Re: Scartato per l'ennesima volta
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Originariamente inviata da Maximilian74
(Messaggio 2880199)
Senti una cosa, chi vuol capire capisce, compreso qualcuno li in basso che mette i ringraziamenti solo dove gli fa comodo.
Io lavoro in un posto grandissimo, con tantissime persone che lavorano li. Io sono con lo sguardo depresso, triste, sono solitario, perché ho i miei problemi.
Essendo costretto mio malgrado, a lavorare con altra gente, ad andare in mensa e nella pausa ad andare in area break, perché i luoghi, che piaccia o no, sono quelli per tutti, quindi dove c'è gente che mi conosce perché lavoro li, e con me lavora gente che è l'opposto di me, con caratteri brillanti, estroversi, simpaticoni, eccetera.
Se io saluto una persona o parlo e dico qualcosa io viene percepito in un modo, le stesse cose, o frasi, o qualsiasi cosa fatta o detta da un'altra persona viene percepita in un altro modo, con simpatia, voglia di dialogare, di fare battute, di conversare.
Con me no.
Sarà semplicemente un caso? Magari si, ma temo proprio di no.
Li lavora un rompicoglioni, un ceca rogne allucinante che ha già aspettato fuori due volte la gente per fare a botte, un arrogante e prepotente di merda ma sai cosa ha di diverso da me? Sa anche fare il buffone, sa intrattenere e far ridere e ha sempre la battuta al posto giusto e al momento giusto.
Indovina dove vanno tutti come fanno i piccioni in piazza duomo a Milano quando vai li con le briciole di pane??
Da lui, non da me, io sto antipatico e sto sul cazzo e hanno detto che sono strano, asociale e non rido mai e non sono simpatico.
Mi sono state riferite ste cose da fonte certa e inoltre ho beccato io uno un giorno in bagno che parlava con altri due "ma quello li, max, sta sul cazzo a tutti, è sempre sulle sue, è strano e non ride mai, non è come gli altri"
Guarda che alla persone ci vuole poco per non andargli a pelle, è sufficiente non avere il carattere da pasticcini e non fare il buffone e non fare comunella con gli altri perché ti giudicano un asociale indegno.
Non capisco ma veramente, non riesco a capire perché ci si arrampica sempre sugli specchi per dire che non è vero che la gente cambia modo di fare a seconda di come sei.
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Allora, il lavoro è un contesto a parte, ti trovi con molte persone con caratteri ed esperienze diverse, che in genere non si conoscono prima di diventare colleghi. Diciamo che per non finire emarginato conviene trovare dei modi per gestire al meglio le relazioni, non sempre è consigliabile essere se stessi.
Io per quel poco che ho lavorato in ufficio (ho fatto più smart working che altro) ho avuto le mie difficoltà, che possono essere quelle tipiche di chi è iscritto su questo forum. Però riconosco anche che la responsabilità di come vanno certe cose non è attribuibile sempre e solo agli altri. Poi qualche persona con cui bene o male mi trovavo c'era, non ho un ricordo nettamente negativo dei colleghi che ho avuto, c'è chi non è compatibile, chi ti sta antipatico ecc. ma non è generalizzabile a tutti.
Sul discorso della preferenza per i cosiddetti buffoni, è vero che in genere personalità più esuberanti attirano di più, spesso sono arroganti, e in tal caso non piacciono a tutti (magari se li fanno andare bene più per quieto vivere che per altro), altre volte non lo sono. Avere quel tipo di indole lì ("estroversoni", non dico arroganti) non significa per forza essere delle cattive persone, così come tra i timidi ed introversi ci possono essere anche persone di cui non puoi molto fidarti. In ogni caso attrarre gli altri dipende da certi fattori, ma direi che per un fobico sociale o affini non è questo il problema principale. Cioè non è il mettersi in competizione nel piacere quanto un estroverso brillante, il punto è riuscire a integrarsi in un gruppo, trovare un minimo di sintonia con gli altri. Riuscire anche ad esprimere se stessi in modo efficace, beato chi ci riesce.
Non tutti i timidi, introversi, hanno queste insuperabili difficolta nell'inserirsi in un gruppo, ad esempio a lavoro, a riuscire diciamo a vivere in modo non conflittuale l'ambiente. Quando capita, e quando si finisce per non avere neanche un punto di appoggio tra le persone che si frequentano, significa che ci sono problemi un minimo più profondi. Essere evitanti, fobici sociali o depressi significa avere dei disturbi, che si riflettono all'esterno con comportamenti e modi di apparire che possono sembrare 'inquietanti', o comunque poco invoglianti. Ad esempio per via del linguaggio non verbale, magari si mostra nervosismo, inquietudine, cupezza (a me per esempio mi diedero del 'cupo', tra i vari aggettivi che ho ricevuto), insofferenza per la presenza altrui. Queste cose è chiaro che non ben dispongono nel cercare un'interazione diversa da quella formale (e a volte neanche quella, ma in questo caso non sarebbe giustificabile). Ma magari loro ci provano pure ma ottengono risposte (verbali o non) che li rimanda a quella prima impressione.
Sul luogo di lavoro è difficile che uno voglia farsi carico di problemi personali importanti degli altri, come può essere una depressione, ma se uno volesse diciamo aiutare dall'altra parte ci deve essere come minimo collaborazione. Se uno vuole essere aiutato, sul luogo di lavoro in particolare, conviene che si metta nella condizione di non risultare antipatico nelle sue reazioni e atteggiamenti verso colui o colei da cui si aspetta un supporto. In quel contesto (non sono nè necessariamente amici nè famigliari, ne li paghi per una seduta psicologica) nessuno è tenuto ad aiutarti (tu generico) senza che da parte tua ci sia un contributo positivo, qualcosa che li convinca a farlo.
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