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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
avojaaaa che ce ne sono!:yes:
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
Ci provano eccome. Ma durante il corteggiamento sono delle gran paracule e dopo aver abbindolato il fesso di turno non ci mettono nulla a tirarsi indietro se scoprono che qualcosa non va :laugh:
L'uomo invece una bottarella la darebbe comunque, al massimo se la svigna dopo :D |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
Titolo originale: Self-made man. One woman’s journey into manhood and back again
Autore: Norah Vincent Editore: Piemme Capitolo 4 - Amore Credevo che avere appuntamenti galanti sarebbe stato divertente, la parte più facile. Di certo, come uomo, avevo accesso a molte più donne che non come lesbica, e questo mi dava la sensazione di essere in vantaggio. Mi sentivo partecipe almeno ipoteticamente dell’eterosessualità e potevo chiedere a qualsiasi donna di uscire con me senza rischiare di ricevere un sacco di rifiuti, a sperimentare l’odio verso se stessi che deve provare un povero artista depresso o il brutto anatroccolo che ogni donna cerca di levarsi di torno. Purtroppo anche a Ned andò quasi sempre così, quando cercava di accalappiare la sconosciute nei bar per single. Come avrei capito ben presto, alla maggior parte degli uomini accadeva lo stesso. Era lo stato naturale delle cose, se eri un maschio. Tu era l’atleta ai blocchi di partenza, l’esemplare maschio che sfoderava il miglior piumaggio colorato facendo la danza del corteggiamento, e lei era il giudice severo che ti lesinava un cenno di assenzo. Per essere uomo dovevo rischiare. Dovevo stare alle regole del gioco, anche se faceva male. Così mi convinsi che arruolare un compagno per condividere le difficoltà non avrebbe nuociuto, e chiesi a un amico, Curtis, di farmi da spalla. Era perfetto per quell’incarico. Era bello, atletico, socievole, sicuro di sè e abbastanza sensibile da non prendersi troppo sul serio e da non lasciarsi influenzare da quello che una sconosciuta poteva pensare di lui. Aveva accettato di aiutarmi a calcare la scena e a sviluppare le mie caratteristiche maschili, che ancora erano carenti e bisognose di rifiniture. Per fare un esempio, non ero mai sicura di quanto bisognava abbassare sugli occhi il cappellino da baseball. Gesticolavo ancora troppo mentre parlabo e a volte mi spalmavo il burro di cacao sulle labbra terminando con uno schiocco infantile. Un giorno, mentre facevi shopping in un grande magazzino nei panni di Ned, mi ero strofinata i polsi dopo essermi spruzzata dell’acqua di colonia nel reparto dei profumi da uomo. Osservandomi, la donne dietro il bancone aveva stretto gli occhi e poi aveva distolto subito lo sguardo come se stesse assistendo a una scena indecente. Avevi bisogno di altri due occhi che mi controllassero in queste cose, cose che facevo senza pensare. Curtis mi promise di darmi una gomitata ogni volta che commettevo un errore. Passò l’intera prima sera insieme a darmi calci sotto il tavolo. Quella sera andammo in diversi posti, tutti locali di quartiere affollati di giovani professionisti in cerca di una preda o solo di una bevuta con gli amici. Nel primo bar, un elegante pub sportivo, ero pronta a lanciarmi senza ritegno, benchè Curtis facesse del suo meglio per dissuadermi. Lui si che sapeva come farem dato che era cresciuto nella pelle di uomo. Aveva preso troppi pugni sul naso per aver abbordato a testa bassa una bellezza riservata. Mi consigliò di seguire il suo esempio. Ma io non vedevo l’ora di mettere alla prova le mie nuove armi. Così appena ci sedemmo, scelsi due ragazze poco più che ventenni sedute a un tavolo dell’altra parte della sala. Le osservai a lungo per controllare se erano interessate. Incrociai lo sguardo con una di loro e le sorrisi. Ricambiò il sorriso e abbassò gli occhi. Quel segnale per me fu sufficiente, così mi alzai, mi diressi al tavolo e chiesi se volevano unirsi a noi per bere qualcosa. “No grazie”, rispose “stiamo per andare via”. Semplice, no? Un secco rifiuto. Niente di grave. Ma quando mi voltai per trascinarmi al mio tavolo, mi sentii come un bambino emrginato durante la pausa pranzo a scuola, che inciampa e rovescia il vassoio sul pavimento di linoleum davanti a tutti i compagni. Il rifiuto faceva male. “Il rifiuto è una pietri miliare per gli uomini” disse Curtis ridendo, mentre mi risiedevo al mio tavolo sospirando umiliata. “Farai meglio a farci l’abitudine”. Quella fu la mia prima lezione sui rituali del corteggiamento maschile. Avevo ricevuto un brutto colpo, ma dovevo riprovare. Altrimenti avrei dovuto aspettare un atto pietoso della Provvidenza, che senz’altro non sarebbe mai arrivato. Quella non era l’isola felice di uno spot pubblicitario in cui tutte le ragazze si animavano per me se bevevo la birra giusta. “Provaci ancora” mi incoraggiò Curtis. “Dai. Non rinunciare così presto”. Accanto al nostro tavolo c’era un gruppetto di tre donne sedute al bar; erano chiaramente amiche e chiacchieravano tra loro. Curtis mi fece un cenno in quella direzione. “Eccole. Sono perfette. Vai”. “Va bene, va bene” dissi. “Che casino”. “Bé, benvenuto nel mio mondo”. Imprecai a voce bassa e mi alzai. Curtis incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale, sogghignando. Quando raggiunsi il bar notai che le tre erano concentrate sulla conversazione. Avrei dovuto interromperle e la mia parte femminile sapeva che quell’approccio, benchè senza pretese, sarebbe stato recepito come un tentativo patetico e detetstabile. Un ragazzo mingherlino si avvicina timidamente a delle ragazze carina con una frase preconfezionata e un’enorme insicurezza. A quel pensiero mi fermai. Non volevo essere quel ragazzo, il tipo noioso che ogni donna aborrisce. Fui sopraffatta dall’imbarazzo. Come avrei fatto adesso a battere in ritirata con dignità? Ero già troppo vicino a loro per fingere di voler attirare l’attenzione del barista. Mentre mi appoggiavo al bancone con una banconota in mano, le ragazze si girarono a guardarmi, con il tipico sguardo superficiale di quando qualcosa di poco interessante entra nella visione periferica. I loro occhi mi sfiorarono come se fossi un cartello sull’autostrada, dall’alto al basso, per poi spostare l’interesse su qualcos’altro. In poche parole, mi avevano rimesso al mio posto, senza possibilità di rivalsa. |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Accade quando: 1) La donna percepisce quell'uomo come giustificato a non provarci con lei a causa dell'enorme gamma di scelta che lui ha a disposizione; 2) L'attrazione per quell'uomo è molto forte a causa di comprovate e molteplici caratteristiche inconsciamente considerate utili. Indi: Il punto numero 1 spiega l'enorme numero di uomini che non ha mai ricevuto un approccio. Il punto numero 2 spiega il motivo per cui anche un tipo molto prestante fisicamente, se va in un posto affollato di persone che non conosce, potrà subire avances soltanto attraverso azzeccate scelte seduttive. |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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:D (Ah, scusa, lui rientrava nel punto 1 !!) |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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anche le donne hanno un'enorme gamma di scelta a disposizione, perchè sceglie di non scegliere? sono tutte timide? naaaaaaaa, lo sapete bene perchè, cose già dette Quote:
anche gli sfigati se fanno azzeccate scelte seduttive possono ricevere avances non generalizziamo (cit) |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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E' possibile che un'azienda ti cerchi non appena laureato...ma accade ad una minoranza di persone, e spesso è perché sono raccomandati o perché escono da un'università costosissima! Quindi la forma mentis migliore è "il lavoro me lo devo cercare da solo, se aspetto rimarrò disoccupato a vita, devo chiedere un sacco di volte in un sacco di posti diversi" La cosa migliore è quindi dirsi queste cose anche se non corrispondono alla realtà, bisogna scordarsi l'idea che prima o poi qualcuno regali un lavoro..sennò si parte già da perdenti |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
le tipe non fanno mai la prima mossa perché a loro piacciono fisicamente solo pochi esemplari maschili mentre per l'uomo every hole is a trench come dicono gli americheni. se vivessimo in una società completamente liberata sessualmente le donne si appropinquerebbero solo a pochi uomini mentre gli altri si farebbero un montagna di seghe. per ovviare a questo problema e per evitare che gli uomini si scannassero per l'approvvigionamento della faiga è stata inventata la monogamia e alle donne è stato insegnato ad essere sentimentali in modo da provare attrazione sentimentale per un uomo laddove non sussista quella fisica. infatti le donne/ragazze di solito ti rispondono dicendo che loro non guardano l'aspetto perché sono romantiche/sognatrici/dolcemente complicate ma in realtà non lo sono di natura, gli viene insegnato ad essere così.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Tanto per esserne sicuri... la donna sceglie di rifiutare e di accettare, sceglie di rendersi avvicinabile, delega all'uomo la scelta propriamente detta per giudicare grado di motivazione e stile di approccio; se sarà lei a fare l'approccio, non potrà giudicare questi due dati. Quote:
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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ma va là che la maggior parte delle relazioni parte da un'attrazione sessuale che non ha nulla a che vedere con questi scopi prettamente non estetici... |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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che poi voglio ribadire, l'approccio si fa in DUE e quindi questi dati sono rilevabili sempre... |
Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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Re: Le ragazze non fanno mai la prima mossa.
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io personalmente quando evito spesso sono incosciente, ma poi me ne accorgo loro non se ne accorgono mai? cioè dopo anni di relazione, la coppia si basa su questo apporto? mah... |
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