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LordJim 21-11-2010 01:03

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
Quote:

Originariamente inviata da moonwatcherII (Messaggio 435761)
non riesco assolutamente a parlare di me stesso, ogni domanda fattami di tipo personale mi getta nel panico, inizio a rispondere a monosillabi o ad emettere suoni tipo "uhm...ehm...già...ecco"; di per sè non credo di essere molto riservato, credo che il punto fondamentale sia che mi vergogno di me stesso


Già, succede anche a me. Sarà un eccesso di modestia/umiltà che non avrebbe motivo di sussistere?
Perché se c'è una cosa che ad un estroverso (generalizzando...) manca è proprio tutta questa modestia: qualsiasi piccola esperienza vissuta (anche la più banale) diventa un racconto grandioso da condividere con gli altri. In poche parole si fa conoscere.

Ecco perché la conoscenza supposta che si ha di un timido è ancora più parziale rispetto al normale: chi può sapere cosa ribolle nella testa del timido se questo non la condivide e dunque non si lascia conoscere?

Difatti quando qualcuno mi dice "Io ti conosco bene!" penso: "Ma chi t'ha mai raccontato nulla di me?".
Peccato che un timido sorriso prenda sempre il posto della risposta arguta.

luposolitario 21-11-2010 01:24

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
Quote:

Originariamente inviata da moonwatcherII (Messaggio 435605)
Mi chiedo se sia possibile conoscere davvero una persona, penetrarla fino a raggiungerne l’essenza. Da buon sociofobico posso affermare di non conoscere nessuno fino a tal punto. Come ci si conosce? Penso che ci si conosca almeno in due modi diversi, cioè o mediante la conoscenza diretta o mediante la conoscenza indiretta. La conoscenza diretta implica parlare di se stessi. Interessarsi al proprio interlocutore in modo diretto comporta che se quest’ultimo è interessato ci chiederà di rimando di parlare di noi stessi in modo diretto. La conoscenza indiretta significa parlare di altro da se stessi oppure può significare anche condividere una qualche esperienza. Nelle fasi iniziali è più probabile che la conoscenza sia indiretta, o comunque diretta ma poco profonda. Ci si svela poco a poco, ed è naturale lasciare ciò che di se stessi si considera difetti per ultimi, e ciò non va scambiato per tentativo di mistificazione, di ingannare l’interlocutore, si tratta di amor proprio. Nella conoscenza indiretta dal parlare di argomenti esterni a sé in modo neutrale si passa in breve tempo ad un approccio più personale. Si finisce comunque sempre col parlare di se stessi. Idem se si condivide una qualche esperienza. Conclusione: per conoscere qualcuno bisogna conoscere e saper parlare di se stessi, non ci si può costruire un sé sociale senza avere un sé. Corollario: mi chiudo in casa e non conosco più nessuno finché non sono arrivato a una piena conoscenza e accettazione di me stesso. Siete d’accordo?

No!
Se non riesco a capire neanche me stesso, come faccio a capire gli altri?...era questa la domanda?
Non possiamo dare una spiegazione a tutto, sia per ignoranza, sia perchè non ci arriveremmo mai ad una conclusione assoluta. Le variabili sò troppe!
Chiudersi in casa per farsi meglio le seghe mentali non serve, una vaga conoscenza di noi stessi si può avere confrontandosi con un altro individuo.
Solo allora saprò se sono peggiore o sono migliore, se sono più intelligente o più stupido, ecc...

MoonwatcherII 21-11-2010 02:35

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
http://cineocchio.altervista.org/wor...scevo-bene.jpg

Who_by_fire 21-11-2010 02:43

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
Quote:

Originariamente inviata da Gregor Samsa (Messaggio 435817)
In italico quoto:

Si dice corsivo. :yes:

Quote:

Originariamente inviata da Gregor Samsa (Messaggio 435817)
quoto:

Si dice citare. :)

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Ok, ora ho soddisfatto la mia quotidiana necessità di stronzaggine e vado a dormire. :clap: :laugh:

MoonwatcherII 22-11-2010 03:04

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
Sento che questo passo di Fromm è molto pertinente ed esprime una grande verità. Lo cito nel mio 1000° post:

Quote:

Il desiderio di conoscere noi stessi o i nostri simili è stato espresso nel motto delfico: "conosci te stesso". E' l'origine di tutta la psicologia. Ma poiché il desiderio è di conoscere tutto dell'uomo, il suo segreto più intimo, questo desiderio non può essere soddisfatto in modo banale, superficiale. Anche se ci conoscessimo mille volte meglio non arriveremmo mai fino in fondo. Continueremmo a restare un enigma per noi stessi così come i nostri simili resterebbero un enigma per noi. L'unico modo per conoscere profondamente un essere è l'atto di amore: questo atto supera il pensiero, supera le parole. E' il tuffo ardito nell'esperienza dell'unione. Ma, per conoscere pienamente nell'atto d'amore, devo conoscere psicologicamente la persona amata e me stesso, obiettivamente, devo vederla qual è in realtà, abbandonare le illusioni, il quadro contorto che ho di lei. Solo conoscendo obiettivamente un essere umano, sono in grado di penetrarne l'essenza più profonda nell'atto d'amore.
Siete d'accordo? :yes:

Nick 22-11-2010 03:08

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
Quote:

Originariamente inviata da moonwatcherII (Messaggio 436591)
Siete d'accordo? :yes:

Mica tanto. L'unico modo obbiettivo di conoscere un essere umano è sezionarlo

MoonwatcherII 22-11-2010 03:19

Re: Le vie della conoscenza sono (in)finite
 
Effettivamente ora che me lo fai notare sembra sostenere che presupposto per conoscerla nell'atto d'amore è conoscerla prima obiettivamente. :confused:


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