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Re: Troppo introspettivi
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Però, non essendo intellettualmente preparato a dare un'interpretazione giusta a questa sua sensibilità, il soggetto tende a viverla male, trasformandola in un difetto. Questo errore viene facilitato anche da chi, come serotonino, diffonde l'idea che questa sensazioni abbia radici egocentriche (in senso morale). Anch'io comunque non penso necessariamente che il senso del messaggio di uahlim fosse così drastico, ma l'interpretazione del messaggio interno passa necessariamente attraverso il filtro dell'interpretazione degli altri, e di solito idee enunciate in quella forma vengono interpretate in quel modo che io criticavo (cioè come un pretesto per non usare l'intelligenza), e inoltre quella forma è molto persuasiva, perchè fa presa sul bisogno umano di sfogarsi e di non pensare ai problemi. Solo che sfogarsi e non pensare ai problemi implica, sul piano sociologico, creare terreno fertile per i problemi e sterile per le soluzioni: che ti piaccia o no non si può sfuggire da questa implicazione :) |
Re: Troppo introspettivi
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Re: Troppo introspettivi
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Poi io intendevo dire che la preoccupazione del giudizio altrui è un segnale di sensibilità sociale, non ho detto che poi questo segnale venga decodificato come segnale di coscienza sociale, il soggetto puà avvertire quel segnale (la paura) senza capire che è manifestazione di coscienza sociale, e quindi può coltivare un'etica asociale. Anch'io sono consapevole della necessità di superare il sintomo della paura, ma non diventando individualista. Cioè, non voglio immettere nella mia testa quella vocina che dice "ma che ti frega degli altri!", gli altri hanno un posto importante nella mia rappresentazione simbolica della realtà, non voglio metterli sullo sfondo, non è un sistema rappresentazionale costruttivo. |
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Re: Troppo introspettivi
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Ma tu sei interessato a sensibilizzare la gente sulla fobia sociale? Sensibilizzare non in senso moralistico o romantico, ma nel senso di far sì che gli altri abbiano accesso alle informazioni su cosa sia la fobia sociale e capirlo? Se sei interessato a questo quale credi che sia il mezzo? Farlo per strada, o nelle feste, o nelle uscite al pub, dove la gente impegna al massimo l'1% del cervello? E' ovvio che l'unico mezzo che può essere usato è internet, in particolare i forum, e l'unico modo per farlo in modo efficace è usando un metalinguaggio tecnico che sia il meno ambiguo possibile, facendo sì che chiunque frequenti quel forum, volente o nolente, si ritrovi a sapere cos'è la fobia sociale, a dargli l'interpretazione giusta, non fondata su pregiudizi o notizie incomplete. Altrimenti quale alternativa proporresti? Sono curioso... |
Ciao!!
Per certi aspetti credo tu abbia ragione HurryUp, sempre che abbia ben compreso ciò che intendi dire. Sarebbe bello poter rendere "socialmente accettabile" la visione del mondo del sociofobico... il fatto è che la stessa etichetta diagnostica che molti di noi si sono visti assegnare (come in passato quella più generica di pazzo...) è frutto di una concezione della realtà in cui ci sono i "sani" da una parte che definiscono i criteri della normalità della quale ovviamente noi finiamo col non esserne un campione rappresentativo... così per chi è "deviante" rispetto al normale (ed i test ad esempio altro non sono che strumenti costruiti da chi ha una certa IDEA di ciò che sia normale per misurare di quanto le persone si distanziano dalla media o se preferite, dalla mediocrità...) sono subito pronti dei metodi per riportarli negli argini della media.. Questo è un discorso piuttosto generico me ne rendo conto, ma penso dia l'idea del significato storico e sociale di manicomi, carceri e psicoterapie! Poi nel particolare le cose penso siano molto più complesse... Quello che conta è ciò che ognuno di noi desidera, la fetta di vita a cui ognuno di noi, in modi molti diversi magari, aspira.. ...mmmh... mi sa ke ho perso un poco il filo!!! cmq, rispetto a quello che era il tema iniziale della discussione forse Uahlim intendeva dire non tanto che la vita è semplice, ma almeno per quanto ho letto nelle altre righe, che sarebbe meraviglioso viverla con semplicità, nell'immediato, insomma sponteamente... non credo poi che questo significhi rinunciare all'introspezione, solo ci sono momenti per riflettere e momenti per agire.. :D |
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I test psicologici sono intellettualmente onesti se e solo se vengono chiariti esplicitamente i criteri della funzione tra domande e risultati. Categorizzare in modo fuzzy è indispensabile per renderlo facilmente comunicabile alla gente. Fosse per me cambierei la definizione "fobia sociale", perchè l'impulso ansioso nasce da livelli inconsci della mente, e presentarli come "fobia sociale" favorisce troppo la probabilità che i profani l'interpretino come una paura a livello razionale, cioè come paranoia. |
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Re: Troppo introspettivi
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però non so cosa significa...in media ogni 2 tuoi messaggi includono almeno una volta la parola fuzzy e a questo punto sarei curioso di avere una spiegazione da parte tua :D :D |
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PS:E guai a dire al bambino che non sono parole vere! 8) |
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L'interpretazione standard di questa funzione è "in che misura x appartiene al dominio della funzione?" Per esempio, la funzione "essere socialfobico" dall'insieme degli uomini all'intervallo [0,1] è un insieme fuzzy: la funzione "essere socialfobico" definisce in che misura un essere umano fa parte dell'insieme dei sociofobici. In questo senso dicevo che i test misurano in modo fuzzy la funzione di appartenenza di un essere umano all'insieme dei socialfobici, sono domande che forniscono dati che, statisticamente, definiscono l'appartenenza all'insieme fuzzy dei sociofobici. |
http://sixty-six.org/images/zeke_vomit.jpg
Modificato da Redman che soffre di emetofobia 8) Perdonami ma se riesci puoi inserire una foto meno esplicita?grazie. |
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PS: guai a dire al lettore sbadato che la sua interpretazione non è vera 8) |
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Posso dire "Lilly appartiene all'insieme dei sociofobici" oppure "Lilly non appartiene all'insieme dei sociofobici". Nella logica fuzzy invece un elemento può appartenere ad un insieme secondo un valore graduale (che di solito va da 0 a 1, 0.1...0.3 ecc). Posso dire "Lilly appartiene all'insieme dei sociofobici con valore 0.4", "Bardamu appartiene all'insieme dei sociofobici con valore 0.3" ecc. http://www.fuzzysfreakshow.com/FUZZY_BANNER_1.JPG |
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E' che non capisco perchè potrebbe essere utile, voglio dire, se sono un terapeuta la categoria diagnostica ha un valore strumentale ma non mi dice nulla su chi mi stà di fronte, mi informa solo del problema... Anzi credo ci sia il rischio che, guardando la persona attraverso la lente del suo "disturbo" non si veda tutto il resto, che è sempre molto, molto di più Temo che le etichette o le definizioni schematiche, se utili in ambito clinico perchè sintetiche, nella vita di ogni giorno, con noi profani, rischino di favorire gli stereotipi... come accade con la schizofrenia ad esempio.. :wink: |
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