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Labocania 25-08-2011 01:00

Re: Il dolore nobilita l'uomo?
 
No, il dolore non necessariamente nobilita l'uomo, anzi temo che gli uomini che sono riusciti a superare avvenimenti dolorosi possano avere un animo inasprito dalle tumultuose emozioni che essi hanno generato, e a ciò può conseguire un rancore che il sentimento della loro superiorità morale rispetto alla loro storia, non riesce a dissipare.

Forse sono stato un po' nebuloso; quello che intendo dire è che gli uomini presi dall'azione e dai drammi della vita non avendo avuto la possibilità di cedere agli inviti della quieta meditazione, una volta che sono riusciti ad avere la meglio sul loro destino tormentoso, non riescono a separarsi dalla materialità della loro esperienza e distillarne quell'essenza fatta d'insegnamenti morali, azione che solo uno spirito che ha coltivato la meditazione è in grado di compiere.


Poi qui ci sono molti introversi, uomini la cui vita interiore è il loro universo, anime per le quali, l'avvenimento insignificante per il mondo oggettivo, può assumere un'importanza fondamentale e generare travagli profondi, tempestosi e sconvolgenti
Non è certo felice la sorte di coloro che nel corso di una vita oggettiva di normale agiatezza vivono drammi terribili perché incorporei, tutti interiori, vissuti nella più annichilente solitudine.

LaBelleDameSansMerci 25-08-2011 09:26

Re: Il dolore nobilita l'uomo?
 
Quote:

Originariamente inviata da Labocania (Messaggio 585006)
No, il dolore non necessariamente nobilita l'uomo, anzi temo che gli uomini che sono riusciti a superare avvenimenti dolorosi possano avere un animo inasprito dalle tumultuose emozioni che essi hanno generato, e a ciò può conseguire un rancore che il sentimento della loro superiorità morale rispetto alla loro storia, non riesce a dissipare.

Forse sono stato un po' nebuloso; quello che intendo dire è che gli uomini presi dall'azione e dai drammi della vita non avendo avuto la possibilità di cedere agli inviti della quieta meditazione, una volta che sono riusciti ad avere la meglio sul loro destino tormentoso, non riescono a separarsi dalla materialità della loro esperienza e distillarne quell'essenza fatta d'insegnamenti morali, azione che solo uno spirito che ha coltivato la meditazione è in grado di compiere.


Poi qui ci sono molti introversi, uomini la cui vita interiore è il loro universo, anime per le quali, l'avvenimento insignificante per il mondo oggettivo, può assumere un'importanza fondamentale e generare travagli profondi, tempestosi e sconvolgenti
Non è certo felice la sorte di coloro che nel corso di una vita oggettiva di normale agiatezza vivono drammi terribili perché incorporei, tutti interiori, vissuti nella più annichilente solitudine.

Il dolore è comunque inevitabile... quindi non è forse migliore essere introversi e cercare di trovare un insegnamento in esso? :pensando:


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