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Re: Felicità o orgoglio?
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Re: Felicità o orgoglio?
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Re: Felicità o orgoglio?
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Comunque il mio carattere è sicuramente difficile, ma non nel senso che nel contatto con gli altri vengano facilmente violate le mie "spigolosità": sicuramente ce ne sono, ma normalmente riesco ad essere abbastanza adattabile, e perfino relativamente gradevole (almeno quando voglio ... ). Generalmente però il problema non è che gli altri mi diano fastidio, è che difficilmente trovo "punti di contatto" (e la cosa è fatalmente reciproca) ... Quote:
Vogliamo fare i preti senza nemmeno essere cristiani? :mrgreen: Ho come l' impressione che tu svuoti un po' le cose dal loro significato ... |
Re: Felicità o orgoglio?
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Re: Felicità o orgoglio?
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Certo, prima deve capire però cosa le piace davvero. |
Re: Felicità o orgoglio?
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Re: Felicità o orgoglio?
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Anche senza tornare alla diatriba senza fine sugli innatismi, è indubbio comunque che nella prima fase della nostra vita il nostro carattere è stato plasmato dalle influenze esterne e comunque ha assunto una certa forma ed ha assorbito determinate propensioni ( o le ha rafforzate perchè erano innate? chi lo sa ... ). Comunque ciò che ti piace non è ciò che scegli di farti piacere, non è così per nessuno, nemmeno per le persone meno complicate psicologicamente che si fanno meno paranoie di noi: ciò che piace è ciò verso cui esiste una certa propensione. O pensi che tutta la gente che ti circonda si sia imposta, con immensa forza di volontà e spirito di sacrificio, di farsi piacere cose verso cui non prova nulla, o che addirittura detesta? Siamo tutti diversi ( :mrgreen: ), e ci sono anche persone che hanno un maggior bisogno di trovare un senso in quello che fanno, invece che farlo e basta per riempire il tempo. Attenzione, parlo di maggiore propensione, non è un' alterità radicale. Ma d' altronde è il solito discorso che può essere esteso anche alla socialità ( e continuiamo a saltare tra l' ambito amicizia e l' ambito lavoro): bene o male il carattere si è formato nel corso degli anni (anche ammesso non ci fosse alcun innatismo), cercare di riplasmarlo partendo da presupposti completamente diversi nell' età adulta è quantomeno difficilissimo. Impossibile se cerchi unicamente di importelo da solo. La cosa in cui si può facilmente riuscire però, sforzandosi in questa maniera e ignorando il fatto che si possano avere delle propensioni individuali da scoprire, è perdere gusto per la vita. Queste riflessioni mi ricordano un po' certi discorsi di Marco Russo e i suoi costanti e quasi incredibili, per la forza di volontà che fanno trasparire, tentativi di "normalizzazione". Però, secondo me, non funziona così: o almeno, funziona sì, ma fino ad un certo punto. |
Re: Felicità o orgoglio?
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Re: Felicità o orgoglio?
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Però potrebbero anche esistere o forse no, boh. Ma se esistessero e te le portassi credo le respingeresti comunque, perchè tu vuoi respingere l' esistenza di una qualsiasi influenza innata a prescindere, cosa che non sta nè in cielo, nè in terra. Quote:
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Il fatto però è che ciò che dici ("siamo noi la base di controllo della nostra vita emotiva alla fine di tutto") vale fino ad un certo punto. Altrimenti io, volendolo, dovrei riuscire ad impormi qualsiasi cosa, magari di poter perfino amare una persona che, per quanto tenti di conoscerla sotto molteplici aspetti, continua invece a risultarmi totalmente indifferente. Secondo te sarebbe possibile? E anche su questo non voglio impuntarmi su di una spiegazione innatista (potrebbero anche essere tutti degli elementi acquisiti per influenza esterna e stratificatisi nel profondo della personalità), il discorso non sta qui: il discorso è che comunque il carattere non può essere completamente stravolto in età adulta, trasformando una persona in un' altra completamente differente. p.s.: comunque ci stiamo perdendo in una querelle che si allontana sempre più dal punto di partenza. Cioè che felicità ≠ necessità/ adattamento forzato all' ineluttabile/ scelta del meno peggio. |
Re: Felicità o orgoglio?
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Il vero problema è trovare volontà e motivazione, d'altronde non è che tutti debbano volere una cosa, l'importanza è ritenerla possibile invece di affermare l'impossibilità di un'impresa sulla base della propria mancanza di volontà (non ne sto facendo un discorso di superiorità o inferiorità morale, sia chiaro). |
Re: Felicità o orgoglio?
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Re: Felicità o orgoglio?
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Tu poi potresti dirmi che, volendo, si potrebbe prendere lo studente più problematico e “asino” in matematica e, facendolo seguire per anni da qualche psicologo competente, trovandogli degli insegnanti privati con cui entri in sintonia, cambiandogli la vita da cima a fondo, motivandolo con adeguati rinforzi positivi ( non lesinando su nulla, anche riuscendo, se necessario, a trovargli la ragazza per motivarlo :D ), si riuscirebbe a farlo diventare un matematico … forse, ma il problema è la quantità di energie esterne che dovrebbero entrare nella vita del ragazzo per farlo giungere al risultato ... questo falserebbe tutto. Quote:
Ma a quel punto uno deve chiedersi: “perchè a manca la motivazione per fare quella cosa che invece quell' altro tizio invece apparentemente fa senza alcun problema”? Se non è una cosa particolarmente complicata o che richieda chissà che abilità certo che è possibile farla, ma imporselo solo e unicamente perchè l' altro la fa e addirittura aspettarsi che, semplicemente tenendo duro, prima o poi arrivi magicamente la “felicità” non funziona, prima o poi si scoppia, anche la forza di volontà ha dei limiti, in nessuno è un' energia inesauribile. Bisogna cercare di trovare la motivazione interiore assecondando il più possibile le proprie propensioni e ricavando soddisfazione dalle cose che si fanno: questo non vuol dire rifiutare a priori qualsiasi compromesso, ma nemmeno rinunciare del tutto a se stessi. Se poi mi dici che anche parlare di “se stessi” è improprio … beh, allora la via monastica è tutta tua, hai la propensione giusta :D |
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