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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
Quesito interessante. Provo a buttare lì un'idea.
I timidi, gli introversi, magari anche coloro che sono patologicamente timorosi, sono persone meno portate ad esporsi al rischio, per cui più adatte alla sopravvivenza (ricordo che la sopravvivenza non ha molto a che fare con la vita in formato spettacolo pirotecnico). Inoltre, tendono probabilmente a rispettare di più quel che li circonda, non fosse altro per paura di far dei danni, il che avvantaggia l'ambiente, e un ambiente trattato come si deve ripaga. Che dite, sono sciocchezze? |
Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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scherzo dai :D |
Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
Pirata, non declamare sciocchezze, please. In gioventù ho sparso tanto di quel seme che ci avrei potuto perfino concimare l'orto. Anzi, non ricordo bene ma non è escluso che lo abbia anche fatto. Ne spargevo un po' ovunque...
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Per evitare che la cultura si cristallizzi, trasformandosi in senso comune, vale a dire in un'alienazione scambiata per normalità, c'è bisogno che qualcuno continui ad esplorare i mondi e i modi di essere possibili per l'umano. In quanto esploratori del mondo interiore e delle sue dimensioni aperte all'infinito, gli introversi hanno svolto e svolgono questa funzione indispensabile: mettere in discussione il reale in nome del possibile. Ciò è comprovato, appunto, dal numero rilevante di introversi che si ritrovano tra le file dei filosofi, degli artisti, degli scienziati, dei fondatori di religioni, dei dissidenti e dei rivoluzionari, ecc. C'è, però, un altro aspetto intrinseco all'introversione il cui significato è ancora più profondo. Nonostante le rabbie che spesso albergano, le quali fanno riferimento ad uno stato di cose esistente intollerabile, in quanto vincolato ad una normalità mediamente egoistica, competitiva, superficiale e aggressiva, gli introversi sono i depositari di un "sogno" (quello di un mondo umanizzato, solidale e "nobile") che, valutato razionalmente, si può considerare espressione di un ingenuo idealismo che non cede alla constatazione del mondo così com'è. Si può anche pensare, però, che essi siano i precursori di un cambiamento, di un ulteriore ingentilimento della specie umana, destinato un giorno o l'altro a prodursi. Dato lo stato di cose esistente nel mondo, forse questo "sogno" è l'unica speranza di salvezza per la specie umana. (cit.) |
Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
la differenza è che la gamba non ricresce
non è una differenza da poco |
Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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il problema è capire quando la fobia sociale può ritenersi grave....secondo me nella stragrande maggioranza dei casi si può comunque riuscire a condurre una vita "serena", però c'è da dire che in questo forum ho letto situazioni veramente critiche.... |
Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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la fobia sociale è una timidezza - di per sé un tratto caratteriale innocuo e assai diffuso - estremizzata, ora, se per guarigione uno intende diventare totalmente sfacciato e strafottente è ovvio che rimarrà sempre frustrato. |
Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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Re: Della vulnerabilità del sociofobico.
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