Re: Socievoli si nasce o si diventa?
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Originariamente inviata da Pablo's way
(Messaggio 1708989)
Mi vengono in mente alcuni piccoli episodi dell'infanzia, alcune situazioni legate alla famiglia, all'educazione, che presi di per sé sembrano banalità ma inseriti in un contesto quotidiano di atteggiamenti e input di un certo tipo finiscono per rendere un bambino potenzialmente introverso, timidio o comunque a sviluppare tendenze in questo senso.
Penso a mio padre che tornava spesso incazzato da lavoro e nel week end aveva bisogno di ricaricare le pile stando in casa, raramente si andava fuori o si frequentava gente diversa dal solito e non mi era nemmeno permesso di invitare altri bambini a casa.
Ricordo poi le raccomandazioni continue di mia madre, che insisteva molto sull'essere educato in casa degli altri, sul non chiedere cose o approfittare dell'ospitalità, al punto da farmi sentire così responsabilizzato che ogni volta che mi offrivano qualcosa la risposta era sempre "no grazie".
Un'altra cosa che mi faceva soffrire da bambino è vedere gli altri genitori organizzare sempre attività per i figli, portarli nei posti, invitare gli amichetti, tutte cose che raramente facevano i miei.
Questi esempi per dire quanto possano essere decisivi nel formare una personalità introversa tanti piccoli episodi di vita, l'educazione e gli stimoli o meglio i non stimoli dati dai genitori ai propri figli.
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Curiosamente io sono cresciuto un ambiente opposto al tuo, senza per questo diventare socievole.
I miei genitori hanno tentato sempre e in tutti i modi, fin da piccolo, di "istigarmi" alla socialità. Ad es. pur non credenti mi portavano a messa perché il paese in cui si viveva era molto cattolico, e gli altri bambini lì si trovavano. Quando io gliene chiedevo ragione, mi dicevano: "Così non ti senti diverso dagli altri bambini".
Quando venivano ospiti in casa e io avrei voluto correre a chiudermi in camera mia (dove del resto già passavo quasi tutta la giornata!) mi obbligavano a restare "in compagnia degli ospiti".
D'Estate si era obbligata ad andare al campeggio organizzato dal prete del paese.
E avanti così.
Eppure tutta questa "educazione alla socialità" non ha sortito alcun effetto: la mia avversione per i rapporti sociali s'è mantenuta tale e quale, anzi, per reazione s'è mutata quasi in disprezzo.
Ho sempre vissuto questo tipo di educazione da parte dei miei genitori come una sorta di prevaricazione che ha sicuramente incancrenito il mio odio verso le altre persone.
Io avrei voluto essere lasciato in pace e da solo, o almeno potermi scegliere quei pochissimi coetanei con cui mi trovavo bene, ma i miei questo non l'hanno mai né capito né accettato...
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