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Romero 13-05-2013 15:20

Re: Cronache di un auto-escluso
 
Quote:

Originariamente inviata da Weltschmerz (Messaggio 1071217)
Mah mi sembra azzardato credere di conoscere la società basandosi solo sulla gente che sta nei locali dei tuoi... :nonso:
Per quanto riguarda l'etichetta...è davvero necessaria? Spesso non è altro che una banalizzazione, si considera solo un aspetto di una persona per poi ignorare tutti gli altri.
Se poi ti serve per auto-esaltazione, dipende dai tuoi gusti, la decisione non la devono prendere gli altri.

Rispetto a pieno la tua opinione ma vorrei puntualizzare tre cose.

1. Non ho mai detto che detesto la società moderna per colpa delle persone che venivano al locale ma mi sono soltanto chiesto se il continuo restare a contatto con le persone possa essere in qualche modo una concausa del mio modo di pensare. Non ho mai giudicato la gente dal chiasso che fa, semmai dalle personalità (vere o costruite) dei singoli.

2. E' bellissimo che si difenda l'essere umano facendo dell'etichetta individuale un disvalore ma - voglia o no - l'etichetta è un dato di fatto. Il modo di porsi, l'educazione, lo sguardo, ciò che mostri in pubblico fa di ognuno di noi un biglietto da visita vivente che può piacere o meno. Personalmente, non mi piace ciò che vedo a parte qualche raro caso.

3. Ognuno di noi ha (inconsciamente o no, chi di più chi meno) bisogno di auto-esaltazione poichè essa sta nell'animo umano per natura. Detto ciò, non credo di essere così narcisista e snob, anzi, cerco di vivere la mia vita attuale nel modo più semplice possibile, senza far del male a nessuno e usando sempre il massimo del tatto della cortesia con chiunque.

Detto ciò, grazie comunque della tua opinione :perfetto: mi è utile come le altre per cercare di capire come - e se - reagire a questa mia insofferenza sicuramente non del tutto voluta.

Daniele89 13-05-2013 20:07

Re: Cronache di un auto-escluso
 
Quote:

Originariamente inviata da Romero (Messaggio 1070693)
avances).[...] Dato il mio innato animo da osservatore e avendo ascoltato le storie di ogni individuo che andava e veniva, mi azzardo a credere di aver sviluppato una sottospecie di talento naturale nell'inquadrare (non senza una punta di pregiudizio) le persone che incontro, che mi fa trovare più conferme che insegnamenti nei libri di Freur, Reich, Jung, Cioran, Schopenhauer etc... Ciò che - nello specifico - non mi fa vivere bene è il fatto di dover stare (sentendomi spesso in una condizione di superiorità intellettuale) [...]

Ah ma tranquillo non è, per così dire, superiorità intellettuale, è solo lo stato d'animo medio di chi rientra nel target commerciale della pop-misantropia di Adelphi.


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