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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Mettiamo anche qualcosa di allegro in giro
Ernesto Ragazzoni - Laude dei pacifici lapponi Ben tappati dentro i poveri, ma fidati lor ricoveri, mentre, lento, sui tizzoni cuoce il lor desinaruzzo, i pacifici lapponi bevon l’olio di merluzzo. Fuori il vento piglia a schiaffi quattro o cinque abeti squallidi: gli orsi bianchi sono pallidi pel gran freddo, e si dan graffi l’un con l’altro per distrarsi... Oh! bisogna ricordarsi che ormai nevica da mesi; fiumi e rivi presi al laccio dell’inverno, son di ghiaccio (e che ghiaccio! perché il ghiaccio è assai freddo in quei paesi). Ma che importa lor? Ghiottoni dallo stomaco di struzzo, i pacifici lapponi bevon l’olio di merluzzo. E son là, raccolti e stretti, padre, madre, zii, bambini (battezziamoli lappini, i lapponi pargoletti?) e poi c’è la nonna, il nonno, qualche amico dei vicini; ciascun preso già dal sonno perché ha l’epa troppo piena già di grasso di balena; pure, a nuove imbandigioni ogni dente torna aguzzo, e i pacifici lapponi bevon l’olio di merluzzo. Beatissimi! Fra poco, tutti e quanti russeranno in catasta attorno al fuoco. Poi, doman, si leveranno, mangeranno e riberranno il buon olio di cui sopra, e così, per tutto l’anno sempre... fin che moriranno. Così svolgesi la loro vita, piana e senza scosse, senza mai quell’ansia insana che ci muta in pellirosse; senza il fiel, senza la bile necessari all’uom civile. Ho da dirvelo? Una smania prepotente mi dilania, ed invan da più stagioni in me dentro la rintuzzo... Vo’ in Lapponia, tra i lapponi, a ber l’olio di merluzzo. Il finale è epico XD |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Giovanni Pascoli - La mia sera
Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! Che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo si tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera. E', quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera. Che voli di rondini intorno! che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, si piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Né io……. e che voli, che gridi, mia limpida sera! Don…don…e mi dicono, Dormi! Mi cantano, Dormi! Sussurrano, Dormi! Bisbigliano, Dormi! là voci di tenebra azzurra… Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era… sentivo mia madre… poi nulla… sul far della sera. Mi piace soprattutto la parte in cui torna il sereno perchè penso che ci rappresenti un po' tutti... dopo il temporale torna per forza il bel tempo, così come dopo un periodo in cui ci si sente tristi (per i più svariati motivi) deve venire un periodo migliore! |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Queste le ho scritte io:
Nella Notte Fortunato chi porta con sé il ricordo e sa attingere nella veglia, al cielo sotterraneo, ai magici giardini che brillano nel profondo della notte Oltre il varco segreto l'antico cancello spalancato nel buio riposa nascosto dalla luce Mai conosciuti dal Sole nella Notte i suoi fiori innocenti e spontanei morbide lucciole lumi a sé stessi brillano insieme petali di pensieri riflettono ombre luminose nella fonte nascosta fuggevoli forme di nuvole si affacciano sotto la superficie lontano dal tempo, nell'attimo eterno dormono infinite ricchezze sconosciute e dimenticate si cullano ricordi più antichi della memoria specchiandosi nel liquido cielo che onniscente stupisce se stesso sgorgano sogni infiniti e dissetano semi nascosti che attendono fiduciosi nell'oscurità feconda attraverso la volta stellata, dentro la sorgente ogni bambino che gioca si riconosce nell'acqua in quel giardino infinito ma vicino colmo di meraviglia e caldo come la dimora più antica ________________________________________________ Dioniso Io sono Dioniso La Musica Mi Attraversa E Mi Sommerge Il Ritmo Mi Trascina E Possiede Forte come un Fiume In Piena Brillo nella Luce del Sole Drogato dalle Spezie Deliziato dal Profumo Dei Fiori Respiro La Gioia La mia Anima Vibra Nei loro Colori Piango nel Tramonto Fremo nel Vento Quando l'Autunno Accarezza le mie Foglie La Linfa di Fuoco Mi Muove a Divorare E Mi Divora Ferocemente Assetato di Essa Nel Sesso Fragrante Profumo Primavera Nella Carne __________________________________________________ ___ Sogno Ho volato alla velocità del pensiero in un universo di caleidoscopica intelligenza pura coscienza abbagliata da infinita meraviglia nel cuore la gioia dell'anima che come goccia evapora in un sole brillante di luce spirituale perché ha toccato Dio __________________________________________________ ___ Alfabeto dell'Infinito Esploro l'infinito del possibile ogni istante racchiude una nuova meraviglia troppo vasta per la linea del tempo. Ricerco l'alfabeto del possibile l'arte combinatoria degli aspetti e delle trasformazioni generali il linguaggio eterno degli dei architetti di mondi. __________________________________________________ _____ In un abisso C'è una parte di me che non riesco ad afferrare che in rari momenti di libertà. La parte di me che si apre spontaneamente al mondo, correndo felice incontro alle esperienze. Perché mi sono ucciso? Sepolto vivo, in un cupo silenzio, per tanti anni? Dove può arrivare il dolore di un bambino, e la vendetta? Ad uccidere un figlio, accecarne la gioia, gettarne il cuore in un abisso. _____________________________________________ A Estia Estia, presenza invisibile, vergine e saggia una in se stessa completa degna della stima più alta eterna custode del fuoco al centro del cerchio sacro arde pura, raccolta e distaccata luminosa riscalda lo spazio interno, la casa del Sé. __________________________________________________ _ Eclissi in un attimo il cielo si è avvolto intorno a noi le stelle attenderanno silenziose dietro la corona di luce splendida Luna d'argento dall'oro che risplende nell'azzurro lasciati baciare fammi brillare Sole per te __________________________________________________ Io amo Io amo io amo il sole io amo il sorriso gli occhi le dolci voci delle ragazze io amo sfrecciare nell'orizzonte io amo il cielo io amo le sconfinate verdi foreste io amo l'infinito io amo il pieno respiro della vita io amo possedere la mia donna vedere il suo rapimento sentirla godere io amo camminare sereno nella notte io amo tutto ciò che è intenso io amo la tempesta io amo il temporale il bagliore del fulmine nell'oscurità il fragore del tuono amo le rondini nel vento amo il profumo del verde dissetato dalla pioggia amo i campi dorati distese di spighe generose sintesi dell'amore del sole e della terra amo il sorriso e l'immediatezza dei bambini io amo la libertà io amo i seni pieni il profumo di donna e la sublime morbidezza della pelle sotto le mie carezze amo il semplice sapore del pane io amo le tranquille domeniche la musica leggere pensare scrivere io amo la luna circondata da magici contrasti di nubi in una notte suggestiva e amo questo centro che vede che sente che ama __________________________________________ Risveglio galleggio piccola foglia di speranza sotto cieli di libertà sull'orizzonte della vita dove l'oceano di sofferenza precipita nell'abisso |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Gli auguri dell'Innocenza - William Blake
Vedere il mondo in un granello di sabbia e il paradiso in un fiore selvatico. Tenere l'infinito nel palmo di una mano e l'eternità in un'ora. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Questo che a notte balugina
nella calotta del mio pensiero, traccia madreperlacea di lumaca o smeriglio di vetro calpestato, non è lume di chiesa o d'officina che alimenti chierico rosso, o nero. Solo quest'iride posso lasciarti a testimonianza d'una fede che fu combattuta, d'una speranza che bruciò più lenta di un duro ceppo nel focolare. Conservane la cipria nello specchietto quando spenta ogni lampada la sardana si farà infernale e un ombroso Lucifero scenderà su una prora del Tamigi, dell'Hudson, della Senna scuotendo l'ali di bitume semi- mozze dalla fatica, a dirti: è l'ora. Non è un'eredità, un portafortuna che può reggere all'urto dei monsoni sul fil di ragno della memoria, ma una storia non dura che nella cenere e persistenza è solo l'estinzione. Giusto era il segno: chi l'ha ravvisato non può fallire nel ritrovarti. Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio non era fuga, l'umiltà non era vile, il tenue bagliore strofinato laggiù non era quello di un fiammifero. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Il mare brucia le maschere,
le incendia il fuoco del sale. Uomini pieni di maschere avvampano sul litorale. Tu sola potrai resistere nel rogo del Carnevale. Tu sola che senza maschere nascondi l'arte d'esistere. G. Caproni |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Sola nel mondo eterna, a cui si volve
Ogni creata cosa, In te, morte, si posa Nostra ignuda natura; Lieta no, ma sicura Dall’antico dolor. Profonda notte Nella confusa mente Il pensier grave oscura; Alla speme, al desio, l’arido spirto Lena mancar si sente: Cosí d’affanno e di temenza è sciolto, E l’età vote e lente Senza tedio consuma. Vivemmo: e qual di paurosa larva, E di sudato sogno, A lattante fanciullo erra nell’alma Confusa ricordanza: Tal memoria n’avanza Del viver nostro: ma da tema è lunge Il rimembrar. Che fummo? Che fu quel punto acerbo Che di vita ebbe nome? Cosa arcana e stupenda Oggi è la vita al pensier nostro, e tale Qual de’ vivi al pensiero L’ignota morte appar. Come da morte Vivendo rifuggia, cosí rifugge Dalla fiamma vitale Nostra ignuda natura Lieta no ma sicura; Però ch’esser beato Nega ai mortali e nega a’ morti il fato. (Giacomo Leopardi, Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie , 1824) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Non è un vero angolo della poesia se manca il più grande poeta di tutti i tempi
!Attenzione!: la traduzione dal greco antico è stata realizzata da me. (le traduzioni trovabili già in italiano sono estremamente libere, ma qui è stata riportata la traduzione fedele del passo, realizzata da me medesimo appunto) http://www.contucompiti.it/wordpress...-nausicaa1.jpg OMERO ODISSEA (libro sesto 127-210) L'INCONTRO DI ODISSEO E NAUSICAA Così dicendo, di sotto i cespugli sbucò Odisseo glorioso, dal folto della selva un ramoscello di foglie con mano gagliarda stroncò, affinchè coprisse sul corpo le vergogne di uomo. Si mosse come leone nutrito sui monti, sicuro della forza, che va bagnato da pioggia e battuto da vento; gli occhi ardono. Tra buoi si getta, tra pecore tra cerve selvagge; il ventre lo spinge, in cerca di greggi e nella solida casa a giungere. Così Odisseo fra fanciulle bei riccioli stava per mescolarsi, nudo presso esse: il bisogno infatti lo incalzava. Terribile a quelle apparve, imbruttito da salsedine, fuggirono qua e là nelle rive che si protendevano. Sola, la figlia di Alcinoo rimase, a lei infatti Atena il coraggio nel cuore infuse e da ginocchia timore le tolse. Stette davanti, stando immobile: e meditò Odisseo, se i ginocchi prendendo, pregar la fanciulla occhi belli, o così con parole di miele, da lontano, pregarla che la città gli mostrasse e vesti gli desse. Così a egli che pensava parve cosa migliore, pregar di lontano con parole di miele, affinchè con chi le prendeva i ginocchi non si sdegnasse nel cuore la vergine. Subito dolce e scaltra parola parlò: "T'imploro, signora: dea o mortale sei? Se dea tu sei, di quelli che il cielo vasto possiedono, ad Artemide, figlia del grande Zeus, per aspetto e grandezza e bellezza rassomiglio vicinissima. Se invece mortale sei, di quelli che in terra vivono, tre volte beati il padre e la madre sovrana, tre volte beati i fratelli: molto a essi l'animo sempre s'addolcisce di gioia per te, quando contemplano un tal germoglio muovere a danza. Ma soprattutto beatissimo in cuore più degli altri, chi soverchiando coi doni, ti condurrà in casa sua. Mai simil cosa ho veduto cogli occhi, nè uomo, nè donna: riverenza mi vince, guardandoti. In Delo una volta, presso l'altare d'Apollo, vidi levarsi un fusto nuovo di palma: giunsi infatti anche lì; e innumerevole esercito mi seguiva, via in cui m'era destino aver tristi pene. Così ammirandolo, ero stupito nell'animo a lungo, poichè mai crebbe tale pianta da terra, come te, donna, ammiro e sono incantato e ho paura tremenda di abbracciarti i ginocchi: ma duro strazio m'incalza. Ieri al ventesimo giorno fuggii il mare colore del vino: intanto sempre m' ha spinto l'onda e le procelle rapaci, dall'isola Ogigia; qui m'ha scagliato ora un dio, affinchè in qualche modo anche qui patisca male: non credo infatti che finiranno, ma ancora molto gli dei compieranno prima. Ma tu signora, abbi pietà: infatti molte malvagità soffrendo a te per prima mi prosto, nessuno conosco degli altri uomini, che hanno questa città e terra. La città mostrami, dammi un cencio da mettermi addosso, se avevi una fodera dei vestiti, venendo qui. A te gli dei diano tante cose, quante nel cuore desideri, marito, casa e concordia gloriosa rendano; Di questo infatti nulla è migliore e superiore, quando, avendo la stessa opinione nei pensieri, dirigono la casa l'uomo e la donna: molte sofferenze ai maligni, ma gioie per gli amici, e loro moltissimo han fama splendida." A lui Nausicaa braccio bianco in risposta parlò: "Straniero, nè a malvagio nè a stolto uomo somigli, ma Zeus Olimpio divide la fortuna tra gli uomini, nobili e cattivi, come vuole, a ciascuno: e a te tali cose ha dato, bisogna che tu tolleri in ogni caso. Ora però, poichè alla nostra città e terra sei giunto, non abbisognerai di veste, nè di null'altro, come s'addice a chi tollera molti mali e sta come supplice. La città ti mostrerò e dirò il nome del popolo. I Feaci questa città e terra possiedono, e io son la figlia di Alcinoo magnanimo, che tra i Feaci ha potere e forza". Certo, e alle ancelle bei riccioli ordinò: "Fermatevi, ancelle: dove fuggite vedendo un uomo? Forse uno degli uomini nemici credete che sia? Non c'è mortale vivente nè mai ci sarà, che alla terra dei Feaci pervenga portando guerra: molto cari agli immortali siamo. Viviamo in disparte nel mare flutti infiniti, lontani,nè mai qualcuno degli altri mortali si mischia a noi. Ma questi è un misero naufrago che qui è giunto, del quale dobbiamo occuparcene: da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, un dono piccolo e caro. Ma date, ancelle, allo straniero da mangiare e da bere, lavatelo nel fiume, dov'è il riparo dal vento". |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Son luce ed ombra; angelica
farfalla o verme immondo sono un caduto cherubo dannato a errar sul mondo, o un demone che sale, affaticando l'ale, verso un lontano ciel. Ecco perché nell'intime cogitazioni io sento la bestemmia dell'angelo che irride al suo tormento, o l'umile orazione dell'esule dimone che riede a Dio, fedel. Ecco perché m'affascina l'ebbrezza di due canti, ecco perché mi lacera l'angoscia di due pianti, ecco perché il sorriso che mi contorce il viso o che m'allarga il cuor. Ecco perché la torbida ridda de' miei pensieri, or mansueti e rosei, or violenti e neri; ecco perché con tetro tedio, avvincendo il metro de' carmi animator. O creature fragili dal genio onnipossente! Forse noi siamo l'homunculus d' un chimico demente, forse di fango e foco per ozioso gioco un buio Iddio ci fe'. E ci scagliò sull'umida gleba che c'incatena, poi dal suo ciel guatandoci rise alla pazza scena e un dì a distrar la noia della sua lunga gioia ci schiaccerà col pie'. E noi viviam, famelci di fede o d'altri inganni, rigirando il rosario monotono degli anni, dove ogni gemma brilla di pianto, acerba stilla fatta d'acerbo duol. Talor, se sono il demone redento che s'india, sento dall'alma effondersi una speranza pia e sul mio buio viso del gaio paradiso mi fulgureggia il sol. L'illusion-libellula che bacia i fiorellini, -l'illusion-scoiattolo che danza in cima i pini, -l'illusion-fanciulla che trama e si trastulla colle fibre del cor, viene ancora a sorridermi nei dì più mesti e soli e mi sospinge l'anima ai canti, ai carmi, ai voli; e a turbinar m'attira nella profonda spira dell'estro ideator. E sogno un'Arte eterea che forse in cielo ha norma, franca dai rudi vincoli del metro e della forma, piena dell'Ideale che mi fa batter l'ale e che seguir non so. Ma poi, se avvien che l'angelo fiaccato si ridesti, i santi sogni fuggono impauriti e mesti; allor, davanti al raggio del mutato miraggio, quasi rapito, sto: e sogno allor la magica Circe col suo corteo d'alci e di pardi, attoniti nel loro incanto reo. E il cielo, altezza impervia, derido e di protervia mi pasco e di velen. E sogno un'Arte reproba che smaga il mio pensiero dietro le basse immagini d'un ver che mente al Vero e in aspro carme immerso sulle mie labbra il verso bestemmiando vien. Questa è la vita! L'ebete vita che c'innamora, lenta che pare un secolo, breve che pare un'ora; un agitarsi alterno fra paradiso e inferno che non s'accheta più! Come istrion, su cupida plebe di rischio ingorda, fa pompa d'equilibrio sovra una tesa corda, tal è l'uman, librato fra un sogno di peccato e un sogno di virtù. -Dualismo, Arrigo Boito- |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
XVII SONETTO
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. Neruda |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. -Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Cesare Pavese- |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Donne ch’avete intelletto d’amore,
i’ vo’ con voi de la mia donna dire, non perch’io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s’io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente. E io non vo’ parlar sì altamente, ch’io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente, donne e donzelle amorose, con vui, ché non è cosa da parlarne altrui. Angelo clama in divino intelletto 15 e dice: "Sire, nel mondo si vede maraviglia ne l’atto che procede d’un’anima che ’nfin qua su risplende". Lo cielo, che non have altro difetto che d’aver lei, al suo segnor la chiede, e ciascun santo ne grida merzede. Sola Pietà nostra parte difende, ché parla Dio, che di madonna intende: "Diletti miei, or sofferite in pace che vostra spene sia quanto me piace là ’v’ è alcun che perder lei s’attende, e che dirà ne lo inferno: O mal nati, io vidi la speranza de’ beati". Madonna è disiata in sommo cielo: or voi di sua virtù farvi savere. 30 Dico, qual vuol gentil donna parere vada con lei, che quando va per via, gitta nei cor villani Amore un gelo, per che onne lor pensero agghiaccia e pere; e qual soffrisse di starla a vedere diverria nobil cosa, o si morria. E quando trova alcun che degno sia di veder lei, quei prova sua vertute, ché li avvien, ciò che li dona, in salute, e sì l’umilia, ch’ogni offesa oblia. Ancor l’ha Dio per maggior grazia dato che non pò mal finir chi l’ha parlato. Dice di lei Amor: "Cosa mortale come esser pò sì adorna e sì pura?". Poi la reguarda, e fra se stesso giura che Dio ne ’ntenda di far cosa nova. Color di perle ha quasi, in forma quale convene a donna aver, non for misura: ella è quanto de ben pò far natura; per essemplo di lei bieltà si prova. De li occhi suoi, come ch’ella li mova, escono spirti d’amore inflammati, che feron li occhi a qual che allor la guati, e passan sì che ’l cor ciascun retrova: voi le vedete Amor pinto nel viso, là ’ve non pote alcun mirarla fiso. Canzone, io so che tu girai parlando a donne assai, quand’io t’avrò avanzata. Or t’ammonisco, perch’io t’ho allevata per figliuola d’Amor giovane e piana, che là ’ve giugni tu dichi pregando: "Insegnatemi gir, ch’io son mandata a quella di cui laude so’ adornata". E se non vuoli andar sì come vana, non restare ove sia gente villana: ingegnati, se puoi, d’esser palese solo con donne o con omo cortese, che ti merranno là per via tostana. Tu troverai Amor con esso lei; raccomandami a lui come tu dei. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
They fuck you up, your mum and dad. They may not mean to, but they do. They fill you with the faults they had And add some extra, just for you. But they were fucked up in their turn By fools in old-style hats and coats, Who half the time were soppy-stern And half at one another’s throats. Man hands on misery to man. It deepens like a coastal shelf. Get out as early as you can, And don’t have any kids yourself. |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Solo, camminando per le strade affollate Solo, sorridendo per abitudine Solo, in un mondo che non mi appartiene penso a te Pianto silenzioso a occhi muti, riversare di pensieri e parole, lacrime e gioia si fondono in un ricordo lontano, spezzato ma pur vivo come frammenti di vetro traslucido che portano via la più intima parte di me ferendomi Scritta da me in un momentaccio, anni fa |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Trad: "Ma insomma, perché parlo di "stile" proprio a voi due [Omero e Virgilio]? Sono solo chiacchiere le cose che chiunque può dire a voi: siete troppo in alto voi, siete al di sopra di noi semplici uomini, e dall'altezza della vostra sommità passeggiate tra le nuvole. Ma a me è dolce, come un bambino, balbettare con facondissimi nutritori". Francesco Petrarca, Familiares XXIV 12, 9 ottobre 1360 (:occhiali:) PS: Petrarca ebbe nel 1366 da Boccaccio la traduzione di Iliade e Odissea; pare invece non abbia mai posseduto l'opera del tuo divin poeta, come lui stesso ammette nell'epistola Familares XXI - 15 "Ea vero michi obiecte calumnie pars altera fuerat, cuius in argumentum trahitur quod a prima etate, que talium cupidissima esse solet, ego librorum varia inquisitione delectatus, nunquam librum illius habuerim, et ardentissimus semper in reliquis, quorum pene nulla spes supererat, in hoc uno sine difficultate parabili, novo quodam nec meo more tepuerim. Factum fateor, sed eo quo isti volunt animo factum nego". Trad: "L’altra calunniosa accusa che mi si fa è che io, che fin da quella prima età in cui avidamente si coltivano gli studi, mi compiacqui tanto di far raccolta di libri, non abbia mai ricercato il libro di costui (Dante), e mentre con tanto ardore mi diedi a raccoglier libri quasi introvabili, di quello solo, che era alla mano di tutti, stranamente non mi sia curato. Confesso che è così, ma nego di averlo fatto per le ragioni ch’essi dicono". :occhiali: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Eldorado Gaiamente vestito un galante cavaliere, alla luce del sole ed all’ombra aveva viaggiato lungamente, cantando una canzone in cerca di Eldorado. Ma egli diventò vecchio questo cavaliero così ardito e sul suo cuore un’ombra cadde quando ei non trovò alcun luogo sulla terra somigliante all’Eldorado. E come la sua possanza lo abbandonò alla fine, egli incontrò un’ombra pellegrina “Ombra,diss’egli, dove può essere questa terra di Eldorado?” “Sui monti della Luna, giù nella valle dell’Ombra, cavalca, arditamente cavalca -l’ombra replicò- se tu cerchi l’Eldorado!” (Edgar Allan Poe,1849) |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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DANTE > Petrarca :occhiali: |
Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
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Re: Il verso giusto. L'angolo della poesia.
Comunque lasciamo parlare qualcuno che ne capisce :occhiali:
http://it.wikipedia.org/wiki/Opere_d...laude_di_Dante Il titolo "vulgato" aderisce perfettamente al tono di alto e quasi religioso elogio dell'opera. Intorno alla figura del divino poeta vibra come un alone di leggenda conforme al tipo ideale che, nell'Alighieri, Boccaccio delinea e onora come primo, augusto ed eroico cultore della poesia e della scienza. :occhiali: |
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