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re: Una vita da disoccupati
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Io ora sto per iniziare un tirocinio organizzato insieme al CSM e dovrò seguire anche io un corso propedeutico di preparazione sui curriculum, i colloqui ecc. Non è a livello avanzato e con roba in inglese come il tuo, perché sono mansioni che fanno pure quelli con ritardi mentali, però mi viene male a sentire cosa hanno detto da te e a pensare a cosa potrebbero dire da me. Purtroppo è una colpa pretendere un semplice lavoro che possa permetterci di mangiare e avere una vita quantomeno dignitosa. |
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re: Una vita da disoccupati
Non è un lavoro "importante", credo che molti di quelli che finiscono questo corso vadano letteralmente in fabbrica, non so a che serva l'inglese o 3 colloqui, è assolutamente superfluo. È proprio il fatto che pure per un lavoro così, tra l'altro per fare 6 mesi gratis, sia richiesto questo tipo di preparazione che mi sconforta.
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re: Una vita da disoccupati
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Io a 34 anni, non ho né esperienza, né laurea. Credo ormai sia davvero tardissimo per tutto
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In Italia ormai stiamo toccando vette di sfruttamento unico,finché posso prendermi mille euro stando a casa per 15 18 20 mesi lo farò,scaduto il reddito di cittadinza e fatta la visita di controllo invalidità mi guarderò intorno..
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Più la gente sta piena di soldi più non li tira fuori.
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re: Una vita da disoccupati
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Quindi se uno è ricco può fare tutto quello che vuole mentre chi è povero e senza lavoro deve sottostare a qualsiasi condizione non dignitosa, anche lavorare sottopagati e al doppio delle ore, stando zitto e rimanendo povero senza pretendere niente. E non mi sembra che qui si sia preteso la villa con la piscina e il macchinone da 50 mila euro. |
re: Una vita da disoccupati
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E' perché non si sono mai trovati realmente in queste situazioni, in difficoltà, altrimenti non scriverebbero certi commenti. |
re: Una vita da disoccupati
Penso che la gente non si debba piegare agli stipendi da fame.
Però penso anche ci sia un problema di fondo troppo radicato. Per che non ha esperienza lavorativa non c è alternativa se non accettare la situazione meno peggio che gli viene proposta. Continuare a cercare nel mentre, e sperare che durante la "schiavitù" si riesca a crearsi un minimo esperienza tale da poter pretendere di più. È un circolo vizioso bruttissimo. Per fare esperienza devi accettare quello che ti offrono (dato che i posti ben pagati se ti devono formare sono pochi); se non fai esperienza non ti prende nessuno... e gli anni passano e rimani sempre più escluso dal mondo del lavoro e da un indipendenza economica. Non ci sono molte vie d uscita.... purtroppo. A meno che tutti si ribellino e si fermi il paese; sappiamo però che questo non succederà mai in Italia (tanto ci sarà sempre quello che sopravvive con quello che ha... e alla fine gli va bene così). Quindi.... direi che siamo fregati. |
re: Una vita da disoccupati
andate a chiedere alle aziende che fanno le pulizie, stanno cercando come pazzi.
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re: Una vita da disoccupati
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Non soncosa dirti se non questo... hai ragione ed è vergognoso.... ma in Italia é così. Si potrebbe tentare all estero, ma chi non può ha questo. Sono amareggiata e inca**** anch io. |
re: Una vita da disoccupati
Rip Leonardo Del Vecchio.
Diciamo che le responsabilità sono nel mezzo. Quando un paese non si interessa dei diritti dei dipendenti e non incrementa il benessere per la forza lavoro è normale che si stia in una condizione tale. Come lavoratori avevamo il dovere di essere più attenti e ligi per quel che riguarda retribuzioni ,formazione ecc. Come datori ed imprenditori garantire tutto ciò, prendendo come punto di riferimento i grandi degli anni 90(tra cui anche del Vecchio) ,non i peggiori. |
re: Una vita da disoccupati
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Di conseguenza, a seconda delle situazioni, si possono ritenere non adatte alcune proposte di lavoro che occuperebbero molto tempo in cambio di stipendi minimi. Certo, in caso di bisogno estremo si accetta tutto, ma sono casi tutto sommato rari, soprattutto tra i giovani che di solito almeno un minimo aiuto dai genitori ce l'hanno. |
re: Una vita da disoccupati
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Oppure, per alcuni è meglio farsi sfruttare sul lavoro che sentirsi ogni giorno della vita rinfacciare il piatto in tavola. E comunque i genitori non sono eterni e non tutti ti lasciano di che vivere alla loro dipartita. Poi, ci sono persone che preferiscono essere occupate durante la giornata. Il lavoro non é percepito da tutti come schiavitù, non stanno proprio bene in casa tutto il giorno, e nemmeno seduti al bar, vogliono andare a fare quello che gli piace e per cui hanno studiato, e avere i soldi per comprarsi cose che piacciono, una macchina, dei vestiti, una cena di pesce in compagnia, le cure del dentista, l'affitto in un monolocale dove almeno puoi girare in mutande, mangiare quello che vuoi e non sentire sempre discorsi boomer. Il lavoro realizza a volte, che sia perché fai quello che ti piace o perché ti permette di fare la vita post lavorativa che desideri, o quella che più si avvicina ai desideri . In mezzo c'è l'immenso mare del compromesso. |
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