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cancellato17629 23-09-2016 15:41

Re: Rapporto con la morte dell'altro
 
Quote:

Originariamente inviata da VUCHAN94 (Messaggio 1795888)
Non saprei, a volte penso che se morissero i miei genitori sarebbe più lo smarrimento per l'essere rimasta sola al mondo a farmi cedere più che una reale sofferenza per la loro morte
Anche una persona a me cara, se dovesse morire soffrirei più per il vuoto che lascerebbe in me più che per l'idea che morendo rinuncia o è costretta a rinunciare alla vita.

Infatti, sono i vivi che soffrono, non i morti. Voglio dire che perdere un parente stretto è spesso doloroso perchè con lui/lei si condivideva gran parte della giornata e della vita. Il dolore è proprio la mancanza di questa condivisione e abitudine quotidiana, sia in termini affettivi che fisici.
Inoltre, per me, dipende anche dall'età: perdere i miei nonni (vero anche che ero piccola) non mi ha fatta soffrire perchè avevano già vissuto abbastanza, diciamolo.

Yumenohashi 23-09-2016 23:36

Re: Rapporto con la morte dell'altro
 
Quote:

Originariamente inviata da Joseph (Messaggio 1795899)
Prima c'era un'elaborazione del lutto sana, adesso tutto viene filtrato e ripagato mille volte attraverso mille nevrosi (di cui poi si cerca di rintracciare le cause più fantasiose: si è disposti a tutto, pur di non rinunciare alla propria infelicità).
Ci sarebbe anche da riflettere sulla funzione psicoterapeutica delle prèfiche, le "piangi morti" di professione, che sono andate naturalmente sempre più in disususo.

Verissimo, figura molto affascinante, ne vidi una di lamentatrice al funerale di mia nonna quando ancora non sapevo fosse una sorta di professione, credevo fosse una parente particolarmente invasata. Fu uno spettacolo surreale, nel silenzio e contegno generale questa donna accasciata sulla bara a urlare e a piangere mi metteva un sacco a disagio. Però in un certo senso faceva il suo dovere, canalizzava e veicolava il dolore della perdita e lo liberava tutto insieme. Lo esorcizzava.

cosechenonho 24-09-2016 00:08

Re: Rapporto con la morte dell'altro
 
Ogni volta mi sembra di non realizzare l' accaduto, mi sento arida, nessun trasporto. Un po' come quando le conoscevo queste persone. Ma non è normale.

Pablo's way 24-09-2016 00:33

Re: Rapporto con la morte dell'altro
 
E' una questione molto complessa, il mio modo di reagire alla morte di persone anche molto vicine a me, è stato fonte di sensi di colpa e profondo disagio.
Tutto si è esaurito in pochi istanti, dopo i quali ricordo un senso di profonda calma, silenzio e vuoto dentro di me, nessuna emozione violenta, nessun sussulto.

A colpirmi è stato anche il mio modo di reagire al dolore altrui, quasi come se fossi stato infastidito da chi sentiva il bisogno di manifestarlo in modo più plateale, da chi non faceva mistero delle proprie emozioni e ne dava libero sfogo, non riuscivo ad entrare in connessione, a provare empatia più di tanto, almeno non come mi sarei aspettato.

Nel mio caso però non si trattava di reprimere, proprio non ne avevo, sentivo dentro un vuoto che però mi restituiva un senso di calma, una cosa molto strana.

Leucina 24-09-2016 01:23

Re: Rapporto con la morte dell'altro
 
Vorrei essere arida senza alcun sentimento dentro e fuori e invece lo sono solo fuori e per tutti sono quella che se ne frega che pensa solo ai cazzi suoi.


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