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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Il problema è che tutte queste persone hanno paura. Paura del diverso. Se da altri loro simili sanno benissimo cosa aspettarsi, perchè conoscono loro stessi, temono invece chi è diverso, fuori dalle righe, dai modelli cui sono abituati. In primo luogo perchè appunto non conoscono i comportamenti che queste persone diverse da loro potrebbero assumere, e in secondo luogo perchè le vedono come una minaccia all'ordine prestabilito, un qualcosa di destabilizzante. Ed è per questo, secondo me, che molto spesso si viene relegati in ruoli marginali, in modo da non nuocere.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Tutto sta nel riuscire a formare alleanze con i nostri simili; magari saranno pochi, ma possono essere sufficienti. P.S: Non volevo copiarti Phoenix. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Di se stesso però
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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In secondo luogo degli altri (anche se spesso non ne sono consapevoli). |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Muttley, tu sei dell'opinione che il rispetto vada guadagnato oppure che sia un diritto inalianabile di ogni essere umano?
Io la seconda. Tu, credo, la prima. (non continuo la discussione perché se ne è già parlato in passato, e poi ora vado a letto ^^) |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
Muttley dice (anche) delle cose giuste, ma secondo me non conosce le sfumature, e non è in grado di guardare al di là del proprio naso.
Chi l'ha detto che tutti necessariamente possono/devono integrarsi in un modello estroverso, e più in generale le minoranze nel modello della maggioranza? E che se così non è allora c'è un disturbo che nasce a livello psicologico senza alcun ancoraggio nella realtà dei fatti? Muttley riporta, a sostegno della propria tesi, esempi di persone non propriamente estroverse perfettamente integrate in un mondo estroverso, ma se avesse una formazione scientifica anziché umanistica saprebbe bene che non si può derivare un'istanziazione universale da alcuni esempi. Muttley è vistosamente estroversofilo (lo dico senza alcuna connotazione negativa), ma non tutti sono come lui. E non tutti i disadattati fanno le vittime come dice lui. Semplicemente, più si è diversi dalla maggioranza, più si è disadattati, più è difficile (ma non impossibile, su questo ha ragione) integrarsi con gli altri e non essere più disadattati. La sua tesi è che se si smette di fare le vittime, ci si integra perfettamente, ma invece non è vero in generale: diventa più facile, più probabile integrarsi, questo sì. Ad esempio io mi sento completamente estraneo al mondo gay eppure non penso che siano gli altri gay ad escludermi da questo mondo non facendomene sentire partecipe. Piuttosto, mi sento diverso (sono diverso) e rivendico - esattamente come la rivendico da introverso - l'affermazione della mia identità: il che non esclude punti di contatto e tentativi d'integrazione con altri mondi (dal momento che una rivendicazione radicale della propria identità sfocia, com'è noto, nel razzismo). Ma di diversità (reciproca) si tratta. Lui dice che non sono gli estroversi (molti estroversi) a guardarci di malocchio, che non sono gli eterosessuali (molti eterosessuali) ad avere pregiudizi verso i gay; no, ce ne siamo convinti noi e, benché essi non abbiano alcunché contro di noi, riusciamo a far (auto-)avverare la nostra profezia; in questo senso, il suo discorso - pur essendo molto sensato e condivisibile nell'ottica di casi specifici e limitati - assume quasi dei toni negazionisti: omofobia, introfobia non esistono. E la sua "integrazione" (che, almeno per me, dev'essere reciproca e richiede sforzi e impegni da ambo le parti), raccontata così coi suoi soliti toni succinti e poco argomentati, finisce per assomigliare ad una specie di allegro annullamento delle minoranze nei modelli dominanti ai quali tutti, bene o male, hanno il dovere di adattarsi senza lagnare più di tanto. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
io vedo che comunque sono i brutti quelli che hanno sempre la strada in salita nella società, in ogni contesto
dal più ovvio, nelle relazioni amorose dove sono sempre esclusi a priori al lavoro, fino addirittura nelle aule di giustizia secondo alcuni studi un uomo brutto ha 5 volte in più la possibilità di un bello di essere condannato in un procedimento penale insomma, gli sfigati sono quasi sempre anche brutti, parliamoci chiaro un uomo bello non viene mai escluso a priori dalla società |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
si, ma la percezione di noi stessi è a sua volta estremamente vincolata a fattori esterni e feedback positivi o negativi che ci vengono dal mondo esterno
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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per elevare il loro status rispetto agli altri membri del gruppo vanno ad attaccare quelli più deboli mai fatto caso alla reazione quando un estroverso fa una battutaccia pesante ad un fobico o timido? tutti si mettono a ridere, il fobico testa bassa e sorride mentre l'estorverso sguardo alto e sorrisetto prendendosi tutta l'attenzione se c'è anche presenza femminile è pure peggio, si rischia che le battute continuino |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Secondo me c'è ben poco di analitico e molto di emotivo nel tuo modo di pensare, formazione scientifica o meno. |
Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
La gente non odia le persone che hanno problemi relazionali o esistenziali,semplicemente non se frega niente e nessuno di loro,perche`in questa`societa`disumana e spietata,arrivista conta solo la forza dell`apparenza e l`ascendente sociale che influenza i branchi aggregativi in ogni contesto.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Re: la gente mi/ci odia. Motivo: esistiamo.
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Per quanto mi riguarda, penso come who che il rispetto sia un diritto inalienabile di ogni essere umano, nel senso che se qualcuno manca di rispetto a qualcun altro, è il primo ad essere in torto e non certo il secondo perché non ha saputo farsi rispettare. Discorso diverso per la simpatia, l'amicizia, etc. (per non parlare dell'amore), quelle vanno conquistate senz'altro ed uno non può ritenersi vittima se a qualcuno non è simpatico o simili. Personalmente però ci sono due cose a cui non rinuncerei mai per ottenere queste cose: la dignità e l'identità. Quote:
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