Originariamente inviata da Skyl
(Messaggio 1285248)
Un anno, cinque mesi e ventidue giorni
Era un pomeriggio di tante estati fa, quando solo come sempre mi recai alla gelateria del mio paese per prendermi un caffè.
Capii subito che non era un giorno come gli altri, nell'aria c'era qualcosa di diverso, un profumo gradevole di deodorante fruttato, sguardi incuriositi degli avventori abituali, una frenesia insolita che si interruppe quando a un certo punto dal locale dietro il bancone uscisti tu.
Un metro e settanta, due incredibili occhioni verdi, gambe lunghe e abbronzate coperte solo da un ridotto paio di jeans, una canotta bianca dove ricadevano una cascata di riccioli neri e quel profumo di buono che ti seguiva dovunque andassi.
Ti seguivo con lo sguardo mentre nel tuo ruolo di nuova cameriera distribuivi sorrisi "durbans" a tutti i clienti, vedevo da come ti muovevi che per te era naturale stare in mezzo alla gente e che conquistavi tutti con il tuo buon umore.
Ci misi una settimana e svariate consumazioni solo per scoprire che il tuo nome era Sarah e ci tenevi a specificare che si scriveva con l'acca finale. Ti eri trasferita da poco in paese con il tuo fidanzato ed eri studente fuori corso all'università.
Non immagini il colpo al cuore quando pronunciasti la parola "fidanzato", immagini di anelli e proposte di matrimonio affollavano la mia mente, volevo sprofondare li in quel momento e credo i miei occhi te lo abbiano fatto capire anche senza che io lo volessi.
Sapevo di non essere per nulla il tipo di ragazzo che tu avresti guardato con interesse: bruttino e goffo, sempre indeciso su cosa dire per via della timidezza.
Ma prima di scoprirti accasata un labile pensiero che per una volta poteva andarmi bene finalmente era passato per la mia mente.
Col passare dei mesi diventammo amici, io più sciolto forse per il fatto di non avere speranze e tu estroversa come al solito. Cercavo comunque di non avvicinarmi troppo a te e al tuo carattere contagioso per paura di farmi troppo male, tu eri mia amica ma io di te ero innamorato.
Quando mi raccontasti, seduta in quello stesso bar, della tua infanzia e della morte dei tuoi genitori quando eri ancora molto piccola non riuscì a trattenere qualche lacrima, tu me le asciugasti con la mano dicendomi: "Grazie per questo, mi fa capire che ho trovato un grande amico".
Passarono le stagioni e tu mi confessasti che a breve te ne saresti andata, non stavi più bene con il tuo lui e avevi deciso di fare armi e bagagli in direzione ignota, molto probabilmente verso l'estero. Avevo una voglia irrefrenabile di stringerti fra le mie braccia, baciarti e dirti che dovunque tu fosti andata io sarei stato al tuo fianco.
Ma non lo feci.
Per fortuna ti prendesti del tempo per pensare a una meta adatta a te, nel frattempo cambiasti solo domicilio da un bilocale ormai troppo affollato a un monolocale.
La tua "singleitudine" non passò inosservata, infatti dopo qualche giorno che vivevi nella casa nuova venisti a dirmi che la sera saresti uscita con un tipo che conoscevo ( e mi stava molto antipatico già da prima ). Riuscì solo a dirti: "Divertiti mi raccomando".
Per qualche giorno non mi presentai alla gelateria, ed evitati di risponderti al telefono e ai messaggi. Non sopportavo l'idea di vedere nei tuoi occhi la presunta felicità che potevi aver trovato con quell'individuo.
"Driiinnnnnn Driiiiinnnnn...." qualcuno di molto insistente si attaccò al mio campanello di prima mattina, stanco e scoglionato, già pronto a fare una scenata mi affacciai al balcone e c'eri tu.
Dimentico di tutto ti feci salire e senza bisogno di tanti giri di parole mi dicesti: "Ho passato una serata anonima, non mi frega nulla di quello, ciò che mi ha fatto stare male è che il mio migliore amico sia sparito senza motivo..."
Non sapevo che dire, non volevo farti capire che ero geloso anche della terra che calpestavi, e puntualmente mi inventai delle scuse per non farti capire.
Tutto si risolse, tornammo "amici" come volevi tu, solo quando scegliesti la tua meta estera trovai la forza di dirti che non volevo te ne andassi.
Eravamo al bar, tu dovevi iniziare il turno a minuti ma volevi parlare della Spagna.
A un certo punto qualcosa che covava dentro di me da parecchio ruppe gli argini e si riversò su di te con tutta la sua forza.
"Io non voglio che tu te ne vada, non voglio vivere senza di te, so che per te sono solo un amico ma io ti amo."
Silenzio generale. Poi tu ti alzi, io penso che stai per scappare e invece mi dici una cosa che mi lascia basito: "Un anno, cinque mesi e ventidue giorni". Poi entri nel bar senza voltarti.
Straziato dal dubbio, estremamente confuso dalle tue parole ci misi parecchio a raccapezzarmi, mi alzai, entrai a mia volta nel bar e ti costrinsi a darmi ascolto...
"Un anno, cinque mesi e ventidue giorni cosa vuol dire...????"
Ricordo ancora il gestore allibito quando con uno sguardo gli feci capire che non era il caso di interrompermi in quel momento, mentre tu intrappolata dalle mie braccia mi rispondevi: " E' un anno, cinque mesi e ventidue giorni che aspetto questo momento, che aspetto che tu mi dica quello che provi, perchè io provo esattamente la stessa cosa e iniziavo a dubitare che ti saresti deciso prima o poi ad uscire allo scoperto..."
Mentre le mie gambe iniziavano a diventare molli, il mio cervello a partire per universi lontani aggiungesti: " Non è bastato uscire con qualcuno che odiavi per farti reagire, ho dovuto minacciare di andarmene, sei proprio un testone ma che posso farci se ti amo..."
In quel momento tutti i torti subiti, le ingiustizie e i pianti fatti mi sembrarono un prezzo addirittura basso per aver vissuto un momento del genere.
Non ti baciai li e me ne pentirò per sempre, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire ma il fatto che tu stessi lavorando e tutti erano li a guardarci mi frenò persino in quel momento. Ti dissi solo che ti aspettavo da me dopo il lavoro, per una cena, la nostra prima cena.... e tu mi sussurrasti all'orecchio che non vedevi l'ora.
Non riuscivo a crederci, ero al settimo cielo, finalmente per una volta tutto era andato come doveva,tutte le amarezze della mia vita cancellate con un colpo di spugna in un istante, quasi quasi davanti a una gioielleria stavo per entrare a prendere un anello talmente ero convinto che nulla ci avrebbe più separato.
Ma non andò così...
Io non ti ho mai baciata, non ti ho mai stretto tra le mie braccia, non ho mai comprato quell'anello...
Quella sera mentre venivi da me con lo scooter, un camionista ubriaco ha deciso che per noi non c'era continuazione... non è servita la corsa all'ospedale, gli svariati interventi o l'aver mandato a sua volta il tuo assassino all'ospedale.
Tu te ne sei andata "Un anno, cinque mesi e ventidue giorni" dopo che ci siamo conosciuti ed io in tutto quel tempo ho lasciato che tu te ne andassi...
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