Herzeleid |
02-01-2013 20:58 |
Re: Cervelli in vasca
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Originariamente inviata da Dedalus
(Messaggio 963123)
Vero*. Peccato che tu non la fai.
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Difatti non la sto facendo, il mio è solo ad ermeneutica e citazione del pensiero scettico greco e moderno, realista ed anche relativista secondo alcune accezioni.
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Originariamente inviata da Dedalus
(Messaggio 963123)
La contraddizione formale sta lì, e ci sta tutta: non puoi dire nulla del mondo, tranne che non puoi dire nulla del mondo. Se tutto è falso, è vero che tutto è falso, e dunque non tutto è falso. Se la verità non esiste, è vero che la verità non esiste, e dunque esiste la verità. “Non posso parlare di quella cosa lì”, mentre ne parli**. Lo poni e lo rimuovi.
Risolvi quella senza tornare al naturalismo dualistico di matrice kantiana, che ad un'inquisizione teoricamente rigorosa si mostra come suicida, e possiamo cominciare a parlare.
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Queste sono le inevitabili aporie del linguaggio, veramente, che nella storia del pensiero certificano appunto l'incapacità di arrivare a un quid (ne è esempio a noi contemporaneo l'incompiuto di " Sein und Zeit", che tu sicuramente avrai letto), laddove lo scopo dell'intendere è stabilire quel che è vero e quel che non lo è.
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Originariamente inviata da Dedalus
(Messaggio 963123)
Per il resto, il tuo commento è di una malafede unica. Non ho parlato di mondo fondato oggettivamente, né che esista al di là della percezione o del pensiero. Non ti ho chiesto prove. Ti ho mostrato che pretendere di fare della percezione un assoluto è contraddittorio, dato che è già aperto alla domanda (non alla prova scientifica o fideistica) su ciò che percepisce.
Se hai rispetto di me come interlocutore, leggi quel che scrivo e non quello che ti suggerisce chissà quale voce nel cervello.
Questo, se vuoi discutere. Se l'intento è invece fare avanspettacolo, mi ritiro.
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Io avevo già concluso dichiarando che oltre la percezione non pongo ille est. La percezione non è un assoluto in termini hegeliani di sussistenza autonoma - perché questo (che esista autonomamente) non è dato sapere - ma è la sola dimensione (innata, immediata ed immanente) dell' essere che l'uomo comprende senza mediazioni e in cui può credere fino a prova contraria. Da ciò ne conviene che tutto è dubitabile nella sua natura - a meno di non munirsi, come già detto, di una premessa fideistica (religiosa, scientifica et cetera) - e non capisco perché tale asserzione dovrebbe offenderti tanto o mostrare malafede da parte mia.
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Originariamente inviata da Dedalus
(Messaggio 963123)
* L'essere è anche pre- ed iperlogico. Da qui il bisogno della parola artistica, inedita/inaudita, asistematica, evocativa, simbolica, “possente”. Si tratta di arricchirsi di tutti i mezzi, fondanti e non.
** Penso che sarà chiaro ad ognuno, ora, che parlare di qualcosa pretendendo allo stesso tempo che nulla se ne possa dire finisca per essere qualcosa che non guadagna l'apporto di alcun senso che non sia patologico.
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Si può pacificamente ragionare di ogni ipotesi, del pensiero intorno al pensiero, serbando il principio che tutto è dubitabile. Sarebbe un problema o da considerarsi un binario morto laddove il mio obiettivo fosse ad impianto teleologico, mirante ad una verità o alla verità. Così non è, che sia patologico o meno.
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