Originariamente inviata da XL
(Messaggio 833895)
"noi siamo abituati ad ammirare ogni giorno dei grandissimi banditi, di cui il mondo intero venera la ricchezza e la cui esistenza si dimostra, non appena la si esamini un po’ più da vicino, come un lungo crimine rinnovato ogni giorno, ma quelli si godono la gloria, gli onori e il potere, i loro misfatti sono consacrati dalle leggi, mentre per quanto indietro si ci spinga nella storia – e lei sa che son pagato per conoscerla – tutto ci dimostra che un furtarello veniale, e soprattutto di alimenti poveri, come la pagnotta, il prosciutto o il formaggio, attira immancabilmente sull’autore l’obbrobrio formale, la scomunica categorica della comunità, i maggiori castighi, il disonore automatico e la vergogna inespiabile, e questo per due ragioni, anzitutto perché l’autore di tali misfatti è generalmente un povero e questa condizione implica per se stessa un’indegnità fondamentale e poi perché il suo gesto comporta una sorta di tacito rimprovero verso la comunità."
Niente di nuovo per me, questo individuo in fin dei conti, come ha fatto notare Liuk, è meglio integrato di noi nella comunità. Il mondo sociale non è certo giusto secondo certe idee astratte di giustizia, niente di più lontano da questo, segue le sue regole, quelle del mercato libero, quelle di chi può difendersi o colpire più forte usando ogni strumento possibile, compresa la legge, che alla fine sempre in mano a questi mezzi banditi sta e viene applicata soprattutto per colpire per l'ennesima volta chi non può difendersi, non certo il prepotente coi soldi di turno che in fin dei conti viene ammirato anche per questo.
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