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Re: The power of introverts
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Però secondo me questo malessere deriva dal senso di inadeguatezza dell'introverso rispetto a come la società contemporanea si è andata evolvendo; c'è maggiore competitività e individualismo (inteso negativamente) e questo ha portato i tipi introversi a sentirsi al di fuori delle dinamiche di una società frenetica, massificata, iper-competitiva, conformista e tutta tesa più al fare che a riflettere. Come dice anche la relatrice del link che vi ho messo, prima l'introversione non era percepita come una cosa negativa. Questa percezione è una cosa dell'ultimo secolo... Ma poi siamo sicuri che anche al di fuori della società occidentale vi sia la stessa percezione negativa dell'introverso? Non credo che in oriente sia proprio così...:pensando: |
Re: The power of introverts
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Quindi, se non ho capito male, per te essere introverso significa essere una persona che può avere i suoi difetti ma che non merita di essere esclusa perchè ha bisogno di alcuni momenti di solitudine o perchè non ama parlare a caso. Per me fondamentalmente è lo stesso, gli introversi hanno i loro pregi e difetti di fondo, e alcuni difetti possono ovviamente averli in comune con tanti estro e, in generale, con tanti altri esseri umani. Io però pongo l'accento anche su quanto sia bello, a mio modo di vedere, un carattere più sensibile e riflessivo, più attento e, perchè no, tranquillo. Caratteristiche che sono praticamente comuni ad ogni introverso. Se la società attuale fosse meno rivolta all'apparenza, alla comunicazione ecc. ecc. noi vivremmo molto meglio, senza sentirci colpevoli, malati, degli emarginati che hanno come opzioni o il fare una vita che non gli si addice o andare in cima a un monte. Molte volte le conseguenze negative che si associano all'introversione, come la fobia sociale, non sussiterebbero in una società fatta a modo. |
Re: The power of introverts
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Fino a che sono stato solo introverso, cioè fino ai 13-14 anni, a scuola andavo bene, ero apprezzato, riuscivo ad avere amicizie...poi degenerando nella sociofobia/evitantismo tutto questo è finito, non sono più stato considerato da nessuno. |
Re: The power of introverts
Per me è impressionante. Non il filmato, che è in inglese e mi ha annoiato dopo un minuto, ma leggere i post di Clizia, che condivido al 100%, anzi anche di più, dato che lei scrive meglio di me.
E' da tempo che cerco di mettere d'accordo questi due poli opposti, che non rappresentano altro che il bisogno di appartenenza e il bisogno di opposizione/individuazione di cui si parla (anche) nel Vangelo degli Introversi, ovvero Timido Docile Ardente, libro che ha cambiato il mio modo di vedere le cose e che consiglio a tutti di comprare. C'è la polarità ottimista, quello di cui in questo post, è rappresentata da Clizia, e c'è il suo opposto, quello pessimista, di coloro che hanno risposto che è inutile fare finta di considerare pregi ciò che gli altri considerano difetti e sono alla base delle nostre sventure sociali. Tutti hanno ragione, entrambi descrivono un loro modo di vedere le cose. Però la grande diversità tra queste due polarità è che sono sbilanciate: i positivisti sono meno forti e meno insistenti dei negativisti, perché in quest'ultima categoria partecipano i fatti della vita, che rispediscono al mittente ogni nostra velleità di think positive. Dobbiamo essere coscienti del bombardamento anti-introversione e dobbiamo essere coscienti che le forze pro-autostima hanno un linguaggio ancora inadatto e immaturo, quindi poco efficace (ottimo l'esempio di Clizia sul bullismo). Io ho personalmente fatto parte di entrambi gli schieramenti, parteggiando per gli omologatori-negativisti quando dall'altra parte albergava la faciloneria comportamentista dei seduttologi, ma spesso mi avete letto dalla parte degli ottimisti orgogliosi dell'introversione, quando dall'altra parte si proponeva l'omologazione cieca e sconclusionata. Ho detto che questi ultimi sono più forti, non è un caso che i suicidi sono normalmente a carico degli introversi estrovertiti. Ovviamente io adesso mi dovrò schierare dalla parte dei più deboli, gli oppositori , perché credo che in questo modo io spinga la questione verso un più salutare equilibrio. Dovrò quindi scrivere qualcosa di molto profondo per trovare le parole migliori e sono convinto che un giorno troverò l'ispirazione. |
Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Ho capito quello che vuoi dire ed ho capito che tu personalmente (come nemmeno io) non identifichi nell'introversione una debolezza o motivo di inferiorità o compassione. Quello su cui non sono daccordo è il metodo. Hai fatto degli esempi che capitano a fagiolo.. ambiente, omosessuali, multiculuralità... sono viste come parti deboli da difendere attraverso l'informazione e la tutela. Ogniuno di quegli ambiti, guarda caso, si porta dietro.. vandali, omofobi, razzisti.. parti fortemente contrastanti. Invece quello che dico io è che non penso proprio che la dittatura di maggioranza di cui parli si possa verificare. Non penso che l'introverso sia la parte che deve essere tutelata informando tutti gli altri. E non lo penso proprio perchè ho piena fiducia nelle sue capacità. E.... proprio il fatto stesso di andare ad informare gli altri riguardo alla sua normalità.. otterrà nell'opinione pubblica l'effetto contrario rispetto a quello che tu auspichi. Esempio: in una classe la maestra raccomanda di lasciar in pace un bambino perchè è uguale agli altri. Quel bambino sarà tormentato a vita. Proprio a causa dell'affermazione della maestra, verrà identificato dagli altri come il punto debole messo sotto tutela in quanto diverso. Tutto questo per dire che "chi è meglio di chi".... o l'ugualianza o la valutazione dell'individuo, non sono pareri. Sono dati di fatto. Se anche un domani tutti quanti si mettessero a sfottere uno che è superiore (o uguale) a loro, quella persona, sempre superiore (o uguale) a loro rimarrebbe. Il valore di una persona non è un opinione. E questa realtà tenderebbe a venire inevitabilmente fuori. A che pro informare tutti quanti che il fuoco brucia? Lascia che lo tocchino e se ne accorgeranno. |
Re: The power of introverts
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Sai, riflettevo sul bisogno di opposizione/individuazione di cui tu parli e credo proprio di aver sempre avuto una spiccata tendenza a coltivare il desiderio di valorizzare e ricercare la mia individualità, la mia personalità, al di là del giudizio altrui, al di là del modus vivendi impostosi e condiviso acriticamente dalla massa o dall'attuale società. Nonostante molti errori commessi, i miei genitori mi hanno spinto tantissimo a pensare con la mia testa e l'essere cresciuta con valori anti-conformisti mi ha aiutato a vivere positivamente la mia "diversità", nonostante abbia anche sofferto il fatto che mi sentissi sempre lontana da tutti per stile di vita (impostomi da genitori coraggiosi, ma anche assolutisti ed eccessivamente rigidi) e indole. Però ammetto che sin da adolescente, pur non essendo mai stata una leader (troppo timida!) non sono nemmeno mai stata una gregaria; anche crescendo ho sempre coltivato il mio bisogno di individuazione, vivendo anche con ostilità il fatto che gli altri mi volessero cambiare sulla base di valori e idee alquanto discutibili. Insomma, nonostante la timidezza dentro di me è sempre arso "il sacro fuoco" della ribellione dalle imposizioni altrui che vorrebbero omologarci... :D Comunque sia, io credo che sia inutile assolutizzare la percezione negativa dell'introversione, che a mio avviso comporta - come qualsiasi tratto caratteriale - punti di forza e punti di debolezza. Ognuno di noi possiede punti di forza e di debolezza, è impossibile essere una persona totalmente positiva o totalmente negativa; l'introverso non brillerà forse per capacità oratoria, non diventerà forse mai un leader perché non possiede il carisma per piacere alla folla, ma magari sa riflettere di più, è più pignolo e attento a ciò che fa ed è in grado di ritagliarsi i suoi spazi e di farsi apprezzare in piccoli gruppi o da persone di un certo tipo. Esempi di punti di forza contrapposti a punti di debolezza, sulla base di un'analisi reale e realistica: 1) Da ragazzina non brillavo nella pratica e in educazione fisica ero un disastro, ma la professoressa apprezzava i miei temi e alle medie spesso li leggeva alla classe intera. (Punto di debolezza vs punto di forza); 2) Non ero una dalle capacità socio-relazionali eccezionali, ma ero - per via della timidezza - una buona osservatrice: questo non solo mi ha portato a sviluppare spiccate doti di analisi, ma mi ha anche portato a diventare brava nelle imitazioni delle persone, che sapevo rendere con gusto e divertita ironia proprio perché passavo molto tempo a osservare la gente intorno a me. E queste imitazioni piacevano, ne ero capace e a mio modo sapevo risultare buffa o divertente! (Punto di debolezza vs punto di forza) E su chi dice che è inutile dare colpa della propria inettitudine alla società (mi pare lo dicesse @Ombra di me stesso); se così fosse, questo sarebbe il classico discorso de "la volpe e l'uva", ma non banalizziamo per favore. Qui non si tratta di giustificare la propria inefficienza inventando presunte ma inesistenti doti, quanto di prendere consapevolezza dei pregi che fanno parte del regno dell'introversione, nonostante spesso vengano sottovalutati da una società frenetica, poco dedita all'osservazione e alla valutazione non superficiale o cinica del prossimo. Personalmente reputo lo stile di vita della società occidentale realmente superficiale e ingiusto, e proprio in virtù di ciò il mio desiderio è quello di vivere il più possibile scollegata da una mentalità e un modo di fare che non mi appartiene e che so non mi renderebbe mai felice. Inoltre credo che ci siano - nel marasma di individui che formano la società - tantissime brave persone, non affatto superficiali o prepotenti, capaci di valorizzare anche doti e aspetti della personalità meno appariscenti e più sostanziali. Le persone così esistono eccome e sono quelle che nel corso degli anni hanno contribuito a rinsaldare la mia fragile autostima di adolescente alla ricerca di sé....insomma, sarebbe buono - per vivere bene - anche capire quali giudizi avvalorare, a quali dare realmente importanza, senza farci buttare giù da chiunque. Io non voglio essere amata e stimata da chiunque, bensì da quelle persone che hanno conquistato la mia stima, che sono degne di me e della mia sensibilità, capaci di profonda empatia, affinità mentale, trasparenza e di reale comprensione. Insomma, per stare bene bisogna operare una selezione e saper scegliere ciò che vogliamo per la nostra felicità nel caos che ci circonda... |
Re: The power of introverts
secondo me è sbagliato il concetto stesso di definirsi "introversi" o "estroversi".
diverso sarebbe se si modificasse la definizione con quella di avere un'attitudine introversa/estroversa. Cosa significa introverso, cosa significa estroverso? L'intro-verso, girato verso l'interno, rivolge la sua funzione mentale principalmente al suo stato interiore, alle sue riflessioni e alle sue emozioni. Estro-verso invece è colui che principalmente rivolge la sua funzione mentale ai sensi e alle azioni. Ora, l'avverbio "principalmente" l'ho grassettato, perché essere TOTALMENTE introversi sarebbe gravemente patologico, dubito ce ne siano molti di voi qua dentro. Lo sarebbe anche essere totalmente estroversi. Non so se l'attitudine si possa cambiare, non credo. Una predisposizione renderà più facile l'una o l'altra inclinazione. Ma credo che sviluppare versatilità e cercare di compensare, cercare di imparare ad estrovertersi, per un introverso, o ad introvertersi, per un estroverso, sia un valore aggiunto. Mentre ritorno a definire questi ragionamenti, "the power of introverts" come consolatori. Questo perché un conto è essere riflessivi, un altro è rifiutare a priori di accettare la necessità di sviluppare capacità estrovertive minimali, per poter vivere una vita soddisfacente. (vale anche per gli estroversi patologici, i quali devono assolutamente accettare la necessità di imparare un mimimo di riflessività). I miei due cents. |
Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Ora uno psicologo sta intervenendo in una terza media dove ci sono casi di alunni bulli e alunni bullizzati. Mica lo psico parte con la ramanzina ai "cattivi", nè identifica o divide i ragazzi in due schieramenti diversi (bulli e bullizzati, per intenderci). Lui li fa semplicemente confrontare mettendoli a sedere in circolo (il cerchio indica la parità e l'assenza di gerarchia), li fa scambiare di posto per abituare i ragazzi a mettersi nei panni altrui e utilizza altri giochi psicologici per far calare i ragazzi nei panni dei loro antagonisti. Quello che deve scattare nelle menti di questi ragazzini è l'idea di come i propri punti di vista non siano da considerare assoluti ma relativi e l'empatia scatterà quando avranno imparato a mettersi nei panni altrui (tanto per citare uno dei concetti chiave de Il Buio oltre la siepe...) L'educazione alla differenza non si fa per ramanzine retoriche o additando un bambino come "diverso" da dover trattare come gli altri ( sarebbe compatimento), ma si deve lavorare semplicemente sull'incontro tra due mondi diversi che dallo scontrarsi dovrebbero passare al conoscersi, al capirsi e all'empatizzare..... Crescere è prendere coscienza dell'altro da sè; così anche dovrebbe avvenire nell'incontro tra mondo dell'estroversione e quello dell'introversione, nel riconoscimento delle reciproche differenze... |
Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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Non sono neanche d'accordo con chi sostiene che il modo per accorciare questo gap sia collezionare figuracce fino a migliorarsi: potresti anche non migliorare mai. Secondo me è sulla predisposizione che si deve lavorare, per migliorare le proprie performance, ed è proprio quello che non fanno abbastanza gli introversi. |
Re: The power of introverts
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Però da una parte trovo decisamente sbagliato e irrealistico aspirare a modi di fare o di vita totalmente lontani da noi, volendo emulare stili di vita e modi di fare diametralmente opposti alla nostra indole di base. Per me si rischiano fallimenti e depressione, perché c'è l'alta possibilità di vivere poi in uno stato di eterna frustrazione... E quindi trovo assurdo quando sento parlare di timidi che invece ricercano esperienze estreme pur non possedendo le abilità per barcamenarsi in determinate situazioni, come fare il coach surfing, tentare le avventure di una notte con donne sconosciute, il fare il filo a ragazze rockettare, estremamente estroverse, autonome e stra-sicure di sè...mi sembra un po' come se mancasse la percezione delle proprie reali possibilità e delle proprie competenze. I passi nella vita vanno fatti un po' alla volta, ascoltando certamente i propri desideri e cercando nel contempo di realizzarli, senza però rinnegare o reprimere del tutto la propria indole di base, magari facendoci affascinare da situazioni o persone che poi non sappiamo gestire perché più grandi di noi. In questo modo si rischia fallimento e frustrazione.... |
Re: The power of introverts
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grazie a susan cain, la mia vita è cambiata, ora so che in realtà la mia vita è stata, è e sarà bellissima, perchè è bellissimo essere intro-versi. se penso che quella sarà impaccata di soldi per quello che dice.. |
Re: The power of introverts
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Re: The power of introverts
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