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Re: Il massimo relativo del benessere.
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Però immagina: ho raggiunto un grado di benessere 1.000, poi il mio benessere passa a 999 perché... boh, perché avevo l'iPhone 4 ed è uscito l'iPhone 5 (esempio puramente casuale :ridacchiare:). Toh, la funzione descresce, quindi la derivata è negativa, quindi la mia felicità diventa negativa. Ora, o sono un idiota che vuole sempre di più o il modello di Marco non funziona! :moltoarrabbiato: Questo intendo quando dico che ad alti livelli di benessere il modello non ha senso. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
Premesso che i miei ricordi su derivate e funzioni sono avvolti in una nebbia fittissima,nel momento in cui il benessere passa a 999 e si stabilizza,la derivata non dovrebbe tornare a 0?
Insomma,hai una felicità negativa per un brevissimo tempo perchè non hai l'aifon nuovo di zecca,poi rapidamente ti abitui e torni a 0,in attesa di altri cambi di benessere. O no?:interrogativo: |
Re: Il massimo relativo del benessere.
per come sono fatto io se questa "curva del benessere" s'assestasse attorno al valore che dico io pure se rimanesse costante di lì all'infinito sarei contento e soddisfatto altroché :sisi:
PS @moon ma perché dici ad alti livelli di benessere?, il tuo discorso vale pure a bassi livelli, cioé pure se passi da 10 a 9 la derivata è sempre negativa :pensando: ma basta con 'sti discorsi da nerd :D |
Re: Il massimo relativo del benessere.
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Insomma, quel che voglio dire è lo stesso che hai espresso tu in termini più comprensibili: Quote:
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Re: Il massimo relativo del benessere.
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Re: Il massimo relativo del benessere.
comunque moon è un modello un po' semplificato, ci mancherebbe.
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Re: Il massimo relativo del benessere.
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Re: Il massimo relativo del benessere.
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Il modello di Marco in fondo dà una certa idea di quella che è la situazione. Sinceramente se io sto bene ho difficoltà a mantenere il benessere. Se ne acquisto mi sento sempre felice, se ne perdo mi sento infelice. Ovviamente quando ne perdo si innesca il meccanismo che si autoalimenta dei fallimenti per toglierti tutto quello che avevi raggiunto (situazione massimo benessere instabile). Viceversa quando arrivo al minimo benessere è difficile uscirne perché risalire richiede uno sforzo maggiore. E' ovvio che è semplificato ma insomma...cerchiamo di rimanere nel massimo XD perché avere un minimo benessere alto è difficile nella ns situazione XD |
Re: Il massimo relativo del benessere.
Clangh, io pensavo ad uno schema preciso che vedo spesso riprodotto in questo forum.
Supponiamo che ogni mattina mi alzi dal letto, vada allo specchio e guardandomi mi dica "Cioé, sono un figo! :figo: ". Dopodiché mi lavo faccia e denti, NON mi pettino (so' troppo figo così!), mi metto i primi stracci che trovo nell'armadio (tanto so' sempre figo!), mi infilo delle scarpe mezze distrutte (cazzo mi fanno sembrare ancora più figo!) e vado a fare le mie cose. Poi torno a casa pensando che le ragazze mi evitano. Ma com'è possibile, se so' figo! :figo: Dopo un mese che il figo fa così si trova in un massimo relativo di benessere. Un punto di stabilità, in quanto il suo comportamento consolidato non riesce più a portarlo in alto, e per riuscire a superare l'empasse in cui si trova dovrebbe scardinare il comportamento consolidato, il ché richiede energie. Dirsi allo specchio "so' figo" non lo farà sentir bene, anzi si sentirà una merda e inizierà a dire "allora perché se so' così figo le ragazze si scansano manco avessi la lebbra?" Però se dicesse "non so' figo" si sentirebbe ancora peggio. Quindi adotta degli schemi di dissonanza cognitiva: "le ragazze sono stronze, mi scansano perché sono figo e mi odiano perché ricordo loro la mediocrità che le caratterizza!". "Poi sono delle cesse, mi scansano perché si sentirebbero insicure con me!" L'unico modo per superare il massimo relativo del benessere è investire energie (o cercarle esternamente, vedasi amico o terapeuta) e avere il coraggio di mettere in discussioni le proprie convinzioni autografiticanti: "Forse non è che sono poi così figo". All'inzio farà male. E questo è ciò che intendo quando dico che per "guarire" tante volte ci vuole una fase più o meno prolungata di sofferenza ben maggiore dello stato in cui ci si trova. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
Ma quindi tu parli di quegli utenti che sono iscritti su questo forum e poi pensano di essere nella parte del giusto soli contro sei miliardi di persone?
Se sì, riesco a trovare una logica in quello che hai scritto nell'ultimo posto...si sentono bene, si gasano, non vengono riconosciuti e iniziano ad odiare chi on li riconosce. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
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L'accento volevo porlo sul fatto che il percorso in certi casi prevede INEVITABILMENTE una discesa verso gli inferi, una discesa che poi viene compensata da una risalita di livello maggiore rispetto alla situazione di relativo comfort in cui uno si poteva trovare con le proprie autogiustificazioni. In effetti ricordo bene quando andai, per la 4° o 5° seduta dalla terapista, e le dissi "mi sembra di aver scoperchiato il vaso di pandora!". Quando ho deciso di intraprendere il percorso terapeutico, verso novembre, credevo di avere delle cose da risolvere ma di stare relativamente bene, invece a febbraio m'è caduto tutto il mondo addosso! Rialzarsi non è stato facile, ma in prospettiva so che starò molto meglio di come stavo quando decisi di andare dalla psic. Quindi la decisione giusta da intraprendere è quello di mettersi in discussione, anche se ciò potrà sul breve termine portare a un malessere indicibile. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
Non è affatto una domanda polemica, ma di mera curiosità: come mai sei sul forum se hai risolto i tuoi problemi?
Ripeto: non è una domanda in nessun modo polemica. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
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Re: Il massimo relativo del benessere.
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Tante volte la consapevolezza di cosa stava accadendo la possiamo avere solo guardando attraverso l'esterno. Cercare di rispondere a certi post mi costringe a reimmergermi nel fango del mio passato e recuperare insegnamenti che non avevo ancora esplicitato. E' terapeutico. Ció detto non mi sento affatto guarito, sono ancora in terapia e non so quanto ci vorrà per sistemare ogni cosa. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
Basta matematica anche per la felicità o ci venderanno la felicità in un microchip impiantato nel cervello, se la felicità è un qualcosa di misurabile è anche qualcosa di impiantabile e di provocabile a comando.
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Re: Il massimo relativo del benessere.
Sono d'accordo sul fatto che il non figo abbia da prendere coscienza di non essere figo, ma solo allo scopo di accettare sè stesso e volersi bene per com'è.
Dal tuo discorso sembra che suggerisci di fare di tutto per diventare figo. Ma questo cosa vuol dire? Come diventi figo? :interrogativo: Insegui perennemente i modelli proposti dalla moda del momento, vai in palestra senza che ti piaccia particolarmente? Visto che voglio essere aperto a tutte le soluzioni, mi piacerebbe sapere tu cosa suggerisci, visto che nell'altro topic non ha avuto risposta. :pensando: Perchè non capisco concretamente come opereresti. Quote:
Sì, quando il benessere cala la derivata f diviene infelicità, quando aumenta è felicità, ma se questa funzione derivata può anche andare in negativo, significa che quando sta a 0 (a cui corrisponde una situazione statica e di benessere costante), è una situazione normale e non così brutta. |
Re: Il massimo relativo del benessere.
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E nel caso multidimensionale basterebbe introdurre il gradiente. :mrgreen: |
Re: Il massimo relativo del benessere.
C'ho messo un po' a trovare una mia spiegazione, ma ora eccola… :cool:
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