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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
No guarda, secondo me non c'era una buona atmosfera... perché tu stavi male. A me succedeva che mi davano la sfoglia bruciacchiata, poi dopo 100 volte gliel'ho fatto presente dicendogli "è carbonizzata" e la barista l'ha cambiata. Non si è rotta nessuna atmosfera, anzi sono migliorate le cose perché adesso me la dà buona e chiedendo me la scalda pure se è fredda. Magari potevi dirlo a loro senza coinvolgere il padrone, ma non credo che ti odieranno...
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
non so, i bar li evito da sempre come la peste, ci vado solo se costretto dalla situazione ad esempio per lavoro http://emoticonforum.altervista.org/...e/sieno/85.gif
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
Purtroppo è l'effetto della troppa inibizione, dobbiamo incazzarci di più. Le persone normali hanno una soglia di incazzatura molto più bassa.
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
Scherzando scherzando si evitano le tragedie...
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
Quando si è inibiti e insicuri si vive ogni "sconfitta" come una riconferma della propria inadeguatezza e del non essere capaci di affermarsi, non si riesce a considerare le cose come "il minimo sindacale di maleducazione del mondo", hai voglia a dire che tanta gente è sgarbata, indelicata o ha una sensibilità diversa, il punto non è mai quello. Perché, se nulla è neutro al momento in cui tocca "qualcosa", devono esserlo quei fatti quotidiani che riconfermano la nostra incapacità di sottrarci o di vivere le " ingiustizie" diversamente?
È difficile spiegare che non è che non si sanno accettare "i mali del mondo", non è che se uno mi manda a fanculo per strada e io incasso devo sentirmi uno sfigato, anzi, ma mi mandassero pure in culo, il problema è solo quanto questo impatta su di me (ad esempio). Non si esige di uscire di casa e di non incontrare il minimo disturbo, ci si rammarica solo di non saper sopravvivere all'indelicatezza del mondo, di non saper sovrascrivere almeno in parte certe "regole", e di ritrovarsi a subire quelle degli altri, e non già perché vivere secondo le regole di altri sarebbe un destino comune a tutti, ma perché, rimanendo nel piccolo, si soccombe interiormente in qualsiasi incontro/scontro con l'altro, è un microcosmo più piccolo e sottile e delicato della bolgia in cui si è tutti "sulla stessa barca" e senza potere rispetto a pochi noti e ignoti. Ogni sistema ne racchiude uno più piccolo, e l'assenza di parità effettiva (ognuno nasce e vive in condizioni di salute, economiche etc. etc. diverse da un altro) non dev'essere una giustificazione, e comunque non rende più lieve lo scontrarsi coi propri limiti. Come si valorizzano i propri limiti, la propria condizione, in un insieme di sistemi e sottosistemi tanto sgangherato? |
Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
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L'Italia è una Repubblica basata sul Sollecito. Purtroppo..
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
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Re: E oggi la cavolata è toccata a me [al bar]
comunque a giudicare da quanto hai scritto, mi pare di capire che fossero loro in torto, quindi hai poco da rimproverarti alla fine, dalla prossima volta è probabile che ci penseranno due volte prima di trascurarti, certo se c'era confidenza tra te e loro magari si creerà un po di disagio, ma alla fine ricorda che loro sono li per fare il loro lavoro e tu vai li per ricevere un servizio... niente di più niente di meno...
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