semplice e precisa quando ho iniziato a tentennare e non ero più così convinto di partire.
Vuoi partire perché pensi che quest'esperienza sia formativa e ti piace l'ambito per cui faresti volontariato oppure partiresti solo per allontanarti dalla tua famiglia? La mia risposta è stata la seconda ed è questo il punto essenziale. Quindi la domanda da porsi è, vale la pena non intraprendere il percorso universitario per via di un clima famigliare negativo? Poi, come già detto in precedenza, mi sono stati dati dei consigli su come marginare questi problemi. |
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Per quanto riguarda l'ipotetica soluzione da te citata è praticamente impossibile per vari motivi, soprattutto quello economico. |
Quale facoltá?
Se non c'é molto lavoro in quel campo meglio partire per l'estero. Magari scegli un paese tipo Germania dove trovare un part-time non é impossibile, oppure UK così perfezioni il tuo inglese. |
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Ad ogni modo ho qualche amico e penso, anche se difficile, che l'università possa essere un buon trampolino di lancio per allargare la propria cerchia di conoscenze. |
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Università PRO - intraprendere un corso di studi che mi porterebbe ad acquisire una qualifica professionale. - Nuove conoscenze e possibilità di allargare il proprio cerchio. - studiare qualcosa che piace. - continuare la psicoterapia. - non dover provvedere in totale autonomia a me stesso. CONTRO - Ansia e paura di dover intraprendere una nuova strada. - Doversi rimettere sui libri dopo tanto tempo e trovare la costanza nel farlo. - Rimanere a vivere dai miei. Per l'esperienza all'estero molti pro università diventano contro e viceversa... Qualcuno che non si è ancora espresso???? |
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Resoconto psicologo. Non siamo giunti ad una conclusione, io avevo la mia idea e lui la sua. A mio parere, l'università sarà un inferno per via delle ansie legate all'organizzazione autonoma, alle paure legate alla costanza nella studio ed ai problemi famigliari. Secondo lui, alcune cose sono gestibili/risolvibili con il tempo, mentre i problemi famigliari diventeranno secondari rispetto all'università che diverrà la priorità. In poche parole, prima di intraprendere questo percorso è normale avere delle paure o degli stati d'ansia. Morale della favola, fin tanto che non provo non posso dire niente, tocca con mano e vedrai. Per come la vedo io, nulla di fatto. |
Re: Cosa fareste al mio posto?
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Se no, guarda che in uni fai 3 mesi di lezioni e poi 2 mesi stai a casa a preparare gli esami, se hai problemi in famiglia ti peseranno, pensaci. |
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Faccio un esempio, la mattina mi alzo e vado a lezione, torno a casa stanco e magari con l'intento di voler studiare (fuori) il pomeriggio, come faccio a dissociarmi mentalmente dalle ore "nocive" che passo a casa? Secondo lo psico, quelle ore (che ora che non faccio nulla rappresentano la maggior parte della giornata) diventerebbero secondarie e poco condizionanti in quanto l'università diventerebbe la priorità. |
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