Sulla priorità della filosofia, se essa sia nata cioè prima in oriente o in occidente, si sono confrontate due correnti di pensiero opposte. Infatti ci sono due tesi che si contrappongono per stabilire dove la filosofia nacque: quelle degli "orientalisti" e degli "occidentalisti".
Gli orientalisti affermano che la filosofia abbia avuto origini in oriente circa nel 1300 a.C., e che la stessa filosofia greca derivi dall'antico pensiero sviluppatosi in Asia. A supporto di questa tesi si porta la prova degli intensi rapporti commerciali tra i greci e le popolazioni orientali.
La cultura occidentale avrebbe ripreso elementi di civiltà da quella orientale che vanta da tempi lontani acquisizioni di tipo scientifico importanti: basti pensare nel XII secolo a.C. gli egizi distinguevano già la medicina dalla magia usando il metodo diagnostico e facevano progressi in campo matematico (come i babilonesi) e i caldei che già nel 2000 a.C. erano in possesso di documenti di studio sui corpi celesti.
Ma le motivazioni degli orientalisti vanno oltre le prove sui contatti commerciali dell'oriente con i greci e sui progressi culturali e scientifici orientali poiché essi sostengono che la riflessione speculativa, e quindi la filosofia, era già presente nella religione induista, buddista e in seguito nel confucianesimo.
Pur accettando che la filosofia greca ha ricevuto apporti provenienti dalle culture orientali [1] la maggior parte degli storici della filosofia oggi afferma l'autonomia e la originalità della filosofia greca nata a Mileto, località dell'Asia minore, nel VI secolo a.C. sostenendo:
che gli autori della filosofia classica (Platone, Aristotele) pur riconoscendo l'importanza della cultura orientale ne sottolineano il carattere pratico e non fanno alcuna menzione di una derivazione orientale della filosofia;
che non abbiamo conferma di nessuna traduzione di testi orientali da parte di filosofi greci poichè evidentemente esistevano delle difficoltà linguistiche alla conoscenza delle culture orientali in un popolo, come quello greco, poco incline alla conoscenza delle lingue straniere, del linguaggio dei barbaroi;
che la sapienza orientale si basava su conoscenze poste come verità indiscutibili conosciute solo da un gruppo ristretto di persone, i cosiddetti "sacerdoti", che non miravano allo sviluppo della razionalità ma erano orientate ideologicamente verso il raggiungimento di una vita ultraterrena o praticate per l' accrescimento di facoltà spirituali connesse alla sacralità;
che infine esistevano fattori sociali e culturali, come l'espansione coloniale greca in quella zona che sarà la Magna Grecia da parte di liberi mercanti che si affrancarono economicamente e culturalmente dalla madrepatria, costituendo un ambiente favorevole allo sviluppo del pensiero filosofico.
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