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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Con il progresso, il benessere fisico materiale, società sempre più uniformate (quindi con stili di vita e modi di comportarsi uniformati dove i rapporti umani sono incasellati all'interno di confini ben precisi come per esempio dipendente-datore di lavoro) e forme di controllo sempre più efficaci e capillari si è avuta una diminuzione dell'intensità della vita e quindi una sofferenza lieve e dilazionata nel tempo |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
misterics la tua ipotesi suppone che la storia proceda in linea retta e in una direzione ben precisa, ma - vale la pena ripeterlo - le carte sono spesso mescolate, e parecchio.
L'ipotesi più cretina in questo senso è Mad Max. In un futuro post-apocalittico l'umanità riprecipita nel cliché della barbarie e della semiumanità. E il post-apocalittico ci pende sulla testa ogni momento. |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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per quanto riguarda i scenari post-apocalittici, anche se poco probabili, non è detto che non si avverino... per fare un esempio: l'opinione pubblica europea prima del 1914 era contraria alla guerra |
Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
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Re: Storia dei disturbi di socializzazione...
Tema molto interessante...da un lato la nostra società è molto più ricca e informata di ogni società passata, ma oggi l'uomo è individualista, mentre nel passato contava in modo fondamentale la comunità, a partire dalla famiglia (molto più numerosa di quella di oggi) al villaggio e così via.
Posso portare la mia esperienza personale (no, ancora non ho inventato la macchina del tempo:mrgreen::mrgreen:): il ramo materno della mia famiglia è calabrese e là ho almeno 10-15 parenti stretti tra zii, cugini ecc. e per molti versi i "costumi" sono all'antica, tipo italia degli anni '50-'60, il che è l'esatto opposto del ramo paterno, romano, di cui conosco si e no 3-4 parenti che non vedo quasi mai. Ebbene, nei periodi che passo in calabria, mi accorgo che anche volendo non riesco a stare da solo e isolarmi come faccio invece qua a roma...da un lato è faticoso perchè ho bisogno dei miei momenti di solitudine, dall'altro però la vicinanza forzata in qualche modo mi stimola a fare meglio, ad agire, ad avere esperienze...in sostanza, là mi sento meno introverso e solitario |
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