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Re: Realtà = Bene?
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Io non amo il fatto che conduco una vita in cui sono costretto a nascondermi, questa realtà non la dico buona, ma dal momento che finora non ho trovato una soluzione e non intravedo possibilità prossime di uscirne fuori, me la vedo appiccicata addosso come una cosa mia, che posso provare a divincolarmi quanto voglio ma non si stacca, non posso strapparla e buttarla via in un angolo. |
Re: Realtà = Bene?
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Applicare la sapienza di una singola materia, ergendola retoricamente a fautrice risolutiva, su di un contesto ben più vasto di quello che essa è in grado di colmare darebbe come esito una generale vaga sensazione d'allappato. __________________________________________________ __________________________________________________ __ Non mi riferisco a te, nemmeno a te...ma a te: revisiona quanto esplicitato, ci sono delle imprecisioni. Ciò che è apparentemente opposto e paradossale è in sincronismo... ciò che non è relativo è uno scisma. |
Re: Realtà = Bene?
Grazie a tutti per le risposte. Ho cercato di chiarire cosa intendessi per realtà in questo contesto ma non so se ci sono riuscito.
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Re: Realtà = Bene?
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"Gli introversi, viceversa, hanno radicata dentro di sé l’intuizione inconscia che il mondo nel quale vivono è uno dei mondi possibili. Se questa intuizione determina spesso una condizione apparentemente o di fatto disadattiva, essa comporta anche una tensione verso altri modi di vivere personali, più individuati, rispetto a quelli correnti, e verso altri mondi possibili: "utopistici, legati cioè all’aspettativa di un cambiamento sotto il profilo politico, sociale, morale, culturale, e/o simbolici, legati all’immaginazione creativa (arte, filosofia, letteratura, scienza, ecc.)." cit. Luigi Anepeta |
Re: Realtà = Bene?
Aggiungo un piccolo commento per cercare di mostrare che la domanda un senso ce l'ha senza dover abbracciare il "realismo classico".
Una persona può iniziare a chiedersi, ma quel che osservo esiste davvero materialmente? Ed in che senso? Com'è fatto? E i fenomeni? E questo e quell'altro... Ecco... Non ne usciamo più. A me non interessava mettere in evidenza questi aspetti qua, perché in fin dei conti risultano abbastanza arbitrari per me. Pensavo al fatto che anche facendo rientrare tutto in una qualsiasi descrizione (di tizio o caio), io singolo sarei comunque vincolato a non poter raggiungere la Luna con un salto, anche se la Luna è solo una mia rappresentazione o quel che è, questa sequenza non potrei produrla in termini di sensazioni+esperienza+tutto-il-resto. Come la si interpreta la si interpreta o descrive, questa cosa qua non la posso fare in qualche senso (la realtà per me non è quel che viene intercettato dalla descrizione, ma il vincolo o questo tipo di impedimento o esclusione). Si dirà "ma in fondo una persona affetta da deliri e allucinazioni potrebbe inventarsi tutto quel che le pare di sana pianta e si risolve il problema", più o meno... Si pone un altro problema però per me... La persona affetta da deliri potrebbe poi agire in maniera tale da metter fine alla propria esistenza in certi casi e tutte le sue rappresentazioni potrebbero interrompersi comunque, sarebbe forse più libera in qualche senso di chi non ha deliri, ma sarebbe più vincolata in altri anche lei. Se la persona salta da un palazzo credendo di avere le ali e immagina che sta volando verso la Luna mentre precipita, il volo potrebbe interrompersi quando la persona impatta col suolo, e la Luna non la raggiunge comunque. Questo non-avvenimento fa saltare per aria l'onnipotenza della persona in un qualche senso, chi è affetto da deliri certi vincoli comunque poi non li ha eliminati e deve confrontarsi anche lui con questi. Ci sono una miriade di cose che non è possibile fare anche per la persona delirante. Ci sono perciò diversi tipi e gradi di impossibilità. Se c'è qualcosa che non si può fare allora la realtà c'è. Ma in questo senso qua c'è. Potrebbero anche non esistere materialmente le persone e gli oggetti, ma dei vincoli potrebbero esserci lo stesso, il fatto che sia presente una qualche forma di realtà di questo tipo non dipende dall'esistenza concreta di qualcosa in termini materiali. Se si può far tutto, tutto può accadere, e nulla esclude nulla, credo che in linea di principio non potrebbe esserci proprio alcuna realtà. Il concetto di realtà di cui voglio parlare è legato sempre a questi limiti, direi che è legato sempre all'esclusione di qualcosa. Più si esclude, più forte e potente risulta questa sorta di grandezza, meno si esclude più diventa debole. Paradossalmente bisogna poter descrivere in qualche senso anche quello che non c'è, se non gli oggetti, almeno gli avvenimenti o fatti che non ci sono in qualche senso per poter delineare una qualche forma di realtà. In pratica senza una parte immaginaria non potrebbe risultare comprensibile nemmeno il concetto di realtà che viene costruito sempre per esclusione ed è basato sull'esclusione di quel che non c'è. Quel che non c'è e non può avvenire bisogna per forza poterlo descrivere ad un qualche livello. Non sappiamo che tipo di vincoli ci sono, però quelli che ci sono generano le diverse forme di realtà. Per un soggetto o individuo c'è una qualche forma di realtà o no? Dei vincoli che ingabbiano la sua esistenza in certi sensi? :interrogativo: Se pensate che la risposta sia "sì", inizia ad aver senso il quesito posto all'inizio, se pensate che la risposta sia "no" e che una persona e il mondo e tutto il resto sia un'accozzaglia confusa in cui può accadere (o non accadere) praticamente di tutto, futuro e passato si confondono e coincidono, in un momento noi pensiamo e non pensiamo a qualcosa e così via, allora la domanda iniziale perde di senso. |
Re: Realtà = Bene?
Non ho capito molto. Ad ogni modo, non che il mondo ("la realtà") non esista ma il mondo è grammaticalizzato, è filtrato attraverso versioni del mondo.
Pensiamo addirittura al fatto che nella quantificazione della logica dei predicati del primo ordine non c’è più un terreno neutralità perché tutto dipende, anche la quantificazione, da un certo paradigma di oggetto. Un neopositivista direbbe “qua ci sono tre oggetti X1 X2 X3”. Ma se noi assumiamo, in accordo al calcolo di Lesniewski, come oggetto anche l'unione di due oggetti, allora avremmo sette oggetti. Se poi, come alcuni logici polacchi, vogliamo aggiungere anche l'insieme nullo (se ci fa piacere), allora abbiamo otto oggetti. Descrivere il mondo alla fine è un modo di descrivere i nostri modi di costruire mondi. |
Re: Realtà = Bene?
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Se descrivo il mondo in certi modi, posso riuscire a fare qualsiasi cosa in base soltanto ad una descrizione? Basta che dico "Posso raggiungere la Luna con un salto, il mondo è fatto in maniera tale che questa cosa si può fare" e questa operazione in termini esperenziali e fenomenologici riesco a produrla e diviene automaticamente disponibile? :nonso: A me pare che certe cose poi le si riesce solo a dire, ma non a fare. Puoi modificare la grammatica a piacere ma alla fine questi vincoli qua a me sembra proprio che non dipendano dalla grammatica, ci sono direttamente a monte. Se non ci fossero potrei produrre qualsiasi cosa semplicemente cambiando una descrizione... Vedo un disco bianco? Dico "Non c'è alcun disco bianco!" e il disco bianco sparisce dalla mia vista non appena modifico la mia descrizione di quel che vedo. |
Re: Realtà = Bene?
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