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Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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alla fine era anche un complimento del fatto che rimango stupito dalle tante sollecitazioni e legami che avete pur essendo fobici , cosa che io per es non ho con tutto che ho un 1 percento delle paure di molti di voi , fine ... era chiaro. almeno voi ci provate e credete nel cambiamento. se uno evita ste cose smette anche di soffrire , invece voi preferite non evitarle e sbatterci la testa ecco . Sono da forum evitanza.com io forse ,e certe cose mi sembrano contraddizioni, quando magari non lo sono. Non avendo certi problemi io a fare certe cose che elencate (non tutte) e non avendo la felicita' che avreste voi nel superare quelle paure , vi ritengo tipo fortunati visto che voi credete che senza quelle paure sarete felici ... Io non c ho manco quella speranza :sisi: non so spiegarlo meglio |
Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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Faccio un esempio fessarolo: se riconosco la mia tensione, e ritengo che un'esplosione di energia cinetica possa aiutarmi ad allentarla, allora intanto posso tenermi questa cosa in testa e usarla nella vita reale. Esempio: fare uno sport compatibile alla fobia. Perché mano a mano comincio ad imparare che anche se delle volte non vorrò andare perché sarò a terra, o avrò ansia anticipatoria fino a che non incomincio a giocare, poi comincerò a sentirmi meglio e a divertirmi. Oppure, se ho amicizie o se voglio farmene di nuove, proporre uscite "movimentate" in cui si gioca, per sciogliere la tensione. O aggregarsi a qualcuno che lo fa. In giochi e sport e movimenti che ci facciano sentire a nostro agio, anche lì certo non dipende tutto da noi, se ci ritroviamo in un ambiente competitivo e che genera ansia da prestazione siamo punto e a capo. Ma comunque trovare qualcosa, che sia in mezzo agli altri o no, in cui convogliare le nostre energie, il movimento del corpo, l'espressione di ogni tipo. Cioè, se voglio uscire con un compagno di corso per giocare so che posso farcela, magari non sempre, solo occasionalmente, ma va bene lo stesso. Se invece devo uscirci per un caffè o una merendina magari no, l'idea mi fa star male, oppure potrei farlo ma starei a disagio nel farlo, o starei male dopo, però intanto c'è una cosa che posso fare. Quindi si può pensare di far convogliare l'attenzione su qualcosa di esterno, estraneo alla coppia o al gruppo: un progetto, un gioco, qualsiasi cosa. Questo non risolve il problema, però dà la possibilità di fare intanto qualcosa di piacevole, qualcosa che si vuole fare. Non sto dicendo che sarebbe comunque più facile, io mi riferisco a cose occasionali e con un impegno che si limita a quel momento. Per quanto mi riguarda le sfumature di difficoltà nello stare con gli altri sono infinite, anche se poi ci possono essere dei punti cardine. • I miei bisogni non sono poi così importanti • Non posso far sentire gli altri rifiutati • Non sono capace ad esternare i miei bisogni nella maniera giusta • Ho paura di apparire rifiutante • Mi sento troppo condizionata dagli altri • Rischio di dipendere troppo dal giudizio delle persone con cui ho rapporti più stretti, come se chiedessi loro il permesso per qualsiasi pensiero o comportamento, come se dovessero avallarlo. • Sono molto suscettibile al giudizio di qualsiasi tipo, su di me o su ciò che mi piace, su ciò che amo, sulle persone a cui voglio bene / Ho paura di essere giudicata • La mia identità non ha confini che mi proteggano dagli altri • Non riesco ad essere una presenza costante nella vita degli amici • Mi sento a disagio con le persone anche solo appena invadenti o troppo carismatiche e non so come arginarle, mi sento travolta • Sento di avere tutta o buona parte della responsabilità della buona riuscita di un incontro • Ho paura di uscire di casa e di "essere vista" dagli altri. • Ho paura di subire una situazione sgradevole senza riuscire a reagire • Ho paura che qualcuno si imponga su di me (anche per questioni banali) e di non riuscire ad avere il controllo della situazione. Possibili vie di miglioramento: ampliare la propria prospettiva, su di sé, sugli altri, sul mondo. Quindi conoscere meglio il mondo. Togliere sé stessi dall'orizzonte e porsi ad osservatori del mondo. Consolidare il proprio sistema di valori, consolidando così anche la propria identità. Esprimere sé stessi attraverso il movimento, per liberare energia. Imparare a conoscere i propri meccanismi e cercare di vivere in maniera da non andarci contro, dove è possibile. Poi ci sarebbe da parlare del senso di colpa . . . |
Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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Mi pare che lavori, avrai a che fare con gli esseri umani in qualche modo. Come capita a te può capitare agli altri, a chi ha impegni, a chi cerca di dedicarsi a qualcosa, a chi deve occuparsi di un famigliare, chi deve fare commissioni, qualsiasi cosa... Io ho avuto un periodo di isolamento piuttosto pesante ed è comunque capitato che vennisse gente in casa ed è stato abbastanza triste ritrovarsi a doversi nascondere in casa propria. Cioè non è che si evita tutto e il problema magicamente scompare. Non si parlava solo di amicizie, io parlo di essere con gli altri in generale in qualunque contesto. A casa, in strada, sui mezzi pubblici, nei negozi, a lavoro, all'università, dove ti pare... |
Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
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Re: L'energia del fobico: raccolta di ipotesi
Una cosa simile è che certe volte mi sembra di non avere nulla da dire nelle situazioni sociali (o anche quando posto sul forum), ma in realtà è più un censurare in continuazione ciò che mi verrebbe l'impulso di dire. Certe volte si censura con così tanta facilità che non si percepisce neanche quell'impulso iniziale a dire qualcosa. Io per esempio sto provando ogni volta che mi sento ammutolita a pensare (o durante la situazione o dopo): che cosa ho censurato che mi sarebbe venuto spontaneo dire?
Un'altra cosa che mi viene in mente è che non riesco proprio a non vivere un disaccordo altrui come un attacco. Un attacco che annichilisce direttamente invece che dare il via a un dibattito perché proprio non sento di avere nessuna forza di contrattaccare. Spesso neanche ho la chiarezza mentale di capire qual'è la mia opinione durante la conversazione, prevale il bisogno di farsi eco dell'altro. |
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