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Re: L'idea di lavorare mi repelle.
Il lavoro non è altro se non un sacrificio (altrimenti non ci sarebbe bisogno di incentivare le persone tramite ricompensa in denaro) di tempo, di energia fisica e mentale, di volontà. In ogni caso si tratta di scegliere e accettare il male minore.
All'occorenza potresti illuderti, attribuendo al lavoro varie qualità e possibilità, per migliorare te stessa, per cercare amicizie, insomma fornisciti una scusa, lentamente potrebbe non repellerti più (o in misura minore). |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
Un lavoro qualunque non va visto come fine ultimo (magari necessario per normalizzarsi) ma come mezzo di emancipazione. Insomma, la questione va affrontata in maniera egocentrica. Tu hai una vaga idea di cosa ti piacerebbe fare nella vita? Se sì, perseguila approcciandoti al resto strumentalmente. Se no, cerca di chiarirti le idee.
Peraltro non è vero che i lavori sono quasi tutti brutti, un senso "umano" è spesso presente, è necessario però riuscire a vederlo e a valorizzarlo. Il che significa non subirlo passivamente come un dovere repellente (è questo secondo me che provoca malessere, più che altro), ma come espressione della propria volontà (che magari scende a compromessi, ma senza rinunciare alla propria autonomia). Insomma, coltiva te stessa e la tua libertà, cercando (c'è sempre) qualcosa di significativo nella situazioni che ti si presentano, il resto verrà, o se non verrà avrai fatto il possibile :mrgreen: |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
No ragazzi, io sono una neet, i miei genitori mi mantengono.
Non ho il bisogno di lavorare perché sennò muoio male, e però vorrei cambiare idea riguardo al lavoro, ma non vedo perché dovrei. O come potrei. |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
Mi pongo il problema per via del senso di colpa verso la mia famiglia e gli altri in generale, e per via del senso di inadeguatezza (che è poi uno dei motivi per cui non saprei cercare/trovare lavoro).
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Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Posso quasi assaporare il disprezzo dell'intera razza umana, "fobica" o meno, per i cosiddetti neet. Disprezzo che prima o poi si arriva a provare per se stessi, perchè così va il mondo. è un topic interessante, aspetto altre risposte come te |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
Ah, io non lo so, so' signore; e i signori si sa, campano di debiti.
C'ho certi cazzi Mafa' che nemmeno tu che sei pratica li hai visti mai. |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Purtroppo noi reagiamo solo nei casi limite... |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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e non sono mai stato bene come quando lavoravo , vabbè che il mio era un alvoro in proprio , mi alzavo alle 5 tutti i gg compresa la domenica ero un po' stanco finita la settimana, epperò il lunedì riprendevo :mrgreen: anche i soldi non erano un granchè ... |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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:( Nella mitica Shanghai sono nati sai |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
imparate il trading online , si può vivere tradando azioni, futures , bond
però ci vuole parecchio studio e passare la giornata davanti al monitor leggere molto , informarsi e nervi d'acciaio alla fine forse è meglio raccogliere i pomodori... |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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e un lavoro , uno qualsisi si intende c'era ...oggi non è così Quanti anni hai se posso ? come vedi il tuo futuro ? I tuoi non vivranno in eterno |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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E sono anche molto sottopagati... non credo che un lavoro con quei ritmi ti entusiasmerebbe cosi tanto :) Comunque a me l'idea di lavorare non é che mi entusiasmi, ma ne ho bisogno. Anche per aver la scusa di uscire di casa, visto che esco poco. |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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mi rendo conto che non te ne sbatte nulla ma forse non sarebbe meglio, ehm, fare quello piuttosto che finire in mezzo alla strada? |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Questo thread è un altro esempio di come la fobia sociale porti a desiderare di non lavorare o che certi lavori dovrebbero essere pagati di più, ecc, ecc. Quote:
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Re: L'idea di lavorare mi repelle.
Se non avessi bisogno di lavorare, o di soldi, almeno proverei a fare un lavoro manuale, come uno nei campi (che potrebbe rivelarsi noioso ma sarebbe sempre da provare). Ma mi sa che mi toccherà un lavoro sicuramente noioso, tralasciando l'incognita del salario.
Servono i soldi, serve il lavoro, c'è poco altro da fare che non sia essere un parassita. |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
Pardon mi ero assentato
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Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Lascerei la persona senza denaro e con il minimo di cibo ed acqua per il metabolismo basale. Quote:
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Ci sono altri fattori che legittimano il rifiuto di un'offerta di lavoro: la distanza da casa, le trasferte, le ore settimanali, il lavoro domenicale, notturno, l'onestà del contratto, ecc. Quote:
Senza contare il rispetto per la propria professionalità. Per 1000 € al mese io mi rifiuterei di lavorare perché è una cifra troppo bassa per il valore che ho. Anch'io volendo non ho spese da sostenere per vivere ma sicuramente per il resto il denaro mi serve, ergo... Quote:
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Senza contare che lo trovo un dovere sociale contribuire con la propria attività al benessere della collettività. Personalmente poi io sarei per il privare di alcuni diritti chi non lavora per scelta o chi lavora in nero/grigio. Ad esempio limite alla gratuità solo le cure essenziali, il resto tutto a compartecipazione di spesa per chi non ha reddito per scelta. Quote:
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L'ho fatto per qualche anno e mi ricordo che, così come avevo profitti anche di 800 € giornalieri, potevo avere perdite anche di 2000 € in una giornata. E' un attimo tentare di mediare le perdite e finire con 5000 - 10000 € persi. |
Re: L'idea di lavorare mi repelle.
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Ciò detto anch'io ho avuto gli stessi problemi della sig.ra triplice tilde e alla fine di lunghe autoanalisi sono giunto alla seguente conclusione: il lavoro mi repelleva perché andava a toccare i nervi scoperti della mia fragile autostima in relazione a tutte quelle attività dove l'operato individuale veniva sottoposto al vaglio e al giudizio di un'entità superiore (nel lavoro si parla ovviamente del capo) e di colleghi il cui atteggiamento indulgeva in stati aggressività che non ero in grado di controllare ed elaborare senza traumi, sempre in virtù della famosa disistima. A triplice tilde consiglierei innanzitutto di lavorare sulle proprie acquisizioni emotivo-cognitive errate che la portano a sentirsi inferiore agli altri e, in secundis, di provare a trovare un'attività, una competenza in cui ella si reputi brava e capace, per eventualmente avviare un'attività autonoma, qualora abbia qualcuno in grado di aiutarla con un capitale di base per l'eventuale start-up. |
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