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Equilibrium 03-08-2015 14:49

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Con la birraaaa:w00t:

alien boy 03-08-2015 15:12

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
non ci penso più ormai, metti che uno viene a conoscenza dei principi e del fine ultimo dell'esistenza e questi risultano non incoraggianti, sai che tristezza...

XL 03-08-2015 16:20

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da QuantumGravity
La mia domanda invece è, se è possibile a prescindere dalla propria esperienza personale, quindi a prescindere da quella che può essere stata la storia particolare di ciascuno, che è questo “particolare” a determinare un senso piuttosto che un altro che giustifichi e fondi un operare bene o un operare male, un operare costruttivo o uno distruttivo, se è possibile trovare un senso oltre questa particolarità autobiografica, e particolare.

:pensando:... La verità è che non ho capito. Appurato che con senso non vuoi riferirti a quel che immaginavo io, non ho capito in quale caso si troverà questo "senso" di cui parli tu adesso... Cosa deve accadere affinché lo si trovi questo senso che sarebbe situato oltre il proprio operare?
Il cercarlo e poi trovarlo non ricadrebbe comunque all'interno del proprio operare (costruttivo o distruttivo) e non farebbe parte comunque della propria autobiografia particolare? :nonso:

Io non ho nemmeno capito perché dovrebbe rappresentare un problema il fatto che il senso che diamo alle cose dipende dal nostro essere umani e non scatole di latta. A me è chiaro che una scatola di latta non ha desideri, per forza di cose non possiamo condividere il senso dell'esistenza con una cosa del genere.
Solo non riesco a capire perché questa cosa dovrebbe comportare un problema devastante per un essere vivente, l'assenza di un senso universale e finalistico verso cui tenderebbe tutto il mondo preferenzialmente (come se fosse un essere anche questo).
A me sembra che le persone stiano male a causa della sofferenza, del dolore e cose del genere, mica perché non condividono con una scatola di latta il desiderio di trombare con una donna!?

fioredeldeserto 03-08-2015 20:40

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
La mia prima discussione! :arrossire:

Sono d'accordo sul fatto che la vita non ha un senso "oggettivo", o almeno, io non riesco a trovarlo. Può avere solo un senso arbitrario (dipende dall'individuo e non da assiomi validi per tutti").

Anni fa, quando "non pensavo" non mi sarei mai posta una domanda del genere. Quando ho iniziato a farmi domande e a ragionare con la mia testa sono cadute tutte le mie certezze.
Per esempio la mia famiglia trova il senso nella religione, ma io non sono credente, quindi per me questo non vale. Insomma non riuscivo a giustificare i miei principi: valgono per me ma perché dovrebbero necessariamente valere anche per gli altri?!

Sono domande a cui non c'è risposta. Anch'io vorrei trovare il mio centro di gravità permanente. Al contrario, forse sarà un po' scialbo, quello che ho capito è che è inutile scervellarsi sul fatto che i valori sono arbitrari o che la vita non può avere un senso oggettivo. Quello che importa è il senso che le dai tu.
E se non riesci a trovare un senso..è così necessario che ne abbia uno?
Il mondo a volte fa schifo? Il mio obbiettivo è vivere il meglio possibile e cercare di vedere il bello nelle cose. A volte riesco, a volte no.


Alla maggior parte della gente questi pensieri non passano nemmeno per l'anticamera del cervello un po' per mancanza di "sensibilità", un po' perché non hanno il concetto di relativismo: quello che fanno e pensano per loro è giusto e basta. Il fatto che tu ti faccia queste domande è segno di grande profondità interiore. :)

Clend 03-08-2015 21:03

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Ma per esempio diresti che si è arrivati alle leggi moderne basandosi su criteri etici del tutto arbitrari? :interrogativo:

cancellato13248 03-08-2015 21:05

credo che la gente sana considera la vita come un occasione per operare , un campo dazione. Cosa muove verso il bene i il male e il cervello (sentimenti percepiti) e leducazione( se i sentimenti nn sono chiari o forti) . Se nn si ha dei sentimenti chiari e leggibili( come spesso accade ad uno con um disturbo di per) ci si deve affidare solo al eduzione o alla logica che deriva e questo ti toglie.gram parte del. divertimento . Ragionando e ragionando nn ce niente che valga la pena a fare o nn fare

nellamerda 04-08-2015 02:32

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da QuantumGravity (Messaggio 1567649)
@XL
Continui con il discorso del dolore e del bene e del male che con me non c'entra più visto che io sono arrivato a dire che è giustificabile creare come lo è il distruggere, operare il bene come operare il male. Quella dicotomia l'ho superata, (nel senso che male e bene non li ritengo valori assoluti). E l'insignificanza si pone proprio perchè entrambi questi atteggiamenti sono giustificabili e portano con sé dei significati, frutto di esperienze reali.
Un senso, visto che affronti i discorsi letteralmente, finchè siamo una coscienza e siamo perciò destinati a stabilire valori delle cose, necessariamente deve esserci, è quello della nostra autobiografia; è costitutivo di noi stessi di attribuire significati, è costitutivo delle cose di farsi attribuire dei significati. La coscienza e il suo rapporto con il mondo si producono proprio così. Letteralmente parlando quindi un senso c'è. E non esiste considerazione, anche quella dell'insignificanza, che travalichi una costitutiva necessità di stabilire significati e sensi e priorità, perchè siamo noi stessi dei significati e sensi essendo ripeto un'autobiografia fatta di esperienze e concetti. Ma questo è solo un modo superficiale di affrontare il problema. Io ho usato ancora l'espressione del senso della vita, ma è evidente che questo problema l'ho già superato se dico che ogni uomo è letteralmente "un senso", una biografia che ha con il mondo una relazione particolare di reciproca determinazione, fatta.. di sensi; di significati.
E che cosa vuol dire parlare di senso dunque o di fondamento dell'esistenza, se siamo coinvolti ciascuno in relazioni, rapporti in continua evoluzione già sensati, cioè fatta di sensi, di significati? Questo discorso è chiuso.
La mia domanda invece è, se è possibile a prescindere dalla propria esperienza personale, quindi a prescindere da quella che può essere stata la storia particolare di ciascuno, che è questo “particolare” a determinare un senso piuttosto che un altro che giustifichi e fondi un operare bene o un operare male, un operare costruttivo o uno distruttivo, se è possibile trovare un senso oltre questa particolarità autobiografica, e particolare.


Se per caso stai cercando il senso OGGETTIVO della vita credo che la risposta non l'avrai mai, nel senso che il senso della vita è vivere, il senso dell'universo è esistere, non esiste nessun significato superiore a questi che un essere umano possa comprendere.

QuantumGravity 04-08-2015 13:48

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
@ un po' a tutti.
Bene, se questa oggettività come già si diceva all'inizio non c'è o se c'è non è mai reperibile dal singolo, mentre questa soggettività, questa individualità dell'esperienza del singolo del mondo si rivela invece sempre e necessariamente condizionata, vincolata a un contesto e a un apparato particolare di concetti, credenze, convinzioni, idee, con quale forza si potrà mai affermare o negare qualcosa, come si potranno difendere le proprie posizioni di fronte agli altri, se già in partenza se ne riconoscerà una parzialità, e una prospettica specifica di riferimento? Per esempio alcuni possono ritenere la vita un valore inviolabile in tutti gli esseri, altri penseranno che invece gli animali sono inferiori e che sarà perciò giustificato farne ciò che si riterrà giusto per il bene dei soli esseri umani (le sperimentazioni o che so io). Oppure i conflitti bellici e religiosi, come si potranno mettere d'accordo gli esseri umani se nessun senso al di fuori della loro esperienza è reperibile? Non si potrà evitare mai il conflitto violento tra due contendenti se i diversi sensi e significati soggettivi (dell'individuo e di una nazione) non si incontreranno da qualche parte, in uno spazio più grande di loro? E come potranno mettersi d'accordo?
Come si può dunque rivendicare la giustizia o l'ingiustizia di una data cosa? Come affermare o negare qualcosa se in se stessi, la forza delle proprie idee e della propria verità va sgretolandosi nella consapevolezza della sua insignificanza oggettiva, che non supera i limiti del proprio vissuto?

@ Clend
Quel “arbitrario” mi sa che crea delle incomprensioni. Comunque come ho detto sopra, si può facilmente constatare che nel mondo ciò che è ritenuto giusto e ciò che è ritenuto sbagliato è il frutto di diverse considerazioni sulle cose. I “patti sociali”, la normalità, ciò che è prescritto da norme tutto ciò è frutto di attribuzione di valori a queste cose. (Arbitrari? Bo, è il risultato di una particolare evoluzione della storia e degli eventi che li hanno preceduti) Da noi per esempio il succedersi di vari movimenti come cristianesimo, illuminismo, umanesimo e via dicendo hanno portato a stabilire come inviolabile la vita umana, che è messa sopra tutto, e nessun reato è punito con la soppressione della vita, neanche l'omicidio. Come sappiamo, altrove, altre storie hanno prodotto patti sociali diversi, a regolare la vita ci sono principi diversi, in alcuni stati degli USA per l'omicidio sei ucciso, in Cina se spacci ti danno la pena di morte, in alcuni paesi arabi basta un adulterio o una bestemmia per essere giustiziati. E' la concezione dell'uomo a essere diversa evidentemente, il che significa che a partire da presupposti diversi è possibile considerarlo in modi diversi, tutti giustificabili a partire da quelli, e non altri presupposti. E non essendoci niente di oggettivo, sempre a presupposti e premesse "arbitrari", accidentali, e insignificanti in sè, a loro si dovrà far riferimento.

Clend 04-08-2015 14:07

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Si però la mia impressione è che si stia andando nel tempo verso una legislazione oggettivamente più giusta.
E basata su qualcosa di oggettivo, come il riconoscimento del valore del benessere di ogni persona e la pena per atti che vadano contro di esso.

QuantumGravity 04-08-2015 14:10

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Clend (Messaggio 1568312)
Si però la mia impressione è che si stia andando nel tempo verso una legislazione oggettivamente più giusta.
E basata su qualcosa di oggettivo, come il riconoscimento del valore del benessere di ogni persona e la pena per atti che vadano contro di esso.

Riconoscimento del "valore del benessere di ogni persona": non è una cosa in sè, un riconoscimento di una cosa che è già; lì da scoprire. Sei tu che attribuisci un valore alla persona (anche io eh), e stabilisci che la vita è prima di tutto.

Edit: c'è una relazione di mezzo. Altrove questa relazione ha assunto connotati diversi.

Noriko 04-08-2015 14:29

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Così sembra tutto inesistente come valore persino l'esistenza della vita.

Nothing87 04-08-2015 14:42

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Il nichilismo è percepibile solo alle menti razionali e alienate dalla realtà superficiale. Si può solo cercare di ignorarlo rifugiandosi nella dimensione soggettiva, come già detto. Bisogna esprimere la propria personalità ed elevarla ad etica inderogabile, qualunque essa sia.

Clend 04-08-2015 14:44

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
È chiaro che sono io che attribuisco un valore. E che magari un pazzo psicopatico gode ad uccidere.
Però penso ci sia un senso oggettivo in cui il suo comportamento sia da considerare sbagliato e da fermare, no?
Cioè non so, sto cercando di capire.

Secondo me a grandissime linee ciò che sta dietro alla costruzione e al miglioramento dell'etica è l'etichettare come "male", "sbagliato", ciò che va verso un aumento complessivo della sofferenza.
Un esempio semplice e concreto: il razzismo lo si considera una cosa sbagliata. Questo perché è un'ideologia che tende ad andare contro il riconoscimento dei pieni diritti a certe categorie di persone e quindi spinge verso un aumento della sofferenza di queste categorie.

Nothing87 04-08-2015 14:54

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Clend (Messaggio 1567990)
Ma per esempio diresti che si è arrivati alle leggi moderne basandosi su criteri etici del tutto arbitrari? :interrogativo:

Senza dubbio. Altrimenti sarebbero uguali in tutto il mondo. Nel caso specifico del valore della vita si partiti da un falso assioma...anche perché non viene valutata sempre nello stesso modo ma in base al tipo di essere vivente.

Noriko 04-08-2015 14:54

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Nothing87 (Messaggio 1568331)
Bisogna esprimere la propria personalità ed elevarla ad etica inderogabile, qualunque essa sia.

Quindi il significato della vita è soggettivo e la verità è individualistica.

Però se nella società è vietato rubare e il soggetto ruba perché ha fame e secondo lui è giusto, allora chi ha ragione la società con le sue leggi o lui?

Nothing87 04-08-2015 15:03

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Clend (Messaggio 1568333)
È chiaro che sono io che attribuisco un valore. E che magari un pazzo psicopatico gode ad uccidere.
Però penso ci sia un senso oggettivo in cui il suo comportamento sia da considerare sbagliato e da fermare, no?

è un ragionamento giusto ma limitato al livello di società umana. Qui si sta tentando di ragionale a livello universale. Prova immaginarti un alieno che non ha bisogno di nutrirsi e immortale; sentimenti e leggi sarebbero del tutto indifferenti e incomprensibili.
Quote:

Originariamente inviata da Clend (Messaggio 1568333)
Un esempio semplice e concreto: il razzismo lo si considera una cosa sbagliata. Questo perché è un'ideologia che tende ad andare contro il riconoscimento dei pieni diritti a certe categorie di persone e quindi spinge verso un aumento della sofferenza di queste categorie.

Duecento anni fa ti avrebbero riso in faccia.

Nothing87 04-08-2015 15:05

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Noriko (Messaggio 1568338)
Però se nella società è vietato rubare e il soggetto ruba perché ha fame e secondo lui è giusto, allora chi ha ragione la società con le sue leggi o lui?

Questioni di punti di vista. Questione già ampiamente trattata sin dalla tragedia greca antica.

Clend 04-08-2015 15:12

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da Nothing87 (Messaggio 1568343)
è un ragionamento giusto ma limitato al livello di società umana. Qui si sta tentando di ragionale a livello universale. Prova immaginarti un alieno che non ha bisogno di nutrirsi e immortale; sentimenti e leggi sarebbero del tutto indifferenti e incomprensibili.

Non ho capito

Quote:

Originariamente inviata da Nothing87 (Messaggio 1568343)
Duecento anni fa ti avrebbero riso in faccia.

Certo, mi avrebbero riso in faccia.
Ma per fortuna la società è migliorata

Clend 04-08-2015 16:30

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da XL (Messaggio 1568333)
Ma è migliorata secondo il punto di vista di chi? :nonso:
Questa scala con cui si valuta qualcosa migliore sempre qualcuno dovrà stipularla. Quelli che la pensavano come te erano in minoranza in passato, ma se oggi fossero aumentati quelli che non la pensavano come te, questi avrebbero detto lo stesso "fortunatamente la società è migliorata, quelli che ridono in faccia a Clend sono aumentati".
Metti che adesso si era diffuso un altro modo di pensare e valutare, le persone avrebbero detto le stesse cose che dici tu "menomale, la società è migliorata" ma secondo la loro scala di valori, che non è mica oggettiva semplicemente ha attecchito e si è diffusa per i più svariati motivi.

Ma infatti le cose bisogna definirle per prima cosa.
Ho abbozzato una definizione di sbagliato (e per complementarità di giusto):

Quote:

Secondo me a grandissime linee ciò che sta dietro alla costruzione e al miglioramento dell'etica è l'etichettare come "male", "sbagliato", ciò che va verso un aumento complessivo della sofferenza.
forse potrebbe non essere la miglior definizione, ma secondo me concetti di giusto e sbagliato "universali" vanno definiti in questo modo, tenendo conto degli effetti sulla totalità degli individui (e si potrebbero includere anche gli animali)
Poi si, ci sono questioni etiche di difficile interpretazione o come minimo da trattare in modo molto approfondito nei singoli casi (per esempio l'eutanasia e il discorso dell'avere dei figli), ma ciò non toglie che cmq una grande quantità di questioni con il suddetto criterio si possono facilmente classificare come giuste o sbagliate.

fioredeldeserto 04-08-2015 17:31

Re: Come affrontare l'insignificanza della vita?
 
Quote:

Originariamente inviata da QuantumGravity (Messaggio 1568299)
@ un po' a tutti.
con quale forza si potrà mai affermare o negare qualcosa, come si potranno difendere le proprie posizioni di fronte agli altri, se già in partenza se ne riconoscerà una parzialità, e una prospettica specifica di riferimento?
Come si può dunque rivendicare la giustizia o l'ingiustizia di una data cosa? Come affermare o negare qualcosa se in se stessi, la forza delle proprie idee e della propria verità va sgretolandosi nella consapevolezza della sua insignificanza oggettiva, che non supera i limiti del proprio vissuto?

é proprio questo il problema e il motivo per cui è così difficile mettersi d'accordo. Se ci si potesse basare su assiomi validi per tutti, universali e oggettivi di giusto e sbagliato le leggi sarebbero uguali in tutto il mondo, mai mutate ed accettate da tutti

Quote:

Originariamente inviata da Clend (Messaggio 1568333)
Secondo me a grandissime linee ciò che sta dietro alla costruzione e al miglioramento dell'etica è l'etichettare come "male", "sbagliato", ciò che va verso un aumento complessivo della sofferenza.

anche secondo me, ma anche questa posizione è comunque difficile da giustificare in modo assoluto


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