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Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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Ci vorrebbe più attenzione nei confronti al bullismo, in parte ci sono stati progressi ma alla fine se uno nasce sfigato in una famiglia di sfigati che ci può fare. |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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Pur avendone la forza pero' resto pur sempre una faccia d'angelo; potenzialmente bullabile a prima vista dagli esperti cani segugi. Su chi pratica arti marziali & C. ho esperienze negative. Preferisco chi tira fuori subito il crick dall' auto senza esitare per darlo in testa a chi lo merita. |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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--- EDIT --- P.S.— Di arti marziali so poco, ma, leggendo le presentazioni di certe discipline, ho notato che in quelle orientate verso l'autodifesa si predica sempre di usare la violenza minima necessaria per poter avere il tempo di fuggire e nulla di più :pensando: |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
Nella vita reale il bullo è il tuo capo, devi chinare la testa e sperare di portare la pelle a casa.
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Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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Secondo anno: mi dissi tra me e me che dovevano finirla. Già i primi giorni reagivo alle provocazioni....ad ottobre avevano smesso di bullarmi |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
Di solito la vittima non ha una rapporto affettivo col bullo. In fondo sono distanti. Il bullo è un buon osservatore e un buon psicologo. Ma resta un estraneo.
Diverso è il caso di un vecchio amico, al quale vuoi bene, che gli zompa in mente di fare atti di bullismo, magari, com'è capitato a me, alla veneranda età di 53 anni: un bullone... Io ho retto finché ho potuto, proprio perché gli volevo bene, ma dopo ho contrattaccato molto più duramente di quanto lui abbia fatto con me. Ma c'era un vissuto difficile per me di 30 anni. Il bullismo è sempre un rischio: il bullo vuole la tua reazione, ma non può calcolare quale possa essere. Sottovaluta le sue vittime e non va mai sottovalutato nessuno. |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
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In più, sono sicuro che dal tuo primo anno, al tuo secondo hanno è cambiato qualcosa. Avrai acquisito attraverso una determinata esperienza quel mattoncino di consapevolezza di cui parlo nel post, quello che ti ha fatto passare dal sopportare la situazione a decidere che l'avresti affrontata e superata. Molto spesso questa esperienza coincide con il fare un progresso concreto, qualcosa che ci faccia pensare con sicurezza "sono migliorato" (a me è successo con i voti scolastici per esempio). Prova a pensare a quale sia stata per te questa esperienza (potrebbero essere anche varie), ma avranno tutte in comune il fatto che ti abbiano fatto conoscere tutte qualcosa in più su stesso, che ti abbiano fatto capire che non eri così strambo come il bullo voleva farti credere... ...che ti abbiamo reso consapevole che hai le armi per cambiare ciò che non ti piace della tua vita. Se ricordi quali sono state, condividile in questa discussione, alle persone che la leggeranno potrebbe essere di grande aiuto. |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
Quella del lavorare su se stessi è una soluzione per il lungo periodo. Possono volerci mesi o decenni a seconda dei problemi interiori che uno ha.
Per risolvere una situazione del momento che si sta vivendo, non so cosa si può fare. Ribellarsi o cercare di rimanere indifferenti secondo me fa più peggiorare le cose che altro. Perché in genere lo si fa da insicuri e questo il bullo lo nota e non fa che incitarlo ad andarci ancora più pesante. |
Il primo passo dovrebbe essere il riuscire a chiedere aiuto.
E da parte delle istituz., della scuola e delle famiglie ci dovrebbe essere la capacità e la competenza di comprendere esattamente il problema, la situazione, le dinamiche e cercare di risolverlo Non può essere affidato tutto alla vittima, per di più bambina. |
Re: Come affrontare al meglio un bullo - Vademecum
Mah reagire spesso è quasi impossibile, rischi solo di prenderne ancora di più, io poi avevo una paura matta che si sapesse in giro per esempio, mi vergognavo troppo. In realtà molti sapevano perché subivo regolarmente prepotenze in classe, però c'era un tacito accordo, io non mi lamentavo e nessuno si intrometteva quindi era quasi come se non si sapesse.
Ma provare a difendermi rischiava di far degenerare la cosa rendendola pubblica, coinvolgendo insegnanti/famiglie ecc... non ce l'avrei mai fatta. Condivido in pieno l'analisi di zoe e le osservazioni di ondine, non si può lasciare che la vittima se la sbrighi da sé. |
Infatti il problema è proprio questo, perché purtroppo lo sfottò e la violenza vengono viste come cose normali da cui sei tu che ti devi difendere, quindi se non ci riesci ti senti debole, inadeguato, non riesci a pensare di avere il diritto di essere rispettato.
L'ambiente e gli equilibri della classe sono molto delicati e tante volte le cose sono molto sottili e passano inosservate. Se chiedi aiuto agli adulti passi per il debole, il piagnone, lo spione, a questo punto bisogna educare, perché non è possibile che la legge del più forte sia la norma, non è possibile che la prepotenza venga considerata normale. Il problema è che non sempre certe sfumature possono venire colte dagli adulti. Un'altra questione poi è il gruppo classe, perché al di là delle amicizie sarebbe bello se nelle classi ci fosse un clima amichevole, non si può essere amici di tutti ma un clima sereno e di collaborazione se lo meritano tutti, nessuno si merita di essere emarginato. Se poi è l'emarginato ad avere un carattere difficile bisogna poter affrontare il problema insieme. Il problema è che viene tutto lasciato “all'amicizia”, ai legami personali fra i compagni che non c'entrano niente con la scuola e con il lavorare insieme. E nemmeno si può parlare di “cosa non va”, è tutto affidato al caso. Oltretutto non saprei nemmeno qual è il modo giusto di parlare delle cose, di educare, perché ci si scontra spesso con il cinismo e la maleducazione. In parole povere ti ridono dietro. Perché comunque si sta in classe perché ci si trova, nessuno ti deve niente, quindi qualsiasi intervento esterno viene visto come una intromissione, una forzatura. Forzati ad includere gli esclusi, a parlare dei problemi fra uno sghignazzo e l'altro. . . Perché alla fine molti studenti vogliono solo farsi i cazzi loro, stare con chi gli piace, la scuola e le materie (che sono il motivo per cui sono lì) non contano un cazzo e tranne rari casi sono solo una rottura di coglioni, e se non suggerisci sei uno stronzo di merda perché “non aiuti”, questo è il clima nelle scuole, non gliene fotte a nessuno di collaborare tanto contano solo i voti alla fine dell'anno e “passare”, e sopravvivere alle ore di scuola divertendosi coi compagni. Una jungla in cui vengono parcheggiate le bestie adolescenziali. A chi spetterebbe il compito di creare solidarietà, collaborazione ed unità? A chi spetta il compito di coinvolgere tutti? Alla fine se le cose stanno così è perché i valori che i ragazzi imparano e considerano importanti sono altri. |
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